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Paolo: una risposta a mille domande

Introduzione

Questo capitolo apre una nuova sezione del sito che intende venire in contro alla giusta  esigenza espostaci da molti amici della news list per gli aggiornamenti al sito.

Ci é stato fatto, correttamente, notare che era opportuno agganciare all'analisi storica, ma separandola da essa, una sezione dedicata alle  riflessioni su pensiero e sull'opera di Paolo.

Nel capitolo che proponiamo al lettore cominciamo con proporre in maniera, per ora superficiale,   quello che riteniamo essere il contributo che l'analisi storica effettuata fornisce in termini di comprensione di molti degli aspetti della vita di Paolo, ma anche di risposte alle domande che più frequentemente incontrano i credenti e coloro che cominciano ad approfondire lo studio delle origini del Cristianesimo.

Questa nuova sezione del sito espone pareri assolutamente personali che intendono offrire al lettore spunti di riflessione ed approfondimento.

Domande e risposte

Se l'opera di ricostruzione storica é importante per lo storico, lo é ovviamente ancor di più per il credente.

Non stiamo chiaramente parlando di una analisi della bontà o affidabilità del pensiero Cristiano, ma della verità storica sulla vita e l'opera di coloro che, come Paolo, ne costituiscono la vera essenza.

Paolo rappresenta la risposta ai molti se non tutti i dubbi che comunemente affliggono i cattolici e che spesso li portano lontano dalla fede alla ricerca di solidità e chiarezza che, pur nella impossibilità di una comprensione razionale globale dei principi che sorreggono la fede stessa, non può essere negata quando questi principi hanno radici unicamente umane.

Vediamo quindi quali sono le risposte che la nostra analisi offre alle domande più ricorrenti e che troppo spesso non trovano ascolto:

Sappiamo che la risposta a questa domanda non può prescindere dal chiedersi quali ebrei. Noi abbiamo mostrato che  v'era una fascia di giudei che per opportunismo politico si comportava in maniera servile verso i romani.

Questa fascia comprendeva in larga misura i sadducei e gran parte dei farisei, ma di sicuro escludeva la pur numerosa setta Zelota e soprattutto essena.

Questi giudei filo romani, ipocriti ed opportunisti (vedi la descrizione che lo stesso Gesù ci ha fatto pervenire di loro) avevano il loro centro di comando nello stesso sommo sacerdote Caifa e nei re della Giudea nominati, in alcuni casi, direttamente da Roma o comunque sempre indirettamente  ad essa legati.

Questi ambigui personaggi fecero spesso il lavoro sporco per Roma, e le ambiguità quali l'uso di una procedura romana sia per il processo che per l'uccisione di Gesù si spiegano unicamente ammettendo che alcuni (pochi) Giudei furono lo strumento nella mani dell'azione aniterrorista ed antizelota promossa da Roma.

Anche la risposta a questa domanda deve necessariamente partire dalla osservazione che coloro che aderirono al Cristianesimo furono probabilmente tutti gli Esseni di Qumran compresa la loro casta sacerdotale (questo é testimoniato dagli stessi Atti degli apostoli). Il giudeo Cristianesimo si espanse a macchia d'olio tra i giudei tanto che oggi, a buona ragione, possiamo ritenere che i giudeo-cristiani fossero estremamente numerosi e costituissero (intorno al 52-70) la quinta fazione in cui erano divisi gli ebrei. Lo stesso Giuseppe Flavio ci narra del grande rispetto godeva che gli ebrei nutrivano per l'indiscusso capo di quella fazione Giacomo "il fratello del Signore".

La realtà é che gli ebrei che facevano capo a Giacomo "fratellastro di Gesù"  e depositario del suo messaggio insieme agli apostoli, non abbandonarono mai le usanze ebree, la legge e soprattutto il Tempio  ed il viscerale amore per la loro città (Gerusalemme) e la loro nazione (la Giudea).

In Israele esisteva una notevole libertà di culto che consentiva la coesistenza di fazioni completamente diverse nel pensiero e spesso nel culto (vedi la differenza tra gli Esseni ed i Farisei, ad esempio), queste fazioni avevano al loro interno una schiera di maestri, che interpretavano le scritture e istruivano gli adepti.

La disciplina della critica biblica era diffusissima e si svolgeva, probabilmente, con notevole libertà (vedi i testi di critica biblica ritrovati a Qumran).

In questo quadro c'era chi, come gli Esseni ,poteva praticare arti proibite come la magia eppure mantenere il proprio turno di servizio sacerdotale al Tempio.

Non c'è da meravigliarsi se ciò che rimase dei giudei divenuti cristiani, interpretò il cristianesimo in modo aperto e diversificato dando origine a più di una visione del Cristo, come dimostrano le diverse fazioni Ebionitiche di cui la patristica ci da una scarna descrizione.

L'azione di prevenzione ed opposizione alla diffusione di quel pensiero attuata scientificamente da Paolo e le azioni di maledizione, scomunica, epurazione e soppressione di tutto ciò che non era in linea con il suo pensiero, consentirono la scomparsa attraverso la dichiarazione d'eresia di tutto il giudeo-cristianesimo (in parte gnostico ed in parte ebionita) che era scampato alla distruzione del Tempio.

Isaia, infatti, termina così il suo libro ...

Isaia 66:23 In ogni mese al novilunio,e al sabato di ogni settimana,verrà ognuno a prostrarsi davanti a me, dice il Signore.

La risposta l'abbiamo fornita nell'arco del nostro lavoro ed unicamente nella autonoma decisione scismatica presa da Paolo.

Quella decisione  non fu condivisa da alcuno degli apostoli, in particolare Giacomo e Pietro. Essi mossi da un profondo spirito di conciliazione cercarono di evitare lo scontro e  non vennero mai al corrente della radicalità di quella decisione (vedi l'incredulità insita nelle parole di Giacomo nell'ultimo incontro con Paolo a Gerusalemme).

Quanto detto risponde anche alla domanda

Ovviamente le radici sono tutte in un solo nome Paolo.

Dietro quel nome c'è una opposizione spesso violenta, alla ostinazione mostrata dai Giudei che pur credendo nel Cristo non avevano voluto abbandonare la Legge seguendo Paolo.

Paolo non é di apertamente antisemita, ma pone le basi teologiche del disprezzo che egli spesso lascia trapelare per il suo popolo oltre che per la sua stessa appartenenza che egli vive come una condanna alla schiavitù della Legge.

Le parole che egli pronuncia contro i suoi oppositori, mai ben identificati, e la confusione che egli volutamente genera con le sue parole fa credere, ad una superficiale lettura, che i suoi nemici sono tutti i giudei e non i giudeo-cristiani.

E' evidente che a Paolo interessa dimostrare una relativa affinità di pensiero ed una unità di giudizio (totalmente inesistente nella realtà) con la Chiesa di Gerusalemme e quindi con i dodici.

In questa ottica egli non da mai un nome ai sui nemici lasciandoci credere (ad esempio in Corinti) che si tratti di persone che si spacciano per apostoli e che non lo sono. Questo artificio e la sua accortezza nel non incontrarli mai personalmente (invia sempre messi come Tito, quando sa che può esservi il rischio di un incontro personale) sono, ovviamente, destinate ad evitare una automatica condanna prima del ultimo giudizio a Gerusalemme.

Abbiamo dimostrato, infatti, che quel viaggio a Gerusalemme con la voluta profanazione del Tempio (attraverso la personale violazione della procedura di purificazione attraverso l'incontro con Trofimo), aveva per Paolo in significato simbolico specifico: egli voleva introdurre i pagani nel Tempio, e non potendolo fare introdusse se stesso dopo aver violato il suo periodo di purificazione.

Se si prescinde da queste motivazioni contingenti, si generalizza una serie di posizioni teologiche assunte da Paolo ma che hanno motivazioni strettamente contingenti.

E', comunque, indubbio che la teologia di Paolo ha dato vita alle censure ed ai tagli operati dal Vangelo di Marco nei confronti dell'originale Vangelo ebraico di Matteo.

Il Vangelo di Luca, scritto unicamente per sostenere la teologia Paolina e ricco di invenzioni storiche il cui scopo il cui unico scopo e sminuire il legame stretto tra l'insegnamento e la vita stessa di Gesù con il popolo e la cultura d'Israele.

Quel Vangelo ha, per altro, offerto gran parte del materiale che é alla base del culto mariano, ma anche qui é necessario tener presente alcune osservazioni che motivano le scelte narrative dell'autore.

E' importante, sia per lo storico che per il credente, sapere che la contrapposizione della annunciazione di Maria (in Luca) a quella di Giuseppe (in Matteo), indipendentemente dalla verità di quell'evento, é finalizzata alla separazione del legame di sangue tra Gesù ed Israele rappresentato dal suo padre adottivo Giuseppe.

Questa chiave di lettura é fondamentale per capire, ad esempio, la differente descrizione della natività tra Matteo e Luca e l'attenzione  che questi dedica   (a differenza di Matteo) al riprovevole comportamento avuto dai Giudei verso il Cristo fin dalla nascita (in Luca i re Magi sono sostituiti da Pastori ed il letto di Gesù diviene una mangiatoia).

E' solo in questa chiave che possono essere spiegate le palesi contraddizioni in Matteo, che da un lato sembra legare Gesù alla sua funzione regale, esaltando, nel contempo, l'eternità della Legge, dall'altro sembra voler far ricadere interamente la colpa della sua morte sui Giudei. Quelle contraddizioni non possono non essere frutto di successive manipolazioni del testo, in linea con la teologia Paolina.

La risposta e che molti di quei Vangeli sono concordi nell'attribuire a Gesù fratellastri frutto di un precedente matrimonio di Giuseppe, che rimasto vedovo andò in sposa a Maria.

Anche questa é una impostazione errata e faziosa della domanda: I Vangeli parlano di fratellastri e non negano mai la nascita verginale di Gesù frutto dell'opera dello Spirito Santo

Falso, i Vangeli attribuiscono quei figli sempre al primo matrimonio e non negano mai la Verginità di Maria ne prima , ne dopo il matrimonio e la nascita di Gesù fino alla morte di Giuseppe.

La risposta é una sola essi parlano della comune infanzia di Gesù e Giacomo "fratello di Gesù" capo della Chiesa di Gerusalemme, stabilendo un legame sostanziale tra i due.

Giacomo sostituì Gesù a capo della comunità cristiana e fu sostenitore del giudeo-cristianesimo e della importanza della continuità tra Cristianesimo ed Ebraismo e, non a caso, il principale nemico teologico di Paolo e del pensiero che la Chiesa Cattolica che ne ha ereditato la sua determinazione nell'abbandono della Legge e del Sabato.

I motivi sono essenzialmente 2:

- Il Vangelo contiene dei chiari riferimenti alla libertà del pensiero religioso ed alla necessità della ricerca interiore e personale di Dio, spesso superficialmente ritenuti unicamente gnostici, per la oscurità di alcuni detti.

In quel Vangelo, ad esempio,  si trova scritto...

Tommaso 1,2: Gesù disse, "Coloro che cercano cerchino finché troveranno. Quando troveranno, resteranno turbati. Quando saranno turbati si stupiranno, e regneranno su tutto."

- Quel Vangelo non parla di Pietro come unico capo della Chiesa ma di Giacomo Capo della Chiesa di Gerusalemme e riferimento unico dei dodici

Tommaso 1,12. I discepoli dissero a Gesù, "Sappiamo che tu ci lascerai. Chi sarà la nostra guida?" Gesù disse loro, "Dovunque siate dovete andare da Giacomo il Giusto, per amore del quale nacquero cielo e terra."

 

Anche qui la risposta é Paolo. E' Paolo che lancia la prima colletta nello stesso momento in cui critica e calunnia Pietro dicendo ...

1Corinzi 9:5 Non abbiamo il diritto di portare con noi una donna credente, come fanno anche gli altri apostoli e i fratelli del Signore e Cefa? Ovvero solo io e Barnaba non abbiamo il diritto di non lavorare?E chi mai presta servizio militare a proprie spese? Chi pianta una vigna senza mangiarne il frutto? O chi fa pascolare un gregge senza cibarsi del latte del gregge?

1Corinzi 9:11 Se noi abbiamo seminato in voi le cose spirituali, è forse gran cosa se raccoglieremo beni materiali?

E' Paolo che sancisce che la raccolta avvenga di domenica...

1Corinzi 16:2 Ogni primo giorno della settimana ciascuno metta da parte ciò che gli è riuscito di risparmiare, perché non si facciano le collette proprio quando verrò io.

E' Paolo che usufruirà del sostegno in denaro durante tutta la sua vita, come paga per la sua predicazione,......

2Corinzi 11:8 Ho spogliato altre Chiese accettando da loro il necessario per vivere, allo scopo di servire voi.

E' Paolo che raccoglierà fondi per se non consegnandoli a Gerusalemme attraverso lo stratagemma della Colletta per i poveri. Ed é sempre Paolo che negherà che quel sostegno sia servito al suo sostentamento...

1Corinzi 9:18 Quale è dunque la mia ricompensa? Quella di predicare gratuitamente il vangelo senza usare del diritto conferitomi dal vangelo.

2Tessalonicesi 3:8 né abbiamo mangiato gratuitamente il pane di alcuno, ma abbiamo lavorato con fatica e sforzo notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi.

Ancora Paolo...

Galati 1:9 L'abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema!

Galati 1:7 In realtà, però, non ce n'è un altro; solo che vi sono alcuni che vi turbano e vogliono sovvertire il vangelo di Cristo.

1Timoteo 1:20 tra essi Imenèo e Alessandro, che ho consegnato a satana perché imparino a non più bestemmiare.

Ancora una volta Paolo...

Filippesi 1:1 Paolo e Timoteo, servi di Cristo Gesù, a tutti i santi in Cristo Gesù che sono a Filippi, con i vescovi e i diaconi.

Tito 1:5 Per questo ti ho lasciato a Creta perché regolassi ciò che rimane da fare e perché stabilissi presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato:

Paolo non ha mai conosciuto il Cristo, per Paolo Cristo é unicamente nella Croce. Egli non citerà mai nessuno dei suoi insegnamenti.

E' Paolo che da origine a quelle astrazioni ed alle elucubrazioni teologiche  che, partendo da verità precostituite (che nel caso di Paolo hanno anche motivazioni contingenti), cercano appigli nel Vangelo attraverso sofisticati meccanismi retorici.

Anche qui é sufficiente ricordare le parole di Paolo...

1Corinzi 14:34 Come in tutte le comunità dei fedeli, le donne nelle assemblee tacciano perché non è loro permesso parlare; stiano invece sottomesse, come dice anche la legge.

1Corinzi 11:3 Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio.

1Corinzi 11:5 Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata.

1Corinzi 11:6 Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.

1Corinzi 11:7 L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo.

1Corinzi 14:35 Se vogliono imparare qualche cosa, interroghino a casa i loro mariti, perché è sconveniente per una donna parlare in assemblea.

Potremmo ancora a lungo disquisire su quali e quanti dubbi che spesso affliggono i credenti, sono diradati dalla conoscenza della vera storia e della vita di Paolo.

Non abbiamo la pretesa di aver fornito una ricostruzione storica indiscutibile di questo personaggio e della storia della prima comunità cristiana, ma riteniamo d'aver offerto materiale sufficiente quantomeno per dimostrare che le zone d'ombra della nostra conoscenza di questo periodo storico superano di gran lunga quelle di luce.

In pratica riteniamo che l'importanza di questo periodo e l'influenza innegabile che Paolo ha avuto per la cultura occidentale oltre che per la fede cattolica meritino quantomeno l'onestà intellettuale di coloro che narrano la storia di quegli anni, proponendone interpretazioni acritiche e appiattite sulle discutibili "versioni ufficiali".