I giovani e la R.S.I.
(dal Bollettino ACTA della Fondazione della R.S.I. – Istituto Storico, numero 69 – maggio-luglio 2009, riprendiamo il seguente molto significativo scritto)
NOI GIOVANI ABBIAMO UNA
MISSIONE
Le
“chiacchiere” non ci sono mai piaciute, così come le persone tanto avvezze a
parlar bene ma a razzolar poco. Il nostro riferimento è la Tradizione, parola
che racchiude un universo di simboli, miti, eroi, ma soprattutto parola che
richiama in maniera indiscutibile all’azione. Questa premessa è necessaria
poiché quando abbiamo l’onore di collaborare con i reduci della R.S.I. dobbiamo
essere consapevoli di avere di fronte uomini d’azione, di milizia, dei soldati. La
Tradizione etimologicamente significa tramandare qualcosa, un qualcosa che si
spiega con i valori quali la lealtà, il sacrificio, l’onore e la fedeltà.
Coloro che l’8 settembre scelsero di combattere per la patria, lo fecero in
modo disinteressato, con l’impersonalità attiva di chi è animato dalla virtù e
dai valori dello spirito, di chi ha un fuoco che brucia nel petto;
impersonalità tipica dei legionari, ardore tipico del combattente. L’esperienza
che intrapresero, per molti fino all’estremo sacrificio, è un bagaglio
inestimabile di un “altro sapere”, come ebbe a dire un “vecchio” guerriero di
nome Rutilio Sermonti, un sapere che solo chi coltiva il proprio spirito può
conoscere ed ammirare. E il nostro compito, oggi, è far sì che questo bagaglio
non venga lasciato nell’oblio della dimenticanza, perché la Tradizione è anche
testimonianza, conservazione della memoria storica di un popolo: abbiamo la
possibilità di ascoltare le loro esperienze, di conoscere il significato
dell’essere fedeli, per oltre mezzo secolo, ad una linea ed uno stile, sia in
pace sia in guerra. Loro hanno vissuto l’onore, la fedeltà, la fratellanza, in
cameratismo, hanno conosciuto il dolore per un fratello ucciso in battaglia, il
coraggio e la forza di volontà che spinge ad andare avanti sempre, anche quando
sei allo stremo. Loro hanno avuto nella vita almeno un’ora immortale, come dice
il generale Degrelle. Loro hanno vissuto ! E noi, oggi, possiamo dire lo stesso
? Siamo i figli di un’epoca dominata dal lusso e dalla comodità, dalla
mentalità borghese dell’uomo vile, di colui che non sa cosa significhi
sacrificarsi per un’idea, di chi, codardo e menzognero, è traditore prima di
tutto di se stesso. Siamo i giovani del terzo millennio, i figli della
decadente cultura occidentale, siamo quelli che consumano la vita senza sapere
chi siamo, quelli che la società moderna vuole sonnambuli prigionieri della
caverna di Platone che non sanno neanche dell’esistenza del sole. Ma una possibilità
l’abbiamo ancora, a patto di conservare l’umiltà di chi vuole imparare, la
volontà di chi vuole lottare, l’abnegazione di fare militanza in nome di quei
valori della Tradizione che i combattenti della R.S.I. hanno saputo incarnare
nella vita. Sono loro gli ultimi baluardi di cosa significhi vivere la Tradizione,
contro tutto e contro tutti, col coraggio di chi, animato dalla verità e dalla
giustizia, non cede neanche un metro. Possiamo lavorarci a fianco, guardarli
negli occhi, imparare dalle loro esperienze, scoprire il patrimonio di virtù e
di coraggio di cui sono portatori, aiutandoli nel contempo nell’incredìbile
opera di conservazione, tutela e riscoperta storica di testi, documenti, foto,
che raccontino le gesta di quegli uomini che hanno combattuto “dalla parte
sbagliata”. Racconti che ci aiutino a vivere, perché se vogliamo affermare un’idea,
se vogliamo essere in grado di combattere un nemico diverso da quello di sessant’anni
fa ma altrettanto forte e disposto a sopraffarci, abbiamo bisogno di esempi, di
testimoni di coraggio e forza d’animo, di uomini. La loro eredità è la nostra
eredità ed anche se oggi molti si affrettano a definirla scomoda ed
ingombrante, il nostro compito è quello di farla conoscere, divulgarla,
svolgere un’operazione di verità che cancelli il fango che l’ha ricoperta. Il
nostro vuol essere un aiuto concreto, partecipativo, attivo, ci mettiamo a
disposizione per organizzare iniziative in cui la cultura sia azione e
formazione, in cui si conosca e si impari da chi, dopo l’8 settembre, ha scelto
la strada più difficile, da chi è ancora leone in un mondo di pecore.
Abbiamo bisogno della forza di chi ha occhi
che ancora brillano.
Il tepore di una stufa elettrica non ci basta
più, abbiamo bisogno del calore di un fuoco che brucia.
In alto i cuori !
Comunità
militante di Raido, Roma