I recenti messaggi intercorsi tra alcuni nostri colleghi ed un rappresentante della Rsu meritano senza indugio una serie di considerazioni. Altro crediamo invece che non ci sia da aggiungere sull'importanza di sostenere sempre un tono ed un rispetto nella nostra comunicazione.

Pur sommariamente affrontate vi sono diverse questioni che si sono poste che riteniamo abbiano una rilevanza meritevole di un approfondimento comune e condivisibile che così si possono rappresentare:

* la natura e la legittimità della comunicazione della RSU in merito ai 600 esuberi e quale interpretazione dare in merito alle relazioni ora in essere tra azienda, lavoratori e sindacato;

* la natura esatta della crisi che EDS Italia sta attraversando e quale rapporto abbia anche con il sapere ed il fare del nostro lavoro;

* quale sindacato e quale RSU si presenta davanti ai lavoratori nel contesto di questa crisi considerando anche la legittimità e la eticità con cui sono chiamati a esercitare questo ruolo insieme ai lavoratori.

La carica dei 600

La ricostruzione dei fatti è semplice, Assolombarda, ramo regionale della Lombardia di Confidunstria, tramite un suo rappresentante comunica ad un esponente della Fiom nazionale, peraltro estraneo alle questioni EDS, la prospettiva dei 600 tagli. Questa prospettiva è stata rappresentata da Eds Italia ad un incontro che ha avuto con Assolombarda, senza il sindacato, nella quale ha presentato la situazione dell'azienda. Puntualmente è arrivata venerdì scorso al coordinamento sindacale delle RSU del gruppo EDS Italia una convocazione, per venerdì prossimo, a Milano, presso Assolombarda, per la presentazione del piano industriale.

Quindi è il sistema delle rappresentanze industriali e di impresa, non il sindacato, non le voci di corridoio raccolte dai lavoratori, che comunicano questa intenzione di trovare nei tagli occupazionali un segmento importante del piano di azione per uscire dalla crisi.

In un normale sistema di relazioni industriali questo è un fatto rilevante nel merito e nel metodo che deve essere, per un sindacato trasparente e rappresentativo, comunicato ai lavoratori. La convocazione che abbiamo ricevuto per l'incontro a Milano ha puntualmente confermato il nostro allarme e ampiamente giustificato la nostra azione.

Le domande che dobbiamo porci rteniamo debbano essere, a questo punto, altre e a rispondervi debba essere in realtà l'azienda.

Perché EDS Italia ha gestito in questo modo la comunicazione di un fatto così grave? Perché lo ha fatto passando per l'Assolombarda dove, di fatto, intende aprire il confronto con il sindacato? In realtà non deve sorprendere quando la peggiore delle ipotesi è possibile. EDS Italia ha deciso, dinnanzi alla crisi in cui ritrova, di modificare le reazioni sindacali e con i lavoratori. Alza la posta in gioco, 600 contro i 400 prospettati in sede di Comitato di impresa europeo a luglio, sposta in Assolombarda il tavolo cercandovi ovviamente il sostegno e la protezione necessaria e, non ultimo, fissa tempi ed agenda del confronto. Fino ad ora il nostro coordinamento si è sempre riunito a Roma e in sede aziendale. E' stata favorita la più ampia partecipazione dei delegati del coordinamento e nel confronto sono stati costruiti il percorso e gli accordi. Tutto questo salta. Ci sembra che il top management che non ha saputo fare impresa è saltato e sono rimasti i sensali a trattare il parco buoi da mandare al macello cercando la migliore delle macellerie disponibili. E' bene ricordare che le recenti leggi di questo governo in materia di lavoro hanno, di fatto, trasformato in merce il nostro lavoro e spianata la strada a processi di ristrutturazione che possono essere selvaggi (precarizzazione, cessioni ad arte di rami aziendali ..).

Tu si, io no

Quando una azienda taglia i lavoratori è quello che ognuno di noi potrebbe pensare. Chiamala uscita "incentivata", cassa integrazione straordinaria o mobilità, la nostra vita e la nostra sopravvivenza famigliare è messa in gioco e vorremmo cercare in noi le sicurezze e le speranze per sfangarla, anche contro i nostri colleghi.

Forse nella bottega artigianale e nella microazienda certi risentimenti verso chi "non lavora" hanno un senso d'essere.

Noi siamo un sistema industriale ed una holding di aziende. 600 lavoratori sono circa un 1/6 di tutti dipendenti. La natura della nostra crisi è di tipo industriale ovvero, per usare termini cari ad Assolombarda, connessi con i clienti, il mercato, la natura del prodotto realizzato ed offerto e per ultimo il suo costo ed il suo prezzo. E la nostra crisi, visto che non è legata all'introduzione della macchina a vapore o al crollo del prezzo del caffè, ha delle cause non "epocali" e irreversibili ma congiunturali e connesse a cause interne ed esterne. Anche nella crisi dobbiamo sapervi leggere dentro e, oltre alle cause, ricercarne soluzioni convincenti per l'azienda ma anche per il lavoratori ed il loro futuro.

Non siamo una azienda mastodontica, mostro con pletore di lavoratori partorito dalle manie di grandezza di qualche pazzo magnate. Non produciamo telefonini a carbone obsoleti con l'avvento delle batterie e non subiamo il dumping di prezzo dell'efferata economia cinese. Produciamo servizi che, peraltro, nella crisi del PIL nazionale non ha subito il decremento generalizzato ma un poco è continuata a crescere in quanto settore. La crisi produce competizione ed i servizi quello che vendono è proprio vantaggio competitivo. Tuttavia l'EDS sembra non farcela. Sono stati chiusi i bilanci di gruppo con -7 mil di euro nel 2000, con +15 mil di euro nel 2001, e con -7 mil di euro nel 2002. Non conosciamo ancora la previsione del 2003. La nostra azienda ha sofferto più di altre la attuale congiuntura ma non ha affatto esaurito la sua missione.

Ma di chi è questa azienda? Certamente vende un marchio che è quello della Corporate, che peraltro paga, e ad essa delega l'immagine e le missioni strategiche, ma di chi è veramente, nel senso chi dentro questa azienda si è fatto veramente "capitano di industria" nel dirigerla e farla crescere? Noi lavoratori EDS siamo bravi a fare prodotto, se ce ne viene data la possibilità, ne abbiamo la passione e l'intelligenza, ma per anni il nostro management, quello "nostro" nato dal Cobol e cresciuto gestendo risorse e clienti, non è mai stato management di mercato e spesso ha creduto che il cliente fosse questo mercato. E non esistono tagli, ristrutturazione che spostano una azienda dal cliente al mercato. Tralasciamo per amor di patria chi da fuori è venuto a fare l'amministratore in passato.

Questo è il nodo. La politica ci avrà anche messo di suo ma allora la politica dovrà anche essere generosa nel gestire al meglio per i lavoratori questa crisi.

E io che ci guadagno?

Domanda brutale, ma noi come sindacalisti dentro questa azienda cosa ci guadagnamo? Potrei rispondere niente, ma non è vero. E' innanzitutto appagamento di una passione civile, che crede che sviluppo e diritti umani possano stare insieme ed insieme fare proprio uno sviluppo migliore. Può sembrare retorica ma è la realtà di una pratica che ci accomuna con uomini e donne che in Italia e nel resto del mondo, talvolta anche a costo della vita, fanno sindacato ovvero danno solo voce a lavoratori che costruiscono ed esercitano diritti.

E questo ci protegge e ci tutela più degli altri? Le cronache del mondo del lavoro speso ci raccontano il contrario. Ma forse in EDS non è così. Se ne vedono tante in "certi ambienti" dove i sindacalisti .....

Questa azienda ci conosce bene, così bene che ha già capito chi ha materialmente scritto questo comunicato, ma non lo sa perché esiste il delatore, ma perché conosce molto bene la franchezza e l'onesta intellettuale con la quale ci siamo sempre posti dalla nostra parte del tavolo. Conosce la nostre forze e le nostre debolezze ma ha ben chiaro che la risultante che produciamo è sempre stata netta, leale e priva di interessamenti personali. Non scambieremo mai il nostro nome con quello di qualsiasi lavoratore in qualsiasi nefanda lista. La questione non è sui nostri nomi ma preservare la sostanza e l'esistenza di un organismo sindacale di rappresentanza legittimamente eletto. Ma questo non è un problema "nostro", ma di tutti i lavoratori.

I lavoratori hanno costruito accordi importanti dentro questa azienda, lo hanno fatto con democrazia e passione. Sono stati sottoscritti due accordi integrativi che non solo sono stati importanti per i lavoratori dell'Eds ma di assoluto riferimento nelle aziende del settore a Roma. Non ultimo abbiamo sottoscritto l'accordo di marzo, per difendere l'occupazione e superare la crisi, che noi ricordiamo bene ma che forse l'azienda ha dimenticato.

Anche dentro a questa crisi non rinunceremo mai a difendere questi accordi e a sostenere la lotta per la difesa di un vero contratto nazionale che l'accordo separato di Ferdemeccanica, Fim e Uilm hanno, di fatto, stracciato. E non rinunceremo a lottare contro le leggi di questo governo che hanno fatto merce del nostro lavoro. E lo faremo come sindacalisti, come lavoratori, come colleghi.

 

Roma, 22 settembre 2003

I delegati sindacali RSU FIOM EDS Italia