La famiglia di Paolo ed i suo legami con Roma
Il documento fondamentale per ricostruire la storia della famiglia di Paolo ed individuarne i componenti é la lettera ai Romani.
Da essa sappiamo che la madre di Paolo
Rm16,3 Signore. Salutate la carissima Pèrside che ha lavorato per il Signore. [13]Salutate Rufo, questo eletto nel Signore, e la madre sua che è anche mia.
era presente a Roma accompagnata da Rufo, fratello di Paolo.
Tra gli obiettivi della lettera vi é certamente la presentazione di Paolo ai romani e della sua missione.
Paolo sa che a breve raggiungerà Roma ove lo attende la comunità che era scampata alla persecuzione di Claudio nel 49 rifuggiandosi ad Efeso e che dopo essere dopo essere stata convertita al Cristianesimo dall'apostolo, vi aveva fatto di nuovo ritorno.
Questa lettera, probabilmente, segna questo ritorno ed insieme costituisce un prezioso documento affidato ai neoconvertiti Efesini di ritorno a Roma, che presenta Paolo alla comunità giudea costrituendo un valido strumento di evangelizzazione.
La segnalazione altri rapporti pareltelari quali la presentazione della sorella Febe
Rm 16,1
Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre:e dei parenti Andronico e Giunia, Erodione,Sosipatro e Giasone.
coniugata con la tradizionale riservatezza di Paolo sulla sua vita personale e sul suo passatoci autorizza a credere che l'apostolo voglia parlare, nel caso del riferimento alla madre, di un rapporto di sangue e non di una filiazione nella fede.
Come spesso accadeva al tempo, é possible che la madre di Paolo sia stata affidata al minore dei fratelli Rufo, e che Paolo stesso abbia consigliato il trasferimento a Roma della sua famiglia per garantirne l'incolumità visto che a Gerusalemme prima e che nelle regioni d'Asia poi, e Paolo non godeva avvatto di buona fama nè tra i giudei covertiti che lo consideravano un apostata, ne tra quelli non convertiti che lo consideravano un rinnegato (come dimostrano le due lettere ai Corinti, quella ai Galati e la prima ai Tessalonicesi).
E' proprio questo particolare che ci consente di risalire a colui che fu il Padre di Paolo consentendoci al contempo di indagare più a fondo sulle radici della cittadinaza romana dell'apostolo..
Nel Vangelo di Marco di parta di un tale Simone di Cirene padre di Rufo ed Alessando
Mc 15,21 Allora costrinsero un tale che passava, un certo Simone di Cirene che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo, a portare la croce.
Non vi sono altri Rufo in alcuni dei documenti canonici e negli apocrifi questo nome appare unicamente nel testo denominato atti apocrifi di Mattia e Andrea, testo, per altro, talmente privo di riferimenti storici da renderlo da renderlo nel complesso si scarsa se non nulla attendibilità.
La citazione nel Vangelo di Marco quindi, non lascia dubbi sulla identificazione di quel Rufo come il fratello di Paolo: quindi Simone di Cirene é come Padre dell'apostolo.
Approfondiamo alcuni altri interessanti aspetti inerenti la figura di Simone.
Dal Vangelo di Marco come anche da quello di Luca e Matteo, che nulla sanno in merito al rapporto di filiazione tra Rufo ed Alessandro, si evince che Simone veniva dalla campagna, e fu costretto a portare la croce di Gesù dai Romani.
Entambe le informazioni sono essenziali, ma per dimostrarlo operiamo una digressione.
Paolo aveva probabilemnte circa 16 anni quando partecipò al martirio di Sefano, infatti negli Atti viene segnalata la giovane età del futuro apostolo
Atti 7,57 Proruppero allora in grida altissime turandosi gli orecchi; poi si scagliarono tutti insieme contro di lui, [58]lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero il loro mantello ai piedi di un giovane, chiamato Saulo
La conversione di Paolo é databile con buon grado di certezza al 34 d.c. (grazie anche alladatazione della destituzione di Caifa), la morte di Gesù é databile intono al 30 d.c. (come si evince dalla precisione con cui Luca identifica l'anno di inizio della vita pubblica di Gesù: il quindicesimo anno del regno di Tiberio e dai tre che si desumono da quel Vangelo), in tal senso la morte di Stefano potrebbe essere deve essere collocata nell'arco di questi 4 anni
Questo ci autorizza a pensare che Paolo é nato intorno al 14 d.c. a Tarso in Cilicia e che alla giovane età di 12 anni rimase folgorato dalla immagine del padre costretto a portare la croce di Gesù: quella immagine lo accompagnerà per il resto dela sua vita.
A questo punto andiamo a indagare sugli altri componenti della famiglia di Paolo.
Come abbiamo già notato, sempre in Romani si parla di Febe, diaconessa di Cencre,sorella di Paolo.
Che Febe sia realmente la sorella di Paolo lo si deduce dal'episodio di Atti
Atti 23,16 Ma il figlio della sorella di Paolo venne a sapere del complotto; si recò alla fortezza, entrò e ne informò Paolo.
in cui si parla esplicitamente del figlio della sorella di Paolo, costatazione che avvalora l'identificazione dei rapporti parentelari segnalati nella lettera come rapporti carnali e non metaforici.
In pratica Febe sorella di Paolo era sposata e fa un figlio grande abbastanza (quantomento nel 58d.c. anno dell'arresto di Paolo) da potergli affidare la rischiosa missione di avvisare Paolo detenuto nella fortezza gerosolomitana, dell'imminente pericolo.
Il "veniva dalla campagna" adoperato dagli evangelisti non crediamo sia stato adoperato casualmente.
Essi, probabilmente, sottolineano un qualche legame tra l'uomo e la terra che potrebbe essere sia connesso alla sua attività (contadino) sia al suo possesso di qualche appezzamento di terreno nel territorio di Gerusalemme.
Osservando che:
- Alessandro e Rufo sono fratelli di Paolo,
- Rufo, come abbiamo avuto occasione di dire, era il minore dei fratelli
- Paolo ha ottenuto la sua cittadinanza romana ereditandola dal Padre in un periodo in cui questa era difficilemnte concessa ai non romani specie se di origine giudea come Paolo
- Paolo sembra avere un certo preedominio nella sua famiglia (parleremo tra breve della scomunica del fratello Alessandro),
possiamo ritenere, che egli fosse il primogenito.
Se aggiungiamo a questa considerazione le seguenti ulteriori osservazioni:
- il mestiere di Paolo era quello di fabricatore di tende,
- era costume che il figlio primogenito seguisse le orme del Padre,
- Paolo era noto come uomo ricco (vedi episodio del prolungamento della prigionia di paolo a Gerusalemme ordinato dal procuratore che voleva estrorcere danaro all'apostolo)
possiamo ragionevolmente escludere che Simone, titolare della rarissima cittadinanza romana, potesse essere un semplice contadino, ma, molto più probabilmente era un ricco mercante e fabricante di tende possessore di un appezzamento di terreno a Gerusalemme, che, probabilmente, faceva curare da alcuni operai e fattori.
Perchè, allora, i Romani imposero una umiliazione così pesante come il fardello della croce, ad un cittadino romano per altro ricco?Che significato aveva quel gesto? Perchè il ricco Simone dovette si sottopose a quella umiliazione senza alcuna reazione pur essendo un così importante esponente della rarissima comunità dei giudei romanizzati?
Dal modo in cui l'autore del Vangelo di Marco parla di Alessandro e Rufo (di loro non si parla negli altri 3 Vangeli), questi due personaggi dovevano essere noti alla comunità cui si rivolge il testo. La mancanza della citazione in Matteo e sopratutto in Luca, ci spinge a credere che questi personaggi erano, altresì, non noti ne alla comunità giudeo-cristiana, cui si rivolge Matteo, nè alle cumunità greche ed asiatiche, cui si rivolge il discepolo di Paolo che scrive il Vangelo attribuito a Luca.
Ma allora, qual'era la comunità nella quale nacque il testo?
Per rispondere a questa domanda é necessario soffermare la nostra attenzione sulla cultura dell'autore del Vangelo di Marco:
- ha scarsa dimistichezza con il greco: il Vangelo é scritto in una lingua a dir poco approssimativa
- pare un buono conoscitore dell'aramaico e della geografia della Giudea (il suo Vangelo differisce dal pur estremamente simile Matteo per la ricchezza dei riferimenti topografici)
- preferirsce il riferimento alla cultura romana più che all'usanza ebraica e ciò si desume dal seguente brano
Mc 10,[12]se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio».
l'atto di ripudio era consentito alla donna nella legislazione romana non di certo in quella ebraica.
L'autore é, quindi, un giudeo, pessimo conoscitore della lingua greca, ma che aveva adottato usanze latine . Egli si rivolge ad una comunità diversa sia da quella giudea che da quella greco-asiatica e quindi necessariamente alla comunità romana.
Ma allora, perchè questo giudeo-romano scrive in greco?Probabilmente lo fa perchè, forse per un breve lasso di tempo (altrimenti avrebbe conosciuto meglio il greco), egli ha fatto parte di una comunità in cui si parlava quella lingua e, a quella comunità ed alla sua (giudeo-cristiana) egli aveva destinato il suo scritto.
Va, infine, osservato che solo ad Efeso Alessandro (efesinoAtti 19,33) e Rufo (giudeo di Roma presente in Romani scritta da Efeso), potrebbero essere stati nel medesimo luogo.
Non ci sono quindi dubbi il giuseo-romano, autore del Vangelo di Marco, scrisse questo testo ad Efeso.
Questi connotati uniti al fatto che, dalle narrazioni degli Atti si desume che solo ad Efeso si era formata una comunità di giudeo-romani convertiti e che Alessandro e Rufo possono essere stati nel medesimo luogo solo in quella comunità ed in quella città (torneremo in seguito, su questa importante scoperta).
Questa comunità di giudeo-romani rifugiatasi inizialmente ad Efeso fece ritorno a Roma e la lettera ai Romani ce lo testimonia,ed é proprio a Roma che si diffuse il Vangelo di Marco.
Soffermiamoci, a questo punto, su l'altro dei due fratelli di Paolo: Alessandro.
L'unico Alessandro di cui si ha notizia durante la prigionia Romana é quello che appare nella Prima Lettera s Timoteo
1Tim 1,[20]
tra essi Imenèo e Alessandro, che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiareQuesti che viene scomunicato da Paolo e, probabilmente, é lo stesso che schiera contro Paolo e che cerca di danneggiatlo in modi che non venvono chiariti, come si legge nella Seconda Lettera a Timoteo.
2 Tim 14,[15] Alessandro, il ramaio, mi ha procurato molti mali. Il Signore gli renderà secondo le sue opere; [15]guàrdatene anche tu, perché è stato un accanito avversario della nostra predicazione
Il suo mestiere (ramaio) ci consente di associarlo al gruppo di artigiani costruttori di statuette votive per il Tempio di Artemide che ritroviamo in Atti (Atti 19,33) proprio ad Efeso.
I problemi con il fratello Alessandro devono essere sorti immediatamente; infatti, nella lettera ai Romani, Poalo evita di nominarlo.
Il riferimento all'ambiguo Alessandro, pur presente in Marco che probabilmente, fu scritto ad Efeso prima che sorgessero i problemi che portarono alla sua scomunica, scomparve nel successivo Vangelo di Luca anche grazie al fatto che egli era ignoto alla comnunità cui si rivolgeva quest'ultimo Vangelo.
Abbiamo segnalato i motivo che ci spingono a ritenere che Simone non sia semplicemente un contadino, come lasciano trasparire dai Vangeli, inoltre egli non può essere nemmeno un soldato romano, come spesso si ipotizza per desumere la romanita di Paolo, infatti nessun soldato romano sarebbe stato sottoposto alla umiliazione del trasporto della croce di un condannato.
Resta una inquetante ipotesi ancora in piedi: Simone poteva essere un delatore giudeo collegato in quelche modo all'arresto del sedizioso Gesù.
Se ebbe suo figlio Paolo intorno l'anno 14 d.c. é probabile che in quel tempo avesse una età di circa 18-20 anni.
Questa ipotesi confermerebbe la possibilità che all'età di 36 anni fosse perfettamente in forze per portare la croce di Gesù e per poter essere selezionato per farlo.
Simone nacque, quindi, a Cirene, a nord est della odierna Libia, (questo lo si deduce dal nome) intorno l'anno 10-11 a.c..
Il padre di Simone, nonno di Paolo, fu probabilmente un graduato romano (difficile pensare ad un ebreo), che ebbe in dono terre nella provincia della Cirenaica come compenso per aver preso parte alla sua conquista.
Il nonno dovette trasferirsi a Cirene in età non più idonea al servizio nelle legioni di Roma.
A Cirene nacque Simone.
Probabilmente con la costituzione della Giudea Simone si trasferi intorno all'anno 10 d.c. a Tarso in Cilicia, qui conobbe una giudea della tribù di Beniamino: la madre di Paolo.
A Tarso Simone dovette iniziare la sua azione di controllo nascosto delle attività antiromane dei giudei.
Per i servigi resi a Roma e grazie anche a suo padre romano dalla nascita, egli, pur non essendo un romano (era nato in Cirenaica) aveva ottenuto la cittadinanza romana ed il diritto di estenderla anche ai figli nati dal suo matrimonio misto.
Simone fu, poi fu trasferito, a Gerusalemme (zona divenuta calda) ove ebbe, come probabilmente il padre aveva già avuto, in dono delle terre per i suoi servigi, questo spiegherebbe il perchè viene indicato come un'uomo che veniva dalla campagna: erano le terre di suo possesso e che lui curava.
Il fatto che il nonno di Paolo fosse un romano dalla nascita consentirebbe di spiegare la cospicua presenza di parenti a Roma, come vedremo nel successivo paragrafo, ma non spiegherebbe il nome tipicamente ebraico dato al figlio.
Probabilmente anche il nonno di Paolo sposò una ebrea romana ed ebbe Simone, una volta trasferitosi a Cirene.
Paolo quindi, ha sangue romano, poichè suo padre era un romano ed era giudeo poichè sua madre lo era (apparenente alla stirpe di Beniamino).
Resta, quindi, un solo dubbio: perchè Simone, delatore dei romani, fabbricatore di tende, mercante che adoperava il suo mestiere per frequentare gli accampamenti romani e recare le sue informazioni ( principali acquirenti delle sue tende) e per raccogliere, al contempo, notizie dalle discussioni tipiche dei mercati della giudea?
C'è una sola risposta possibile: Simone collaborò all'arresto di Gesù ed il trasporto della sua croce fu un beffardo dono dei romani che egli (dato il suo cospicuo debito di riconoscenza a Roma) non potette rifiutare nonostante la sua posizione di romano e di ricco e stimato cittadino.
A questo punto andiamo a verificare che erano gli altri parenti di Paolo.
Si tratta, per lo più, di personaggi presenti unicamente nella lettera ai romani, e quindi sono probabilmente ebrei cittadini di Roma, ma vediamone i nomi: Andronico,sua moglie Giunia ed Erodione,
Per gli altri citati, Lucio, Giasone, Sosìpatro non si tratta di cittadini di Roma ma di residenti a Tessalonica.
Giasone, in particolare, ospita Paolo in quella città e per altro doveva essere uomo abbastanza ricco da pagare la cauzione che consentì a Paolo d'essere liberato dalla prigione, eposodio citato in Atti 17,9.
Sosipatro, invece, era nativo di Berea ed era figlio in un certo Pirro Atti 20,4.
La variegata distribuzione geografica e le cospicue capacità economiche di vari membri della famiglia che hanno possedimenti in varie parti della Asia e della Grecia, configurano quella di Paolo, come una numerosa e solida famiglia di mercanti che doveva esser tale da varie generazioni.
E' interessante notare che il nome Erodione denota con estrema probabilità, un discendente della casa di re Erode e che collega la famiglia di Paolo anche agli erodiani estremamente poco numeroii in Giudea (solo 8000 persone).
I collegamenti della famiglia di Paolo e di Paolo stesso con il potere sono confermati dai molteplici indizi segnalati nel corso di quest'opera e sono confermati dallo stesso Paolo che nella lettera ai Filippesi dimostra di avere conoscenze dirette di persone nel palazzo stesso di Nerone divenuti cristiani (Fillippesi 4,22)
In quest'ottica va sicuramente riconsiderata la corrispondenza fino ad oggi ritenuta apocrifa, tra Paolo e Seneca, che dimostrerebbe in maniera inconfutabile la fama di Paolo fin nella corte di Nerone e chiarirebbe aspetti quali:
tutti gli episodi ambigui citati nei precedenti capitoli, chiaro sintomo di un ruolo di primaria importanza ricoperto da Paolo ma probabilmente anche da altri componenti della numerosa e ricca famiglia di mercanti, nell'ambito dell'azione di prevenzione e controllo romano del territorio della Giudea.