Vito Casalinuovo nasce a San Vito sull’Ionio (CZ) il 21 febbraio 1898
da famiglia di agricoltori, ultimo di sette fratelli. Volontario della Prima
Guerra Mondiale nel 14° Raggruppamento Artiglieria d’Assalto e invalido alla
mano destra, è Sottotenente nel 1920 (nell’Esercito raggiunge il grado di
Maggiore). Nel 1924 perde il padre, omonimo di nome, Conciliatore e Sindaco del
Comune di San Vito.
Il 13 luglio 1921 si iscrive al PNF ed è “Sciarpa Littorio”. L’1 febbraio
1923 si arruola nella MVSN e nel 1927 fa parte di un Reparto Speciale di scorta
al Capo del Governo.
Quando a Roma l’11 giugno 1931 sposa Maria Clara Alessandroni, nata a Rimini
il15 luglio 1906 (non avrà figli), è in s.p.e. nella MVSN e Comandante delle
Coorte Autonoma di Oristano.
Volontario in AOI con la 3ª Divisione CC. NN. “21 Aprile” e in Spagna con il
Corpo Truppe Volontarie, dal 24 maggio 1939 al 15 agosto 1941 comanda a Rodi la
221ª Legione Egea “Conte Verde” con il grado di Console. Dall’1 ottobre 1941 è
responsabile del Q.G. del Comando Generale MVSN ed è mobilitato nello S.M.
dell’Esercito per incarichi speciali.
Dopo la liberazione di Mussolini dal Gran Sasso e il suo rientro dalla
Germania, lascia per il Nord la sua residenza romana presso ponte Milvio e dal
24 novembre 1943 è uno degli otto Giudici effettivi del Tribunale Speciale
Straordinario che a Verona il 10 gennaio 1944 emette la sentenza di condanna a
morte per diciotto Componenti del Gran Consiglio del Fascismo (cinque
eseguite).
Dopo la nomina del 3 settembre 1944 ad Ufficiale d’Ordinanza del Duce con la
moglie è ospite dei proprietari di Villa Fontana, a Gargnano (BS), luogo che
lascia il 19 aprile 1945 con una precaria sistemazione nell’appartamento
milanese della famiglia Petacci, in Corso Littorio 22.
La sera del 25 aprile 1945, seguendo Mussolini, lascia la Prefettura di
Corso Monforte ed è nella colonna bloccata a Musso (CO). Il 28 aprile, in
uniforme, è tra gli assassinati a Dongo (CO) e l’indomani tra gli appesi a
Milano, in Piazzale Loreto (il cartellino sulla salma ha nome Gelormini).
La moglie resta a Milano ospitata in un Convento di Suore e il 7 maggio 1945
porta i primi fiordalisi sulla provvisoria tomba al Musocco. La traslazione ha
data 15 ottobre 1947, presente il nipote Saverio De Luca e avviene a mezzo
ferrovia con accompagnamento della moglie, ma il vagone merci viene deviato
lungo l’adriatica per evitare annunciati omaggi a Roma. La salma, che viene
accolta a San Vito da un gran folla di paesani e anche da Commilitoni, giace
nella Cappella di famiglia, raggiunta il 17 luglio 1980 da quella della vedova
Maria Clara.
Nicola Sinopoli (figlio di Maria Teresa, la maggiore delle quattro sorelle),
reduce di Russia rimasto in Calabria dopo l’8 settembre 1943 e dipendente
EIAR-RAI dal 1940 al 1986, ha scritto due preziosi volumetti sullo zio Vito:
nel 1992.VITO CASALINUOVO E IL DIARIO DI CLARA e nel 1995 VITO
CASALINUOVO-CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO.
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