LA CONOSCENZA DELL’UOMO COME PARTE DELLA NATURA

Thomas Hobbes



Hobbes, Thomas (Westport, Malmesbury 1588 - Hardwick 1679), filosofo e pensatore politico inglese. Studiò all'Università di Oxford e nel 1608 divenne precettore di William Cavendish; in seguito, si recò in Francia e in Italia con il suo allievo, incontrando alcuni tra i più grandi scienziati e pensatori dell'epoca: Galileo, René Descartes e Pierre Gassendi. Nel 1637, tornato in Inghilterra, si interessò alla disputa costituzionale tra il re Carlo I e il Parlamento, cominciando a lavorare a un trattato in difesa della prerogativa regia. Questo lavoro circolò privatamente già dal 1640 con il titolo di Elementi di legge naturale e politica, ma venne pubblicato solo nel 1650. Hobbes, temendo di venire arrestato per il suo scritto, fuggì a Parigi, dove rimase undici anni in esilio volontario.

Il filosofo inglese Thomas Hobbes, teorico dell'assolutismo e dell'origine contrattualista dello stato, fu uno dei maggiori esponenti del pensiero politico nel XVII secolo. Nel 1651 pubblicò la sua opera più celebre, il Leviatano, che ricevette un'accoglienza ostile e destò i sospetti delle autorità. Le dottrine di Hobbes vengono trattate sistematicamente negli Elementi di filosofia, pubblicati fra il 1642 e il 1658. In essi, fra l'altro, è esposta la teoria nominalista hobbesiana, secondo cui il sapere consiste in
una coerente organizzazione logico-linguistica dei nomi che sono dati per convenzione alle cose.


-Il materialismo-


L'INTERPRETAZIONE MATERIALISTICA DELLA REALTÀ

La filosofia naturale di Hobbes si fonda su una prospettiva di carattere materialistico e meccanicistico, in base alla quale tutta la realtà è corporea e va spiegata mediante i concetti di materia, movimento, spazio e tempo. L'uomo non fa eccezione ed è anch'esso interpretabile in termini materialistico-meccanicistici, non solo riguardo alla sua anatomia e fisiologia, ma anche alle sue funzioni psichiche, che possono spiegarsi come particolari tipi di moto e di reazione alle sollecitazioni corporee che vengono dall'esterno. Ciò che giustifica questa concezione di Hobbes è soprattutto la possibilità di assimilare ogni realtà naturale a un sistema meccanico e "artificiale" che, come tale, può essere "ricostruito" – parte dopo parte – dalla nostra ragione.

MATERIALISMO E MECCANICISMO

Anche i fenomeni psichici sono interpretabili come effetti di particolari movimenti dell’organismo.

Nell'età moderna il materialismo atomistico, che era stato osteggiato in tutto il Medioevo cristiano, trova nuove basi metodologiche e scientifiche nella visione meccanicistica della natura. Nel Seicento il filosofo inglese Hobbes perviene a una forma di monismo materialistico, sostenendo che tutto ciò che esiste è riconducibile a corpi e può essere inteso in termini di materia e di movimento. Non solo la percezione sensoriale è spiegabile come modificazione indotta dall'oggetto corporeo sui nostri organi di senso, ma anche i fenomeni di tipo psichico, che altri filosofi ritenevano di natura spirituale e attribuivano all'anima, sono interpretabili come effetti di particolari movimenti dell'organismo. Questo modello materialistico e meccanicistico di spiegazione non riguarda solamente lo studio dei corpi naturali, ma viene applicato anche a quel corpo artificiale che è la società, composta da una molteplicità di "atomi", ovvero di individui.

Queste suggestioni teoriche sono riprese nel Settecento da alcuni pensatori illuministi, che fanno del materialismo un'arma teorica da contrapporre all'egemonia culturale della Chiesa e della tradizione religiosa. Furono filosofi materialisti Diderot, Holbach, Helvétius, che a diversi livelli si impegnarono in tentativi di spiegazione materialistica della natura vivente e delle stesse funzioni psichiche. Il medico La Mettrie teorizzò dal canto suo una concezione dell'uomo come macchina, per la quale anche le attività che sembrano funzioni dell'anima (dalle sensazioni al pensiero) possono essere spiegate come modificazioni della materia.



TUTTO IL MATERIALISMO:

Il superamento della filosofia materialistica in Foscolo,Leopardi ,D'annunzio e Pascoli


La filosofia del Materialismo, che nega l’esistenza di sostanze spirituali, afferma che la materia è all’origine di tutte le cose, che vengono generate secondo un rapporto deterministico di causa-effetto, senza nessun finalismo e che inoltre anche la vita spirituale dell’uomo deriva dalla materia che forma il corpo. Attorno alla metà del Settecento, tale dottrina viene ripresa, diventando materialismo meccanicistico, da un gruppo di filosofi dell’Illuminismo. Il Materialismo meccanicistico in Italia fu fatto proprio dal Foscolo e dal Leopardi che scrisse una serie di appunti su di esso anche nello Zibaldone. Lo stesso Manzoni, nella sua concezione della storia, parte da una concezione illuministica meccanicistica, vedendo nella storia stessa, sangue ed ingiustizie senza nessuna speranza di redenzione o di felicità in terra. Così come Foscolo, che inizialmente vede nel mondo tirannide, oppressione e nessuna speranza di salvezza o di fiducia; anche Leopardi, precisamente nello Zibaldone, afferma che <<la materia può pensare, la materia pensa e sente>>.

Ma, in un secondo momento, i tre autori, ognuno in modo diverso, riescono a superare la filosofia materialistica, da cui erano partiti. Foscolo, dopo la delusione del trattato di Campoformio, con cui Venezia viene da Napoleone ceduta all’Austria, cade in un profondo pessimismo e la sua filosofia materialistica è così forte che il protagonista de "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" si suicida senza nessun’altra speranza. Ma, con "I Sepolcri" il Foscolo, dopo aver iniziato il Carme con una concezione materialistica. " A che servono le tombe, se tutto nasce e finisce nella materia?" supera tale concezione materialistica, perché il suo cuore si ribella alla ragione, la quale freddamente conclude che la vita è materia, è un ciclo continuo di vita e di morte. A questo punto, il poeta si affida alle Illusioni, ideali che, respinti dal filosofo, vengono accettati dal sentimento dell’uomo, incapace di credere che tutto verrà dimenticato dopo la morte, anche le gesta di grandi e valorosi uomini .