S. MICHELE IN AFRICISCO
Dopo la fine della dominazione degli Ostrogoti in Italia e il ristabilirsi della sovranità bizantina (540 d.C.), un mecenate bizantino di stanza a Ravenna, il banchiere Giuliano, fece costruire a Ravenna per conto dell'Imperatore diversi edifici di cui ci rimangono tre basiliche importanti riccamente decorate in mosaico: S. Vitale, S. Apollinare in Classe e la S. Michele in Africisco.
Il Cristo tiene in mano l'evangelo di San Giovanni alla pagina dove si riporta "Chi vede me vede il padre, io ed il padre non siamo che uno" (in latino Qui vidit me viditet patrem. Ego et pater unum sunt). Si ha quindi un'esaltazione del Dio unico che appare nel catino absidale come giovane imberbe (da confrontare col Cristo di San Vitale), nell'arco sopra il catino come Cristo barbato (stile orientale) in trono in atteggiamento benedicente e nell'arco interno dell'abside in alto come agnello. Ai lati del catino absidale dovevano comparire le figure dei santi Cosma e Damiano ma nulla rimane se non una scritta latina
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