Poesie

Dalle carte inedite del "POETA" Picconi Gabriello di Piancastagnaio(1883-1980):

 

  POESIE IN ENDECASILLABI   SONETTI, OTTAVE E SESTINE.

 ECCIDIO DI PIANCASTAGNAIO 1909

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GABRIELLO PICCONI :

"IL POETA"

  Nel frontespizio: Amiata - Isola vulcano,1988, matite su cartoncino, cm.24x32 di Vittorio Traversi

Poesie

Sonetto enigmatico 1901

Enigmatico 1902

Eccidio 1909

Guerra borghese 1918

Fui prelevato 1921

Da Tarquinia 1942

Matrimonio 1959

Per il mio 80esimo compleanno1963

Pianto della mamma

Complimento 1964

 

 

Culla

L'uomo qualunque 1965

Vietnam: atroce carneficina 1965

Matrimonio 1966

Lumiere 1966

Ricordo di una data lontana 1966

Matrimonio 1966

Novant'anni 1972

Compagni

Indice

SONETTO ENIGMATICO

Qual di conforto incontro in su la cima ?

Ond'io mi diedi a passeggiar su un monte.

Di verdeggianti vesti e fior n'à in fronte

Stava annidato su fertile clima.

Parlommi e disse già non ebbi stima!

Dagli antenati tuoi, da scienza e fonte

Oggi prevalgo in general con fronte

Richieste dal civil che m'assublima.

Poco è il valor, ché poca è la sostanza

Straziano il corpo mio ma son paziente,

Ovunque son richiesta a pietanza

Dei poverel delizia sedicente.

Per qualche stirpe, simile arroganza,

Pur di lor non offendo ,il lor fendente.

(la patata)

PIANCASTAGNAIO 30 OTTOBRE 1901

Indice

ENIGMATICO

Formata son dall'uom di medio ingegno,

Che mi staccò dal fondo di natura

Il quale mi squarciò, dopo il disegno,

ed ò quasi di scheletro figura.

Non son superba della mia statura,

Sebben con gradi m'alzo ad alto segno,

Spesso calcata dall'uman creatura

Sopporto volentieri e non mi sdegno.

Poscia, che il mio fattor dall'uso umano

Spesso m'abbraccia e sopra a sé m'alletta

Poi mi fa una parte da villano.

Servendosi di me per far vendetta

contro mia stirpe in modo assai strano

Ed io resto a guardar cosa a me accetta.

(la scala)

PIANCASTAGNAIO , 9 APRILE 1902

Indice

ECCIDIO

PIANCASTAGNAIO  :

Invasione di terreni incolti, quale io a capo lega (1906). Nacquero processi e condanne. Nel seguente 31 gennaio 1909: eccidio. Persero la vita due operai, un'amputazione di gamba e 16 padri di famiglia in galera per 14 mesi.

Eccone il testo. (Ottave)

Voglia dare a me chi può l'ingegno

E mi voglia corregger ,se pure erro,

Ma che svelar ne possa il chiuso sdegno.

Colui si mostra oro è crudo ferro.

Se un dì mostrossi al bene il suo disegno

Disegno della tomba e trarne sterro

Credo toccato sia con l'esperienza

Per risvegliar l'ignoto alla credenza.

Svegliossi Santa Fiora a resistenza

Svegliossi Arcidosso con Scansano

Con Roccalbegna Murci non fa assenza

Pigliando poi Manciano e Pitigliano

Han’ sostenuto più d'una sentenza

Unico è questo popolo di Piano

Che grave giogo sulle spalle porta

Sopporta volentieri e non sconforta.

Bisogna dire la persona è morta,

Morta di convinzioni e di promesse.

Guardate! ad ogni passo abbiam la scorta

E scorti a color che fan scommesse.

Scommettono che il popolo sopporta

Ne sopporta le azioni le più oppresse.

Famoci intanto a dir dell'invasione

Solo per ribadir nostra opinione.

 

Fur’ condannate sedici persone

Articolo di pena e violenza

Fan certo alla coscienza ribellione

Han detto, invigorendo la sentenza;

Più giurano si è fatto processione.

Da gente sanguinaria in persistenza

Saper chi sono questi ribelli?

Gente comprata e son proprio quelli.

Stupiscono i vicini paeselli

Dicono è proprio il popol calpestato

E' calpestato dai propri fratelli

Perché chi è ricco e chi da lor comprato

Dunque quel gran proverbio si favelli

Ciò che Brandano ebbe profetato

E sia tenuto come esempio eterno

Che s'è avverato Pian senza governo.

I nostri dirigenti l'hanno a scherno

Dicendoci noi siam troppo indulgenti

Dicon della giustizia siamo il perno

Non abbiam colpa dei vostri scontenti

Nelle famiglie intanto v'è un inferno

Ché manca pane e mancan vestimenti

Diremo che il pianese in questo stato

E' umile, paziente e malmenato?

Vedi lavorator tu sei annientato

Soffri la fame e ancor non senti nulla

Il tuo lavor non vien punto apprezzato

Quello che dà ricchezze ti affanciulla.

Quando sarai tu popolo svegliato,

Che t'alzerai dall'anninnata culla

Per riscattar l'onor della tua prole

Che brama nuova vita ,insiste e vuole?

 

Apprezziamo per Iddio quelle parole

Che gridano a noi forza e coraggio

E quelle lacerate vesticciole

Cambiarle e darle un nuovo personaggio.

Non da mendichi ma che pure il sole

Splenda su noi con un moderno raggio

E che s'escuda l'uso del facchino

Al gran borghese per un sol quattrino.

Ognuno l'à serrato il magazzino

A Piano, non v'è sorta di lavoro

Terre, affitto, non danno per semina

A terratico, pur non torna a loro.

La fine faremo del conte Ugolino

Se una protesta non faremo in coro

E se a voler lavoro non s'insiste

Dicon ch’hanno la legge che l'assiste.

Un'altra cosa fra le cose triste :

Con essi son d'accordo pure i preti

Dicono ai poverelli a lunghe liste

Hanno ricchezze e beni nei secreti

"Soffrite volentieri e gran conquiste

Avrete all'altra vita, e state lieti".

Diran bene sì ma il loro intento

E' d'accumular tant'oro e argento.

Ma il nostro Dio dicea nel parlamento :

"Uniamo società non da ribelli!

Più equo sia il compenso al servimento

Ché siamo uguali e siam tutti fratelli";

Ma non dicea ai poveri lo stento

Ai ricchi la superbia, gioie e anelli.

Il ver dicea ! ma la sua parola

Da qualcuno s'è intesa in gola in gola.

 

Siate ministri e indossate la stola

Siate ministri con grand'ambizione

Vostro è il potere e la divin parola

Siate ministri voi senza il padrone.

Se Dio tornasse qua una volta sola

Vedesse voi e vostra condizione!

Il popolo nutrirlo di scrupori

E voi goder lo stato dei signori.

Voi preti lascio al posto e i vostri errori

Vo’ ritornar al popolo languente

Vien detto :"Piano è un posto de' migliori

Perch'esso de la scienza è la sorgente!"

Infatti à suscitato professori

E qualche personaggio più valente.

Forse l'opinion d'altri paesi

Sarà che noi sarem protetti e cresi.

Infatti vi dirò che a noi Pianesi

Uno se ne mostrò padre zelante

I suoi scopi da sé l'avea ben tesi

Si attrasse la fiducia e fu garante

Oggi pochi ve n'è non siano offesi

Chi con giudizio e chi come appressante

Sicché i suoi benefici furon tali!

Ogni promessa fur pungenti strali.

Se poi raggiungerò gl'altri rivali

Che sotto il manto sembrano agnelli

Che sono proprio quelli i principali

Che si mostran pietosi a' poverelli

Ma il sentimento avevan da cinghiale

Che ci hanno chiusi in mandra con cancelli

Di altri non dirò cosa ci fanno ,

Piano di scienza è ricco a nostro danno!

 

Il fatto ch'è successo poi nell'anno

Trentun gennaio ne darà memoria,

Sarà in Italia e fuori se lo sanno

Perenne ne darà il dolor la storia.

Nessun saprà chi avrà intessuto il panno

Credian qualche signor gridò vittoria

Avrà gridato a senso snaturato

Gridò che il popol sia vituperato.

Sappian tre quarti d'ora hanno sparato

Sul popolo fuggente e tramortito

Revolvere e moschetto hanno imbracciato

Proiettili a mitraglia in ogni sito.

Pur sopra i morti hanno replicato

Chi va in cerca pure hanno ferito

Dunque notate il fatto di flagello

Forse più sangue lì che in un macello.

Chi è ferito al petto chi al cervello,

Chi è senza gamba e chi l'à perforata

Chi su nel dorso e chi nell'avello

Chi giace a letto a vita disperata

Chi è senza il padre e chi senza il fratello

Chi à la sua famiglia abbandonata

Dunque notate il fatto inaspettato :

Non v'à memoria che simile sia stato.

 

Povero Piano come strapazzato!

Povero Piano pur ditelo voi,

Povero Piano come incatenato!

Povero Piano resister più non puoi

La ferocia del cannibale affamato.

Così termino il canto e dico a voi:

"Lavoratori essi han giurato certo

Far vittime su noi per fare un deserto.

La speranza mi pasce e il popol certo

Più sveglio verrà addirittura

Di vantaggi ed onor avremo il merito

E la vittoria poi vien per natura!".

Diciamo sì che il mondo è assai scoperto

L'operaio col progresso matura

Il suo diritto esteso ed infinito

E non crollerà mai il popolo unito.

Indice

GUERRA BORGHESE ANNO 1915-18

Guerra borghese e di carneficina

Il ventiquattro maggio dichiarata

Ogni città, paese e collina:

"L'Italia dal nemico và salvata!"

Il popolo deluso a quel s'afferra

Ovunque grida :"Noi vogliam la guerra!".

I galoppini, stampa.. era un affanno,

"Trieste sarà nostra ad ogni costo!",

Così si cade in mostruoso inganno.

Pe' 'l pover la trincea era il suo posto

Fame ,disciplina ed i malanni...

Allora si conobbero gl'inganni.

Tornati affranti da dolori e stenti,

S'aspettavan compenso dai padroni,

Invece furon armati i delinquenti,

Di pistola, di nerbo e di bastoni.

Di tutto questo non furono appagati..

Nelle galere pur fummo mandati.

Ci furono torture e gran reati

Massacri, incendi e altri misfatti,

perseguitati ovunque ed esiliati,

Martiri ,galere ed impiccati...

Amendola, Gramsci e Matteotti,

Colpendo sempre i migliori e dotti.

Alfin fu tolto quel regime infame

Questo governo ancor n'è compiacente,

schiamazzano impuniti e le lor brame

sono compiute senza dir lor niente.

Fanno aggressioni proprio a lor piacere

Per il governo? questo è lor dovere.

Vostri attentati ormai fanno fallanza

Ché troverete il duro ad ogni prova.

Dal popolo avrete resistenza,

La lotta contro voi sempre rinnova,

Se vi provate a rompere l'ossa,

Con vostre man scavate la fossa.

Indice

FUI PRELEVATO DAL LETTO E PORTATO PER IL PAESE NUDO.

ERANO LE ORE 10.42 DI SERA A PIANCASTAGNAIO IL23 GIUGNO 1921

(Sestine)

Erano giorni e mesi, ero braccato

Traverso la campagna e i casolari,

D'autorità un invito mi fu dato

Che abbracciai con gioia senza pari.

Quest'era Chiurco, Prefetto e dottore,

Colui che coprì Siena di terrore.

E venni a casa senza alcun sospetto

Sicuro di trovar un po' di riposo

Appena fui sdraiato sopra il letto

Un grido d'allarme ne fu esploso.

Erano proprio due ergastolani,

Gridaron :"tu puoi morir da nostre mani!".

Precipitai senza vestimenti

Trovai puntate in me due pistole,

Loro parole furon: "Complimenti!,

Questa è la legge che il gran Duce vuole!".

Io ne restai avvilito e senza fiato,

Allor conobbi d'essere ingannato.

Chiesi a costoro di poter vestirmi,

Ma fu uno stratto di tale violenza,

E poi principiarono a colpirmi

Col nervo; e come fare resistenza?

Senza poter proferir parola,

Chè mi miser le mani nella gola.

 

 

Appena cinquanta passi di cammino

Una marea di gente e brutte facce,

Gridandomi: "Bolscevico, assassino!"

E senza ricordare altre minacce,

Fui consegnato all'onorata Corte;

Il grido risuonò :"Pena di morte!".

Chi voleva al momento giustiziarmi,

Chi voleva la mia rassegnazione,

Con la speranza forse di umiliarmi,

Ma rafforzai la mia opposizione.

D'iscrivermi fra loro mi fu detto

Sfidai anche il piombo, ed esposi il petto!

Ma solo i galeotti un po’ più umani!

Gridarono che questo ormai si smetta

Ma quelli ,vecchi amici e paesani,

Scalmanati gridarono vendetta

M’imposero l’esilio volontario

E qui da Roma svolgo il mio diario.

Indice

(sonetto)

11 Dicembre da Tarquinia 1942 fra i lavoratori di tutta Italia.

 

Né più si può trovar miglior brigata

Sebben di vari luoghi e vari accenti

Cessato ch’è lavoro è un’adunata

Di buoni umori e di animi contenti.

Appena che la mensa è terminata

Principiano i canti ed i commenti

Con qualche canto e qualche stornellata

Accompagnata da dieci o da venti.

Cosa c’importa a noi la lontananza,

Sebben il nostro star non è discreto?

Ma lo diciamo senza titubanza:

Saper di nostre mogli non è divieto

Con lacrime strazianti e con creanza:

Dicono il mio marito sta a Corneto!.

Indice

MATRIMONIO

(che si celebra in Roma il 16 agosto 1959 nella chiesa dell’immacolata, che unisce il giovane Picconi Vinicio alla signorina Vicini Rosalba. Io stavo lontano.)

Sono lontano ma mi sento qui!

A voi vicino col cuore e con la mente

Desiderato da tempo questo dì

Dopo un trascorso amore fedelmente.

Quel saggio autor che al vostro amor vi unì

Vi segua con amor sempre crescente

Benedica il vostro anello e il vostro "sì"

Questo quanto vuole lo scrivente.

Quali agili colombe al ciel levate

Fendendo l’aria con ardor che ponno

Tornando al nido, fra l’ore beate,

Fra i palpiti del cuore e il dolce sonno

Vostre felicità sian triplicate

Questo è l’augurio che fa il vostro nonno.

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PER IL MIO 80° compleanno

(Nacqui ad Abbadia S. Salvatore il 30 Gennaio 1883)

 

In mezzo ad una procella il mio passato

Al pari di colui che guada un fiume

Sfidando i flutti giunge all’altro lato

Dal periglioso passo indi si assume

Un voto, perché il ciel ne sia lodato

Bella Roma che mi dasti il lume

Che accoltomi da te ne fui beato

Poiché abbracciai con gioia il tuo costume

Sebben sono al tramonto io son contento

Dimentico gl’insulti e i gran malanni

Al par di un sogno dal felice evento

Spariscono gli odi e i doppi inganni

Or che le gratitudini ne sento

Ché ringraziando Dio compio ottant’anni.

PICCONI GABRIELLO

Roma, 30 gennaio 1963

 

Per la improvvisa scomparsa della signora Urbani Sacchi in Scapigliati, avvenuta in Roma il 14 Febbraio 1963

Indice

PIANTO DELLA MAMMA

 

Quale più atroce il caso per un cuore

Di madre, di marito e dei figlioli?

Quando il destino scaglia i suoi furori

Che il più geloso affetto glielo involi?

Ora dal cielo sai il nostro dolore!

Che siam restati affranti e così soli

Dalla tua bella età pien di vigore

Fai tu che Dio ci calmi i nostri duoli!

Son la tua madre e questa è la tua voce

Il tuo santo silenzio e la mia asprezza

Al pari di Maria in fondo alla croce.

Ripeto questo cuore non si spezza?

Questa esistenza mia passi veloce

Chè finiranno i pianti e la tristezza..

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COMPLIMENTO

(Scherzo ad una distinta signora)

 

Come prestar fiducia nella vita?

Poiché viziata vien dall’illusioni

Anche l’età più bella e ben fiorita

Sempre mista d’angosce e di passioni.

Il tempo inganna e a camminar t’incita

In cerca di migliori condizioni

Poi vien l’età matura che t’invita

A setacciar i torti e le ragioni.

Ma esser grazioso e agiato al par di lei

Ed ambedue aver trent’anni meno

Vorrei tanto coraggio e azzarderei!

E se quel sogno s’avverasse in pieno

Oh quanto felici i giorni miei

Dal palpito nel cuor dolce e sereno!.

Roma 15-2-1964

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CULLA

(Nella famiglia del Rag. Sani Domenico)

 

Un felicissimo evento, anzi perfetto!

Ringraziando Sant’Anna e il sommo Dio

E’ feminella sì ma un angioletto

Sento portarmi il cuore al dolce oblio.

Di ora in ora in me cresce l’affetto

Ch’è secondato il desiderio mio

Quando la madre vedo strinta al petto

Sento l’ansia d’abbracciarmi anch’io.

Quando sarai grandina e sentirai

La dolce ninna nanna e a te piaccia

Una piumata culla , dormirai

Reclinando per posar la faccia

Saran vergini i sogni e crederai

Di riposar fra le paterne braccia.

Indice

L’UOMO QUALUNQUE BALDANZOSO

Superbo altero e minaccioso

Guidi i tuoi bravi a seminar terrore

Maligne lingue ti fan virtuoso

Mentre sei uomo spietato e senza cuore.

Nelle mercedi ancor ti rendi odioso

Imponendo rispetto al tuo rigore

Ma ognuno tiene un fato misterioso

Che gli rimbocca quel passato errore.

Finiscono gli applausi e le lodi

Finisce l’alterigia e la tua usura

Del male fatto altrui tu te ne godi

Oltrepassando il segno a dismisura

Ma giorni inavveduti e tu ti approdi

Alla fine purtroppo non matura.

Piancastagnaio 17 Agosto 1965

 

Indice

ATROCE CARNEFICINA NEL VIETNAM

 

Ancor peggio d’un Attila o Nerone

D’un Caligola oppure un Barbarossa

D’Hitler di ferocia campione

L’America à scavato una gran fossa

Per far carneficina di persone

Empir di sangue di cervelli ed ossa

Accresce la tortura e ne dispone

Sebben l’umanità tutta s’è mossa.

Parlamento Italiano non ti scuoti?

Con un centro sinistra com’è vero

Siete gente asservita e come ignoti!

Vostra fiducia si riduce a zero!

Un dì quei seggi resteranno vuoti!

Darei un governo stabile e sincero.

Roma 25 Dicembre 1965

Indice

MATRIMONIO

(Che si celebra nella chiesa di S.Silvestro Monte Compatri e che unisce il giovane Babbucci Giuseppe alla signorina Cappelli Luisa.)

 

Questo mio augurio gradito vi sia

Per il cammino sulla nuova vita

Gioia e concordia vi apra la via

E quanto dico non abbia smentita.

Più di quanto può la penna mia

Che dallo studio non ne fu nutrita

Ma l’animo c’è pur tuttavia

Questa mia ansia resti a voi sentita!

Quel saggio autor che fuse il vostro amore

Vi diede la gran gioia e giorni belli,

Ne nasca un rito di sublime ardore.

Ormai che siete voi sposi novelli,

Da noi si levi un grido con fervore:

"Viva gli sposi Babbucci e Cappelli"!.

Roma 9 Ottobre 1966

Indice

LUMIERE

(Gita con la propria famiglia in compagnia della distintissima famiglia Belli.)

 

Scorgo Tarquinia dal nome sonoro

Che mi ospitò un tempo ben lontano,

Triste il dormire e triste era il lavoro

Fra gente mista e di linguaggio strano.

Scarsa e cattiva mensa era il ristoro,

Il Marta che scorreva lungo il piano

Anch’esso mormorava e facea coro

A questo trattamento disumano!

Oggi è giorno di gioia e di piacere

In mezzo a compagnia tanto gradita,

Ho l’animo commosso a non tenere!

"Viva i Belli dalla bontà infinita!"

Felicissimo giorno qui a Lumiere

Che consacro a ricordo della vita.

Lumiere 9 Ottobre 1966

Indice

RICORDO DI UNA DATA LONTANA

(dal 1894 al 1898 fui portato come pastorello nel paese di Civitella Marittima (GR) presso la famiglia Francini.)

 

Ragazzino appena quindicenne

Per caso fui in codesto paese

Un buon vecchino a prendere mi venne

Accordo di famiglia a sé mi prese.

Stracciato come uccel di poche penne

Però fui accolto e non ebbi offese

Per lunghi quattro anni lui mi tenne

Con trattamento umano e assai cortese.

Non conobbi gl’insulti né minacce

Sol conobbi la vita e li destini

Vorrei tornare ancor su quelle tracce

Tra Serrata, Casetta ed i confini

Sol con i sogni guardo Le Pianacce

Ma consacro il bel nome dei Francini.

Roma 7-10-1966

Indice

MATRIMONIO

(Che si celebra in Roma il 18 Dicembre 1966 nella chiesa dei Camilliani e che unisce il giovane Adino Radogna alla signorina Gabriella Galiè.)

 

Sposi! Spero a voi resti gradito

Questo mio augurio e non venga meno

Un felice avvenir ben garantito,

Che di gioia e armonia risulti pieno.

Dal vostro amor un Sacrosanto rito

E questo vostro amor non abbia freno

Di dire ancor mi sia consentito

I palpiti par sentir dal vostro seno.

Al par di due colombe al ciel levate

Fendendo l’aria con uguale ardore

Scendendo al nido fra le ore beate

E con dolci ricordi,cuore a cuore,

Vostre felicità centuplicate

E’ l’augurio che fa il nonno con fervore.

Indice

NOVANT’ANNI

(Nato in Abbadia S.Salvatore il 31 gennaio 1983)

 

Cammino barcollando e col bastone

Di cecità malato e sordo ancora

La memoria però mi dà ragione

Ricordo le violenze il punto e l’ora.

Falsi processi, un collar cagione,

Mandando accusatori, e se ne onora,

Ma la corte scrutò con attenzione

Trovò la falsità e ne fui fora.

Seguirono minacce e folli offese

Bastonature a sangue e più gl’inganni

Ne fui portato nudo nel paese.

Questo la notte fu di S. Giovanni

Quei bravi fautor di quest’impresa

Spariti- Io son qui coi novant’anni.

Piancastagnaio 30 gennaio 1972

Indice

COMPAGNI

 

Compagni gli anni miei son novant’uno

Scendo letto, scale e ancor cammino

Vorrei che a quest’età rivasse ognuno

Ma più felice a voi del mio destino.

Odor di cimitero , odor di bruno,

Cammino molto curvo e a capo chino

Colto da cecità, sordo, è tutt’uno :

Non vedo e sento ,sia pur da vicino.

Eppur mi sento pieno di fierezza

Dal passato mio crudo ed inumano;

Se ritornassi nella giovinezza

riprenderei la lotta in soprammano.

Vi saluto , oh compagni di schiettezza !

Ciò che vorrei ormai è già lontano.

Piancastagnaio 30 Gennaio 1974

PICCONI GABRIELLO

 

 


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