Trascriviamo, qui appresso, l’intervista rilasciata nel 1996 dalla Prof. Anna Paoletti e pubblicata sul Corriere della Sera. L’ex ausiliaria spiega con grande chiarezza e grande fierezza le ragioni che la spinsero, giovanissima, a compiere quella non facile scelta di cui è ancora orgogliosa.

 

 

 

                                                   Anna Paoletti, “ragazza di Salò”, spiega la sua scelta

 

 

                                         “ Non siamo vinti

                                avevamo ragione”

              

                                                                                                                            dal nostro inviato

 

AREZZO (M.S.) – Ride. << L’ha capito anche Violante che eravamo le più dure>> . Una medaglia, per lei “ragazza nera”, quella frase del presidente della Camera sulle donne che scelsero Salò. L’ausiliaria Paoletti Alda del 115 Battaglione “Montebello” ha 69 anni, la voce squillante e i capelli, nonostante la chemioterapia, che ricrescono neri. Come le sue idee.

“Non mi interessa che un comunista mi dica: hai sbagliato, hai perso, ti perdono. Io non ho sbagliato. E chi abbia perso, c’è un altro millennio per deciderlo”.

 

Signora Alda, Violante vuole comprendere i motivi della sua scelta di allora.

“Che c’è da capire ? L’onore. Gli armistizi si possono firmare, ma non in modo vergognoso come fece quel re. Che la battaglia per noi era ormai persa lo sapevamo, ma c’era un dovere morale.”

 

Mi faccia fare i conti: l’8 settembre lei aveva 16 anni, cosa ne capiva di doveri morali ?

“Guardi che io ho fatto la scuola di Gentile, mica quella di D’Onofrio. E tra noi ce n’erano anche di più giovani, le “balilline”…Fu un gesto meditato, buttai tutto sulla bilancia della vita, coerente con i valori in cui ero stata educata”.

 

Seguì il consiglio dei suoi genitori ?

“Al contrario, loro non volevano. Io dissi al babbo: o mi lasci arruolare, o scappo. A Montevarchi stavano arrivando gli americani, il 14 giugno ’44 fui io a prendere tutti e sei i miei fratelli, la più piccola di 3 anni, per imbarcarci su un camion tedesco diretto a Biella”.

 

Ma perché arruolarsi ?

“Coerenza.Ero stata iscritta al Pnf. Ora c’era l’ultima battaglia da fare, la più disperata ma anche la più pura, contro il comunismo e il capitalismo”.

 

Altri ragazzi, anche ex iscritti al Pnf, fecero scelte opposte.

“C’erano solo due scelte: o con l’onore o contro l’Italia”

 

No, c’era anche un’altra Italia che combatteva contro un esercito invasore, spietato.

“Gli invasori erano gli americani e non erano meno spietati. I tedeschi erano alleati, traditi da Badoglio”.

 

Riesce almeno a riconoscere ai partigiani una buona fede, delle motivazioni, come Violante riconosce a voi ?

“Forse posso capire quegli ufficiali prigionieri in Germania che, ignorando come stavano le cose in Italia, rifiutarono l’arruolamento nel nostro esercito. Ma guardi che è già il massimo della generosità”.

 

Cosa le fecero fare nell’esercito della Repubblica sociale ?

“Ero maestra, mi misero otto ore dietro una scrivania. Facevo anche l’interprete di tedesco. Tutto con grande orgoglio. Non c’erano mai state donne soldato.

 

Eravate seimila. Non conosce nessuna che abbia detto in questi anni “ho sbagliato” ?

“Nessuna. Guardi che eravamo volontarie, mentre molti uomini magari s’arruolavano perchè obbligati. Ci selezionavano. Nel mio corso una fu scartata perché “non adatta”. Per questo siamo rimaste le più dure” (ride ancora). ” E anche per come ci hanno trattato dopo, calci, sputi, violenze… Vuole la mia data di morte ? Primo maggio ’45, per fucilazione. Mi salvò il vescovo di Novara”.

 

Penso che le parole di Violante le abbiano fatto poco effetto…

“Dica pure nessuno. Per farmi effetto avrebbe dovuto ammettere che avevamo ragione”.

 

Ma l’0norevole Tremaglia di An ha pianto.

“Tremaglia piange spesso quando gli conviene”.

 

Come ha vissuto questi cinquant’anni di democrazia antifascista ?

“Come dovevo viverli ? Da prigioniera. Anzi perseguitata. Per un posto di insegnante di lingue, per diventare preside di un istituto ho dovuto lottare”.

 

Insegnante ? Allora ha dovuto giurare fedeltà alla Repubblica italiana nata dalla Resistenza

“Ho giurato fedeltà alle leggi e le ho rispettate. Mai mancata un giorno da scuola. Mai smesso di pensare che le leggi si cambiano.

 

Non le è mai venuta la voglia di tendere una mano al nemico di allora ?

“Perché ? Questi cinquant’anni hanno ampiamente dimostrato che avevamo ragione noi. Basta guardare il marcio che c’è attorno. Bella repubblica, che adesso gli si sfascia in due o tre…Ma la storia va per grandi ere. Ci rivediamo nel terzo millennio”.

 

Ha figli ?

“Quattro. E un nipote. La pensano come me”.

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