La lettera alla madre del Capitano di Corvetta, medaglia d’Oro
CARLO
FECIA DI COSSATO
“” Napoli, 21 agosto 1944
Mamma carissima,
quando riceverai questa mia lettera, saranno successi dei fatti
gravissimi che ti addoloreranno molto e di cui sarò il diretto responsabile.
Non pensare che io abbia commesso quello che ho commesso in un momento di pazzia,
senza pensare al dolore che ti procuravo. Da nove mesi ho molto pensato alla tristissima
posizione morale in cui mi trovo, in seguito alla resa ignominiosa della Marina,
a cui mi sono rassegnato solo perché ci è stata presentata come un ordine del
Re, che ci chiedeva di fare l’enorme sacrificio del nostro onore militare per
poter rimanere il baluardo della Monarchia al momento della pace. Tu conosci
che cosa succede oggi in Italia e capisci come siamo stati indegnamente traditi
e ci troviamo ad aver commesso un gesto ignobile senza nessun risultato. Da questa
constatazione me ne è venuta una profonda amarezza, un disgusto per chi ci
circonda e, quello che più conta, un profondo disprezzo per me stesso. Da mesi,
Mamma, rimugino su questi fatti e non riesco a trovare una via d’uscita, uno
scopo alla mia vita.
Da mesi penso ai miei marinai del “Tazzoli” che sono onorevolmente
in fondo al mare e penso che il mio posto è con loro.
Spero, Mamma, che mi capirai e che anche nell’immenso dolore che
ti darà la notizia della mia fine ingloriosa, saprai capire la nobiltà dei
motivi che mi hanno guidato. Tu credi in Dio, ma se c’è un Dio, non è possibile
che non apprezzi i miei sentimenti che sono sempre stati puri e la mia rivolta
contro la bassezza dell’ora. Per questo, Mamma, credo che ci rivedremo un giorno.
Abbraccia papà e le sorelle e a te, Mamma, tutto il mio affetto
profondo e immutato. In questo momento mi sento molto vicino a tutti voi e sono
sicuro che non mi condannerete.
Carlo “”
Il Comandante Fecia di Cossato
aveva comandato il sommergibile atlantico “Tazzoli” con base a Bordeaux e aveva
meritato la M.d’O al V.M. L’8 settembre, convinto di non dover ammainare la bandiera
italiana, condusse la sua nave, torpediniera “Aliseo” a Malta. Ma constatata la
realtà del turpe tradimento, oppresso dai rimorsi il 27 agosto 1944 si tolse la
vita.