LA GARFAGNANA NELLA R.S.I.
1
– L’otto settembre 1943
Come
è noto nell’ottobre del 1944 l’avanzata degli anglo-americani fu fermata sulla
cosiddetta Linea Gotica, che si estendeva dall’Adriatico al Tirreno.
Detta linea nella sua parte occidentale venne
a situarsi in Versilia e, subito a est di essa, nel bel mezzo della Garfagnana.
E vi rimase fino all’aprile 1945, cioè, in pratica, fino alla fine della
guerra.
Ciò fece della piccola Garfagnana, fino ad
allora sconosciuta alla maggior parte degli italiani, una parte importante del
territorio della Repubblica Sociale Italiana.
Quale era la situazione politica creatasi in
questa regione dopo l’armistizio dell’otto settembre ?
Il 13
settembre 1943, subito dopo la liberazione di Mussolini, a Castelnuovo
Garfagnana, capoluogo della regione, la Casa del Fascio venne riaperta. E,
appena costituitasi la R.S.I., anche il Fascio Repubblicano fu qui subito
costituito. E nei giorni e mesi successivi quasi in tutti i piccoli comuni
della Garfagnana i Fasci Repubblicani furono costituiti. A dicembre 1943 erano
stati sicuramente costituiti i seguenti Fasci: di Camporgiano (Segr.
Bartolomasi Marino),di Minucciano (Segr.Pellegrinetti Settimo), di Piazza al
Serchio (Segr.Trinci),di Gallicano
(Segr.Saisi Mario) di Giuncugnano (Segr.Diamantini Francesco), di S.Pellegrino
in Alpe (Segr. Marchi Giacomo), di Gorfigliano (Segretario Del Taglia), di
Castelnuovo ( Segr.Pennacchi Pietrino, poi Prantoni Umberto e, infine, Turri
Silla), di Vagli Sotto (Segr. Dott. Domenico Franceschi, poi Domenico Coltelli), di Careggine (Segr. Aristide
Contadini), di Pontecosi (Segr. Marchi
Vittorio), di Chiozza (Segr.Giannotti), di Villa Collemandina (Segr.Francesco Bertoncini), di
Fosciandora (Segr. Ricci Aurelio), di Molazzana (Segr. Rubini), di Filicaia (Segr.Arturo Lombardi),di
Gramolazzo (Segretario Silvio Bianchi),
di Metra (Segretario Primo Davini), di Castiglione (Segr. Alfredo Riani).
E quando fu
pubblicato il bando di chiamata alle armi delle classi 1924 e 1925, ci furono
delle renitenze ma molti si presentarono regolarmente. Nel comune di
Castelnuovo, ad esempio; al 13 dicembre 1943 si erano presentati in 90. Al 29
dicembre se ne aggiunsero 29. Successivamente e fino al 20 maggio 1944 se ne aggiunsero
altri 111, per un totale di 230 complessivi. Di contro, al febbraio 1944,
risultavano denunciati al Tribunale Militare 60 uomini di cui 2
"disertori" e 58 "mancanti alla chiamata". In termini
percentuali questo significa che il 79% si era presentato e il 21% no. Anche se
questi sono dati parziali e riferiti ad una data intermedia, i dati appaiono
straordinariamente alti se confrontati con la situazione nazionale dove su
180000 chiamati (classi 1924,1925,1926) ben 87000 non si presentarono. Cioè il
49% dei chiamati.
Occorre,
d'altra parte, considerare che le autorità locali del tempo erano fortemente
sollecitate ad intervenire per convincere i renitenti a presentarsi. Si ha
notizia di "un sindaco" (presumibilmente quello di Molazzana) che
indisse una riunione di preti a Sassi di Molazzana invitandoli a far opera di
persuasione presso i renitenti affinché si presentassero. E considerare anche
che i Carabinieri ora non più reali, erano rimasti al loro posto nelle tante
caserme della Garfagnana e continuavano a garantire, come nel passato, la
legalità.
2 – Giugno 1944. Le istituzione della R.S.I. entrano
in crisi
Ma la
situazione peggiorò drasticamente nel giugno 1944. Era chiaro, ormai, che buona
parte della Toscana, Lucca compresa, sarebbero presto cadute in mano al nemico,
per cui gli armati della R.S.I. furono ritirati al nord e l’organizzazione
politica andò rapidamente deteriorandosi. Il 4 luglio Lucca fu dichiarata zona
di guerra e il 19 Olivieri, l’ultimo Capo Provincia nominato, se ne andò. La
Provincia di Lucca continuò ad esistere con Utimperghe, comandante della
Brigata Nera, che esercitava, di fatto, le funzioni di Capo provincia, ma le
organizzazioni fasciste si dissolsero in tutta la provincia e, quindi, anche in
Garfagnana. I segretari di Fascio in parte si arruolarono nella Brigata Nera,
in parte risalirono al nord e in parte, trattandosi di persone di modesta
levatura che non avevano avuto ruoli di rilievo, rimasero nei loro piccoli
paesi. Nell’ottobre verranno tutti catturati e uccisi dai partigiani.
Sul piano
amministrativo locale i comuni continuavano a funzionare, anche se pure i
Commissari Prefettizi erano in gran parte fuggiti al nord. In mancanza d’altro,
infatti erano stati investiti delle funzioni di Commissario Prefettizio i
Segretari Comunali. Solo a Camporgiano rimase al suo posto un Commissario
Prefettizio nominato proprio nel giugno 1944, quando tutti fuggivano al nord.
Si chiamava Ulisse Micotti e fu uno dei pochissimi rimasti al loro posto. Egli,
figlio di un italiano, era nato in Germania ed era stato ufficiale
dell’esercito tedesco nella guerra 1915-18. Era, quindi, in condizione di avere
rapporti facili e corretti con i tedeschi che stavano affluendo in Garfagnana.
Per queste sue caratteristiche finirà col diventare una specie di governatore
della Garfagnana e avrà un ruolo importantissimo nel garantire rapporti
pacifici fra i tedeschi e la popolazione.
Nell’estate
del 1944, quindi, pur vedendosi le bande partigiane costituirsi sulle montagne,
in Garfagnana si ebbe una stagione abbastanza tranquilla. Il fondo valle,
infatti, pullulava di tedeschi, per cui i partigiani si tenevano al sicuro
sulle montagne e la loro attività consistè soprattutto nel saccheggiare i
magazzini Todt e nel far saltare qualche ponte. Solo più tardi (verso
l’ottobre) diventarono più aggressivi e cominciarono le imboscate e l’uccisione
di civili disarmati.
3 – Arrivano i nostri
Era questa
la situazione quando, alla fine di ottobre, arrivarono i soldati della
Repubblica Sociale Italiana.
Alla fine di
ottobre del 1944 giunsero in Garfagnana: Il comando della divisione alpina
“Monterosa”, il comando del 1ª Rgt Alpini, i Btg Intra e Brescia cui fu
aggregata la 1ª Cmp del Btg Aosta, il comando reggimentale di artiglieria, i
gruppi Mantova e Bergamo, il gruppo esploratori "Cadelo", il Btg
pionieri, il Btg collegamenti, l'intendenza, la sanità, la compagnia
controcarro divisionale.
Sulla
sinistra del Serchio fu schierata, dal fiume fino a Treppignana, la 1^
compagnia del Btg Aosta della Divisione Alpina Monterosa. Piu` in alto, fin
sugli Appennini, la difesa era affidata a due Btg del 236º Rgt tedesco, che,
poi, saranno sostituiti da due Btg del 285ª Rgt tedesco.
Sulla destra venne schierato il Btg Brescia,
sempre della Divisione Monterosa, dal fiume fino a piccolo villaggio di Campo.
Alla sua destra si schierò il 2° Btg del VI Rgt della Divisione San Marco che
reggeva il fronte fino al costone detto “Le Rocchette” compreso. Alla sua
destra, sulle fortissime posizioni sulle Alpi Apuane (Monte Altissimo, le
Cervaiole, il monte Cipollaio…) , il Btg Intra, della Divisione Monterosa. In
collegamento con l'Intra e fino al mare reggeva il fronte la 148ª Divisione
tedesca.
Nei paesi a
nord di Castelnuovo, che costituivano le immediate retrovie, si sistemarono i
vari comandi e i vari servizi.
Il Generale
Mario Carloni, comandante della Divisione Monterosa e comandante delle
operazioni nel sotto-settore alla destra del Serchio, stabilì il suo comando a
Camporgiano. Questo paese, antica vicaria lucchese e, dal 1430, vicaria
estense, conserva la possente rocca
estense che, pur con le torri mozzate dal terremoto del 1920, è ancora una
robusta fortificazione. In locali scavati sotto le mura di tale rocca il
Generale Carloni pose il suo comando. A Camporgiano esisteva fin dalla tarda
estate un ospedale militare tedesco. Al loro arrivo ne presero possesso gli
alpini. Anche la polizia militare della divisione ebbe la sua sede nella
caserma dei carabinieri che, nel frattempo, l’avevano abbandonata ed erano
fuggiti.
Non è questo
il luogo per raccontare lo svolgersi dei combattimenti, che sono
dettagliatamente raccontati in molte e notevoli opere. Ci limitiamo a citare,
fra i tanti, Cesare Fiaschi La
guerra sulla Linea Gotia Occidentale e Davide Del Giudice La linea Gotica
fra la Garfagnana e Massa Carrara.
Vorremmo
occuparci, invece, dei rapporti delle popolazioni garfagnine coi soldati della
R.S.I.
Al
loro arrivo la sensazione più diffusa fu di maggior sicurezza. I tedeschi, col
loro linguaggio incomprensibile e il loro rigido fare teutonico facevano un po’
paura e alimentavano un sentimento di insicurezza, anche se, in linea di
massima, in Garfagnana il loro comportamento non era stato ferocemente ostile.
E ciò soprattutto in virtù della presenza del Commissario Prefettizio Micotti
che interveniva subito e dovunque quando qualche incomprensione o peggio
sorgeva fra i tedeschi e la popolazione. Ma con gli alpini era tutt’altra cosa.
Parlavano la nostra lingua, ci si poteva parlare, venivano spesso da terre che
i nostri uomini conoscevano per avervi fatto il militare. E non dimentichiamo
che la Garfagnana è terra di Alpini.
Padre
d'Amato, rettore del collegio di Migliano, vicinissimo al fronte, nel suo
diario, manifesta la sua soddisfazione per l'arrivo degli Alpini. Anzitutto
perché, dice, " con questi si può parlare e ci si capisce”
Al
posto dei tedeschi, che se ne sono andati, il 27 ottobre, giungono a Filicia 80
alpini con cavalli e carri. E anche Don Pinagli gioisce, perché questi
autorizzano a suonare le campane, cosa che, prima, era vietata.
5 – Gli alpini portano lavoro
Oltre a ciò anche questi militari, come già i
tedeschi, avevano bisogno di mano d’opera, e ciò dava agli operai un lavoro
retribuito che consentiva alla famiglie di vivere almeno senza preoccupazioni
di tipo economico.
Ad
Arni, base logistica del Btg Intra, vengono reclutati dei portatori civili,
regolarmente stipendiati, che riforniscono quotidianamente le truppe in linea. E mentre coi tedeschi c’era
sempre il timore che ti portassero in Germania, con questi non c’era questo
tipo di timore. Così il rapporto fra militari e popolazione cominciò a farsi
amichevole. Le persone cominciarono a conoscersi e nacquero anche delle
amicizie. I rapporti con le ragazze erano più scarsi perché i paesi di
fondovalle, dove stazionavano i soldati, erano stati completa,mente sfollati a
causa dei bombardamenti alleati, tuttavia non mancarono neppure quelli e in
vari casi si conclusero con un matrimonio celebrato subito dopo la fine della
guerra.
6 – La presenza massiccia di soldati porta anche inconvenienti
Naturalmente
la presenza massiccia di truppe in una zona crea inevitabilmente anche dei
disagi e delle cose spiacevoli. Molte case furono occupate, molti agricoltori
dovettero cedere animali da carne per l’approvvigionamento della truppa e,
soprattutto, grosse scorte di fieno necessarie per i muli degli alpini. In
genere questi prelevamenti venivano pagati, ma forse non sempre. E non
mancarono le bravate alpine: cantine sfondate di notte per rifornirsi di vino
e, magari, di salumi.
La cosa più
importante, però, era la sicurezza delle persone, che non veniva minacciata.
Ovviamente
questo valeva per chi non aveva obblighi di leva. Chi aveva questi obblighi
dovette scappare coi partigiani o, comunque, nascondersi. E molti furono
catturati e costretti ad arruolarsi. Ma senza subire maltrattamenti.
Né mancarono
azioni antipartigiane, tendenti a mantenere sgombre da pericoli le retrovie del
fronte, ma non ci furono scontri cruenti salvo qualche scambio di fucilate in
occasione di agguati a veicoli di passaggio. Si cercava anche di scovare
eventuali sostenitori dei partigiani, ma senza eccessi e senza cattiveria.
L’11 dicembre, ad esempio, chiameranno il prete di Gorfigliano a Colognola di
Piazza al Serchio per interrogarlo, ritenendolo amico dei partigiani. Ed egli
andrà facendosi accompagnare da Don Mario Tucci. Lo racconta il prete stesso,
Don Vincenti, dicendo che parlò con il Capitano Gervasini, col Cap. Ruini e col
Ten. Peruzzi. Dice che ci furono minacce di distruzione per i paesi di
Gramolazzo,Gorfigliano e Verrucolette, ritenuti covi di ribelli. Ma, poi, gli
argomenti portati dal prete (i partigiani hanno passato il fronte, la povera
gente è vittima essa stessa e non complice dei partigiani) fecero presa e la
tensione si allentò. Saputo che i due preti erano digiuni il capitano Gervasini
“ci fece servire un discreto pranzetto; si mangiò una buona ed abbondante pasta
asciutta, che da tempo non si gustava, una pietanza di carne, frutta e mezzo
litro di vino”. E tutto finisce lì.
7 – Gli aiuti alla popolazione
Innumerevoli, inoltre, furono gli interventi in aiuto delle fasce
più deboli della popolazione. A Eglio, paese che era praticamente sul fronte, "il Col. Andolfato apre
una cucina popolare per vecchi, bambini, inabili". Lo racconta il prete
stesso, Don Turriani, con gratitudine. Anche Don Gigliante Maffei, parroco di
Torrite stabilisce rapporti di buon vicinato con gli alpini che ora hanno sostituito
i tedeschi e ottiene dal Gen.Carloni “lavoro per gli uomini e rancio per donne
e bambini. Ciò per quasi tutto il tempo del fronte”. Il gruppo esplorante
"Cadelo" dichiarava, ogni giorno, 40 presenze in più per le orfanelle
di un istituto di suore francescane di Pisa sfollate a Sassi. Orfanelle che il
15 novembre verranno decimate da una cannonata americana da 105 che centra in
pieno la casa che le ospitava.
Moriranno ben 10 orfanelle e 4 suore. I poveri resti sfracellati
verranno alla meglio raccolti in sei casse e sepolti nel locale cimitero.
Ma già il 1° novembre, subito dopo l’attacco
brasiliano, gli alpini della prima compagnia del Btg Aosta che vengono
avvicendati sulla sinistra del Serchio, lasciano mezzo quintale di pasta al
Collegio di Migliano, “fra il tripudio dei frati e dei ragazzi”
Occorre
ricordare anche l’atteggiamento del Generale Carloni nei confronti della
popolazione che subiva i gravi disagi derivanti dalla situazione. Egli chiese e
ottenne da Mussolini un contributo in denaro “per alleviare le sofferenze della
popolazione della Garfagnana”. Non si
ha documentazione degli interventi effettuati a sostegno dei casi di maggior
bisogno. Dall’archivio storico del comune di Camporgiano, però, si apprende che
:
Il Comm. Prof. Ulisse Micotti riesce a costituire
un “fondo segreto” (così viene chiamato) per interventi urgenti e immediati.
Lire 22875 delle circa 100000 del fondo provengono da donazioni del Gen.
Carloni.
Nel Bilancio Consuntivo 1945 risultano, consegnate ai nuovi amministratori dal Commissario Prefettizio Micotti, le seguenti somme:
Lire
21490 quale residuo del “fondo segreto”
Lire
9200 quale residuo delle somme consegnate dal Generale Carloni.
8
– Il ritorno in Garfagnana
Ma
quello che meglio e più testimonia dei rapporti amichevoli fra i soldati della
R.S.I. e la popolazione garfagnina è il fatto che questi soldati sono
continuamente ritornati, fin dall’immediato dopoguerra, a rivedere i posti dove
avevano combattuto e, soprattutto, a ritrovare le famiglie amiche che spesso li
avevano ospitati e trattati come figli, le fidanzatine che molti si erano fatti
e che in non pochi casi hanno poi sposato, a passare del tempo in vacanza in
questi luoghi dove, evidentemente, avevano lasciato dei buoni ricordi.
Un giovane di Sassi ha raccolto alcune decine
di fotografie di soldati dell’epoca, che erano state lasciate per ricordo a
qualche ragazza o a qualche famiglia. Purtroppo i giovani che le hanno trovate
in casa non sanno nulla di queste foto che, pertanto, rimangono senza nome. Ma
testimoniano, tuttavia, di amicizie che erano nate. Una foto ricordo si lascia
a persone cui si vuol bene.
Un caso particolarmente significativo è
quello di un alpino della Monterosa. Egli, dopo la guerra, aveva preso a Sassi
una casa e vi veniva spesso, con la moglie, il figlio e la figlia a trascorrere
periodi di vacanza e a ritrovare vecchie amicizie. Il suo attaccamento al paese
era così grande che, alla sua morte, ha voluto essere sepolto nel piccolo
cimitero di Sassi. Si chiamava Piero Galleri. Era di Genova.
Serie di foto (purtroppo anonime) di soldati della R.S.I. che hanno combattuto in Garfagnana, lasciate per ricordo agli amici di allora del paese di Sassi