Nato a Empoli il 7 febbraio 1905. Suo padre, maestro vetraio di Murano, si era trasferito ad Empoli ove si producono fiaschi e damigiane. Qui si sposò ed ebbe cinque figli. Idreno fu il primogenito e, fin da giovane mostrò interesse per a cultura. A venti anni pare fosse già pubblicista. Giovanissimo partecipò alla Marcia su Roma e il Fascismo lo affascina definitivamente. Sensibile particolarmente ai problemi sociali, si dedica al sindacalismo e ricoprirà, negli anni, la carica di segretario provinciale dei sindacati dell’Industria a Vercelli, Mantova, Udine, Palermo, Taranto e, infine, a Trieste.
Fu qui che, subito dopo l’8 settembre 1943, radunati alcuni fedelissimi, fra cui i fratelli De Ferra, riaprì la Federazione di Trieste e, subito dopo, anche quella di Venezia e di Padova.
Ai primi di giugno del 1944 si recò a Lucca insieme a Pavolini e costituì la prima Brigata Nera che fu chiamata “Mussolini”. Nominato Capo Provincia e Comandante della locale Brigata Nera (nella quale militavano anche due suoi fratelli) , governò la Provincia di Lucca fino all’occupazione nemica. Dopo l’occupazione di Lucca, il 4 settembre 1944, si ritirò in Garfagnana e, verso la fine del mese, prima a Pavullo nel Frignano e, poi, nel piacentino. Qui la Brigata Nera di Lucca (la 36^) sostenne duri combattimenti contro i partigiani e patì numerose perdite. A Piacenza Utimperghe fece trasformare in autoblinda il camion Lancia 3RO, col quale e con una parte dei suoi uomini si recò prima a Milano, poi a Como e, infine, in testa alla colonna del Duce, fino a Dongo. Su questa autoblinda furono ospitati Pavolini e lo stesso Mussolini .
Il 28 aprile 1945 Utimperghe fu uno dei 15 uccisi dai partigiani sul lungolago di Dongo.