I
motivi di questa decisione derivano dalla consapevolezza che
quanto sottoscritto in sede ministeriale é gravissimo per i
futuri destini dell’auto in Italia e quindi dei lavoratori
italiani.
L’accordo
Powertrain e Purchasing con i suoi 575 esuberi sancisce in
maniera evidente questa tendenza: per motori e cambi non vi è
nulla in previsione degli sviluppi futuri sull’auto ecologica
che sono invece all’ordine del giorno per le case
automobiliste americane, tedesche, giapponesi e francesi. Vi è
invece un ridimensionamento dei motori a Mirafiori, con
l’ipotesi che lo sviluppo può essere legato solo a ordini
provenienti dall’Oriente, per Arese non vi è nulla se non le
speranze per la Thesis, per Termoli, malgrado i 18 turni, si va
alla riduzione del personale, per Termini Imerese si riduce la
capacità produttiva. Se lo scenario motoristico ha questi
valori è facile comprendere il ridimensionamento generale di
Fiat Auto in Italia e nel mondo. In compenso - e questo è
gravissimo - la Fiat acquisisce il consenso degli altri a
definire nuovi modelli negli stabilimenti solo se si accetta una
maggiore flessibilità, e dall’altro nei fatti aumenta i ritmi
di lavoro riducendo il personale.
Questo
anche nell’Italia “liberista” si chiama sfruttamento dei
lavoratori attraverso il peggioramento delle condizioni di vita.
Tutto ciò accade ovviamente in quegli stabilimenti dove non vi
sono problemi di cassa integrazione (vedi Sevel, Melfi,
Pomigliano, Fma e in generale all’Iveco, alla New Holland e
all’Avio) con richieste di aumenti di turni, di straordinari e
riduzione dei tempi di esecuzione del lavoro.
La
drammaticità dell’inconsistenza di un progetto industriale da
parte di Fiat per affrontare i modelli del futuro sono ancora più
evidenti se a questi si aggiunge la totale assenza di progetti
in questo settore da parte del governo come si è potuto
constatare nella trattativa e per l’Auto e per Powertrain.
Tutto questo diventa ancora più grave se si pensa che “Core
Business” non si sa più che cosa sia per Fiat, e la
cessione di Teksid Alluminio lo sta a dimostrare. Inoltre,
malgrado gli eco-incentivi, la Fiat Auto continua a perdere
posizioni sul mercato. Se poi si nota che la Stilo a Cassino
ricorre pesantemente alla Cig, e quindi non è finita con gli
esuberi, il timore che il processo sia solo l’inizio e non la
fine, è purtroppo una certezza.
Il
rischio di tutta questa situazione è che l’Italia, per
l’insipienza del padronato Fiat, si troverà ad avere un
prodotto che non riuscirà a superare le nuove esigenze eco
compatibili per la motorizzazione del futuro. Tutto questo noi
lo riteniamo insopportabile perché si traduce in una grave
perdita nei settori della progettazione e della lavorazione
dell’ultima grande industria che ancora oggi l’Italia ha.
Per
questi motivi abbiamo deciso di dichiarare:
4
ore di sciopero
a
partire dal 13 settembre con la prima manifestazione a Torino
per concludersi entro il 30 settembre in tutto il gruppo Fiat e
nell’indotto per riconquistare un tavolo di trattativa che
contratti e delle politiche industriali e delle condizioni
organizzative e salariali dei lavoratori della Fiat.
Roma,
5 settembre 2002
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