VERSO UN ACCORDO SEPARATO Roma,
30 aprile 2003 |
La
Federmeccanica, la Fim e la Uilm verso un
accordo separato
che lede i diritti dei lavoratori e sopprime la
democrazia sindacale. La Fiom chiama tutti i
metalmeccanici alla lotta per un vero Contratto
nazionale. Dopo
gli ultimi incontri per la vertenza per il
rinnovo del Contratto collettivo nazionale dei
metalmeccanici, la Federmeccanica, la Fim e la
Uilm si avviano verso l'accordo separato. Nell'ultimo
incontro, la Federmeccanica ha esplicitamente e
formalmente dichiarato di ritenere inaccettabile
tutta l'impostazione contenuta nelle richieste
della Fiom e di non essere intenzionata a
trattare su di essa. Nello stesso tempo, la
Federmeccanica ha presentato una serie di
posizioni e proposte scritte che, per essa,
rappresentano le condizioni dell'accordo. Sulla
lotta alla precarietà,
la
Federmeccanica ha respinto tutte le richieste
della Fiom e ha invece chiesto di inserire nel
Contratto nazionale di lavoro le norme contenute
nella Legge n.30 (ex 848), approvata
recentemente dal Parlamento. Questa legge
introduce tutte le forme possibili e
immaginabili di precarietà del lavoro e
chiedendo di trasferirla nel contratto, la
Federmeccanica destruttura tutte le regole e i
diritti contenuti nella normativa contrattuale. Inoltre
la Federmeccanica cancella tutte le norme che
regolano i contratti a termine e chiede di
applicare il Decreto n. 368, che liberalizza
tutte le forme di contratto a termine. La
Federmeccanica rifiuta di discutere dei
co.co.co., delle terziarizzazioni, del
decentramento produttivo e naturalmente di
stabilire un tempo massimo a tutte le forme di
precarietà del lavoro. Sugli
orari di lavoro,
la Federmeccanica ha respinto tutte le richieste
della Fiom di riduzione degli orari per i turni
più faticosi, accettando solo la
smonetizzazione delle quattro ore residue
monetizzate per i turnisti. Gravissima poi la
richiesta degli industriali di trasferire nel
contratto il decreto legislativo ultimo sugli
orari, con la richiesta evidente di cancellare
l'orario massimo settimanale e di trasformarlo
in orario plurisettimanale medio. La
Federmeccanica non ha titolo per chiedere
l'applicazione della legge nel contratto, perché
la legge stessa non lo prevede, ma vuole così
ottenere la totale flessibilità degli orari
settimanal Sull'inquadramento,
la Federmeccanica ha respinto tutte le richieste
di miglioramento normativo e di coinvolgimento
delle Rsu nella sua applicazione. La
Federmeccanica ha proposto una Commissione
nazionale, che dovrebbe scrivere il nuovo
inquadramento entro il prossimo contratto
nazionale. In questo modo si delegittima
l'attuale inquadramento, senza chiarire prima
che cosa sarà sostituito ad esso e si dà mano
libera agli industriali per mettere in
discussione gli attuali diritti dei lavoratori. Sui
diritti,
la
Federmeccanica ha respinto tutte le principali
richieste della Fiom, sulla salute e la
sicurezza nel lavoro, sulla malattia, sul
diritto allo studio. Su quest'ultimo punto, la
Federmeccanica propone di trasformare le 150 ore
in un istituto legato alla formazione
professionale aziendale, cancellando nei fatti
il diritto dei lavoratori a permessi per una
formazione più generale. Sulle
trasferte, sulla reperibilità,
e
su altre normative la Federmeccanica ha respinto
le richieste della Fiom, in particolare
escludendo dalla normativa sulla reperibilità
tutti gli impiegati di 6° e 7° livello.
Inoltre, ha presentato testi, a partire da
quello sulle procedure per l'assunzione, che
prefigurano un potere delle aziende di avere a
disposizione i lavoratori in qualsiasi momento e
in qualsiasi località. Sul
salario,
la Federmeccanica ha respinto le richieste della
Fiom e ha controproposto, peggiorandolo, lo
stesso meccanismo dell'accordo separato del
2001. La Federmeccanica ha dichiarato la
disponibilità ad aumenti solo del 4,3%, pari a
68 euro al 5° livello e a poco più di 50 al 3°,
per quanto riguarda la vigenza contrattuale. Ha
inoltre aggiunto la disponibilità a un aumento
che scatti dal 1° gennaio 2005, che sia
considerato un anticipo delle spettanze del
nuovo contratto e che copra la differenza tra
inflazione reale e inflazione programmata per il
2003. Andando avanti di questo passo, con
l'anticipo sempre più esteso di spettanze dei
nuovi contratti, si arriverà a un momento nel
quale la Federmeccanica potrà dire che
l'aumento contrattuale è 0 perché tutto
è già stato anticipato nei precedenti accordi
contrattuali. Di
fronte a queste posizioni di assoluta rigidità
e, in alcuni casi, di vera e propria
contropiattaforma di Federmeccanica, la Fiom ha
proposto alla Fim e alla Uilm di fare fronte
comune trovando ove possibile posizioni unitarie
e soprattutto concordando procedure democratiche
che affidino ai lavoratori il giudizio sulle
intese. La
Fim e la Uilm hanno respinto tutte le proposte
unitarie della Fiom, dichiarando di essere
intenzionate a perseguire un accordo separato e
a non farlo votare dai lavoratori. In
questo modo la Fim e la Uilm agevolano e
condividono l'attacco della Federmeccanica allo
stesso istituto del contratto nazionale. In
cambio di questa scelta ricevono la costituzione
di un Ente
bilaterale,
finanziato dalle aziende, nel quale le
Organizzazioni sindacali dovrebbero amministrare
oggi la formazione professionale e domani il
mercato del lavoro e le stesse relazioni
sindacali. La
Federmeccanica non ha proposto un vero contratto
nazionale, ma di realizzare una sorta di contratto
delega,
nel
quale commissioni paritetiche, prive di un reale
controllo democratico, possano riscrivere le
normative più importanti sulla base della
legislazione lesiva dei diritti del lavoro che
sta avanzando, del Patto per l'Italia, degli
accordi separati che tanto danno hanno fatto in
questi ultimi anni ai lavoratori. In
questo modo si mette in discussione lo stesso
istituto del contratto nazionale e tutti i
diritti dei lavoratori diventano precari. Gravissima
poi è la scelta della Federmeccanica, della Fim
e della Uilm di giungere a un accordo di questa
portata senza preoccuparsi minimamente della
verifica democratica del consenso dei
lavoratori. Fare
un accordo separato con organizzazioni di
minoranza che non sottopongono l'accordo al voto
dei lavoratori significa delegittimare il
contratto e tutta la contrattazione, affermare
il principio che si fa l'accordo con chi ci sta
al prezzo più basso, applicare la legge della
giungla alle relazioni sindacali. La
Fiom si oppone e si opporrà sempre a questo
stravolgimento dei diritti dei lavoratori e
chiama i metalmeccanici a mobilitarsi per
difendere il loro contratto, la piattaforma che
hanno votato in 454.000, il loro diritto a
decidere e a contare. No agli accordi separati, no ai soprusi contro la democrazia sindacale, sì al Contratto nazionale. Segreteria
nazionale Fiom Roma,
30 aprile 2003 |