Progetto di Costituzione preparato, su incarico del Governo della R.S.I., dal Ministro dell’Educazione Nazionale, Biggini

  (presentato il 16 dicembre 1943 alla riunione del Governo nella quale venne deliberata la costituzione dell’Assemblea Costituente)

 

                                  ALCUNE  IDEE SUL FUTURO ASSETTO POLITICO E SOCIALE

                                                                  DEL POPOLO ITALIANO

 

Art. 1°) – Forma di Governo: REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA

                Repubblica ossia popolo sovrano, padrone assoluto dei propri destini, dove tutte le leggi vengono emanate dai rappresentanti eletti con piena libertà dal popolo stesso, non escludendo per leggi di massima importanza anche il referendum.

                 Sociale perché verranno elaborate provvidenze legislative per tutti, assistenza ai colpiti da grave malattia, mantenimento degli invalidi, pensione nella vecchiaia, distribuzione con giustizia del lavoro e della rimunerazione in modo che a nessuno più sarà consentito di vivere sfruttando il suo simile, ciascuno dovrà godere in pieno il frutto del proprio lavoro: tutto quello che sarà necessario al fine di consacrare il principio della fratellanza umana.

 

Art. 2° - Organo supremo legislativo la Costituente; trasformandosi poi in assemblea nazionale legislativa eletta con suffragio universale rinnovabile ogni cinque anni col sistema della proporzionale.

 Storicamente la Costituente è la prima assemblea che succede ad un movimento rivoluzionario, si riuniscono i rappresentanti del popolo per gettare le basi del nuovo Stato, sulle rovine del vecchio, conforme ai principi voluti dalla rivoluzione stessa. Dopo di ciò verrà denominata Assemblea Nazionale Legislativa, la stessa che nominerà il Capo dello Stato.

 Le elezioni si svolgeranno col sistema della proporzionale per dare modo a tutti i partiti ed a tutte le correnti della nazione di essere rappresentati nel supremo consesso.

 

Art. 3° - Organo supremo del lavoro il Senato; il quale deve essere considerato il più alto consesso nazionale inquantochè in esso potranno accedervi soltanto coloro che si saranno acquisite distinte benemerenze nel campo della scienza e del progresso dell’Economia Nazionale. La nomina a senatore sarà a vita, dovrà avvenire per elezione da parte della categoria dei lavoratori a cui il candidato appartiene, compensando così della più alta onorificenza i meritevoli del lavoro. La Confederazione generale del lavoro organo supremo di tutti i sindacati, sarà direttamente interessata per il numero dei posti spettanti a ciascuna categoria procedendo in accordo col governo. Avrà attribuzioni consultive ed avrà facoltà di avanzare proposte d’ogni genere inerenti al lavoro, all’assemblea legislativa.

 Così il Senato, gloriosa istituzione italiana, verrà completamente trasformato; le nomine non saranno più per “motu proprio” di un sovrano e per simpatia di un capo di governo, ma sarà il popolo tutto che mediante plebiscito nominerà i suoi migliori conferendo ad essi la gloria di entrare nel supremo consesso dell’aristocrazia del lavoro.

 Così verranno a trovarsi tutti uniti gli eletti del lavoro italiano, uomini di larga esperienza e temprati nella lotta che formeranno la mente ed il cuore della nostra economia e del nosgtro progresso.

 

Art. 4° - Magistratrura indipendente; i magistrati eletti con plebiscito popolare, così pure delle liste dei giurati, i primi a vita, i secondi rinnovabili ogni cinque anni.

 La Giustizia non subirà alcuna influenza esterna, né sarà più al servizio di correnti dominanti, ma libera e indipendente dovrà essere, i suoi giudizi verranno presi con assoluta tranquillità secondo i dettami della propria coscienza; i Magistrati verranno eletti a vita per espressa volontà del popolo ed essi stessi saranno gli arbitri dell’orinamento giudiziario delle varie giurisdizioni. La scelta dei candidati per la formazione delle giurie popolari alle Assisi dovrà essere fatta con scrupolo trattandosi di una delicata funzione. Anche l’attuale sistema di detenzione e di pena dovrà essere riveduto, studiato e modificato.

 

Art. 5° - Autonomie comunali e regionali , soppressione delle provincie. Gli Amministratori comunali dovranno essere eletti ogni cinque anni, questi nomineranno nel proprio seno la giunta e il sindaco. Tutti i sindaci dei singoli comuni formeranno il consiglio regionale, il quale nominerà la giunta esecutiva col capo Regione.

 Il Comune, primo nucleo dell’amministrazione statale, godrà di una grande autonomia. Dovranno essere rivedute e corrette le attuali circoscrizioni sopprimendo quelle superflue. La provincia viene soppressa e le attribuzioni di essa in parte passeranno ai comuni ed in parte alla regione, la quale si amministrerà con piena autonomia.

 Si ritiene che, oltre alla semplificazione amministrativa, la regione possa meglio rispondere ai bisogni di grandi opere, specialmente per canali d’irrigazione, autostrade, sistemazione dei bacini montani e fluviali, arginatura dei fiumi, porti marittimi, ecc.

 

Art. 6 – Tutte le cariche pubbliche dovranno essere remunerate. Appunto perché tutti vivano esclusivamente di lavoro, i preposti alla carica pubblica debbono essere logicamente indennizzati.

 

Art. 7 – Ampia libertà per tutti di riunione, di associazione, di stampa, di culto. L’uomo considera la libertà la base essenziale per tutte le sue funzioni sia nella vita materiale che in quella spirituale.

 La libertà è un bisogno assoluto dello spirito come gli alimenti sono un bisogno assoluto del corpo; dunque libertà di credenze religiose e di pratiche religiose; libertà di propaganda, di riunione, privata e pubblica, libertà di associazione, libertà professionali, libertà di lavoro e di iniziativa, libertà di stampa e di critica.

 La libertà è la palestra per l’esercizio del cervello, come i campi sportivi per l’esercizio muscolare. E’ un bisogno sentito dall’uomo quello di esternare la propria idea e la propria critica, è la volontà dello spirito che lo eccita, compiacendosi anche dell’azione contraria perché comunque le idee sprigionate dall’anima servono sempre a qualche cosa, ed è solo nel crogiolo e nel dibattito delle idee che ne scaturiscono sempre delle migliori, che formano la morale e la progressività di un popolo.

 Non va trascurato il dire che il cittadino nella connivenza sociale delle libertà godute saprà farne buon uso, concorrerà egli stesso alla formazione del nuovo ordinamento e alla creazione delle sue leggi che debbono regolare la nostra vita collettiva, sentirà poi l’obbligo ed il dovere del rispetto assoluto.

 

Art. 8 – Il diritto al voto sarà concesso ad ambo i sessi appena compiuto il 24° anno di età, anche le donne possono essere eleggibili.

 Il voto ad ambo i sessi è un atto di giustizia perché anche la donna nella vita ha una funzione sociale non meno importante dell’uomo, il diritto viene esercitato appena compiuto il 24° anno di età per ragioni di una maggiore maturità di coscienza.

 

Art. 9 – Coscrizione obbligatoria abolita, creazione di una milizia nazionale volontaria per l’ordine pubblico.

 Questo articolo è dettato dalla convinzione che debba sorgere una intesa fra i popoli Europei mirante alla soppressione dei conflitti armati. Caso non si avverasse, allora è naturale che l’Italia dovrebbe pensare anche a come potere organizzare la sua sicurezza.

 

Art. 10 – Abolizione di tutti i titoli nobiliari e di tutte le onorificenze concesse, eccettuate quelle militari ed al valore civile.

 La nascita dell’uomo è la più eloquente manifestazione della legge di natura che siamo tutti eguali. I soli titoli riconosciuti saranno quelli conseguiti con lo studio e con atti di valore.

 

Art. 11 – Le imposte dovranno essere riunite in una sola, comprendendovi anche l’aliquota per l’invalidità e la pensione nella vecchiaia, si prenderà per base il reddito con la progressività.

 Il sistema tributario verrà riformato, sburocratizzato, semplificato; i dazi comunali, le imposte sui consumi, le tasse sulle entrate e tutte le miriadi di marche da bollo soppresse; il cittadino pagherà una tassa unica annuale, divisa in tante rate bimestrali in base al proprio reddito comprovante anche l’aliquota per l’invalidità e la pensione. Le aliquote dell’imposta saranno progressive in base al reddito, esse mireranno a colpire i maggiori profitti al fine di una migliore giustizia sociale.

 Due commissioni preposte all’accertamento verranno istituite da parte dei consigli comunali, la prima presieduta dal capo dell’Ufficio fiscale dello Stato, la seconda da un delegato del comune che avrà funzioni arbitrali con giudizio inappellabile.

 Gli accertamenti dovranno essere pubblicati su un giornale locale.

 

Art. 12 – Dogana: gradualmente si deve tendere al libero scambio: in unione alle altre nazioni sorelle, di tutti quei prodotti che la natura stessa ha a ciascun popolo assegnato.

 Un nuovo ordinamento politico, economico, internazionale dovrà essere tale da poter consentire le eliminazioni graduali dei dazi protettivi. E’ un compito di molta importanza quello di arrivare al libero scambio.

 Ogni popolo sfrutterà al massimo le proprie risorse, cosidette materie prime, ma quasi tutti però non hanno il necessario al completo dei bisogni nazionali, da qui la necessità dell’armonia degli scambi, base fondamentale del principio della fratellanza umana. Non è possibile risolvere la questione in modo unilaterale, perché il complesso problema è connesso all’economia degli altri paesi.

 

Art. 13 – Politica Estera: l’Italia, nel campo internazionale, riconoscerà l’assoluta indipendenza di tutti i popoli, si farà promotrice per stabilire un patto di fratellanza comune fra le nazioni con la creazione di una milizia internazionale e un tribunale supremo con giudizio inappellabile per tutte le controversie che potessero sorgere fra le nazioni associate.

 Il popolo italiano esplicherà nel mondo la sua missione di giustizia, che la ragione ed il diritto non dovranno essere del più forte che vuole conquistarli con la spada. Una nuova era si dovrà iniziare con l’affratellamento dei popoli di buona volontà per evitare per sempre i flagelli dei conflitti armati, le eventuali vertenze dovranno essere giudicate da una speciale Corte di Giustizia. Ogni popolo deve volere che la vita sia sacra, sia dedicata al lavoro, all’amore della famiglia, alla Patria e al progresso dell’umanità. Tutte le nazioni associate dovranno contribuire in ragione della loro popolazione alla formazione di una milizia internazionale da rimanere a disposizione dell’organo esecutivo per imporre le proprie deliberazioni.

 

Art. 14 – Il popolo italiano ritiene ogni questione di razza abolita e per quanto riguarda i semiti sosterrà, nel campo internazionale, la opportunità di una sistemazione definitiva con la creazione dello Stato Ebraico.

 Con le guerre di conquista, con le invasioni, con le dominazioni più o meno lunghe a cui sono stati soggetti tutti i popoli nella storia si sono prodotte delle mescolanze che oggi una discriminazione non sarebbe più possibile per definire una omogeneità di razza. D’altra parte non è azzardato dire che la razza umana, benchè abbia diversi aspetti di colore e di forma, diverse abitudini e costumi a seconda delle latitudini e della loro ubicazione, è una sola. Infatti si può constatare che tutti tendono progressivamente a modificarsi in tutti i campi verso un fine di miglioramento comune, ragione per cui il popolo italiano ritiene superflua ogni questione di razza.

 Quanto ai semiti nessuno ignora la grandissima importanza che ha avuto in antico il piccolo popolo Ebraico e quale sia stato il suo contributo alla nostra civiltà mediterranea. Dopo la conquista romana della Giudea il picolo stato andò in frantumi ed essi si sparsero in tutto il mondo che si crede oggi raggiungano la cifra di quattordici milioni. Da allora in poi alternate sono state in tutti i secoli le persecuzioni di ogni specie subite e perciò si considera come necessario ridare ad essi la possibilità della creazione del loro Stato con le loro rappresenzanze diplomatiche in tutti i paesi, così verrebbe a formarsi anche per loro una patria, un punto d’appoggio indispensabile alla loro esistenza.

 

Art. 15 – Scuola obbligatoria per tutti, perlomeno fino al 16° anno di età per conseguire una elevazione ed una educazione maggiore nel popolo ed una coscienza di cittadino.

 Verranno create delle borse di studio da conferirsi, su proposta degli insegnanti, a tutti i bisognosi che manifestano di avere avuto in dono dalla natura una maggiore intelligenza ed un maggior ingegno.

 La scuola non avrà dogmi. Saranno escluse le influenze politiche e religiose, l’insegnamento sarà aperto alle grandi correnti del pensiero, i programmi verranno ampiamente discussi dal corpo degli insegnanti stessi, commissioni speciali verranno istituite, incaricate del vaglio e delle decisioni all’avviamento professionale di quelli ritenuti idonei con giudizio inappellabile.

 I compiti dell’insegnamento e dell’educazione per la formazione della nuova etica speciale non sono dei più facili, essendo la natura come il Creatore l’ha voluta con le virtù e coi difetti, col bene e col male, con la generosità e con l’egoismo, coll’amore e con l’odio, con passioni, inclinazioni ed impulsi contrari alla ragione, perciò gli educatori avranno la grande missione di plasmare il lato buono degli istinti delle nuove generazioni per imprimere in esse una buona educazione, un carattere saldo e una coscienza morale forte, tale da saper vincere e dominare le impulsività del male che alberga entro le stesse.

 

Art. 16 – Lo sport è ritenuto necessario, dovrà essere libero e indipendente, l’esercizio spontaneo esercitato per pura passione, senza stimolo di lucro, solo col concorso di premi.

 Lo sport è un elemento naturale indistruttibile che incomincia dall’infanzia per finire solo quando l’uomo muore. S’intende per sport tutti gli esercizi fisici che abbiano per scopo svago, divertimento, ricreazione anche senza il minimo pensiero di partecipare a gare, che queste, sono riservate all’età giovanile, la quale si appassiona e si riscalda per primeggiare e per conquistare dei record. Oggi è considerato da tutte le nazioni civili del mondo un fenomeno d’importanza sociale, necessario allo sviluppo muscolare delle nuove generazioni.

 

Art. 17 – Il lavoro nella Repubblica Sociale Italiana è un dovere per tutti i cittadini, e ciascuno verrà rimunerato a seconda della propria capacità e del proprio merito.

 Il lavoro è la prima necessità ed il primo dovere della nostra esistenza sia materiale che intellettuale, è uno sforzo che l’uomo è obbligato a compiere per conseguire quei beni economici necessari a soddisfare i bisogni della vita. Molteplici sono le attività lavoratrici ma tutte unite creano quella ricchezza necessaria al consumo umano, tanto più saranno le iniziative e la volontà del lavoro dei cittadini quanto maggiori saranno i beni che vengono messi a disposizione della collettività nazionale.

 Il corrispondere una remunerazione a seconda delle proprie capacità e dei propri meriti, si considera uno stimolo e un atto di giustizia.

 

Art. 18 – Il capitale non potrà essere più elemento di sfruttamento e di privilegio per alcuno, tutta la proprietà immobiliare passerà esclusivamente nelle mani dello Stato fatte le seguenti eccezioni:

            a) per i possessori della casa che serve di abitazione della propria famiglia;

            b) della terra che viene fecondata con le proprie braccia;

            c) e di quant’altro sia nella forma privata che associata ove risulti chiaramente che il capitale ed il lavoro siano riuniti

                nelle stesse mani.

 Lo Stato, pur avendo il preciso scopo di cedere tutto alle libere associazioni cooperative, assumerà provvisoriamente la gestione diretta delle industrie, delle miniere, delle ferrovie, delle poste, dei telegrafi, degli autotrasporti, delle aviolinee, della navigazione mercantile, ecc. ecc.

 Nel campo agrario il  nostro paese si trova in condizioni speciali, la parte più importante della nostra agricoltura e ortofrutticoltura sta nei terreni frazionati a sistema appoderativo con case coloniche dove si realizzano le molteplici colture intensive con grande vantaggio della nostra economia, e dove anche si cura l’allevamento, si conserva, si moltiplica tutto il nostro patrimonio zootecnico nazionale.

 In questo settore tanto importante, lo Stato, pur favorendo lo sviluppo di colture estensive persisterà nel sistema del frazionamento dei terreni, e la terra verrà data a tutte quelle famiglie che desiderano di lavorarla con rilevanti facilitazioni perché possa in breve tempo diventare di loro proprietà. Lo Stato si servità di commissioni comunali di esperti per stabilire il prezzo e le relative facilitazioni.

 Un regolamento dovrà essere elaborato dal governo sui movimenti che succederanno nelle famiglie, chi dalla terra passa all’industria e viceversa, chi per estinzioni di unità famigliari è costretto a ricorrere in cerca di un appezzamento di terreno più piccolo, chi per aumentata prole è obbligato a ricorrere ad uno più vasto, e tanti altri.

 Infine provvidenze legislative emaneranno disposizioni per la sistemazione di tutti coloro ai quali la proprietà è stata tolta.

 Togliere bruscamente la proprietà a chi ne ha in esuberanza alcuni crederanno di poter sostenere che è un principio immorale.

 Ciò non risponde al vero, perché il capitale è il risultato di uno sfruttamento più o meno lungo del lavoro altrui, o frutto di scaltrezza e di corruzione di ogni genere ai danni della collettività nazionale.

 Togliere questo capitale e metterlo a disposizione esclusivamente di chi lavora costituisce una riparazione ed un atto di giustizia sociale, sarà il più grande omaggio che l’attuale generazione possa rendere ai suoi avi che nei secoli passati hanno sofferto, patito, e tante volte maledetto chi gli aveva dato il bene dell’esistenza nel vedersi portar via il frutto delle loro fatiche e del loro lavoro mancante per i propri figli.

 Capitale e lavoro conferito nelle stesse mani è il problema del giorno, si ritiene il più confacente, il più idoneo alla natura umana. La formula a ciascuno secondo i propri bisogni non ha possibilità di realizzazione pratica, allo stesso modo di chi per vocazione presa, giura di rimanere casta e s’accorge poi che gli istinti naturali sono più forti della sua volontà.

 E’ perfettamente inutile non voler riconoscere che il Creatore ha profuso nell’istinto umano degli egoismi che ha bisogno di soddisfare: forse sono stati dati per stimolo all’indefinito progresso umano ?

 La proprietà privata o associata oltre a essere fonte di maggior ricchezza e di benessere nazionale, costituisce per l’uomo un godimento, non solo per quanto può offrire il rendimento del suo lavoro libero ed indipendente, ma anche vi trova il soddisfacimento delle proprie passioni perché non vi è esistenza umana senza missioni, dall’agricoltore che feconda la terra osservandone tutti i fenomeni, all’astronomo che perlustra i cieli, all’industriale che aguzza la propria intelligenza per sempre più perfezionarsi, all’artigiano che si studia di produrre cose artistiche sempre più belle, al corpo degli insegnanti che educano come loro figli le nuove generazioni, alla scienza tutta che si accanisce continuamente per scrutare i misteri della natura rivelandoci sempre cose nuove: sono tutte queste forze di lavoro e di passione che fanno salire sempre più in alto la grande piramide della civiltà e del progresso umano.

 Il centro propulsivo della trasformazione sociale sarà la Banca di Stato, che, come si dirà più avanti all’art. 22, curerà tante sezioni per quante saranno le branche dell’attività umana.

 Esempio pratico:

  Il coltivatore diretto di un podere che viene ad avere temporaneamente per proprietario lo Stato e che questo gli fissa il pagamento minimo di L. 3000 all’anno, interessi compresi, perché possa diventare di sua proprietà in anni 30, senza escludere l’acconsentimento alla eventualità di un riscatto prima, inizia i suoi versamenti alla Banca Sezione Credito Agrario.

 Può accadere che dopo 10 anni egli sia obbligato, per molteplici cause, a lasciare il podere, allora se prenderà possesso di un podere più piccolo o più grande sarà sempre tenuto conto della somma versata, come pure se lascia la terra ed entra nell’industria, la somma versata alla Banca di Stato la passerà alla sezione industriale destinando all’industria la somma stessa dove il lavoratore è passato a lavorare versando la sua quota di capitale spettantegli. La terra verrà data in possesso in proporzioni alle capacità lavorative della famiglia.

 Saranno pure favorite nel campo agrario la libera e spontanea associazione che si renderà indispensabile nelle terre di bonifica e nel frazionamento del latifondo per le colture estensive meccanizzate.

 Nell’industria si seguirà lo stesso metodo.

 Lo Stato stabilito il valore di uno stabilimento industriale, lo suddividerà in tante parti uguali fra gli operai addetti così si formeranno le quote capitali per ciascun operaio e per chi non avesse la possibilità di riscatto immediato, lo Stato nella sua gestione provvisoria, sia cogli utili derivanti dall’azienda e con trattenute adeguate per ciascun operaio andrà ad integrare la formazione delle quote capitali spettanti a ciascuno e solo allora lo Stato cederà l’industria agli operai ed ai tecnici costituitisi in associazione cooperativa. Allo stesso modo di chi passerà dalla terra all’industria, chi dall’industria alla terra e così via di tutti gli altri casi, il lavoratore avrà con sé sempre il versato che è risparmio suo investito nei mezzi di lavoro completo o incompleto che sia, qualunque possa essere il giro della sua vita di laboriosa attività.

 Arrivato al termine per godere di diritto la pensione, questa quota capitale verrà rimborsata, integralmente in caso di morte il rimborso andrà in eredità ai figli legittimi, in mancanza di questi alla collettività nazionale.

 Abbiamo detto sopra per quanto possa riguardare la società in genere, mentre la terra appena riscattata, il coltivatore ne diverrà arbitro della propria proprietà. I lavoratori dell’intelletto, del pensiero e dell’arte saranno liberi e indipendenti godranno essi stessi delle provvidenze che la Repubblica offre a tutti i cittadini.

 Come nello spirito anche nei prodotti del lavoro vi sarà piena libertà, pur non tollerando gli illeciti guadagni, per lo smercio della propria produzione e nessuna autorità potrà rendersi arbitra per stabilire i prezzi sui prodotti del lavoro altrui, solo con la libera concorrenza verrà a stabilirsi equilibrio economico.

 La proprietà immobiliare espropriata non verrà pagata dallo Stato, l’assemblea nazionale legislativa che ne decreterà l’esproprio contemporaneamente emanerà disposizioni per una sistemazione equa di tutte le famiglie che perdendo la proprietà vengono a trovarsi sprovviste di mezzi per l’esistenza e impossibilitati al lavoro. Ritengo ancora necessario dire qualche cosa sulla piccola proprietà terriera.

 Il coltivatore diretto, sia di montagna che di pianura, impiega con la massima volontà tutti i mezzi di produzione nel modo che crede migliore, sa tesaurizzare il valore della terra, dove nessun relitto rimane inutilizzabile, non conta le ore di lavoro, consacra tutte le cure amorevoli alla coltivazione di ogni specie, non è pigro ad alzarsi di notte se un temporale minaccia, per mettere al riparo i prodotti maturati, persiste nella lotta contro le malattie delle piante fruttifere, in compenso prova la gioia nella raccolta dei prodotti che la terra generosa offre alle sue fatiche. Si circonda di animali: cavalli, buoi, vacche lattifere, suini, conigli e pollame che riproduce continuamente con passione e con tutta la vigilanza che richiedono, notevole è pure la produzione del baco da seta, risorsa non trascurabile sebbene in questi ultimi anni sia stata trascurata; si renderà necessaria la ripresa.

 E’ indiscusso che questo sistema della piccola proprietà è di insuperabile ricchezza, per il suo alto valore produttivo e qualitativo, perché si è certi che l’iniziativa del privato, lo stimolo, la volontà di lavoro di esso non è ancora superato da nessuno.

 In tali condizioni il nucreo famigliare rimane più unito godendo di una vita libera, sana, sobria e patriarcale.

 

Art. 19 – Creazione di un Ente Nazionale Edile che avrà la esclusiva funzione di provvedere, per tutte le famiglie, la casa di loro proprietà. A questo Ente verranno associate tutte le associazioni edili della Nazione. Premesso che l’uomo nella vita ha il bisogno di circondarsi di affetti; la casa è l’asilo dove li riunisce, è il luogo dove si riposa dopo il faticoso lavoro giornaliero gustando ore di sereno raccoglimento e di intimità famigliare, l’ambiente ove pensa e studia il suo progresso.

 Ebbene è giusto e doveroso predisporre in modo che tutti coloro che lo vogliono possano godere una casa di loro proprietà con tutti i conforti secondo la tecnica moderna. Le facilitazioni che l’Ente Edile Nazionale concederà saranno enormi; il pagamento sarà rateale versando alla Banca di Stato seguendo gli stessi criteri come per la terra e per l’industria.

 

Art. 20 – Il risparmio deve essere tutelato nel modo più assoluto, non sono tollerate le inflazioni (principio immorale), infruttifero perché nessuno deve costituirsi il privilegio di vivere di rendita senza lavorare.

 Molti porranno questa domanda: perché il risparmio è infruttifero? E se sarà tale si correrà l’alea che questo prenda la via dell’Estero? A questi interrogativi si risponde:

 il risparmio, frutto di lavoro non consumato che per ragioni di previdenza viene accantonato per gli eventuali bisogni e tante volte finisce per trasformarsi in capitale, il quale frutterà solo se verrà lavorato dallo stesso che lo ha accumulato, diversamente non si può corrispondere nessun interesse perché allora saremo di nuovo a creare la cellula che perpetua il privilegio del capitale, avremo di nuovo gli eccessi degli egoismi per arrivare alla somma di mezzi liquidi che fruttando si possa vivere senza bisogno di lavoro. La nostra fatica sarebbe uguale a quella di Sisifo; non bisogna dimenticare che l’uomo venuto sulla terra se vuole vivere deve mediante il lavoro procacciarsi i beni necessari per l’esistenza, tutti sanno che la ricchezza si crea col lavoro e che nessuno più deve osare per vivere di sfruttare il proprio simile: “chi lavora abbia, chi non lavora non abbia” così diceva il Grande che riposa a Staglieno, solo chi lavora il proprio capitale avrà diritto di godere in pieno i suoi frutti.

 E’ sperabile che nel nuovo ordine sociale l’uomo sappia foggiarsi di una coscienza sempre più ispirata ad una alto senso del dovere e ad un principio di fratellanza, considererà il denaro un mezzo e non un fine e più sentire quell’egoismo di un tempo quando la società gli assicura giustizia, assistenza e pensione nella vecchiaia.

 Le evasioni all’Estero se vi saranno, non potranne essere che entità trascurabili, perché chi vive solo col proprio lavoro non potrà accantonare ingenti risparmi, tuttavia non mancheranno le eccezioni, ma questi è da credere che non vorranno rendersi dei disertori da meritare il disprezzo della Patria. Nella nuova coscienza repubblicana sociale il cittadino sentirà ugualmente il bisogno del risparmio non più orientato alla trasformazione in capitale da sfruttare, che non sarebbe più consentito, ma solo per la previdenza e per soddisfare le proprie passioni quali potrebbero essere quelle per il miglioramnento della proprietà che lavora o ampliamento di essa per ragioni famigliari e per l’abbigliamento della sua casa arricchita di cose secondo il proprio gusto, per acquistare cose di piacere, per portare la famiglia in viaggio od in posti di soggiorno, per dare premi ai propri figli meritevoli e quant’altro che non occorre menzionare perché i lettori sentono e comprendono.

 Lo stato sociale assicura nel modo più assoluto la difesa del risparmio, le inflazioni divenute di moda in questo secolo, non saranno più tollerate perché deleterie e immorali; non si consentirà più che un decreto di governo svaluti la propria divisa monetaria falciando così il risparmio che è frutto di rinuncie, di sacrificio, tale atto è criminoso ed è peggiore di quello compiuto da chi armato di pistola esige il portafoglio dall’uomo della strada.

 Sarà necessaria la creazione di una nuova divisa monetaria che verrà data in cambio a quella attuale, vi saranno falcidie a seconda delle ingenti somme risparmiate, si agirà con criterio di giustizia allo stesso modo del capitale immobiliare. La nuova divisa avrà valore reale intrinseco, sarà ancorata all’oro con riconoscimento internazionale in modo che il risparmiatore sia posto nella condizione completamente libera di far cambio con altre divise per i suoi bisogni particolari. La sistemazione del problema monetario, sotto molti aspetti non potrà essere che di natura internazionale specialmente per l’Europa, dove più la marea inflazionista ha pressochè polverizzato il risparmio, sarà oggetto di studio da parte di economisti la nuova stabilizzazione e la nuova intesa fra le nazioni agli effetti degli scambi ed anche per evitare la rovina degli attuali risparmiatori; dare ad essi ancora la possibilità di una vigorosa ripresa economica.

 Anche per il debito pubblico si seguiranno gli stessi criteri di liquidazione come per la carta moneta e per la proprietà; essendo tutti fattori collegati, non si potrebbe fare diversamente, perché ad esempio come all’espropriato che rimane la casa per la sua famiglia, a chi un podere che lavora da sé per un valore “x”, anche chi ha cartelle del debito pubblico o mezzi liquidi dovranno essere adeguati più o meno allo stesso modo.

 

Art. 21 – Il diritto di eredità limitato ai figli legittimi, i beni goduti dai celibi e dai coniugi senza prole, alla fine della loro esistenza passeranno a disposizione della collettività nazionale.

 Si ritiene giusto che l’eredità sia riservata ai soli figli legittimi perché essi rappresentano la continuità della vita del ceppo famigliare, mentre è altrettanto giusto che i beni goduti da tutti coloro che si estinguono siano devoluti alla collettività nazionale.

 

Art. 22 – Banca unica di Stato la quale provvederà a liquidare gradualmente tutte le altre istituzioni bancarie ed essa solo eserciterà l’esercizio del credito diviso in tante sezioni per quante saranno le branche dell’attività umana.

 Tutte le banche, nel futuro assetto economico, scompariranno comprese le casse rurali e le casse di risparmio foggiandosi in una sola, la quale eserciterà esclusivamente il credito e le altre operazioni di carattere bancario. Dovrà essere il cuore pulsante di tutta la vita economica dove le sue arterie maggiori e minori arriveranno ad alimentare fino alle estremità della vita produttiva del nostro paese.

 Il capitale iniziale sarà fornito dall’espropriazione di tutta la proprietà immobiliare conforme al dispositivo dell’art. 18 e dalle falcidie che si verificheranno sugli ingenti capitali liquidi.

 Successivamente al primo stadio cominceranno ad affluire alla Banca versamenti derivanti dalla cessione della proprietà a chi lavora, dagli introiti delle tasse e dal risparmio. Saranno garantiti, tutelati e tenuti sempre a disposizione gli oneri dei depositanti.

 Non sarà tollerato per nessun motivo l’esercizio del credito clandestino fra privati, pene severissime verranno stabilite per i trasgressori. La tesaurizzazione verrà limitata se ci sarà bisogno. Vogliamo credere il contrario perché il cittadino sentirà profondamente nel proprio animo il suo dovere che è quello di tenere esclusivamente presso la banca i suoi risparmi. Il governo oltre tutti i suoi servizi di tesoreria avrà il compito di stabilire i diversi tassi d’interesse che la banca dovrà appluicare nelle sue operazioni.

 Gli utili annuali derivanti dall’esercizio verranno continuamente accantonati.

 

Art. 23 – L’artigianato, che conserva una tradizione di gloria in Italia, sarà aiutato tanto nella forma privata come in quella associata.

 La condizione dell’artigianato è sempre stata quella di lavoratore indipendente. Si può affermare che le origini siano concomitanti a quelle dell’uomo, il quale comparso sulla terra ha dovuto iniziare lo studio per provvedere alle sue prime principali necessità fisiche, ed essendo un elemento progressivo le capacità sono sempre aumentate sino al punto in cui la storia incomincia a parlare della prima civiltà.

 Nell’antichissima età Egiziana, Ellenica e Romana, poi, l’artigianato produceva già vasellame ceramico, mobili artistici, stoffe di lusso e lavorazione dell’oro e delle pietre preziose.

 Nel Medio Evo, per le crescenti necessità, incomincia a trasformarsi in piccola industria, ma sempre impotente a poter soddisfare i bisogni della moltitudine che diventava sempre più numerosa.

 In progresso di tempo si arriva al 18° secolo in cui compare la macchina e la grande industria che per conseguenza porta un declino nella vita dell’artigianato senza però che questo possa farlo scomparire.

 Benchè esista nel tempo attuale una produzione industriale in grande stile di articoli di consumo, pure l’artigianato rimane sempre quello che può soddisfare meglio i desideri umani.

 Infatti oltre alla migliore qualità della sua produzione, ci si ricorre per soddisfare il proprio gusto,  ad esempio chi vuole l’eleganza dell’abbigliamento, chi vuole arredare con mobilio artistico, chi vuole lavori in ferro battuto, foggiato con arte, chi vuole oro e pietre preziose lavorate e tantissime altre cose, senza contare le innumerevoli riparazioni di oggetti.

 Ne consegue perciò che l’artigianato è un elemento universalmente riconosciuto necessario, indispensabile ai nostri bisogni.

 

Art. 24 – Lo Stato assicura a tutti i cittadini il mantenimento degli invalidi e la pensione di vecchiaia.

 E’ la garanzia più importante per la tranquillità dell’esistenza, e dovrà essere corrispondente ai bisogni ed alle necessirà della vita. Anche l’organizzazione ospitaliera dovrà essere studiata e riveduta.

 

Art. 25 – Ogni forma di questua è abolita.

 Giustamente per coerenza nello Stato moderno non possono essere tollerate alcuna forma di accattonaggio e di elemosina perché è la collettività stessa fondandosi sul principio di fratellanza umana che provvede con tutti i suoi mezzi previsti a fornire il necessario nutrimento a tutti gli sfortunati menomati fisicamente impossibilitati al lavoro.

 

Art. 26 – Lo Stato avrà cura di creare una riserva speciale per sovvenire integralmente ai colpiti da pubblica calamità.

 E cioè lo Stato si assume il compito di indennizzare integralmente chiunque possa, essere colpito da gravi danni causati da uragani, inondazioni, terremoti, frane, ecc. rendendo così la nostra popolazione operosa più tranquilla.

 

Art. 27 – Il Commercio dovrà svolgersi liberamente con onestà e rettitudine e chiunque si renderà indegno, verrà inesorabilmente eliminato.

 Faremo un’analisi necessaria dimostrativa come attualmente si svolge l’attività commerciale. Incominciamo col dire che tutte le industrie produttive hanno il loro ufficio commerciale coi loro esperti rappresentanti così detti viaggiatori che hanno il compito dello smercio della produzione, di segnalare la concorrenza sia nella qualità come nel prezzo, di concedere sconti progressivi a seconda della qualità dell’incetta di qui, che il grossista per lo sconto ricevuto è messo nella condizione, se vuole, di vendere al dettagliante allo stesso prezzo dell’industria.

 I prezzi sono sempre concilianti, quando la domanda è superiore alla quantità della merce a disposizione si ha immediatamente un rialzo, mentre quando l’offerta è superiore al bisogno del consumo si ha la contrazione al ribasso e oggi con la rapidità delle comunicazioni e degli scambi il fenomeno, collegato ai fattori internazionali, è avvertito immediatamente come una scossa sismica.

 In queste contrazioni di prezzi, ci riferiamo sempre ai tempi normali, che molte volte sono fortissimi, molti commercianti per aver incettato troppo non possono resistere e cadono nella rovina e nel disonore, mentre in tempi eccezionali, quali potrebbero essere quelli derivanti da uno stato di guerra, si verifica una contrazione della produzione da un lato e dall’altro un maggior consumo, dimodochè i prodotti cominciano a rarefarsi sui mercati provocando un aumento progressivo dei prezzi, ed in questa circostanza i commercianti avidi di profitto, eludendo la legge, senza scrupolo, sanno accumulare ingenti guadagni.

 Esistono pure società monopolistiche e industrie protette che hanno creato una formidabile rete di agenti esclusivisti con circoscrizioni d’influenza più o meno vasta, che lautamente questi guadagnano senza alcun rischio, senza pericolo e senza capacità, ed è pure la cuccagna dell’arrivismo politico. Abbiamo in numero più elevato la classe dei dettaglianti e degli ambulanti ossia quelli che più che altro fanno acquisti alla spicciolata, chi con la loro carretta, chi col proprio cavallo, chi col proprio furgoncino e persino con la bicicletta facendo arrivare i prodotti di consumo fino alla estremità capillare sia in pianura che in montagna, e questa classe non è di trascurabile importanza per il suo lavoro che presenta una necessità sociale. Abbiamo infine i coltivatori della terra che coi loro prodotti ortofrutticoli, pollame, uova, ecc. affluiscono sui mercati per vendere direttamente al consumo, come pure gran parte dell’artigianato. Come si potrà e si dovrà fare funzionare il commercio in avvenire mantenendolo libero e indipendente ?

 Nel futuro assetto sociale dove capitale e lavoro saranno riuniti nelle stesse mani e le posizioni di privilegio smantellate, un nuovo ordinamento commerciale verrà instaurato, si creeranno sempre più diretti rapporti fra produzione e consumo, occorrerà predisporre un piano organizzativo di Cooperative associate, ed in questo non potrà rimanere estraneo l’Ente Nazionale della Cooperazione, per l’istituzione di grandi magazzini all’ingrosso da fornire anche commercianti, dettaglianti e ambulanti, aprire spacci per la vendita al minuto dei generi di consumo in ogni centro abitato. Gli utili di esercizio derivanti dall’azienda non saranno mai distribuiti, ma accantonati per migliorare sempre l’organizzazione, la quale avrà l’alta funzione di frenare gli eccessie di contenere sempre entro i limiti del giusto la propria attività sociale.

 Dipenderà dai consumatori stessi se sapranno raggiungere la coscienza di cooperatori e solo allora, nella misura di questa, potranno scomparire molti degli intermediari frapposti fra produzione e consumo.

 

Art. 28 – Tutte le società cooperative faranno capo all’Ente Nazionale della Cooperazione che avrà il compito del controllo, della propaganda e di iniziative del genere.

 La Cooperazione italiana si dividerà in due branche: Produzione Lavoro e Consumo. Molto ci sarà da fare per raggiungere lo scopo e l’importanza della sua funzione, e solo quando la coscienza dei cooperatori avrà raggiunto e superato l’iniziativa e il valore produttivo del privato avrà vinto la sua battaglia.

 

Art. 29 – Si dovrà dare impulso a tutte le nostre riserve nazionali, specialmente ai prodotti del suolo che rappresentano la nostra maggiore riserva per l’esportazione, organizzare la produzione ortofrutticola sviluppandola, perfezionandola, industrializzandola, e portare i propri prodotti coi mezzi rapidissimi che la scienza ci ha procurato, nei mercati europei.

 All’uopo si avranno Società Cooperative di competenti e di tecnici per l’attrezzatura dei mercati interni, per l’organizzazione dell’esportazione all’estero e per la creazione di stabilimenti industriali per la confezione in conserva dei prodotti orticoli e delle marmellate. Necessariamente occorrerà preventivamente l’intesa coi coltivatori per spingerli al massimo possibile della produzione ortofrutticola da consentire un continuo rifornimento ai mercati interni od una continua esportazione all’estero, per mantenere i mercati conquistati.

 

Art. 30 – Dare altresì incremento ai posti di soggiorno e di cura, sistemarne dei nuovi là dove la natura li offre, compiere ogni sforzo per rendere sempre più interessanti le bellezze naturali del nostro paese da offrire a tutti coloro che vi accorreranno, ai bisognosi di cure ogni conforto, ai giovani la gioia ed i piaceri della vita, ai vecchi il delizioso riposo dopo che hanno doverosamente lavorato.

 Una striscia di terra che si allunga fra tre mari, cinta a nord dalle Alpi insormontabili, il suo suolo è ferace, belle le sue pianure, colline, monti e montagne coi suoi laghi, incantevoli lagune, riviere profumate dall’olezzo dei fiori, clima dolce e sole splendente, prodotti alimentari squisiti e vino generoso, terra che ha in sé ricordi di una civiltà trimillenaria, che ha avuto pensatori, navigatori, scienziati, poeti, letterati, pittori, scrittori, architetti, artisti e musicisti che coi loro canti e melodie hanno entusiasmato moltitudini deliranti. Questa terra si chiama Italia, la patria nostra che veneriamo ed amiamo e che dobbiamo sempre più rendere ammirata nel mondo.

 Il nostro temperamento è psicologicamente passionale, in cui si alternano continuamente ottimismi e pessimismi; da queste contrazioni nervose si sprigiona una forza creatrice non comune. Rendere sempre più interessanti le bellezze naturali del nostro paese è il dovere di tutti, lo Stato provvederà per i grandi lavori, mentre i cittadini collaboreranno col fare bella la loro casa, l’artigiano la sua bottega, il negoziante il suo negozio, gli industriali i loro stabilimenti, l’agricoltore la sua terra colla casa circondata di fiori che darà una sensazione di gioia, di poesia. Accoglieremo con cordialità fraterna tutti quelli che da oltre frontiera verranno a soggiornare dando ad essi la prova che il popolo italiano, bandendo ogni principio egoistico, combatte la sua battaglia per il trionfo del principio della fratellanza umana.

 

Art. 31 – Lo Stato infine dovrà essere il supremo regolatore di tutte le forze vive ed operanti della nazione.

 E’ capo supremo, il sorvegliante che controllerà tutte le forze del lavoro, esigerà l’obbedianza alle sue leggi concretate dal popolo, punirà severamente i trasgressori, revocherà le cariche agli indegni anche se queste fossero a vita e non esisterà la immunità parlamentare per i delegati all’Assemblea Nazionale Legislativa. La realizzazione del presente programma non sarà immune da difficoltà che verranno gradatamente superate col concorso e con la buona volontà di tutti per il raggiungimento del fine a cui l’uomo, dopo tanti secoli di lotta dalla schiavitù al servaggio, al salariato, finalmente arriverà a deporre il pesante fardello del giogo del capitale, e solo allora godrà in pieno i frutti della sua intelligenza, del suo sapere e del suo lavoro.

 Sarà completamente libero di esplicare la propria missione, il suo scopo, il suo fine nella vita in armonia col proprio simile, ispirandosi sempre al senso del dovere, e così verrà formandosi quella società fatta di amore e di fratellanza conforme a quanto predisse il più grande apostolo dell’umanità ed artefice dell’unità d’Italia: Giuseppe Mazzini.

 

 Appendice

 In mezzo all’imperversare degli eventi il principio Mazziniano rimane come stella di prima grandezza che brilla di luce immensa nel cielo politico ed economico d’Europa.

 Si osserva che tutti i popoli sentono manifestando con la lotta il valore della propria indipendenza, la stessa Russia ha concesso l’autonomia a tutti i suoi popoli federati che hanno origine etniche proprie, dando persino sepoltura all’inno internazionale. Nel campo economico la teoria marxista, cioè quella dello stato produttore messo in pratica dalla rivoluzione russa, in cui l’integrale applicazione del collettivismo portò una diminuzione enorme nella produzione, e questo è spiegabile per la mancanza d’interesse personale, tanto è vero che Stalin ha dovuto cedere ammettendo la proprietà e l’iniziativa privata conservandola: nell’art. 9-10 della Costituente che dice testualmente: “La legge ammette la piccola proprietà privata dei contadini singoli e degli artigiani; nonché il diritto di proprietà individuale dei cittadini sul reddito del proprio lavoro, sui risparmi, sulle case di abitazione e sui beni domestici ausiliari”.

 Dunque la Costituente russa ha dovuto orientarsi, per quanto le condizioni di ambiente non sono paragonabili a quelle del nostro paese, all’iniziativa privata, concedendo ad essa il diritto all’intero frutto del proprio lavoro. Non è forse la stessa cosa quando Mazzini afferma che la proprietà privata o associata non è un diritto naturale ma un dono sociale ?

 Ciò che è di diritto inalienabile sono i frutti del lavoro. E’ innegabile dunque che su tutti gli orizzonti il pensiero mazziniano in mezzo alle passioni politiche, ai contrasti di dottrina, si afferma sempre più, perché è il migliore aderente ai desideri della natura umana.

 

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Mancò il tempo per discutere e approvare questa proposta. Essa, però, rimane un documento fondamentale per conoscere quello che il Fascismo Repubblicano, finalmente liberatosi dall’influenza della monarchia e dei “poteri forti” ad essa collegati, voleva essere. E’ questo,  forse, il documento che più di altri mostra il disegno di quello che sarebbero stati la Società e lo Stato quando la Grande Rivoluzione Fascista fosse stata compiuta.

 E questo progetto di Costituzione non è, come qualcuno potrebbe pensare, un pezzo di archeologia politica. Esso contiene proposte forti e originali per la soluzione dei problemi sociali, con le quali il mondo di domani dovrà fare i conti. Né il comunismo, miseramente crollato, né il liberalismo, che a tutt’oggi annaspa alla ricerca di soluzioni soddisfacenti che non trova, hanno saputo dare risposte ai bisogni di equità e di giustizia sociale che pretendono, e sempre più pretenderanno, di essere esauditi.

 Essere Fascisti oggi, quindi, non significa soltanto essere nostalgici, ma anche essere portatori di un’ideologia politica che non è morta e che non morirà, e che forse sarà, in un futuro non troppo lontano l’idea vincente, l’idea di cui il mondo, come profetizzato da Mussolini, avrà ancora bisogno.

 

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