Premessa
La seconda guerra mondiale
Come iniziò
La Germania, sconfitta nella prima guerra mondiale,
era stata fortemente penalizzata dal trattato di pace, perdendo territori,
industrie, forze armate e dovendo sopportare il pagamento di pesantissimi
debiti di guerra. Essa, a causa di tutto ciò, aveva subito una spaventosa
inflazione della sua moneta, tanto che occorrevano miliardi di marchi per fare
anche una piccola spesa. Tutto ciò aveva indotto una condizione di estrema
miseria fra la popolazione, il che generò aspri risentimenti nei confronti dei
vincitori, Francia e Inghilterra soprattutto. Interpretando tale malcontento il
nazionalsocialismo o nazismo, partito fortemente
nazionalista e rivendicazionista fondato da Adolf Hitler, nel 1933 salì al
potere con la nomina di Hitler a Cancelliere. Negli anni seguenti Hitler
trasformò il suo governo in una ferrea dittatura e perseguì una politica tesa a
ridare alla Germania un ruolo di primo piano nella politica europea. Sistemò le
finanze dello stato, mise ordine nei rapporti sociali e, soprattutto, riarmò il
suo esercito. Rivendicò i diritti della Germania a possedere tutti quei
territori nei quali vivevano popolazioni di razza germanica e, così, si annesse
l’Austria e la Cecoslovacchia. Il 1 settembre 1939, poi, varcò i confini della
Polonia e la invase, in accordo con l’Unione Sovietica che la invase da est.
Nei giorni immediatamente successivi Francia e Germania, che avevano
sottoscritto un trattato di alleanza con la Polonia, dichiararono guerra alla
Germania (ma non alla Unione Sovietica). Il contatto fra gli eserciti
belligeranti fu immediato alle frontiere fra Francia e Germania, ma ognuno
rimase sulle sue posizioni e non ci furono combattimenti significativi. Si
sperava ancora di salvare la pace. Infatti il 29 settembre, completata
l’occupazione della Polonia, Germania e Unione Sovietica avevano lanciato un
appello congiunto al mondo, affinchè riconoscesse il nuovo statu quo
in Polonia. E Hitler, in un discorso del 6 ottobre, avanzò a Inghilterra e
Francia una formale proposta di pace. Una composizione del conflitto sembrò
possibile. Anche da parte inglese si prestò attenzione alla proposta da parte
di alcuni. Lloyd George, ad esempio, consigliava la Gran Bretagna di prendere
in serio esame la proposta e invitava Roosevelt a fare da mediatore. Ma altre
opinioni prevalsero e l’auspicata conferenza di pace non fu convocata.
L’Italia aveva sottoscritto con la Germania un
trattato di alleanza, il cosiddetto Asse
Roma-Berlino nonché un trattato di assistenza militare, il Patto
d’Acciaio (cui, successivmente, si unì il Giappone, formando il Patto
a Tre o Tripartito) che prevedeva, fra l’altro,
l’intervento a sostegno dell’alleato ove questi fosse attaccato. Ma l’Italia,
non ritenendo di essere pronta militarmente, dichiarò lo stato di non
belligeranza.
Tale stato
fu mantenuto per nove mesi. Nel frattempo, però, venuta meno la speranza di
addivenire a una pace negoziata, la Germania attaccò decisamente la Francia,
superò d’impeto le fortificazioni francesi (la famosa linea Maginot
considerata insuperabile) aggirandola dopo avere occupato Belgio, Olanda,
Danimarca e Norvegia e dilagò rapidamente nel territorio francese fino
all’Atlantico. A Dunkerque le truppe inglesi che si trovavano in Francia si
imbarcarono frettolosamente per sfuggire all’esercito germanico avanzante, e si
ebbe l’impressione che Hitler avesse voluto lasciarli rientrare in patria senza
danno. Forse c’era ancora speranza di trovare un accordo di pace con la Gran
Bretagna. Il mondo rimase attonito per la potenza e la rapidità delle azioni
dell’esercito, delle forze aeree e navali germaniche. Era un eloquente esempio
di guerra moderna, la cosiddetta guerra di corsa, fatta di
fulminee azioni condotte soprattutto da forze corazzate, le Panzer
Divisionen coadiuvate da una aviazione audace e aggressiva ( fecero la
loro comparsa i famosi Stukas, agili aerei che si gettavano in
spettacolari picchiate sull’obiettivo, al termine delle quali
sganciavano con precisione la bomba sul bersaglio. L’urlo dei motori durante la
picchiata era così forte e agghiacciante da gettare nel panico chi si trovava a
subire l’attacco).
Di fronte a
questi eventi, di fronte a una tale potenza dispiegata dalla Germania, di
fronte a una Francia messa in ginocchio in poco più di un mese, parve che la
guerra fosse sul punto di essere vinta. A questo punto Mussolini, sembra
sollecitato addirittura dai nemici (1), ruppe gli indugi e il 10 giugno 1940
il re firmò la dichiarazione di guerra a Francia e Inghilterra.
L’andamento della guerra
Una volta dichiarata la guerra l’Italia si trovò a
fronteggiare il nemico su tre scacchieri: il fronte francese sulle Alpi
Occidentali, il fronte dell’Africa Orientale Italiana, a confine con la Somalia
britannica, il fronte libico, a confine con l’Egitto. A partire dal 28 ottobre
1940, poi, si aprì anche il fronte Greco, sul confine con l’Albania annessa
all’Italia.
La guerra
sul fronte francese si concluse rapidamente e l’esercito francese, travolto
dalla fulminea azione germanica, fu costretto a chiedere una tregua che, con
l’Italia, venne firmata il 25 giugno, dopo appena 15 giorni di guerra.
In Africa Orientale le truppe italiane guidate dal Duca d’Aosta occuparono la Somalia inglese ma, successivamente esse, accerchiate da forze ostili, si trovarono nell’impossibilità di ricevere rifornimenti per cui, dopo una resistenza eroica che si protrasse fino all’estate del 1941, dovettero arrendersi con l’onore delle armi.
Sul fronte
greco-albanese le truppe italiane non si comportarono in modo molto brillante.
Carenze nei comandi militari, scarsa preparazione e la accanita resistenza
greca fecero sì che non solo le nostre truppe non riuscirono ad avanzare, ma
addirittura dovettero ritirarsi in territorio albanese. Soltanto nella
primavera del 1941, allorchè le truppe germaniche occuparono la Jugoslavia e
attaccarono i greci da nord e da est, le truppe italiane riuscirono a vincerne
la resistenza e ad occupare la Grecia, la Croazia e la Dalmazia.
Nel corso
dell’estate, poi, truppe italiane e tedesche occuparono anche l’isola di Creta
scacciandone gli inglesi.
In Africa Settentrionale le operazioni ebbero fasi
alterne. Nel 1940 le truppe italiane avanzarono in Egitto occupando Sollum e
Sidi el Barrani, ma successivamente dovettero ritirarsi e gli inglesi
occuparono la Cirenaica con Bengasi. A questo punto la Germania inviò in aiuto
un corpo di spedizione, l’Afrika Corp comandato dal generale
Rommel e la situazione si rovesciò: tutta la Cirenaica fu riconquistata e,
varcato il confine, iniziò l’occupazione dell’Egitto. Seguì una nuova fase meno
favorevole alle truppe dell’Asse (Asse Roma-Berlino) finchè esse,
nel 1942, sferrarono una grande offensiva che le portò fino ad El Alamein, a
circa cento chilometri da Alessandria e dal Canale di Suez.
Nel
frattempo (anno 1941) erano accaduti nuovi fatti che avevano esteso enormemente
l’area del conflitto:
-
il 22 giugno 1941 la Germania aveva scatenato una
pesante offensiva contro l’ U.R.S.S. ottenendo clamorosi successi che, nel giro
di qualche mese, portarono le truppe italo-tedesche (anche l’Italia aveva
dichiarato guerra alla Russia e inviato prima un Corpo di spedizione (C.S.I.R.)
che poi, con l’invio di altre truppe, divenne
Armata Italiana in Russia (ARM.I.R.)) fino al Don.
-
Il 7 dicembre 1941 il Giappone, lungamente provocato
dagli U.S.A. (2) sferra
un attacco aereo di sorpresa contro la base navale statunitense di Pearl Harbor
nelle Haway distruggendo gran parte della flotta ivi ancorata e gli U.S.A.
scendono in guerra contro il Giappone. Allora Germania e Italia, fedeli al
patto tripartito, dichiarano guerra agli U.S.A. che subito inviano ingenti
forze in Europa e abbondanti aiuti all’U.R.S.S.
Generalmente
viene ammesso che, fino a questo punto (inizio di autunno 1942), le sorti della
guerra erano state favorevoli a Italia e Germania. E anche al Giappone che
aveva avuto considerevoli successi in estremo oriente occupando l’Indocina, le
Filippine, le isole della Sonda e la Birmania, nonché diverse isole
dell’Oceania.
Ma
nell’ottobre 1942 gli inglesi, forti dell’aiuto americano, sferrano un potente
attacco contro le forze italo-tedesche ad El Alamein. E’ noto come, malgrado la
resistenza eroica dei soldati dell’Asse, fra cui spiccano le gesta leggendarie
della “Folgore”, gli inglesi riuscirono a sfondare costringendo le truppe
italo-tedesche a una disastrosa ritirata nel deserto. Fu da quel momento che le
sorti della guerra cominciarono a favorire i nemici.
Il nuovo ordine europeo
Intanto Mussolini e Hitler stavano elaborando il
progetto di un nuovo ordine europeo che avrebbe dato un nuovo
assetto all’Europa unendo in un’unica grande alleanza tutte le nazioni del
continente, escludendo le potenze plutocratiche occidentali (Inghilterra e
U.S.A.). Questa nuova Europa sarebbe stata in grado di sottrarsi all’influenza
soffocante delle plutocrazie e di difendersi da ogni minaccia bolscevica. Ogni
nazione avrebbe avuto il proprio spazio vitale e un giusto tenore di vita. La
legislazione sarebbe stata ispirata alla massima giustizia sociale e la pace
sarebbe stata garantita per secoli. La potenza di questa nuova Europa, inoltre,
sarebbe stata garanzia di una più equa distribuzione delle ricchezze del
pianeta. Le principali nazioni dell’Europa continentale aderirono all’alleanza.
Purtroppo Hitler, malgrado le pressioni di Mussolini, ritenne di congelare il
progetto fino a che la guerra non fosse stata vinta e mantenne, nei confronti
delle altre nazioni, un atteggiamento più da occupante che da alleato, membro
del nuovo ordine. Malgrado ciò furono numerosissimi i giovani europei che
entusiasticamente aderirono a questa idea del nuovo ordine e generosamente
scelsero di combattere a fianco dell’Asse la guerra del “sangue contro l’oro” per
contribuire alla vittoria e, quindi, alla costruzione del medesimo. (3)
Inesorabilmente verso la sconfitta
Ma a partire dalla battaglia di El Alamein le cose
cominciarono a volgere al peggio.
1)
Sul fronte libico le truppe dell’Asse combatterono
ancora aspre battaglie, ma l’arretramento fu continuo e inarrestabile.
Lentamente la Libia fu conquistata dalle truppe inglesi. Ad aggravare la
situazione degli italo tedeschi ci fu, poi, fra il 7 e l’8 novembre 1942, lo
sbarco in Algeria di un Corpo d’Armata americano (operazione “Torch”), cosicchè
le truppe dell’Asse furono prese fra due fuochi. Esse alla fine si ritirarono
in Tunisia ove ebbe luogo l’ultima resistenza che si concluse con la resa nel
maggio 1943.
2)
Nel gennaio 1943 i russi sferrarono una poderosa
offensiva e sfondarono il fronte
costringendo le truppe dell’asse a una disastrosa ritirata
nella gelida steppa. Sono note
le disumane sofferenze dei nostri soldati, molti dei quali
persero la vita nella ritirata e
molti altri durante la durissima prigionia dalla quale pochi
sopravvissuti ritornarono. I
soldati germanici tentarono di arginare l’avanzata russa ma
riuscirono solo a rallentarla.
I russi rioccuparono piano piano tutto il loro territorio, poi
strariparono al di qua dei loro
confini fino a giungere, nel maggio 1945, a occupare la stessa
Berlino.
3)
Intanto la Quinta Armata americana e la Ottava
Armata britannica erano sbarcate il
Sicilia e anche sul nostro
territorio si combattè per poco meno di due anni contrastando accanitamente
l’avanzata del nemico. Ma di questo si parla più diffusamente in altra parte
del sito.
4)
E il 6 giugno 1944 gli anglo-americani, con
l’impiego di una flotta sterminata e di nugoli di
aerei, riuscirono, anche
se a prezzo di molte perdite, a sbarcare in Normandia forzando le poderose
difese approntate dai tedeschi (il Vallo Atlantico). E di nuovo
le sanguinose battaglie bastarono solo a rallentare l’inesorabile avanzata del
nemico, che, sempre ai primi di maggio del 1945, incontrò i russi sull’Elba, ma
occupò anche una parte di Berlino, che fu diviso in quattro settori: americano,
inglese, francese e russo.
5)
E, infine, anche l’alleato Giappone fu costretto a
ritirarsi man mano dalle terre
conquistate, sia pure
infliggendo gravissime perdite agli americani. Impressionarono il mondo le
imprese dei “kamikatze” (significa “Vento Divino”), tutti giovani studenti che
si gettavano, con il loro aereo imbottito di esplosivo, sulle navi americane
distruggendole e ardendo essi stessi insieme al nemico. Ma il lancio delle due
prime bombe atomiche della storia su Hiroshima e Nagasaki, che uccisero quasi
duecentomila civili, indussero anche il Giappone ad arrendersi.
NOTE
(1) A proposito dei carteggi
segreti fra Mussolini e Churchill, così affannosamente ricercati da
quest’ultimo nell’immediato dopoguerra, diversi autori sostengono, attingendo a
diverse testimonianze, che fra le diverse carte così gelosamente custodite da
Mussolini, ci fosse anche la prova che Francia e Inghilterra, ormai convinte di
aver perduto la guerra, avevano sollecitato l’Italia a entrare in guerra onde
poter sedere fra i vincitori al tavolo della pace. La moderazione di Mussolini
e la sua influenza su Hitler, avrebbero potuto contenere le eccessive pretese
del Fuhrer per addivenire ad una pace equa (torna su)
(2) Il 26 luglio 1941 il governo
americano congela i depositi giapponesi negli U.S.A. Il 4 ottobre sospende i
rifornimenti di petrolio. Nel novembre lo stesso governo concede un prestito di
100 milioni di dollari a Chiang Kay-Schek contro cui il Giappone stava
combattendo. Infine, e dopo aver fortificato le proprie isole nel Pacifico,
chiede al Giappone di ritirarsi dall’Indocina e di uscire dall’alleanza con
Italia e Germania. A questo punto il Giappone, ritenendo essere in pericolo la
sua stessa sopravvivenza, interrompe le trattative che erano in corso e scatena
la guerra. E Roosevelt, il presidente americano, può presentarsi al Congresso e
convincere i molti dubbiosi che la partecipazione americana alla guerra è
inevitabile. (torna su)
(3) Il periodico Boia
chi Molla nel n° 5 di Agosto/Settembre 2006 a pag. 2 pubblica l’elenco
di coloro che “furono al nostro fianco e con noi combatterono”:
700 volontari del 6° Btg. Svizzero del colonnello
Hersche; 84 volontari del Liechtenstein, 40 dei quali caduti in combattimento;
60 americani del Corpo Free America, morti quasi tutti sotto il bombardamento
di Dresda; la Legione Britannica di San Giorgio; 40 mila volontari belgi,
inquadrati in vari reparti fra cui la famosissima divisione Waffen SS Vallonen
di Leon Degrelle; 50 mila volontari olandesi; 500 volontari svedesi; 5 mila
volontari dei Btg tunisini e del Marocco; la Falange francese del col.
Cristofini che combattè in nord Africa fino al 1944, quando Cristofini fu
catturato e fucilato; la divisione mussulmana della Serbia; 30 mila volontari
della divisione Amshar del generale Shausenburt; il gruppo di combattimento
serbo Kam; il corpo volontari serbo del generale Jotich; 5500 volontari della
divisione galiziana del generale Shanduch, catturato e fucilato a fine guerra;
i cetnici del generale Mihailovich, anch’egli fucilato a fine guerra; i 200
mila volontari provenienti dall’URSS; gli 800 mila volonatri della Legione
Ucraina; i volontari del Caucaso; la legione giorgiana; il reggimento russo
Wareal; i 25 mila volontari cosacchi; la 21° divisione albanese Scandemberg; la
162° divisione turcomanna che nel 1945 combattè in Italia sull’Adriatico; 30
mila volontari dell’armata nazionale Birmana; 40 mila volontari dell’esercito
nazionalista indiano; 17 mila volontari della Divisione Azzurra spagnola che
ebbe 4000 caduti; mille volontari portoghesi; la divisione Vichinga composta da
20 mila volontari provenienti da Finlandia, Norvegia e Danimarca; 20 mila
volontari della divisione francese SS Carlo Magno. (torna su)