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Contrappunti
alla tortura delle mosche La
scrittura di questo libro mi ha torturato - si fa per dire - per tutta l'estate
del 1999; mentre gli altri facevano freschi bagni nel mare di Follonica,
dove ero andato in vacanza, io me ne stavo in spiaggia a difendermi contro le
mosche moleste che già avevano tormentato Canetti.
Cercavo di infilarle con la penna che avevo in mano . Impresa ardua direte! Non
lo nego, ma io mi ci sono provato lo stesso. Me ne sono venute addosso, una
dietro l'altra, a centinaia; mi ronzavano intorno con i loro impercettibili
brusii ed io imperterrito ho cercato di difendermi con questo unico mezzo che
avevo: la mia penna. A
fatica compiuta, posso dire che nel modo in cui ho condotto la mia impresa ho
misurato tutta l'evoluzione della mia specie. Gli
animali quadrupedi a noi più vicini (asino e bue) si difendono da questi
molesti insetti estivi - come ognuno sa - con la loro coda; sono abilissimi nel
colpire . Questa loro capacità è il frutto dell'evoluzione della loro specie,
avvenuta in milioni di anni. Tanto sono bravi che anche l'uomo ha cercato di
imitarli, inventando il famoso schiacciamosche. Ma
l'evoluzione dell'uomo - come tutti vediamo - ha seguito un'altra via. Il
grande regista Kubrick,
recentemente scomparso, l'ha rappresentata molto bene, nelle prime sequenze del
suo film più famoso: "2001
odissea nello spazio",
facendo vedere l'immagine dei nostri più antichi progenitori, gli
australopitechi , che battevano gli ossi di animali uccisi con una clava: ad un
certo punto, un osso si alzava sotto i colpi e diventava all'improvviso
un'astronave che viaggiava calma nello spazio. Questo è il miracolo
dell'evoluzione della razza umana, secondo Kubrick.
Io, che sono per natura ostile all'uso di bastoni e manganelli, preferisco
pensare di essere un individuo che si è evoluto dalla specie dell'asino (in
politica da un po' di tempo va di moda!) o del bue, che dalle nostre parti sono
gli animali più umili e che sanno meglio difendersi da mosche, zanzare e
insetti di tutti i tipi , grazie proprio alla loro robusta coda. Purtroppo la
mia coda si è accorciata fino alla lunghezza appunto di una penna. Io mi sono
dunque difeso con questa, da quel particolare genere di mosche che ronzano ogni
tanto nei cervelli della gente , che chiamano comunemente pensieri. Con quali risultati direte voi lettori! Prima di giudicare tenete però conto di questo: l'estate 1999 è stata una delle più torride di tutto il secolo, ovunque ha fatto disastri, ed io mi sono trovato a combattere a colpi di penna, non solo contro le mosche di Canetti ma anche contro quelle, ancora più noiose, che hanno invaso questo secolo che sta per finire. Ho cercato di battere tutte quelle più moleste e pericolose che mi capitavano a tiro. Molte ne ho colpite, qualcuna, spero, di averla fatta secca.
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Copyright © 2001
prof. Francesco Rossi
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