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Contrappunti
alla tortura delle mosche cap. VI
. L'idea di voler riconquistare all'uomo un 'bene originario' che è andato perduto nel corso della storia è un'idea non originale di Rousseau che avvicina la sua concezione politica alla teologia e alla mitologia (L'idea esiodea di una preesistente età dell'oro dalla quale l'umanità sarebbe decaduta ecc.). L'origine dell'ineguaglianza non è vera perché è fondata su una conoscenza superficiale della natura umana, ma è stato un errore utile quello di Rousseau per far fare un passo avanti alla storia. L'abolizione della schiavitù nel secolo passato e il riconoscimento dei diritti fondamentali della persona in questo secolo sono conquiste avvenute anche grazie a questo errore. L'errore di Rousseau , quello di credere ad una presunta 'bontà' originaria dell'uomo, si accompagna quasi sempre, soprattutto nelle concezioni politiche moderne, ad un altro errore che tutti noi facciamo 'naturalmente': quello di credere che la nostra aspirazione alla felicità sia legittima in questo mondo e che abbiamo tutti il diritto di perseguirla. Ciò è scritto persino nella costituzione degli Stati Uniti d'America. Pensiamo tutti di essere nati 'in Ausonia', nel migliore dei mondi, dove a chiunque è data la possibilità di raggiungere una vita felice e che basta volerla con sufficiente convinzione per ottenerla; se poi non ci riusciamo o la colpa è nostra (e siamo dei frustrati o dei 'falliti') oppure ci convinciamo che da qualche parte ci debba pur essere qualche colpevole (un gruppo, una classe, questo o quell'altro stato che ci opprime) allora la lotta e la guerra diventano inevitabili per "giusti motivi". Basterebbe invece guardarsi intorno senza 'paraocchi' per vedere che l'infelicità in questo mondo è la regola, che il dolore fra gli uomini è grande quanto l'oceano e che gli stati di felicità sono brevi, rari e soprattutto illusori. Ma, tanta è la forza dell'illusione che tutto siamo disposti a giustificare, se è in discussione la nostra felicità. Tutti gli Stati, i governi e i loro atti repressivi sono giustificati in nome dell'ordine, della sicurezza, della legalità e dall'altra parte si sono fatte e si fanno rivoluzioni e guerre in nome di altri 'valori' come la giustizia, l'uguaglianza, la libertà, il progresso, il socialismo ecc. Tutto questo si è avuto nella storia di questi due secoli, ma non possiamo dare la responsabilità di questo a Rousseau. La lista dei 'responsabili' dovrebbe essere assai più lunga: Marx, Lenin, Stalin, Mao, Pol Pot, Ceaucescu e tanti altri, solo per indicare quelli che si sono formati sulle idee di uguaglianza, libertà ecc. ispirate da Rousseau. 2. Smarrimento dell'uomo dietro a sé stesso: trova sempre più difficile dare corso alla propria evoluzione, seguire le proprie tracce. 3. Ci sono frasi che per vie proprie, nei momenti meno idonei, ci ritornano in mente, anche a distanza di tempo, e quasi ci perseguitano. Spesso non sappiamo neanche più da dove esse provengano e perché ci ossessionano. Forse sono proprio queste frasi, con il loro ripetersi, ad indicarci che non abbiamo perso del tutto una certa devozione, una religiosità. 4. Forse ci giochiamo un'amicizia proprio nel momento in cui avanziamo una qualche pretesa di averne. 5. Applausi. Anche questo è spettacolo: in certe commedie americane, trasmesse quotidianamente dalle nostre tv, inseriscono l'applauso registrato ad ogni 'battuta' per provocare una smorfia di sorriso nell'ascoltatore sempre più distratto e annoiato. Si potrebbe dire tanto rumore per nulla? Lasciamoli applaudire, rumoreggiano a sé stessi. 6. Gli agricoltori in protesta per le multe delle quote latte sono andate in S. Pietro per farsi ricevere dal Papa. Per avere solidarietà hanno inciso nelle loro bandiere l'immagine mite della mucca Carolina. Il Papa li ha accolti ed ha espresso loro la sua solidarietà; gli agricoltori si sono dimostrati soddisfatti ed hanno offerto al papa alcuni loro prodotti: salsicce, prosciutti, bresaole, formaggi ecc. Cosa possiamo dire? Anche negli occhi, spesso dolci, di un animale che ci guarda possiamo contemplare tutta la nostra miseria. 7. "Egli sta origliando nel cosmo pensieri estremi". E' divertente immaginare di riferire la frase a Leopardi mentre sta scrivendo "l'infinito", ma è poco credibile: troppo biblica l'idea di un suggeritore. 8. Gente che programma a 'scacchiera' l'annientamento di un popolo perché nella lingua di questo popolo il vocabolo 'Dio' si pronuncia in modo diverso. 9. Per sfuggire a quella specie di ossessione che hanno gli occidentali per l'immortalità, cerca rifugio - quando può - fra i pensatori cinesi, i quali accettano ancora di morire serenamente. 10. Noi occidentali dobbiamo tutto agli Ebrei: i nostri miti, la nostra religione, il culto per il libro. 11. Omaggio a Pirandello. Cura un giardino per tutta una vita con l'intenzione di farci la propria tomba quando morirà. Poco prima di morire sente la storia commovente su di un bambino che sta morendo , colpito da un male inguaribile. Lascia il giardino per farvi seppellire quel bambino. 12. Quando diventerò vecchio vorrò tornare sugli stessi libri che mi hanno commosso da giovane; sugli stessi libri che non sono riuscito a dimenticare. Quelli che avevo messi da parte da giovane, perché troppo importanti e impegnativi, con l'intenzione di studiarli quando fossi stato più avanti con gli anni, cadranno forse in un oblio immeritato e come una vecchia volpe, che non ha raggiunto l'uva alla quale aspirava, dovrò dire: " Non era un libro maturo per me!". Primo fra tutti questi libri metterò la "critica della ragion pura" di Kant , per la parte che non sono riuscito a leggere. 13. Una 'pianta a fioritura perenne' come Schopenhauer: 'niente' di ciò che ha scritto, di ciò che io ho letto sono riuscito a dimenticare! 14. Se Timeo non fosse stato citato da Platone cosa sarebbe oggi Timeo? Niente sarebbe, ammesso che ancora fosse. 15. Il detto "Chi ha molti amici ha un intelletto debole", sembra affine all'altro detto: "Molti nemici, molta gloria!", ma mi piace. 16. "Il giusto si modifica quaranta volte al giorno, mentre l'ipocrita rimane quarant'anni nella stessa posizione". Forse è vero se ci si riferisce ai rapporti che hanno gli uomini fra di loro, alle cosiddette 'opinioni' che sosteniamo in società. Ma che c'entra il pensiero con tutto questo? Che c'entrano le nostre più intime convinzioni? L'uomo di pensiero non sopporta le 'opinioni' , egli tiene conto dei 'giudizi' degli esperti ma sa anche quanto essi siano spesso viziati dalle invidie grandi che hanno i piccoli uomini che occupano i posti di responsabilità; egli sviluppa il proprio pensiero come un organismo , rispettando i suoi tempi d'incubazione e di crescita. Come può avere un pensiero proprio chi lo modifica quaranta volte in un giorno? Mi sento obbligato a ricordare un uomo, un filosofo, non ipocrita, che a trent'anni scrisse la sua opera maggiore e che nei quarant'anni successivi, tutti quelli che lo separavano ancora dalla morte, si mise a completare il quadro dei pensieri già espressi in quel suo libro, dimenticato da tutti i suoi contemporanei che non avevano dato alcun credito a quel suo pensiero. Egli visse con sacrificio proprio e delle proprie fortune , per dare corpo e sangue alla sua opera, senza avere per questo alcun compenso, senza ricevere alcun onore. A sessant'anni giunse il riconoscimento universale: la fama che non modificò in nulla il suo pensiero. Negli anni successivi quest'uomo si chiuse in un'orgogliosa misantropia: il suo nome era Arthur Schopenhauer. 17. Idiota in palestra, idiota allo stadio, idiota alla sfilata di moda, idiota in spiaggia,...idiota...idiota... Che bello, il 'corpo' soltanto! 18. Nell'epoca delle comunicazioni globali e dei telefoni cellulari, tutti aprono bocca solo in vista di qualche vantaggio, anche solo sentimentale, altrimenti perché pagherebbero così tanto? Soltanto per parlare? 19. Nietzsche è un pessimo allievo di un ottimo educatore: Schopenhauer. Niente di ciò che Nietzsche scrive ha una propria originalità ( me lo conferma un recente articolo che ho letto su Burchardt che , a quanto pare , è stata un'altra fonte di Nietzsche) , tutto in lui nasce per opposizione al suo grande maestro. La voglia di vivere fino al punto di mettere a rischio la vita, l'idea del superuomo, La stessa idea della volontà di potenza sono tutte esaltazioni della 'cieca volontà di vivere' che secondo Schopenhauer domina il mondo. Ma mentre Schopenhauer indica una possibilità di salvezza etica nella negazione della volontà , l'allievo Nietzsche sceglie all'opposto di mitizzare la volontà. Il ribaltamento è totale. Che cattivo allievo è Nietzsche! Che grande maestro è Schopenhauer! 20. Fra le tante soddisfazioni che nella mia vita non portò mai avere: l'apprezzamento a questo mio lavoro, di E. Canetti. 21. E' vero! Ci sono certi nomi che "si soffrono" e non sono solo nomi di contemporanei: uno di questi è proprio 'Nietzsche'. 22. "Il disprezzo per uno che non vuole nulla, o comunque non vuole quello che gli altri vogliono ininterrottamente" spiega abbastanza bene il trattamento che ha dovuto subire A. Schopenhauer da parte dei filosofi suoi contemporanei. 17. Seneca penoso? Ci sono tantissime frasi nelle lettere a Lucilio, nelle opere di Seneca e tutta la sua vita che dimostrano che quest'uomo aveva una grande sensibilità e moralità, un grande animo e una grande saggezza. Non è lecito estrapolare una frase per far apparire il contrario, neanche se a farlo è un grande intellettuale come Canetti. 18. Scrivere appunti sotto una vecchia data è un vecchio trucco che usavano certi amanuensi di antiche abbazie , nel medioevo, nei loro antichi lasciti su cartapecora per retrodatare le donazioni; davano così maggiore autorevolezza e lustro all'abbazia. Ciò naturalmente non influenzava il passato, che era passato e basta, ma poteva ben influenzare il futuro del monastero per rivendicare un diritto di priorità, in un periodo in cui c'era l'incertezza della legge e valeva ancora molto il diritto consuetudinario, fondato per l'appunto sul passato più lontano. Chi oggi fa così, anche se è un letterato, ho il sospetto che voglia imitare i monaci di quegli antichi conventi! 19. Ritratta sempre tutto. Il suo orgoglio sta appunto in questo voler sempre rimettere tutto in discussione
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Copyright © 2001
prof. Francesco Rossi
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