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VITTORIO TRAVERSI

(1943-1996)

 

NOTE BIOGRAFICHE

Vittorio Traversi è nato a Piancastagnaio (Siena) nel 1943, da una famiglia borghese che, quando l'agricoltura era attività primaria, poteva dirsi benestante. Il suo incontro con le tele e i colori avviene quando è ancora bambino, stimolato dalla nonna pittrice e dall'insegnante di disegno delle scuole medie: una "extraterrestre" nella società proletaria. culturalmente elementare, della montagna. Si allontana dall’Amiata solo per frequentare il Liceo Scientifico a Viterbo e poi la Facoltà di architettura a Firenze dove si laurea con il professor Leonardo Ricci, con una tesi su "Sottosviluppo e dialettica sociale nel sud Toscana". Umanista conseguente, è studente assiduo anche della Facoltà di lettere e filosofia dove partecipa a lezioni e seminari di Umberto Eco, Giacomo Devoto, Eugenio Garin. Anni di studio che non lo separano dalla sua montagna dove, nella metà degli anni `60, introducendo sprazzi di cultura urbano - universitaria in un territorio appena scalfito nei suoi arcaismi dalla comunicazione televisiva, contribuisce ad ani- mare un movimento di giovani - i ghiozzi - il cui ribellismo anticipa la contestazione del `68. Sempre negli anni universitari, ribadisce la sua acuta attenzione alla società amiatina ponendosi come tramite tra le sue lotte per l'occupazione e le elaborazioni culturali della Facoltà di architettura. E' in questo periodo -1970/75- che, forzando la sua natura schiva, si impegna nell'amministrazione comunale come assessore all'urbanistica. Sono in atto grandi ribollimenti sociali e culturali. L'Amiata e Firenze, in modo diverso, vi partecipano intensamente. Vittorio vive i suoi anni più felici e di massima espressività sociale. Partecipa a collettivi studenteschi e, sulla montagna, tenta, con le attività di sezione e la scorciatoia dell'osteria, l'inserimento nell'ambiente operaio. Persino la sua pittura assume in questi anni la dimensione di lavoro collettivo. Dopo una radicale parentesi di permanenza in Brasile (1975) che Io vede impegnato nel designer nella creazione artigianale di oggetti d'arte, è ancora tra Piancastagnaio e Firenze che torna a svolgersi la sua vicenda umana e di artista. In montagna costruisce uno studio associato di progettazione ('78-'83) e fa l'insegnante di topografia per poi votarsi unicamente alla pittura. La sua attitudine pedagogica lo mantiene vicino ai giovani, so tutto quelli "disinseriti", con i quali riesce a stabilire comunicazioni profonde, attraendoli con il suo stile di vita anticonformistico. La sua sensibilità, offesa dall'avvento feroce degli anni del rampantismo, lo induce al rifiuto sdegnoso e al ripiegamento, allontanandolo dal reale quotidiano. In questi anni ottanta, all’Amiata compatta e solidale delle miniere subentra la frantumazione sociale della cassa integrazione e delle microattività artigiane e suoi vecchi amici hanno sistematizzato se non pacificato - le loro inquietudini giovanili in ruoli e impegni socialmente riconosciuti. Mentre i suoi eccessi nel bere, da liberatori e conviviali, diventano massiccia e insapore medicina, resa necessaria dall’assuefazione del corpo. Una vita di sentimenti esasperati e di intransigente bohème in cui gli è stata compagna e complice, per più di trent’anni, Daniela Barneschi, scomparsa nell'estate di quest'anno. Il suo volto, assai ricorrente nei quadri di Vittorio, è forse l'unico riconoscibile in una pittura che non indulge alla ritrattistica. Artista grande dell'Amiata, Vittorio Traversi è tutt’altro che pittore semplice e localistico. La sua formazione, che si è alimentata di vari interessi - il marxismo, la psicologia, l'astrologia - in genere alternativi l'uno all'altro, lo porta a ricercare una personale via alla conoscenza. Il suo modo di dipingere, nutrito da una sciolta padronanza delle tecniche, si è evoluto verso un'essenzialità quasi astratta. Accanto ai paesaggi, tema costante ma non ripetitivo della sua creatività, compaiano in quantità seriali gatti e sirene, tarocchi e città subacquee, protagonisti di un universo mentale che cerca vie di comunicazione dirette con l'inconscio e mondi altri. Se adolescente vuole confrontarsi con altre esperienze e partecipa a estemporanee e collettive, ottenendo puntualmente premi e riconoscimenti, raggiunta la maturità, non fa niente per entrare nei mercato dell'arte.

G. S.

(copyright © 1975, Editrice le Balze - Montepulciano,)


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