S. MICHELE IN AFRICISCO

Dopo la fine della dominazione degli Ostrogoti in Italia e il ristabilirsi della sovranità bizantina (540 d.C.), un mecenate bizantino di stanza a Ravenna, il banchiere Giuliano, fece costruire a Ravenna per conto dell'Imperatore diversi edifici di cui ci rimangono tre basiliche importanti riccamente decorate in mosaico: S. Vitale, S. Apollinare in Classe e la S. Michele in Africisco.
Quest'ultima era una relativamente piccola chiesa, consacrata come dice il nome all'arcangelo Michele di cui si conserva il mosaico del catino absidale. Il mosaico ha subito diverse traversie fino ad essere acquistato nel 1843 dal kaiser di Prussia e si trova oggi al Bode Museum a Berlino (museo chiuso per lavori fin dal 1999 la cui riapertura è prevista solo nel 2004).
Il mosaico fu esposto fin dal 1904 ma nel corso dell'ultima guerra fu gravemente danneggiato e nel corso dell'ultimo restauro subì diversi rimaneggiamenti che gli hanno tolo molto del suo valore (sebbene l'iconografia resti immutata).
Documenti del primitivo mosaico si conservano a Berlino, Londra, e a Ravenna (Biblioteca Classense).

Malgrado questo è possibile riconoscere e interpretare la decorazione. Si vede un cristo imberbe affiancato da due arcangeli, le iscrizioni latine ci identificano questi due personaggi come Michele e Gabriele.
Il Cristo tiene in mano l'evangelo di San Giovanni alla pagina dove si riporta "Chi vede me vede il padre, io ed il padre non siamo che uno" (in latino Qui vidit me viditet patrem. Ego et pater unum sunt). Si ha quindi un'esaltazione del Dio unico che appare nel catino absidale come giovane imberbe (da confrontare col Cristo di San Vitale), nell'arco sopra il catino come Cristo barbato (stile orientale) in trono in atteggiamento benedicente e nell'arco interno dell'abside in alto come agnello.
Ai lati del catino absidale dovevano comparire le figure dei santi Cosma e Damiano ma nulla rimane se non una scritta latina


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