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mosche2.jpg (24068 byte)Contrappunti alla tortura delle mosche cap. III

 

1.       Non vezzeggiare quella persona come se fosse un tuo nemico!

2.       Una religione universale che ha un solo adepto: un essere immortale che non sa di essere un Dio.

3.      Un paese governato da filosofi che apprezzano solo punti di vista e pensieri originali; in questo paese è riconosciuto il diritto di associazione e di riunione ma ne fanno uso solo alcuni che non riescono ad avere opinioni proprie. Sono tenuti in gran conto il diritto alla solitudine e il silenzio.

4.       Traspare dalle mie parole 'crude' una certa durezza, ma io non faccio il cuoco e piuttosto che lessare in pentola le mie parole preferisco che vi teniate la mia durezza.

5.       Per il pensatore, chiarezza e concisione sono essenziali, rappresentano la condizione 'sine qua non' del pensare. Egli mantiene saldamente le premesse in quanto è consapevole della vacuità e inconsistenza di 'certe metamorfosi' del pensiero: ogni scarto produce conseguenze incalcolabili. Egli dichiara ogni più piccola premessa, perché sa che anche il respiro può dar vita ad una catena di asserzioni praticamente inesauribile.

6.       Spesso ci ammaliamo a causa di un'infermità momentanea e siamo costretti a riflettere su noi stessi e sulla nostra relazione col mondo; quando guariamo e torniamo a vivere normalmente, ci accorgiamo di aver subito una metamorfosi.

7.       Nei nostri sogni a volte prendono vita i personaggi che avevamo sopiti dentro da tanto tempo , il sognatore allora si trasforma qua e là in tanti attori e in un regista inconsapevole.

8.       Vorrebbe strapparsi il futuro dal cuore; cancellare la speranza dalla propria mente.

9.       E' difficile dopo che si è scrutato se stessi in profondità, che la visione del mondo rimanga la stessa.

10.   La forza dell'invidia. Per molti l'erba del vicino è sempre più verde; qualcuno la considererebbe anche appetitosa se vedesse il vicino piegato a raccoglierla e comincerebbe, appena può, a mangiarla.

.I bambini che tornano a desiderare i propri giochi abbandonati quando vedono che un altro bambino ne è attratto.

Si tiene il bambino insieme ad altri bambini a giocare sperando che la curiosità per i loro giochi gli permetta un qualche passatempo e che i desideri degli altri bambini per i suoi possa ravvivare un interesse spento.

11.   La nostra epoca ha già lasciato troppo di sé: ha quasi annullato le civiltà passate ed ha dato un'impronta irreversibile alle epoche future. Mai la volontà di potenza di una civiltà passata era arrivata a tanto! Non c'è alcun bisogno di costringere gli umani a sopravvivere (come immagina Canetti) ammesso che siano scarse le loro prospettive di sopravvivenza! Non vediamo ogni giorno che ciascuno è animato da una brama di vivere inesauribile, anche di fronte alle più inaudite distruzioni e sofferenze? Quale minaccia può venire ancora agli esseri umani in futuro, che non sia già? L'apocalisse - se vogliamo vederla - è sempre stata in mezzo a noi; ciò non ha impedito al mondo di risorgere ogni volta, come l'araba fenice, dalle sue ceneri.

12.   Fintanto che esistono 'ambiti della conoscenza' non toccati da moralisti e pedagoghi, non tutte le speranze di vedere un'umanità migliore sono vane.

13.   Amici, in senso stretto, dovrebbero potersi chiamare soltanto quelli che hanno rischiato la vita l'uno per l'altro, che si sono visti togliere insieme gli anni che avevano ancora da vivere o che sono stati scambiati, l'uno con l'altro, sul patibolo.

14.   La solitudine è un'opportunità preziosa: non bisogna sprecarla inutilmente con la noia.

15.   Non spreca il tempo ma si fa strangolare da quello che ha a disposizione; lo usa su di sé e sugli altri come se fosse una garrotta.

16.   Un Babbo Natale ecologico che ogni anno ci porta via, con enormi sacchi, i desideri vani, le false promesse e le illusioni per lasciarli sulla luna dove l'Ariosto metteva le ampolle piene del senno perduto dagli uomini.

17.   Un belletto, un segno di matita sugli occhi di una donna e già lei possiede l'attrattiva del macho che l'ha sedotta.

La barba che mette il sesso sul volto di un uomo , come il rossetto per le labbra lo mette su quello di una donna.

Piercing .Orecchini che bucano tutte le parti del corpo come segni tangibili dei suoi tormenti (d'amore).

18.   Il gambero filosofo. Per poter capire la nostra vita abbiamo bisogno di mettere da parte le 'mete precise' e di farci, di tanto in tanto, una visione retrospettiva.

19.   Quanto è difficile, anche sapendo bene una lingua, trovare sempre la parola giusta.

20.   Un frammento della memoria venuto a galla, 'una madeleine', gli restituì la voglia di raccontare.

21.   Se non vogliamo che altri ci detestino con intensità, a volte dobbiamo evitare di mostrare invano il meglio di noi stessi.

22.   Per evitare amare disillusioni dovremmo abituarci a considerare pericoli evitati tutte le voglie alle quali non abbiamo dato appagamento.

23.   Aveva il sogno di poter scambiare la realtà per sogno; ciò le avrebbe permesso il recupero di una preziosa facoltà della mente: la visione. Spiccò un salto; ancora deve tornare a terra.

24.   Perché sopravvivere, se è già troppo vivere?

25.   Il lavoro non gli dava pena più di tanto; da tempo si era abituata al suo modesto stipendio e così aveva dimenticato lo sciopero. Aveva dimenticato persino di essere una formica!

26.   E se il legame segreto fra le parole delle diverse lingue fosse in ciò che le spinge ad essere pronunciate, fosse in ciò che ci manca? A che serve altrimenti la parola, se non ad indicare un bisogno: una 'mancanza'?

27.   Quando si comincia ad osservare la realtà un po' più intensamente, essa - dopo un po' - perde il suo aspetto abituale: diventa, per così dire, una 'parvenza di realtà'.

28.   In Italia c'è piena libertà di opinione : puoi dire tutto; ma se ti metti a scrivere qualcosa sei subito guardato con sospetto.

29.   Quante volte si deve ricorrere a 'Dio' per far tornare i conti su questo mondo?

30.   Un cuore in comune per tutti gli esseri umani, sembra la macabra descrizione di un'umanità senza cuore prima che si sottopongano ad un trapianto cardiaco, la narrazione fantascientifica di una razza di improbabili sopravvissuti costretti a vivere a turno con un solo organo. L'ipotesi è fantastica ma la rappresentazione psicologica è realistica: è credibili che uomini costretti a vivere con un solo cuore non perderebbero l'attaccamento alla vita, anzi per certi aspetti l'amerebbero di più ed avrebbero momenti collettivi più intensi, i cui rituali più importanti sarebbero legati all'uso di questo organo mancante. Il racconto mi richiama alla mente un'immagine da incubo: una società composta di individui tutti menomati di importanti organi del proprio corpo (a chi manca il cuore, a chi il rene, a chi un braccio o ambedue, a chi un occhio e così via). In una società siffatta potrebbe esserci "benessere": l'economia andrebbe bene, le fabbriche e gli allevamenti di animali transgenici produrrebbero gli organi che mancano . Il sogno di tutti sarebbe quello di farsi - ad una certa età e dopo qualche risparmio - un bell'organo nuovo fiammante; gli uomini sarebbero soddisfatti o almeno non avrebbero motivo di soffrire più di quanto soffrono ora.

31.   L'angoscia e la morte come sorelle che si sono un po' allontanate ma aspirano sempre a ricongiungersi.

32.   Nella parola "Dio" c'è qualcosa di troppo, come se derivasse da "io".

33.   Le leggende e le storie malvagie si riesce a sopportarle, anzi piacciono anche ai bambini, solo perché la vita ce ne riserva di peggiori.

34.   Egli non riesce a stare più con se stesso, neanche un po', per questo cerca disperatamente gente. Ha visto una volta la disperazione negli occhi di un bambino; egli l'ha pensata riflessa negli occhi della madre che senz'altro cercava il bambino; da allora non riesce più a sopportare la solitudine: ha preso con sé il bambino e va chiedendo ovunque c'è gente. Spera di poter incontrare prima o poi la madre di quel bambino e di riuscire a ricongiungerli.

35.  "L'uomo che è soggetto alle passioni , per effetto delle azioni giunge alla meta cui la mente s'era rivolta. Quando ha esaurito l'effetto della sua opera, qualunque cosa abbia quaggiù fatto, dall'altro mondo torna su questa terra all'operare. Questo per chi è in preda al desiderio. Ma per chi non ha desideri, è privo di desideri, per chi ha spento i suoi desideri e non ha che il desiderio dell'Atman, di costui i soffi vitali non si allontanano dal corpo: egli che è già Brahaman si ricongiunge con Brahaman. Quando tutti i desideri che erano posti nel cuore si annullano allora il mortale diventa immortale e (già) quaggiù gode il Brahaman. Come la pelle, mutata da un serpente, giace morta gettata su un formicaio , così giace questo corpo. Rimane allora lo spirito incorporeo, immortale, puro Brahaman, pura luce, o gran re". (Brhadaranyaka Upanisad)

36.   Perché non riconoscerlo? In ogni paese, in ogni lingua ci sono parole che possono uccidere. Tutti sanno quali sono e in quali contesti vanno pronunciate perché diventino micidiali. Esse sono un'arma che si è formata per selezione naturale, come certi artigli o dure zanne o corna. Per questo nel sapere del genere umano si riproducono spontaneamente e si tramandano. Inutile dire che esse vengono puntualmente pronunciate al momento giusto; sono queste parole che fanno l'omicidio perfetto perché non lasciano traccia dell'arma del delitto.

37.   Ci sono uomini che prestano servizio come cani da guardia alle proprie dipendenze.

38.   Sei troppo concentrato, si direbbe che sei in procinto di difenderti da un attacco interno.

39.   .Un'anima semplice che fa capolino dietro a un dolce sorriso in un volto profondamente segnato dalle rughe, un corpo piccolo piegato dalla compassione e dall'età, in una parola: una santa.

40.  Dio: brama di vivere.

41.     All'origine della creazione una… caduta di tono.

42.   E' già abbastanza che i pensieri fluiscano ed escano fuori sotto forma di frasi ben 'ponderate', come non mi succedeva in passato; ma devo stare attento a non lasciare che essi assorbano tutte le mie energie: perderei interesse alla vita. Non m'importa fare le cose come fanno tutti per occupare un posto al sole; a che scopo? Io voglio stare 'da parte' , all'ombra, al riparo dalle scottature, sotto l'ombrellone, in compagnia dei miei pensieri più freschi e montani.

43.   Siamo tutti disponibili a dire tante parole, ma su quante siamo disposti a mettere una firma?

44.  Il più delle volte usiamo parole prese in prestito da altri: le nostre parole non ci appartengono più, forse perché la società nella quale viviamo ci ha ormai abituati "all'usa e getta".

45.   Solo le parole che estraiamo chirurgicamente dal nostro corpo o che nascono spontaneamente dopo un naturale processo di gestazione: solo esse ci appartengono.

46.   Sognava un pensiero perfetto che uscisse calmo, come una calda colata di lava.

47.  La gran parte degli uomini hanno una morale molto superficiale, di facciata: non rubano perché sanno di essere controllati e rischierebbero di essere scoperti. Il più delle volte il comportamento morale è la conseguenza di un semplice calcolo di ' convenienza': "Non vale la pena mettere a rischio la propria reputazione per una cosa di così poco valore!". Per questo motivo, pochi sarebbero disposti a rischiare di essere scoperti per 'restituire' il maltolto; ci vorrebbe una certa ingenuità di cui sono capaci solo i bambini come Antoine, protagonista del film i quattrocento colpi di Truffaut, che ruba una macchina da scrivere nell'ufficio del padre e decide di riportarla, solo perché non riesce a venderla (naturalmente viene scoperto). Le persone che hanno una morale elevata non ruberebbero mai, neanche se fossero sole al mondo. Il racconto di Canetti è dunque un gradevole paradosso morale.

48.   La vita è fatta di momenti perduti che si sono illuminati successivamente per un solo attimo, per poi spegnersi definitivamente. Il ricordo ce li rende opachi, allora ci illudiamo che essi possano tornare a vivere nell'arte e nella letteratura.

49.   Vacanze. Rimanere fermi in un luogo, meglio se è una località dell'anima, per dare al pensiero tutta la sua fantastica mobilità.

50.   Ragionamento per assurdo. Lancia il paradosso che l'uomo possa essere in qualche modo di aiuto a Dio, per poter poi fare accettare a tutti l'idea che l'uomo non può fare a meno di Dio. Sappiamo bene che l'uomo è per natura riconoscente, anche se incredulo o miscredente.

51.   Questua. Ovunque vada, egli si mette seduto in mezzo agli altri e tira fuori dalla bisaccia la sua umiltà.

52.   Stoicismo. Darsi una ragione della triste o della cattiva sorte e lasciar correre 'il tempo'.

53.   Si appende tutte le cose che 'possiede', intorno al collo, come una sciarpa, ma quelle non vogliono riscaldarlo.

54.   Affastellamento del sapere senza alcun vantaggio per le singole scienze e per l'uomo.

55.   Anche un giorno soltanto in mezzo a tante di quelle facce conosciute, così egli si raffigura l'inferno. (Il diavolo è migliore di come solitamente lo si dipinge, ma l'uomo è molto peggio.)

56.   Risposta da fariseo ad una richiesta d'aiuto: spalancare le braccia e dire di no.

57.   I nostri pensieri migliori sono quelli che non ci lasciano in pace e tornano ad assillarci ad intervalli regolari, anche se abbiamo tentato di scacciarli perché non riuscivamo a trovare per essi una risposta: in una parola quelli che ci 'ossessionano'.

Càpita che riusciamo a volte ad allontanarli, ci lasciano in pace per un po' di tempo e ci illudiamo di essercene liberati ma - state sicuri - essi si ripresentano sotto forma di nuove ossessioni prive di ragioni. Solo questi pensieri sono significativi; essi si dileguano e ci lasciano sorridere in pace quando siamo riusciti a dare soluzione al loro enigma.

58.   La 'diffidenza' nei confronti degli altri è un atteggiamento 'non morale' ma, considerando la cattiveria presente nel mondo, pienamente legittimo, soprattutto se appartiene a certe persone di animo gentile, inoffensive e riservate, spesso indifese come gli anziani; da queste persone 'diffidenti' non c'è da aspettarsi alcuna cattiveria.

La diffidenza è invece un obbligo, un imperativo morale, nella scienza ed anche nelle questioni di cultura e nell'editoria. Gli uomini di scienza debbono diffidare sistematicamente delle nuove scoperte e delle nuove teorie scientifiche; essi hanno il compito - prima di assumerle come nuove conoscenze - di cercare di 'falsificarle' con i mezzi logico - scientifici propri della scienza. Solo le teorie che superano queste prove hanno diritto di essere riconosciute valide. Il problema maggiore dell'editoria è che pochi leggono e troppi libri vengono stampati ed entrano ogni giorno in libreria. Per la gran parte sono libri di scarso valore culturale che si conquistano il loro spazio negli scaffali delle librerie solo per il pregio della 'novità': restano in esposizione qualche giorno o - se sono fortunati - qualche mese, poi sono subito rimpiazzati da altri. Non sono come le opere classiche che si distinguono da quelli come le stelle dai corpi opachi : quelle sono lì, fisse davanti a noi, sempre pronte nei secoli ad illuminarci, questi - come ognuno sa - non brillano di luce propria e nel giro di poco tempo scompaiono dalla nostra vista. Per non confonderli occorre una 'sana diffidenza'. Il lettore che cerca un buon libro deve essere pronto a smascherare quelli 'cattivi', prima che essi commettano una cattiveria nei suoi confronti, inducendolo ad un acquisto 'inutile'. Il "sospetto" e la "diffidenza" , dovrebbero essere nel codice genetico delle buone riviste di critica letteraria; esse dovrebbero orientare il lettore per aiutarlo a selezionare il libro veramente valido, in un così grande ammasso di inutile carta stampata. Il "sospetto" in questo caso si può intendere come un sistema compiuto e ben organizzato per promuovere la letteratura di qualità e per selezionare i giovani di vero talento dei quali c'è tanto bisogno.

 

59.   Il dolore veramente sentito, in nessuno dei suoi aspetti evitato, il dolore riconosciuto, compreso, custodito: fa l'uomo santo, non lo fa poeta.

60.   Per quel che mi riguarda Nietzsche è un cattivo allievo di un grande educatore: Schopenhauer, e Canetti non è pericoloso perché, al di là dei differenti credo filosofici e religiosi, abbiamo in comune 'un principio' : quello di credere alla 'santità' - come dice lui - di ogni singola vita. Ma come si fa a dire : "Non ammetto la morte di nessuno" e "Tutte le morti che finora sono avvenute altro non sono che migliaia e migliaia di omicidi legali che io non posso autorizzare"?. Come si fa a dire questo e poi credere nel Dio che li avrebbe autorizzati? Non è una condotta più umana accettare la morte corporea , facendo salvo ognuno di dare una propria risposta al problema dell'immortalità? Non è più umano, e più santo, accettare il dolore, la malattia, la vecchiaia e la morte che accompagnano la condizione umana? Non saranno compiante forse le generazioni future, come sono state compiante quelle passate e come lo sarà la nostra? Se dovessi vivere in futuro, non avrei rammarico per la morte individuale, semmai per la quasi immortalità terrena che mi è riservata come essere umano.

61.   La volontà di vivere in noi è così forte che molti si sposerebbero volentieri un 'giorno' qualsiasi della loro vita, piuttosto che un uomo o una donna, purché quel giorno non tramontasse.

62.   Dio gioca a nascondino. E' nascosto da sempre, non si va vedere da sempre, eppure sono in molti che cercano ancora di stanarlo.

63.   Legge molti libri sulle guerre che scoppiano qua e là,

come se ogni guerra riservasse chissà quali novità.

64.   Al mio amico C.

La tua sordità è una qualità morale

che ti sei data per non alzare

l'ombra di un sospetto contro l'umanità.

La tua sordità è il riflesso della tua pace interiore,

è l'ostacolo che esalta la tua curiosità

(le mie orecchie hanno fatto solo la mia distrazione);

la tua sordità ti rende tollerante

ai rumori di questa civiltà;

la tua sordità ti spinge verso gli altri,

per questo non renderà mai sorda la tua umanità.

65.   E' possibile vivere senza sentirsi guardati, giudicati, valutati?

E' possibile vivere inosservati?

E' possibile non lasciare traccia, né nome?

66.   Affrancamento. Perché cerchiamo sempre di dominare ogni cosa che conosciamo e che entra - per così dire - nella nostra sfera d'azione? Perché vogliamo impossessarcene? Anche le parole (credo in tutte le lingue) esprimono questo desiderio di 'possesso'. Conoscere equivale ad 'apprendere' o 'comprendere', cioè ' afferrare' un concetto e tenerselo stretto, e farselo proprio. La nostra volontà di possedere le cose è come un pallido riflesso del nostro desiderio di immortalità: è la sua proiezione nello spazio, anziché nel tempo. Noi, attraverso il 'possesso', proiettiamo in estensione il nostro essere, ci espandiamo. Purtroppo le nostre aspirazioni sono sempre limitate dalla realtà e vanno sempre a cozzare, prima o poi, con un confine. Il confine segna uno sbarramento, l'oltre a cui non possiamo accedere e ci riporta entro un 'limite' che non siamo disposti ad accettare: per questo abbiamo ideato l'orizzonte che ci permette di sognare di andare un giorno al di là. Il nostro desiderio di possesso, se pensiamo bene, è per noi una servitù. Chi possiede è, entro certi limiti, anche posseduto; non è pienamente libero, ma soggetto al dominio della propria volontà di possesso. Anche se togliessimo il nome alle cose, anche se le rendessimo 'anonime' , non potremmo uscire da questo legame: il nome registra un rapporto fra noi e le cose, nient'altro. Per affrancarci da questa servitù dovremmo lasciar cadere il desiderio di possesso; il nostro rapporto con le cose dovrebbe cioè essere improntato alla pura conoscenza, alla mera contemplazione. Esso si può realizzare pienamente solo nell'espressione artistica. Solo l'artista riesce a riscattarsi dalla servitù nei confronti degli oggetti e del mezzo che usa; solo il poeta e il filosofo riescono a liberarsi dalla servitù nei confronti delle parole che nominano.

 

 

 


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