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    MIRRA

    Versione in prosa di F. Rossi

     

    Sirena al sole,1983,matite e cartoncino,cm.70x50,particolare, di V.Traversi,ed.del Grifo,1995

    Personaggi:

     

    Ciniro (Padre di Mirra)

    Euriclea (Nutrice)

    Cecri (Madre di Mirra)

    Coro

    Mirra (figlia del Re e della regina di Cipro)

    Sacerdoti

    Pereo (Erede al trono d’Epiro)

    Popolo

     

    Scena , la reggia in Cipro

     

    ATTO PRIMO

    Scena prima

    (Cecri, Euriclea)

     

    Cecri Vieni, fedele Euriclea, l’alba sorge proprio ora; e il mio consorte non è solito venire così presto. Ora a me puoi raccontare tutto di nostra figlia, tanto misera. Già il tuo volto afflitto e i tuoi sospiri, mal trattenuti, mi annunciano...

    Euriclea O regina!... Mirra infelice trascina una vita assai peggiore di ogni morte. Non ho il coraggio di descrivere al re il suo stato orribile: un padre comprende male il pianto di una fanciulla; tu , madre, lo puoi capire. Quindi vengo da te. Ti prego di volermi ascoltare.

    Cecri E’ vero, anch’io da tanto tempo vedo languire il fiore della sua rara bellezza: una profonda malinconia mortale, muta e ostinata, appanna in lei quel suo sguardo vivo e, almeno piangesse!... Invece mi sta davanti taciturna , con gli occhi gonfi di lacrime e le ciglia sempre asciutte. Invano l’abbraccio e le chiedo e richiedo sempre che mi riveli il motivo del suo dolore: lo nega, mentre io la vedo struggersi dal dolore, di giorno in giorno.

    Euriclea A voi è figlia per il sangue, a me per l’amore; sai bene che io l’ho educata e vivo soltanto per lei. Sono ormai più di ventidue anni che io la stringo ogni giorno fra le mie braccia, al mio seno... Com’è possibile che a me, a cui soleva affidare, fin da bambina, tutti i suoi pensieri, anche a me, ora, si mostri chiusa? E se io le parlo del suo dolore, lo nega, insiste e si adira contro me... Ma spesso, davanti a me, suo malgrado, prorompe in pianto.

    Cecri Io prima credevo che tanta tristezza, in quel cuore giovane, fosse figlia del dubbio, in cui lei stava per l’approssimarsi della scelta di uno sposo. I principi più potenti e valorosi, dell’Asia e della Grecia, sono accorsi tutti in Cipro per gareggiare, attratti dalla sua bellezza: e per noi era pienamente padrona di fare la sua scelta. Tante attenzioni di persone ignote e così diverse dovevano recare, in una giovinetta, un turbamento non lieve.

     

    Lei lodava il valore in uno, la gentilezza in un altro; l’uno aveva il regno più grande, l’altro eccelleva nella regalità e nella bellezza e quello che piaceva più ai suoi occhi , temeva forse che piacesse meno al padre. Io, come donna e madre, so quale battaglia ha dovuto combattere il cuore tenero e nuovo di una fanciulla timida, per risolvere un tale dubbio. Ma, dopo che Pereo, l’erede di Epiro, al quale nessuno ormai era pari per nobiltà, potere, valore, giovinezza, bellezza e giudizio, ha tolta ogni contesa; ora che la scelta di Mirra è piaciuta a noi così tanto , quando lei doveva compiacersene lieta, vediamo sorgere in lei una tempesta più forte e ogni giorno la travaglia un’angoscia sempre più mortale? ... A vederla, mi sento lacerare il cuore, pezzo a pezzo.

    Euriclea Non avesse mai scelto! Da quel giorno il suo male è cresciuto sempre più e questa notte, l’ultima, prima delle sue nozze, (o cielo!) ho temuto che fosse l’ultima della sua vita. Io stavo in silenzio immobile nel mio letto, che non è molto lontano dal suo e lei , sempre presa dai suoi pensieri, fingeva di dormire: ma sono mesi e mesi che la vedo in queste sofferenze, perché dal mio vecchio corpo è fuggito ogni riposo. Io, zitta, invocavo dentro me, per questa figlia, l’aiuto del sonno benigno, che non distende più le sue placide ali su di lei, da molte e molte notti .. I suoi sospiri dapprima erano pochi, rotti e quasi soffocati: poi (lei non mi sentiva) sono cresciuti in una piena così forte che alla fine si sono mutati, senza che lo volesse, in un pianto a dirotto, con singhiozzi e anche alte grida. Fra le lacrime, usciva dalle sue labbra una parola sola : "Morte... morte;" e la ripeteva spesso con parole spezzate. Io balzo in piedi e corro da lei con l’affanno: lei, appena mi vede, interrompe nel mezzo ogni sospiro, ogni parola, il pianto e , ricomposta la sua fierezza regale, quasi adirata con me, con voce ferma mi dice: "Che vieni a fare? Ora via, che vuoi?..." Io non potevo risponderle; piangevo, l’abbracciavo e piangevo... Alla fine ho ripreso il respiro e la parola. Oh, come l’ho pregata, l’ho scongiurata di dirmi il motivo, che se avesse tenuto in petto, avrebbe ucciso anche me!... Tu che sei madre, credo che non avresti potuto parlarle con un amore più vivo e tenero. Lei sa bene se l’amo. Quando io parlavo di nuovo, apriva gli occhi al pianto, mi abbracciava con amore; ma, decisa sempre a negare, mi rispondeva che ogni ragazza si sente oppressa da un dolore passeggero, per le nozze vicine e dava a me il comando di non parlarne con te. Il suo male si è radicato dentro, così tanto, che io sono venuta da te tremante e ti scongiuro di far sospendere le sue nozze: lei va a morire. Non dico altro: sei madre.

    Cecri Ah, posso... appena parlare, per il gran pianto... Che può essere mai?... Nella sua giovane età , non c’è altro supplizio che quello dell’amore. Ma se lei è innamorata di Pereo, da lei scelto spontaneamente, da che deriva il lamento, ora che sta per ottenerlo? Se racchiude in sé un’altra passione, perché lei stessa ha voluto, fra tanti, Pereo?

    Euriclea Il suo disperato dolore non nasce dall’amore, te lo giuro. E’ sempre stata vigilata da me; e non avrebbe potuto aprire il cuore alla passione, senza che io lo vedessi. A me lo avrebbe detto; a me che in questi anni l’ha tenuta come una madre e una sorella. Tutto me lo dice: il volto, le sue azioni e i suoi sospiri, il suo silenzio , che lei non ama Pereo. Prima di averlo scelto, era almeno tranquilla, se non allegra; lo sai quanto ha indugiato a scegliere. Eppure nessun uomo, di certo, le è piaciuto prima di Pereo: anche se, è vero, sembrava interessata, perché crede che è suo dovere sceglierne uno. Lei non l’ama, a me così sembra: eppure chi altri potrebbe amare a paragone del gran Pereo? La conosco come ragazza dai nobili sentimenti e non potrebbe entrare in lei una passione che non fosse elevata.

    Questo lo posso giurare bene: se amasse un uomo non potrebbe che essere di sangue reale; altro non potrebbe essere.. Ora chi è venuto qui che lei non potesse far felice di sua volontà, offrendogli la mano? Il suo non è dunque un male d’amore. Benché l’amore si nutra di pianto e di sospiri, lascia sempre un non so che di speranza che traspare in fondo al cuore; ma in lei non si affaccia nessun raggio di speranza: purtroppo la sua è una piaga insanabile... Ah! Venisse prima a me quella morte che lei chiama sempre! Almeno così non la vedrei struggersi a fuoco lento...

    Cecri Tu mi togli ogni speranza... Ah! Non voglio queste nozze se devono togliere a noi l’unica figlia... Ora vai; torna vicino a lei, e non dirle che mi hai parlato. Verrò là non appena mi sarò asciugato le lacrime e avrò ricomposto il volto con calma.

    Euriclea Io torno da lei: non vedo l’ora di rivederla; ma tu vieni presto. Oh, cielo! Chissà se mentre parlavo così a lungo con te, non sia ricaduta nel medesimo forte impeto di dolore? Oh, eppure che pietà mi fai , povera madre!... Io volo. Tu non tardare: quanto meno aspetti e meglio farai.

    Cecri Quanto mi costa aspettare lo puoi immaginare: ma in quest’ora insolita non voglio né farla chiamare, né venire da lei, né mostrarmi turbata. Non voglio incuterle timore o darle dolore: è così tanto accondiscendente, timida e modesta che nessuno mezzo è mai troppo benigno, con quel carattere così nobile. Su vai da lei e confida in me, come io confido in te sola.

    Scena seconda

    (Cecri)

    Ma che sarà mai? E’ già quasi un anno che io mi consumo con lei; e non trovo nemmeno la traccia del motivo del suo dolore! Forse gli Dei invidiosi della nostra sorte, vogliono ora toglierci una figlia così rara, unico conforto e speranza di entrambi i genitori? Era meglio non darcela, o Dei. Oh Venere, Dea celeste di questa isola sacra a te devota, forse ti muove allo sdegno la sua troppa bellezza? Forse quindi ridurrai anche me, al pari di lei, in cattivo stato? Ah! Tu vuoi che io sconti con lacrime di sangue la mia gioia eccessiva e stolta, di madre troppo spavalda..

     

    Scena terza

    (Ciniro, Cecri)

    Ciniro Non piangere donna. In breve ho sentito tutto; ho costretta Euriclea a svelarmelo. Ah! Vorrei prima morire mille volte piuttosto che forzare mai la nostra unica e adorata figlia. Chi avrebbe creduto che a trarla a tal punto sarebbero state le nozze chieste da lei? Ma, si rompano. Non m’importa niente della vita, nulla del mio regno e neanche della mia gloria, se non vedo pienamente felice la nostra unica figlia.

    Cecri Eppure Mirra non è mai stata volubile. L’abbiamo sempre vista più giudiziosa dei suoi coetanei; controllata in ogni suo desiderio e sempre intenta a precedere il nostro volere. Lei lo sa bene se per la sua nobile scelta noi ci riteniamo contenti: non può quindi pentirsene.

    Ciniro E se in cuore ne fosse già pentita? Ascoltala , donna, adopera ora con lei tutte le lusinghe di una madre e fa si che infine ti apra il suo cuore, finché c’è tempo. Io intanto ti apro il mio, e dico e giuro che il mio primo pensiero è mia figlia. E’ vero che farmi amico il re d’Epiro mi è utile: e il giovane Pereo, suo figlio, agli occhi miei, aggiunge un pregio maggiore, della speranza di un grande regno futuro. Egli mostra un animo umano e un cuore pietoso, non meno che nobile. Inoltre lo vedo assai innamorato di Mirra. Io non potrei scegliere mai uno sposo più degno, per fare felice mia figlia. Egli è certo delle nozze e sarebbe giusto lo sdegno, sia in lui che nel padre, nel caso si rinviasse la data pattuita; e anche per noi la loro ira può essere temibile: ecco molte e buone ragioni agli occhi di ogni principe, ma per me non contano. La natura mi ha fatto padre e solo il caso Re. Ciò che gli altri miei pari chiamano ragione di Stato, e alla quale sono abituati a subordinare l’affetto naturale, non sarà mai bastante, nel mio seno paterno, contro un solo sospiro di mia figlia. Io posso essere lieto solo della sua felicità, non in altro modo. Ora vai, diglielo, e dille anche che non tema di dispiacermi, nel rivelare la verità: non tema altro che di fare felice sé stessa, noi lo saremo con lei. Nel frattempo voglio sentire da Pereo, con discrezione, se si ritiene riamato e lo voglio preparare al dispiacere, che dorrà a me non meno che a lui. Ma se lo vuole il destino, resta ormai poco per tornare indietro.

    Cecri Hai parlato bene. Io volo da lei. Con tutto il nostro dolore, mi arreca un gran sollievo vedere che in noi c’è un amore solo e un volere concorde.

     

    ATTO SECONDO

    Scena prima

    (Ciniro, Pereo)

     

    Pereo Eccomi alla tua chiamata. Spero, o re, che non sarà lontana l’ora in cui potrò chiamarti padre amato...

    Ciniro Pereo, ascoltami. Se conosci te stesso, devi essere assai convinto quanta e quale gioia dà averti come genero, a me, padre, che voglio bene alla mia unica figlia. Se io stesso avessi voluto scegliere uno sposo per Mirra, fra i rivali illustri che gareggiavano con te, senza alcun dubbio avrei scelto te. Sei stato scelto da lei, quindi pensa se io non ti abbia caro doppiamente. Tu, a giudizio altrui, eri il primo di tutti in tutto; ma, a mio giudizio, eri e sei primo, più che per il sangue e per il regno paterno, per le ben altre doti veramente tue, per le quali saresti sempre maggiore di ogni re, anche in privato...

    Pereo Ah, padre ( già gioisco a chiamarti con un tale nome) padre il più grande mio pregio, anzi il solo, è di piacerti. Perdona se mi sono permesso di interromperti, ma non posso sentire tante lodi rivolte a me, prima di meritarle. Le tue parole saranno per me un degno stimolo per farmi essere quale tu mi credi, o desideri. Fra tutti gli affetti, sono qui per avere il più ricco: divenire sposo di Mirra e tuo genero, ne accetto l’augurio da te.

    Ciniro Ah, parli sincero come tu sei. E siccome tu sei così, io ardirò parlarti quasi come a un figlio. Vedo che provi un vero amore per Mirra; e ti farei un oltraggio grave, dubitandone. Ma... dimmi...se la mia domanda non è troppo indiscreta... sei riamato ugualmente?

    Pereo Non ti devo nascondere nulla. Ah, riamarmi, forse Mirra lo vorrebbe, ma pare che non possa. Ne ho avuta la speranza in petto e ancora lo spero, o almeno mi illudo. Certo, l’atteggiamento con il quale si mostra a me è una cosa difficile a spiegare. Ciniro, benché tu sia padre, vivi ancora nei tuoi anni verdi e ricordi l’amore: ora sappi che lei viene a me sempre tremante, e mi si accosta a stento; le si dipinge in volto un grande pallore; mai mi fa il dono di guardarmi coi suoi begli occhi che muove dubbiosi, interrotti da poche parole, e avvolti in un gelo mortale; fissa al suolo le sue pupille, sempre gonfie di pianto; la sua anima sembra sepolta in un dolore orrendo; è indebolito il fiore della sua bellezza divina: ecco il suo stato. Eppure lei parla di nozze; a volte si direbbe che le desidera lei stessa, altre volte le detesta più che la morte; ora ne decide il giorno, ora le allontana. Se io le chiedo la ragione della sua tristezza , le sue labbra la negano ma il viso, pieno di dolore e di morte la mostra disperata. Lei mi assicura e mi conferma ogni giorno che mi vuole suo sposo; che lei mi ami non lo dice; il suo cuore grande e nobile non sa fingere. Io desidero conoscere la verità e insieme la temo: freno il pianto, brucio di passione, mi struggo e non oso dirlo. A volte io stesso vorrei scioglierla dalla promessa data, a volte vorrei morire, perché non la posso perdere; né vorrei possederla, senza avere il suo cuore... Povero me! Ah, non so bene se io viva o muoia ormai. Così siamo giunti al giorno prestabilito, chiusi dentro entrambi, e con l’anima piena ugualmente di dolore, benché diverso, perché lei, irrevocabile, ha voluto fissare le nozze per oggi... Fossi vittima almeno di tanto dolore, io solo.

     

    Ciniro Mi fai pietà quanto mia figlia... Il tuo parlare franco e caldo mi rivela un animo umano e elevato : io ti credevo tale , quindi non mi sentirai parlare meno franco. Io tremo per mia figlia. Il dolore di chi ama lo divido con te. Oh, principe! dividi anche tu con me il mio dolore di padre. Se almeno fosse infelice per causa mia!.. E’ vero che lei ti ha scelto da sola; è vero che nessuno la costringe; ma se pure la vergogna o il timore di una ragazza... Insomma, se Mirra ora si pentisse a torto?...

    Pereo Non capisco più. Ad uno che ama come me, tu puoi rappresentare la persona amata infelice per lui? Mi posso io ritenere la causa, benché innocente, dei suoi danni, senza che io muoia di dolore? Ah, Mirra pronunci ormai un verdetto definitivo su di me, sul mio destino: e se Pereo le dispiace, lo dica senza timore: io per questo non sarò pentito di amarla. Oh! Fosse almeno lieta del mio pianto!... Per me sarà dolce anche morire, purché lei sia felice.

    Ciniro Pereo, chi può ascoltarti senza piangere? Non c’è un cuore più ardente e appassionato, né più fedele del tuo. Come l’hai aperto a me, così dischiuderai il cuore anche a mia figlia: sono certo che non potrà ascoltarti , senza aprirti il suo cuore. Io non la credo pentita (chi lo sarebbe, conoscendoti?), ma forse tu potrai farle uscire dal petto il motivo del suo male nascosto. Ecco, sta venendo; l’ho già fatta chiamare. Voglio lasciarti con lei; un padre ha sempre un po’ di riserbo. Ora, principe, rivelale il tuo stato d’animo che commuove ogni cuore.

     

    Scena seconda

    (Mirra, Pereo)

     

    Mirra Mi lascia con Pereo?... Oh, che prova penosa! Il cuore mi si lacera ancora di più...

    Pereo O Mirra, finalmente è venuto quel giorno, che mi farebbe per sempre felice, se lo fossi anche tu. Ti vedo con i capelli ornati con la corona nunziale e vestita con un abito splendido, è vero, ma il tuo volto, i tuoi sguardi, i passi e ogni atto indicano che c’è malinconia in te. Chi ti ama più della propria vita, Mirra, non può vederti venire per contrarre un legame indissolubile, in un tale stato d’animo. A questo punto, ora, non ti è consentito più di ingannare te stessa e gli altri. Quale che sia, tu mi devi dire il motivo che ti fa soffrire, o almeno devi dirmi che in me non hai nessuna fiducia; che io non soddisfo la tua scelta e che tu ne sei pentita nel cuore. Non mi riterrò offeso di ciò, no, andrò sereno, anche se pieno di rammarico mortale. Ma ,che t’importa in definitiva del dolore disperato di un uomo che non ami, e stimi poco? Ora a me interessa troppo di non farti infelice. Dunque parlami, decisa e franca. Ma, tu taci immobile?... Il tuo silenzio spira disprezzo e morte... Se non parli, hai già dato una risposta: mi detesti, e non osi dirmelo... Riprendi dunque ora la parola data: io mi preparo subito a togliermi dai tuoi occhi per sempre, poiché io sono per te oggetto di orrore... Ma se io lo ero anche prima, come ho meritato la tua scelta? E se lo sono divenuto dopo, dimmi: in che cosa ti ho delusa?

     

     

     

    Mirra ... Oh, principe!... Il tuo amore ti fa sembrare il mio dolore molto più insopportabile di quanto non è. La tua accesa fantasia ti spinge oltre i confini del vero. Perché meravigliarsi, se sono rimasta in silenzio alle tue parole? Ho sentito cose inaspettate e non gradite, e dirò anche di più: non vere. Che posso rispondere? Questo è il giorno convenuto per le nozze; io vengo presto per compierle; e intanto, lo sposo da me scelto dubita di me? E’ vero che forse non sono lieta, quanto dovrebbe chi ottiene uno sposo raro, come sei tu: ma, spesso la malinconia è connaturata. Potrebbe darne male una ragione chi la racchiude in sé: e spesso quell’ostinato interrogare degli altri, che non ne chiarisce l’origine, in noi la raddoppia.

    Pereo Ti sono sgradito; lo vedo dall’espressione. Io sapevo che non puoi amarmi; era però entrata, nel mio cuore infermo, l’illusione stolta che tu non mi odiassi. Mi accorgo che mi ingannavo, ancora in tempo per la tua pace e per la mia. Purtroppo non dipende da me, il fatto che tu non mi debba odiare: ma sta solo a me che tu non mi disprezzi. Ormai sei disciolta e libera da ogni promessa. La manterresti inutilmente contro la tua volontà: non sei costretta dai parenti, e da me ancora meno; lo sei da una falsa vergogna. Per non incorrere nella cattiva fama di volubile, tu stessa vorresti farti a te nemica, vittima del tuo errore: e speri che io lo sopporti? Ah, no. Te lo devo provare ora, che io ti amo e che forse ti meritavo, rifiutandoti...

    Mirra Tu godi nel vedermi ancora più disperata... Ah, come posso apparire lieta, se non vedo mai il tuo amore soddisfatto di me, mai? Posso assegnare la causa a un dolore, che per la gran parte è supposto in me e che, se in parte è vero, forse non ha altra origine che nelle nozze alle quali mi avvicino e nel dover lasciare i miei genitori amati? Non è piacevole sentirsi dire : "Ah, forse non li vedrai mai più"; ... andare in un regno sconosciuto; cambiare ambiente; ... e mille e mille altri pensieri, tutti teneri e tristi, e tutti certamente noti al tuo animo umano e gentile, più che a ogni altro. Io mi sono data a te spontaneamente: non me ne pento. Te lo giuro. Se fosse così te lo direi. Ti stimo sopra a tutti e non ti potrei nascondere qualcosa,... se prima non la nascondessi anche a me stessa. Ora io prego, chi più mi ama, di parlarmi il meno possibile di questa mia tristezza e, sono certa, svanirà. Disprezzerei me stessa, se volessi darmi a te, non apprezzandoti (come potrei?)... Ah! Le mie labbra non sanno dire, ciò che io non penso. Te lo dico, e giuro, che io non voglio essere mai di altri, che tua. Che ti posso dire di più?

    Pereo Ciò che potresti dirmi e che mi darebbe la vita, non oso chiedertelo. Domanda fatale! Il peggio sarà averne la certezza. Non mi respingi dunque? E non te ne penti? Nessuna incertezza ormai?...

    Mirra No, il giorno è questo: oggi sarò tua sposa. Ma domani alzeremo le vele e lasceremo per sempre questi luoghi dietro di noi.

    Pereo Oh, Che dici? Come? Ora subito sei in disaccordo con te stessa? Ti rincresce tanto abbandonare il suolo paterno, i genitori; e vuoi fuggire rapida così, per sempre...?

    Mirra Voglio... abbandonarli per sempre... e morire di dolore...

    Pereo Che sento? Il dolore ti ha tradita allora... e getti sguardi e parole disperate. Ah, giuro che non sarò io lo strumento della tua morte, no mai, semmai della mia...

     

     

    Mirra Mi opprime un dolore immenso, è vero... Ma non crederlo, sto ferma nel mio proposito. Mentre ho l’anima ben preparata al dolore, sarà assai meno crudele per me partire, e un sollievo per te...

    Pereo No, Mirra: sono io (benché innocente) la ragione della tempesta orribile, dalla quale il tuo cuore è agitato e lacerato. Ormai non voglio impedirti lo sfogo , con la mia presenza inopportuna. Mirra , o tu stessa proporrai ai tuoi genitori un qualsiasi mezzo che ti sottragga a legami così infausti, o tu sentirai oggi, da loro, l’annuncio della morte prematura di Pereo.

    Scena terza

    (Mirra)

     

    Non andare dai miei genitori... Ah! mi odi... Se ne va... Oh, cielo! Che ho detto? Ah, subito volo da Euriclea; non voglio rimanere sola con me stessa neanche un istante....

     

    Scena quarta

    (Euriclea, Mirra)

    Euriclea Dove volgi i tuoi passi così in fretta, mia dolce figliuola?

    Mirra Dove trovo conforto, se non in te?... Venivo da te...

    Euriclea Io stavo osservandoti da lontano. Non ti posso mai abbandonare, lo sai: e spero me lo perdoni. Ho visto Pereo che usciva turbato; e trovo te oppressa da un dolore più grave: Ah, figlia, il tuo pianto abbia almeno sfogo liberamente dentro al mio seno.

    Mirra Ah, si, cara Euriclea, io posso almeno piangere con te...Mi sento scoppiare il cuore, dal pianto trattenuto...

    Euriclea Sei in questo stato, figlia, e ancora insisti ad andare alle nozze?

    Mirra Il dolore mi ucciderà prima, spero... Ma no; è troppo poco tempo;... mi ucciderà dopo, e in poco tempo.. morire, morire, non desidero altro;.. merito solo di morire.

    Euriclea Mirra, non vi sono altre passioni che possano squarciare il tuo giovane petto in un modo così barbaro, fuorché la passione dell’amore.

    Mirra Che osi dirmi tu? Quale penosa menzogna?

    Euriclea Ah, non arrabbiarti, prego, contro di me, no. Lo penso già da molto tempo, ma se ti dispiace tanto, non proverò più a dirtelo. Purché tu conservi con me almeno la libertà di piangere! Non so bene se crederlo; anzi l’ho sempre fortemente negato alla madre...

    Mirra Che sento? Oh, cielo! Sospetta forse qualcosa anche lei?...

    Euriclea E chi, nel vedere una giovane in tanto dolore, non crede che sia per amore? Ah, fosse soltanto per amore, il tuo dolore! Almeno qualche rimedio vi sarebbe. Un giorno, che stavo già da gran tempo immersa in questo dubbio crudele, sono andata al tempio della nostra sublime Dea Venere e ho pronunciato il tuo nome, inchinata davanti alla sua immagine sacra, con lacrime, incensi e calde preghiere e il cuore agitato.

    Mirra Oimé! Che hai fatto? Venere? ... Oh cielo!... contro di me... Lo sdegno di quella Dea implacabile... Che dico? ... Povera me!... Inorridisco,... tremo...

    Euriclea E’ vero, ho fatto male: La Dea rifiutava i miei voti. Gli incensi ardevano a stento e il fumo cadeva ritorto in giù, sopra la mia testa canuta. Vuoi dell’altro? Mi provo ad alzare gli occhi tremanti verso l’immagine, e mi parve che la Dea stessa mi scacciasse dai suoi piedi, con sguardi minacciosi e orribili, accesa di furore. Inorridita, esco dal tempio con passi tremanti...Nel raccontarlo, sento di nuovo che mi si rizzano i capelli dal terrore.

    Mirra E fai rabbrividire e inorridire anche me. Che hai osato? Nessuno dei celesti ormai è da invocare per Mirra, e meno che mai la nostra terribile Dea. Io sono abbandonata dagli Dei. Il mio petto è aperto alle Erinni infuriate; solo loro vi hanno potere e sede. Ah! , fedele Euriclea, se rimane in te appena l’ombra della vera pietà, tu sola puoi togliermi l’angoscia: il dolore è lento, è troppo lento, oltre che immenso.

    Euriclea Mi fai tremare... Che posso mai fare?

    Mirra Ti chiedo di abbreviare i miei mali. Tu vedi il mio corpo misero struggersi a poco a poco. La mia sofferenza uccide anche i miei genitori; odiosa a me stessa e dannosa agli altri, non posso uscirne illesa: procurarmi la morte sarà una prova di amore e di vera pietà. La chiedo a te...

    Euriclea Oh, cielo! ... A me?... Mi manca la parola... la forza... la volontà...

    Mirra Ah, no! non mi ami veramente. Erroneamente, credevo il tuo vecchio petto capace di una grande pietà ... Eppure tu stessa, nei miei teneri anni, mi hai insegnato buoni principi: io stessa ho sentito da te che l’uomo deve preferire la morte all’infamia. Ohimé! Che dico? ... Ma tu non mi ascolti? ... Immobile... muta... respiri appena! Oh, cielo! Ora, che ti ho detto? Io accecata dal dolore, ... non lo so. Su, perdonami, mia seconda madre, ritorna in te.

    Euriclea ... Oh figlia! Oh, figlia!... Chiedi la morte a me? A me la morte?

    Mirra Non giudicarmi ingrata; non credere che il dolore per i miei mali mi tolga la pietà per quelli altrui. Non vuoi vedermi morta in Cipro? Fra breve allora sentirai che io non sono arrivata viva, neanche in Epiro.

    Euriclea Ti illudi se pensi di andare alle orribili nozze. Io corro a raccontare tutto ai genitori.

    Mirra Non lo fare, o tu perderai del tutto il mio amore. Non lo fare, te ne prego: ti scongiuro in nome del tuo amore. A un cuore dolente le parole sfuggono: non devi badarci. Piangere con te (ad altri non l’ho mai concesso), mi è bastato come sfogo; e parlare del mio dolore , mi ha già raddoppiato il coraggio. Ormai mancano poche ore al solenne rito nunziale : stai sempre al mio fianco: andiamo. Intanto spetta a te di confermarmi sempre più nel mio proposito, alto e necessario. Mi devi essere utile con il tuo fedele consiglio e col tuo amore più che materno. Tu devi far sì che io prenda con fermezza la scelta più onorevole che mi resta.

     

    ATTO TERZO

    Scena prima

    (Ciniro, Cecri)

     

    Cecri Non c’è dubbio: anche se non è venuto a dircelo, Pereo è del tutto scontento dei sentimenti di Mirra. Lei non lo ama; ne ho avuta la certezza; e se lei andasse a queste nozze, correrebbe purtroppo, verso una morte sicura.

    Ciniro Allora, come ultima prova, sentiamo noi stessi dalle sue labbra la verità. Nessuno di noi insomma vuole forzarla. Sa bene lei, alla quale non siamo meno cari, quanto l’amiamo. Mi pare del tutto impossibile che lei abbia ormai chiuso il suo cuore a noi , di cui lei dispone come di sé stessa.

    Cecri Ecco, viene: Oh! Mi sembra molto lieta e più disinvolta... Ah! Tornasse come era! Quando vedo riapparire nel suo volto un lampo di gioia, mi sento subito tornare alla vita.

    Scena seconda

    (Mirra, Cecri, Ciniro)

    Cecri Figlia amata, vieni da noi; su vieni!

    Mirra Oh, cielo! Che vedo? Anche il padre!...

    Ciniro Vieni avanti, nostra unica speranza e vita, vieni sicura e non temere il padre , più di quanto non temi tua madre. Siamo pronti entrambi ad ascoltarti. Ora, se sei disposta a svelarci il motivo del tuo triste stato, ci ridai la vita; ma seppure ti giova e ti è gradito tacerlo , puoi farlo, figlia, perché il tuo piacere sarà anche il nostro. Manca ormai solo un’ora a rendere eterno il vincolo del matrimonio. Tutti lo danno per certo : ma se tu fossi cambiata, se ti fosse impossibile mantenere la promessa data , se la tua libera scelta spontanea ti dispiacesse, non temere cosa al mondo , rivelala a noi. Nessuno ti obbliga. Noi per primi ti sciogliamo da ogni vincolo, e ti scioglie anche il generoso Pereo, degno di te. Non vorremmo incolparti di essere leggera, anzi ci giova credere che nuovi pensieri maturati ti costringono ora a questo. Non puoi essere mossa da un motivo futile. Ci sono pienamente noti il tuo animo nobile, i tuoi sentimenti elevati e il tuo amore per noi. Non puoi nemmeno pensare una cosa indegna di te e del tuo sangue. Asseconda dunque pienamente il tuo volere; purché tu torni felice e tu renda ancora lieti i tuoi genitori per la tua gioia. Ora, quale che sia questa tua volontà, rivelala a noi, come a fratelli.

    Cecri Sì! Lo senti? Dalle labbra della madre non avresti potuto sentire parole più amorose, più tenere e più miti di queste.

    Mirra Vi è tormento al mondo pari al mio?

    Cecri Ma che è? Parli da sola, sospirando?

    Ciniro Suvvia, lascia che parli il tuo cuore: noi con te non usiamo altro linguaggio . Ora, via , rispondi.

    Mirra ... Signore...

    Ciniro Cominci male! Non sono tuo signore: sono tuo padre. Puoi chiamarmi , figlia, con un altro nome?

    Mirra Oh, Mirra, questo è l’ultimo sforzo. Coraggio, anima...

    Cecri Oh, cielo! Ha in volto un pallore mortale...

    Mirra Dici a me?...

    Ciniro Ma perché? Perché tremare? Per tuo padre?...

    Mirra Non tremo... mi pare... o almeno non tremerò più ormai, perché ora state ad ascoltarmi con commiserazione. Io sono la vostra unica figlia, troppo amata: lo so bene. Vedo che godete di ogni mia gioia e vi rattristate di ogni mio dolore; tutto ciò accresce la mia sofferenza. Il mio dolore va oltre i confini del naturale; lo nascondo inutilmente ; eppure vorrei dirvelo ... se io stessa lo sapessi. Già molto prima che io scegliessi Pereo, in quel nobile gruppo di pretendenti illustri, la mia tristezza orrenda e fatale era andata crescendo in me, ogni giorno di più. Un Dio irato, implacabile e ignoto ha preso dimora dentro il mio petto; quindi ogni mia resistenza contro la sua volontà è vana... Credilo, madre, ho avuto, ed ho tuttora, l’animo assai forte (nonostante sia giovane) ma il mio corpo debilitato soccombe e... mi sento andare a passi lenti nella tomba. Il cibo, poco e raro, mi sa veleno: l’insonnia non mi lascia e i sogni mi perseguitano, più che la veglia, con fantasmi di morte tremendi. Non trovo mai pace, né riposo, in nessun luogo, né di giorno , né di notte. Eppure non desidero alcun sollievo e apprezzo, aspetto e chiedo la morte , come unico mio rimedio. Ma la natura mi tiene viva, con i suoi legami, per tormentarmi ancora di più. A volte mi compiango o detesto me stessa e piango, piango ancora...con furore. E’ questa la situazione persistente, insopportabile, nella quale passo i miei giorni infelici. Ma che? ... Piangete anche voi del mio stato orrendo? Oh, madre amata!... Lascia che io conceda un breve sfogo anche alle mie lacrime, succhiando le tue dal tuo seno.

    Cecri Figlia diletta, come posso non piangere, se tu piangi?

    Ciniro Le sue parole mi squarciano il cuore... Ma infine cosa si deve fare?

    Mirra Credetemi, non ho mai pensato di dovervi rattristare, né di trascinarvi in una inutile pietà, coll’accennarvi alle mie indicibili angosce. Da quando, scegliendo Pereo, ho avuta la certezza della mia sorte, all’inizio - è vero - mi sembrò meno penosa; ma quando poi si è avvicinato il giorno delle nozze, si è ridestata sempre più forte l’agitazione dentro al mio cuore; tanto che per ben tre volte vi ho pregati di allontanarlo. Con questi ritardi io mi rasserenavo un po’ ma, con l’accorciarsi del tempo, ricresceva la rabbia delle mie furie. Oggi loro sono giunte infine al colmo , con mia grande vergogna e dolore: ma anche oggi sento che nel mio petto hanno fatto l’ultima prova del loro potere. Oggi andrò sposa a Pereo, o questo sarà per me il giorno estremo.

    Cecri Che sento?... Oh, figlia! Vuoi ostinarti ad andare a nozze funeste?

    Ciniro No, non sarà mai, non ami Pereo; e vuoi darti a lui inutilmente, tuo malgrado...

    Mirra Su! Non mi distogliere adesso, o dammi subito la morte... E’ vero che forse non l’amo , quanto lui ama me... e ciò non me lo so spiegare neanche io... Credi che lo stimo assai e che nessun uomo al mondo avrà la mia mano, se non l’avrà lui. Io spero che Pereo sarà caro al mio cuore, quanto deve esserlo. Vivendo sempre unita e fedele a lui, spero che farà tornare in me la gioia e forse un giorno mi renderà ancora la vita felice. Se io finora non l’amo quanto merita , è colpa non di me ma del mia condizione , nella quale prima di tutto detesto me stessa... Ma io l’ho scelto, ed ora lo scelgo di nuovo : desidero, chiedo lui solo. A voi è risultata gradita la mia scelta, oltre ogni dire: allora si compia il tutto come avete voluto e come io voglio. Io sono più forte del mio dolore, siatelo anche voi. In breve vengo alle nozze, quanto più lieta potrò e un giorno ne sarete felici.

    Cecri Oh, figlia rara! Quanti pregi riunisci.

    Ciniro Le tue parole un po’ mi tranquillizzano, ma tremo...

    Mirra Nel parlarvi, sento dentro me di tornare più forte. Posso tornare pienamente padrona di me stessa, (se lo vogliono gli Dei) purché mi prestiate soccorso.

    Ciniro Parla.

    Cecri Faremo tutto.

    Mirra Purtroppo devo ancora addolorarvi. Ascoltate. La vista di nuovi luoghi sarebbe ora un buon rimedio per il mio animo affaticato e per la mia debole mente oppressa e turbata; più presto è, meglio sarà. Quanto a me costerà l’abbandonarvi, quando io vi darò il terribile addio, non posso dirvelo: lo diranno le mie lacrime . Eppure, se potessi, senza cadere, ... o madre, morirei fra le tue braccia ... Ma, se vi potrò lasciare, verrà il giorno che dovrò la pace , la vita e la gioia, a questo mio sforzo generoso.

    Cecri Parli di lasciarci? Vuoi farlo subito? Lo desideri e lo temi insieme? Ma che sarà mai?

    Ciniro Lasciarci? A noi che resta, senza di te? Tu, poi, dovrai andartene dal padre di Pereo; ma intanto prima rimani qui, con noi, lieta...

    Mirra Se io per ora non posso essere lieta qui, vorreste prima vedermi morta, che sapermi felice in terra straniera? Prima o poi il mio destino mi chiama nella reggia d’Epiro: devo pur abitare là con Pereo. Faremo ritorno da voi un giorno, quando Pereo terrà lo scettro paterno. Mi rivedrete in Cipro, madre lieta di molti cari figli, se lo concederanno gli Dei: e quello che fra i miei figli sarà a voi più caro, lo lasceremo per dare a voi sostegno nella vecchiaia. Così avrete un erede del vostro sangue, per questo bel regno; poiché gli Dei vi hanno negato finora figli maschi. Voi per primi benedirete allora il giorno che mi lasciaste partire. Concedete, col nuovo giorno, che Pereo dispieghi con me le vele ai venti. Io sento in cuore un presagio funesto certo, nel caso mi neghiate la partenza (ahimé!) io oggi rimarrei preda, in questa reggia infausta, d’una potenza sconosciuta e invincibile che mi toglierebbe per sempre a voi....Siate pietosi : o credete al mio triste presentimento, oppure compiacetevi di assecondare il mio errore, cedendo alla mia fantasia debole e dolente. La mia vita, il mio destino e anche (oh, cielo! Fremo) il vostro destino: tutto purtroppo dipende ora dalla mia partenza.

    Cecri Oh, figlia!...

    Ciniro Ohimè!... Le tue parole ci fanno tremare. Ma si faccia appieno quanto a te piace. Quale che possa essere il mio dolore, preferisco non vederti più, che vederti così. E tu, dolce consorte, te ne stai a piangere, in silenzio?... Acconsenti al suo desiderio?

    Cecri Fossi almeno certa di morirne, come ( Oh, sventurata!) lo sono di vivere nel pianto sconsolato!... Almeno fosse vero un giorno l’augurio , che lei accenna sui cari nipoti!... Ma , se è questo il suo strano pensiero, seguiamolo, purché lei viva.

    Mirra Madre, mi dai ora la vita per la seconda volta. Sarò pronta per le nozze fra un’ora. Ve lo proverà il tempo, se vi amo, anche se ora sembro lieta nel lasciarvi. Ora mi ritraggo nelle mie stanze, per un po’: voglio andare alle nozze con gli occhi asciutti, per essere ricevuta dal mio degno sposo con la fronte serena.

     

     

     

     

     

     

    Scena terza

    (Ciniro, Cecri)

    Cecri Miseri noi! Misera figlia!...

    Ciniro Eppure non mi basta il cuore a vederla ogni giorno più infelice, no. Ci opponiamo invano....

    Cecri Oh sposo!... ho paura che, appena si toglierà dai nostri occhi, il suo forte dolore la uccida.

    Ciniro Da ciò che dice, da ciò che fa, dagli sguardi, anche dai sospiri, pare che la ossessioni orribilmente un qualche potere sovrumano.

    Cecri Ah, conosco bene Venere, crudele e implacabile, le tue vendette atroci. Mi fai scontare, ecco, in questo modo le mie parole superbe. Ma mia figlia era innocente, io sola sono stata audace, io sola l’ingiusta...

    Ciniro Oh, cielo! Che hai osato mai contro la Dea?

    Cecri Povera me! Ascolta il mio errore, Ciniro. Nel vedermi moglie, adorata dallo sposo più amabile, dal più bello fra i mortali, e madre per lui di una figlia unica al mondo per garbo, bellezza, modestia e intelligenza, lo confesso - inebriata per la mia fortuna - io sola osai negare a Venere gli onori. Vuoi più? Folle e inorgoglita, io giunsi a tanto delirio che dalle labbra mi lasciai sfuggire che era attratta più gente di Grecia e d’Oriente , dalla famosa e grande bellezza di Mirra, di quanta non ne fosse stata attratta , nel passato, in Cipro, dal culto sacro della Dea.

    Ciniro Oh, che mi racconti?

    Cecri Ecco, da quel giorno in poi, Mirra non ha più pace; la sua vita e la sua bellezza si distruggono lentamente come cera al fuoco; e non c’è nessun bene più per noi. Cosa non ho fatto per placare poi la Dea? Quante preghiere, incensi e pianti? Sempre inutilmente.

    Ciniro Hai fatto male, donna, e ancora peggio a tacermelo. Io, padre completamente innocente, avrei potuto forse calmare, con i miei voti, l’ira celeste: lo potrò forse ancora fare? Lo spero. Ma intanto, io ora sono d’accordo con Mirra, dobbiamo togliere la sua presenza da quest’isola , senza alcun indugio.. Chissà? Forse la Dea oltraggiata non vorrà seguirla in altre parti, e quindi forse nostra figlia infelice, sentendo nel petto questo ignoto presagio, desidera tanto la partenza e da essa spera tanto. Ma viene Pereo. Ben venga! Lui solo può conservarci la figlia, togliendola a noi.

    Cecri Oh, destino!

    Scena quarta

    (Ciniro, Pereo, Cecri)

     

    Pereo Voi mi vedete in ritardo, tremante, indeciso e pieno di dolore mortale. Un duro contrasto è in me: eppure hanno vinto l’attenzione e l’amore vero, per gli altri, non per me stesso. Mi costerà la vita. Non ho altro rammarico che il non poter spenderla bene ormai, almeno per utilità vostra; ma io non voglio ,no, portare a morte Mirra adorata. Si rompa la promessa e insieme si rompa il filo dei miei giorni.

     

     

     

    Ciniro Oh, figlio! ... ancora ti chiamo con questo nome: e lo sarai tra breve, spero. Anche noi, dopo di te, abbiamo sentito le intenzioni di Mirra: io con lei, come vero padre, mi sono adoperato tutto perché lei seguisse pienamente la sua libera volontà; ma lei è più ferma di uno scoglio al vento: vuole e chiede te solo e teme che tu sia a lei tolto. Lei stessa non sa trovare una causa al suo dolore. Ormai forse la sola ragione è la salute debole, che prima ne era l’effetto. Ma il suo profondo dolore merita molta pietà, quale che sia. Tu non devi indignarti più di quanto non lo facciamo noi. Tu sarai un dolce sollievo per il suo male: il tuo amore forte è la base di ogni sua speranza.. Ora quale prova vuoi, maggiore di questa? Lei stessa vuole lasciare ad ogni costo noi (che l’amiamo tanto) al nuovo giorno; la ragione che ne dà, è per essere più vicina a te, per divenire più tua.

    Pereo Lo potessi credere almeno! Ma appunto questo voler partire subito ... Ohimé temo che , nel suo pensiero, lei progetti di rendermi strumento della sua morte.

    Cecri L’affidiamo a te, Pereo, lo vuole oggi il destino. Purtroppo qui cadrebbe morta, davanti ai nostri occhi, se il cuore ci suggerisse di ostacolare la sua volontà più a lungo. Nella mente di un giovane ha grande potere cambiare ambiente. Dunque abbandona ogni pensiero triste e adoperati solo di renderla più lieta. Fai tornare nel tuo volto la gioia di un tempo e , se non le parlerai mai del suo dolore, vedrai che il dolore in lei finirà presto.

    Pereo Posso dunque credere, davvero, che Mirra non mi respinge?

    Ciniro Da me puoi crederlo, sì! Ricorda cosa ti ho detto prima. Ora sono convinto, dalle sue parole, che lei vede le nozze con te, piuttosto che causa dei suoi lamenti, il solo rimedio. Con lei sarà assai vantaggiosa la dolcezza e si piegherà a tutto. Vai e preparati svelto al lieto evento e insieme (purtroppo) disponi anche tutto il necessario per andare via con lei, al nuovo giorno. Non andiamo davanti all’ara del gran tempio a Cipro: il rito, troppo lungo, sarebbe di ostacolo ad una rapida partenza. Canteremo gl’inni d’Imeneo in questa reggia.

    Pereo Mi hai fatto tornare pienamente in vita. Volo. Ritorno fra poco.

     

    ATTO QUARTO

    Scena prima

    (Euriclea, Mirra)

     

    Mirra Si, cara Euriclea, mi vedi tornata pienamente tranquilla. Sono quasi lieta della mia partenza certa.

    Euriclea Ohimè! Sarà vero? Te ne andrai sola con il tuo Pereo?.. Non vuoi portare con te neppure una delle tue tante ancelle fedeli? E neppure me vuoi? Non mi distingui da loro? ... Che sarà di me, se resto privata della mia dolce figlia? Solo a pensarci, ohimé! mi sento morire...

    Mirra Su, taci! ... ritornerò un giorno...

    Euriclea (Speriamo) che il cielo lo voglia! Oh, figlia amata! Non credevo tale durezza in te, no. Avevo sempre sperato di morire al tuo fianco...

    Mirra Se potevo acconsentire a portare via da questa reggia qualcuno insieme a me, saresti stata tu sola quella che avrei chiesto... Ma in questo sono decisa...

    Euriclea Partirai con il nuovo giorno?

    Mirra Ho ottenuto la certezza dai genitori. L’alba nascente mi vedrà salpare da qui.

    Euriclea Che il giorno ti sia propizio!...Purché io, almeno, ti sappia felice!...E’ una gioia un po’ crudele questa che dimostri, ora, nel lasciarci... Eppure, se a te fa piacere, io piangerò, ma sarò muta con tua madre, addolorata...

    Mirra Oh, che assalto muovi al mio cuore mal fermo ? Perché costringermi a piangere?

    Euriclea Come posso nascondere il pianto?... E’ l’ultima volta, questa, che ti vedo e ti abbraccio. Lasci me molto carica di anni e molto più di dolore. Al tuo ritorno, se tornerai mai, mi troverai nella tomba: spero qualche lacrima...alla memoria della tua Euriclea... la verserai...

    Mirra Su, lasciami per pietà, o almeno taci. Te lo comando: zitta. Ormai io devo essere dura con tutti e, prima di tutti, con me. Questo è un giorno di gioia e di nozze. Ora, se tu mi hai amata, oggi te ne chiedo l’ultima difficile prova; trattieni il tuo pianto... e il mio. Ma già vedo venire lo sposo. Non parliamo di dolore.

    Scena seconda

    (Pereo, Mirra, Euriclea)

    Pereo Mirra, tuo padre mi ha ricolmo di gioia inaspettata: Lui stesso, lieto, mi ha annunciato felice il mio destino, che io aspettavo tremando. Ad un tuo cenno, saranno issate le vele, domani, all’alba, se tu vuoi così. Mi compiaccio, almeno, che i tuoi genitori acconsentano, tranquilli e contenti,: per me non vi può essere altra gioia, che di soddisfare il tuo desiderio.

    Mirra Si, dolce sposo, (già ti chiamo così), se vi è cosa al mondo che io abbia mai desiderato con fervore, è di partire con te al nuovo giorno, lo voglio. Ritrovarmi subito sola con te; non vedermi più intorno nessuno dei tanti oggetti che a lungo sono stati testimoni, e forse causa, del mio pianto; attraversare nuovi mari e andare ad approdare a nuovi regni; respirare un’aria nuova e pura, e ancora trovarmi vicino uno sposo così, pieno di gioia e di amore; sono certa : in poco tempo, tutto ciò mi farà tornare la gioia di prima. Allora ti sarò meno penosa, spero.

    Dovrai intanto avere un po’ di pietà per il mio stato. Ma non sarà a lungo, stai certo. Il mio dolore, se tu non me ne parlerai mai, sarà in poco tempo estirpato. Tu mai dovrai ricordarmi, né nominarmi mai più, la reggia paterna, né i mesti miei genitori, lasciati soli, né alcun’altra cosa insomma già mia. Sarà questo rimedio, il solo, che asciugherà per sempre il mio orribile pianto, finora interminabile.

    Pereo Il tuo proposito è strano, Mirra, inaudito. Voglia il cielo che un giorno tu non abbia a pentirtene. Eppure, benché in cuore ormai non mi faccia illusioni di esserti caro, nel mio intimo io sono deciso a soddisfare ciecamente ogni tuo desiderio. Se poi il mio destino non vorrà che io meriti il tuo amore, la vita che io conservo solo per te (questa vita che mi sarei già tolta con le mie mani, se oggi ero costretto a perderti), questa vita io consacro per sempre al tuo dolore, perché tu mi hai scelto per questo. Ecco: io sono pronto a piangere con te, se tu lo desideri, a farti ingannare, fra giochi e feste, il tempo e il tuo dolore, se ti giova, a soddisfare e a prevenire tutti i tuoi desideri, a mostrarmi a te sempre, come più mi vuoi, sposo, amico, fratello, amante, o servo. Io metterò tutto me stesso e la mia gloria solo in questo. Se non potrai poi amarmi mai, mi sembra essere certo, che almeno non potrai neppure odiarmi.

    Mirra Che dici? Conosci e apprezza meglio Mirra e te stesso. Aggiungi un amore così immenso, alle tue tante doti, che ti fa degno di avere ben altro da quel che io sono. L’amore mi accenderà il cuore, appena lo avrà liberato dal pianto. Ne avrai un’ampia prova oggi nel vedere che io scelgo te, perché tu guarisca pietosamente ogni mio male. Io stimo te, che chiamo ad alta voce Pereo, il solo mio vero liberatore.

    Pereo Ora mi dai tanta gioia, mi entusiasmi: le tue labbra non mi hanno mai detto tanto. Queste tue dolci parole sono ormai impresse a fuoco dentro al mio cuore. Ecco che vengono già i sacerdoti, la gente festosa e i cari genitori nostri. O sposa, che questo istante sia davvero lieto per te, il più bello della tua vita, come lo è per me.

    Scena terza

    (Sacerdoti, Coro di fanciulli, giovani e vecchi, Ciniro, Cecri, popolo, Mirra, Pereo, Euriclea)

    Ciniro Figli amati, nel vedervi precedere noi tutti verso il rito sacro, io traggo un lieto augurio. Pereo, nel tuo viso è scolpita la gioia; e vedo anche l’aspetto risoluto e sereno di mia figlia. Abbiamo certo favorevoli gli Dei. Fumino dunque sugli altari gli incensi in grande quantità e, per rendere gli dei ancora più miti con noi, si dia inizio al canto, risuonino fino al cielo i vostri inni devoti di ringraziamento.

    Coro O tu che consoli noi deboli mortali,

    fratello d’amore, dolce Imeneo, bel Nume:

    scendi propizio.

    Accendi la fiamma del tuo lume puro

    fra i lieti sposi, che niente spenga,

    altro che morte.

    Fanciullo Imeneo vola benigno su di noi,

    sulle ali di tuo fratello amore,

     

    Ragazza E coi suoi stessi inganni

    a lui ruba l’arco e la faretra:

    Vecchi Ma scendi libero dai lamenti

    e dai suoi tristi affanni

    Coro Coi nodi tuoi, bello Imeneo giocondo,

    stringi la degna coppia, unica al mondo.

    Euriclea Che sarà? Figlia! Tremi? Oh, cielo!...

    Mirra Taci: zitta!

    Euriclea Eppure...

    Mirra No, non è vero, non tremo.

    Coro O madre sublime d’Amore e d’Imeneo,

    o Dea tra le Dee,

    al cui potere nessun potere resiste;

    Venere, allieta gaia gli sposi

    dalle olimpiche cime

    se mai ti furono sacri

    i lidi di Cipro.

    Fanciullo E’ tutta dono tuo questa bellezza sovrana

    di cui Mirra è vestita e non superba;

    Ragazza Gradisci di lasciarci in terra

    la tua immagine vera, col farla allegra e sana,

    Vecchi e madre in breve di così nobile prole

    che il padre, gli avi e i loro regni consoli.

    Coro Anima Dea, per l’azzurro cielo,

    scendi raggiante, coi bei nitidi cigni,

    sul carro dorato:

    abbi i due figli a lato.

    E ammanta

    del bel roseo velo

    gli sposi prostrati alla tua ara

    e i due corpi, in un’anima sola, trapianta.

    Cecri Si, figlia, della nostra possente Dea, tu umile... Ma che? Cambi tutta nell’aspetto? Ohimé!. Barcolli? Stai appena sui piedi tremanti?...

    Mirra Per pietà, non provocare la mia costanza con le parole, madre: non so del mio aspetto, ma il cuore e la mente sono saldi e immutabili.

    Euriclea Mi sento morire per lei.

    Pereo Ohimé! La vedo sempre più turbata in volto... Che tremore mi assale!

    Coro La pura fede e l’eterna Concordia

    abbiano il loro tempio nel petto degli sposi.

    Invano Aletto la infernale,

    con le orribili sorelle,

    muove l’assalto delle sue nere fiaccole

    al forte e intatto cuore della sposa.

    perché eccede ogni lode

    e la feroce Discordia, invano rabbiosa,

    se stessa rode.

    Mirra Che dite voi? Già tutte le furie tremende ho in me, nel mio cuore. Eccole, intorno con la frusta di vipere e le fiaccole orride stanno le Erinni rabbiose: ecco le fiaccole che meritano queste nozze.

    Ciniro Oh, cielo! Che devo sentire? Figlia, ohimé, tu vaneggi...

    Pereo Oh, nozze infauste! Non sarà, no mai...

    Mirra Ma come? Gli inni già tacciono?... Chi mi stringe al seno? Dove sono? Che ho detto?... Sono già sposa? Ohimè!

    Pereo Non sei sposata, Mirra, né sarai mai sposa tu, di Pereo, te lo giuro! Le Erinni agitatrici, non minori, ma diverse dalle tue, mi squarciano il cuore. Mi hai reso una favola di fronte al mondo intero e insopportabile a me stesso, più che a te: perciò io non voglio farti infelice. Tuo malgrado, ti sei tradita pienamente. Traspare tutto il ribrezzo lungo e invincibile, che nutri per me. Oh, siamo felici entrambi, noi, perché ti sei tradita in tempo! Ormai sei libera dalla schiavitù del legame tanto detestato. Sei salva. Io toglierò per sempre dai tuoi occhi la mia odiosa presenza... Voglio farti lieta e soddisfatta: fra nemmeno un’ora sentirai quale via di scampo è rimasta a chi ti ha perduta.

    Scena quarta

    (Ciniro, Mirra, Cecri, Euriclea, Sacerdoti, Coro, Popolo)

    Ciniro Il rito è violato. Cessate ormai la cerimonia solenne e interrompete gli inni. Sacerdoti, andate altrove. Io (misero padre) voglio almeno piangere, non visto.

    Scena quinta

    (Ciniro, Mirra, Cecri, Euriclea)

    Euriclea Mirra è ormai più morta che viva: Lo vedete che la reggo a stento? Oh, figlia!...

    Ciniro Donne, lasciate costei in presa a sé stessa, e alle sue furie avverse. Con i suoi modi inauditi, mi ha reso , mio malgrado, duro e crudele: non ne sento più pietà. E’ voluta venire lei stessa all’altare, quasi contro il volere dei genitori, e solo per trascinare noi e lei in questa vergogna?... Madre delusa, troppo pietosa, lasciala: se non siamo stati severi prima, è giunto il momento di esserlo ora.

    Mirra E’ vero: Ciniro sia inesorabile con me; non desidero altro, non voglio altro. Lui solo può porre termine a tutti i supplizi di una figlia infelice, non degna. Vibra sul mio petto quella spada che porti al fianco, tu mi hai già dato questa vita misera e detestata e tu me la devi togliere : è questo l’ultimo dono che ti chiedo... Ah, pensa che se tu stesso non mi uccidi, con le tue proprie mani, mi costringi a morire per mano mia e nient’altro.

    Ciniro Oh, figlia!...

    Cecri Oh parole! Oh dolore! ... Tu sei padre, sei il padre! Perché inasprirla? Non è forse ora abbastanza infelice?... Vedi bene che non ha il controllo di sé, è fuori di sé stessa dal dolore...

    Euriclea O Mirra...figlia...non mi senti?... Non posso... parlare... per il gran pianto...

    Ciniro Oh, che stato! Non reggo ad una vista così terribile.. Ah, si, purtroppo sono padre: il più misero di tutti... Mi spinge, già, più la pietà, che l’ira. Vado a piangere da solo, altrove. Voi intanto vegliate su di lei. Appena tornata in sé, sentirà poi parlare il padre.

     

    Scena sesta

    (Cecri, Mirra, Euriclea)

    Euriclea Ecco, riprende di nuovo i sensi...

    Cecri Buona Euriclea, lasciami sola con lei: le voglio parlare.

     

    Scena settima

    (Cecri, Mirra)

    Mirra E’ uscito mio padre?... Allora rifiuta di uccidermi? ... Allora, madre pietosa, dammi tu un ferro. Ah, si! Se ti rimane l’ombra di un amore per me, senza aspettare, dammi tu stessa un’arma. Sono pienamente cosciente; e so quanto pesa ciò che dico e chiedo: credi al mio giudizio. C’è ancora tempo. Ti pentirai, ma inutilmente, di non avermi soccorsa oggi, con un ferro.

    Cecri Figlia diletta... oh, cielo! Tu certo vaneggi per il dolore. Non chiederesti mai a tua madre un ferro. Ora non parliamo più di nozze: ti ha portato a compierle purtroppo uno sforzo quasi inaudito; ma la natura ha potuto più di te: io ne ringrazio tanto gli Dei. Tu starai sempre fra le braccia della tua dolce madre: e se ti condanni ad un pianto eterno, io voglio piangere eternamente con te, né voglio lasciarti mai sola di un passo. Saremo una persona sola. Anche io voglio vestirmi del tuo stesso dolore, se non vuole andar via da te. Spero di esserti più sorella che madre... Ma oh, cielo? Che vedo? O figlia... sei arrabbiata con me? Mi respingi?... Rifiuti di abbracciarmi? E quegli sguardi infuocati? Ohimé, figlia! Anche alla madre?

    Mirra Oh, Anche il vederti mi accresce troppo il dolore: coll’abbracciarmi mi squarci ancora più il cuore ... Ma ohimé!... Che dico?... Ahi, madre! Sono una figlia indegna, ingrata e ingiusta, che non merito amore. Lasciami al mio destino orribile; ... o se di me senti vera pietà, te lo dico di nuovo, uccidimi!

    Cecri Ah, ucciderei me stessa, se dovessi perderti: Ahi, crudele! Puoi dirmi e ripetermi quelle aspre parole? Anzi, voglio vegliare sempre io sulla tua vita.

    Mirra Tu vegliare sulla mia vita? Devo rivederti ad ogni istante? Sempre davanti agli occhi? Ah, voglio i miei occhi prima sepolti nelle tenebre eterne: con queste stesse mie mani me li voglio strappare, io, dalla fronte...

    Cecri Oh, cielo! Che ascolto! Oh, cielo... mi fai rabbrividire! Dunque mi detesti?

    Mirra Tu sei la prima, la sola, tu la causa funesta e perpetua di ogni mia miseria...

    Cecri Che dici? Oh, figlia! Io la causa? Ma già il tu pianto a dirotto...

    Mirra Oh, perdonami... Non parlo io; parla in me una forza sconosciuta... Madre, mi ami troppo... ed io...

    Cecri Chiami in causa me?

    Mirra Tu, si! Sei stata la causa dei miei mali, nel dare la vita a un’empia e lo sei ora, se ti rifiuti di togliermela, ora che io te lo chiedo con preghiere fervide. C’è ancora tempo, ancora sono innocente, quasi... Ma il mio corpo languido... non regge a tante furie...mancano le forze, manca... la volontà...

    Cecri Io voglio portarti nelle tue stanze. Hai bisogno di un po’ di ristoro, sono certa. Il vaneggiare nasce in te dal tuo lungo digiuno. Ah! Vieni. Affidati a me, su tutto. Voglio servirti io, io sola.

     

    ATTO QUINTO

    Scena prima

    (Ciniro)

     

    Oh, misero e sventurato Pereo! Amante troppo autentico! Ah, se fossi stato rapido a giungere, forse tu non avresti vibrato la lama crudele dentro al tuo petto. Oh, cielo! Che dirà il padre privo del figlio? Lo aspettava sposo felice ed ora si vedrà portare davanti agli occhi quel corpo esangue, morto suicida. Ma sono forse io padre addolorato meno di lui? E’ vita quella in cui resta, fra le sue furie atroci, Mirra disperata? E’ vita questa, nella quale ci lascia il suo orribile stato? Ma voglio sentirla: ed ho già il cuore armato di una ferrea corazza. Lei merita tutto il mio sdegno (e lo sente) e si mostra lenta a venire alla prova: eppure le ho mandato già il terzo avviso. Certo, in queste sue pene è nascosto un segreto grande e orribile . Voglio sentire la verità dalle sue labbra, oppure non voglio mai più vederla davanti a me. .. Ma, oh cielo, se la forza del destino o l’ira degli Dei offesi la condannano innocente a un pianto perenne, devo aggiungere alle sue tante sventure l’ira di un padre? Lasciarla ad una morte lunga, abbandonata e disperata?... Ah, mi si spezza il cuore... Eppure io devo nasconderle, per questa prova suprema, il mio immenso affetto, o almeno in parte. Lei fino ad ora non mi ha mai sentito parlare con sdegno: una ragazza non ha un cuore così saldo, da andare contro alle insolite minacce del padre. Finalmente eccola. Ohimé! Come avanza a passi lenti e forzati! Pare che venga da me a morire.

    Scena seconda

    (Ciniro, Mirra)

     

    Ciniro Non avrei mai creduto, Mirra, no, che tu non curassi affatto il mio onore. Mi hai convinto di ciò, purtroppo, in questo giorno infelice per tutti noi: ma che tu ora ritardi ad obbedire ai comandi espressi e ripetuti da tuo padre, questo mi giunge ancora più nuovo.

    Mirra Tu solo... sei signore.. della mia vita... Io chiedevo a te la pena per i miei gravi e tanti errori... qui...prima. Era presente la madre... perché non mi hai uccisa allora?...

    Ciniro E’ tempo, è tempo ormai di cambiare modo di fare, Mirra. Mandi inutilmente parole disperate e invano fissi al suolo i tuoi sguardi, tremante e sconsolata. In mezzo al tuo dolore traspare molto chiara la vergogna. Tu stessa ti senti colpevole. Il tuo errore più grave è tacere con tuo padre. Pertanto tu meriti appieno il mio sdegno e che cessi in me l’amore immenso che io ho già portato alla mia unica figlia. Ma che? Tu piangi, tremi, inorridisci ... E taci? L’ira del padre è dunque per te una pena insopportabile?

    Mirra Ah!... peggiore... di ogni morte...

    Ciniro Ascoltami. Hai fatto divenire i tuoi genitori, e te stessa, una favola nel mondo, con l’infelice fine che hai dato alle nozze da te volute. Già il tuo crudele oltraggio ha troncato i giorni del misero Pereo...

    Mirra Che ascolto? Oh, cielo!

     

     

    Ciniro Si, Pereo è morto; e lo hai ucciso tu. Appena allontanatosi da me, si è ritirato solo nelle sue stanze, sepolto in un muto dolore: nessuno ha osato seguirlo.

    Purtroppo io, ahimé, sono giunto tardi... Trafitto dal proprio pugnale, lui giaceva in un mare di sangue: volgeva il suo sguardo gonfio di pianto e di morte verso me... e , fra gli ultimi sussulti, dalle sue labbra usciva ancora il nome di Mirra. Ingrata...

    Mirra Non dirmi altro... Io sola, sono degna di morte... E ancora respiro?

    Ciniro Il dolore orrendo del padre infelice di Pereo, solo io che sono padre e infelice, posso sentirlo.: lo so io, quanto forti debbano essere in lui lo sdegno, l’odio, il desiderio di farne un’aspra e giusta vendetta su di noi. Io quindi, mosso non dal terrore delle sue armi ma dalla pietà per il giovane estinto, voglio sapere da te, come deve un padre offeso e ingannato, (la voglio sapere ad ogni costo) la ragione vera di un così orribile danno. Me lo nasconderesti invano, Mirra. Ah! ti tradisce ogni tuo atto : il parlare rotto, il tuo impallidire e arrossire, il sospiro pesante e muto, il tuo corpo che si consuma a fuoco lento, lo sguardo tremante, la tua confusa incertezza, la vergogna, che sempre a te si accompagna... ah! Tutto, si tutto in te me lo dice, e invano me lo negheresti;... le furie che sono in te... sono figlie dell’amore.

    Mirra Io?... d’amore?... no, non crederlo... T’inganni.

    Ciniro Più tu lo neghi , più io ne sono convinto. Sono purtroppo certo, ormai, che non può essere altro che un’oscura fiamma d’amore, quella che tanto nascondi.

    Mirra Ohimè! Non vuoi uccidermi con la spada e ...intanto mi uccidi... con le parole...

    Ciniro E perché non osi dirmelo, che non senti amore? Se tu lo dicessi, e se anche tu avessi il coraggio di giurarlo, io ti riterrei spergiura. Ma chi mai è degno del tuo cuore, se non poteva averlo neppure l’incomparabile, vero, caldo e innamorato Pereo? Ma così tanto è il turbamento in te,... tale il tremore, così forte la vergogna, in questa vicenda, e ti si scolpiscono così forti in volto, che le tue labbra lo negherebbero invano.

    Mirra Dunque vuoi... farmi morire ... di vergogna... davanti a te... E tu sei padre?

    Ciniro E tu vuoi avvelenare, troncare i giorni di un genitore che ti ama più di sé stesso, con il tuo ostinato silenzio, inutile e crudele? Sono ancora padre: scaccia il timore. Quale che sia la tua passione, (purché io possa vederti felice!) io sono capace di ogni sforzo inaudito per te, se me la sveli. Ho visto, e vedo ancora, (misera, figlia!) il contrasto orribile e generoso fra l’amore e il tuo dovere, che ti strazia il cuore. Già hai fatto troppo, immolando te stessa al tuo dovere; ma l’amore più possente di te non l’ha voluto. La passione si può scusare; ha più forza di noi; ma non dirla al padre, che te lo comanda e te ne scongiura, ti rende indegna di ogni scusa.

    Mirra Oh, Morte, Morte , che tanto invoco, sarai sempre sorda al mio dolore?...

    Ciniro Oh, figlia! Placa il tuo animo, calmati: se non vuoi più vedermi indignato contro di te (io già non lo sono quasi più) devi parlarmi. Parlami, su, come a un fratello. Anch’io ho conosciuto per esperienza l’amore: il nome...

    Mirra Oh, cielo!...Amo, si, poiché mi costringi a dirtelo; io amo disperatamente e invano. Ma chi sia, tu mai lo saprai, e nessun altra persona... lo ignora anche lui... e quasi lo nego a me stessa.

     

     

     

     

     

     

    Ciniro Ed io devo e voglio saperlo. Non puoi essere crudele contro te stessa e non esserlo anche, assai più, con i tuoi genitori che adorano te sola. Su, parla! Su! Già, da padre arrabbiato quale ero, vedi che torno a supplicarti piangente: non puoi morire , senza trarre anche noi nella tomba. Quale che sia colui che ami, lo voglio far tuo. Lo stolto orgoglio di un re non può strappare dal mio petto il vero amore di padre. Il tuo amore, la tua fermezza, il mio regno, possono ben cambiare ogni persona umile in alta e grande. Sono certo che l’uomo che ami, anche se umile, non può essere del tutto indegno. Te ne scongiuro, parla: io ti voglio salva, ad ogni mio costo.

    Mirra Salva?... Che pensi?... Queste tue parole affrettano la mia morte... Lascia, oh, lascia per pietà che io subito da te... per sempre... mi allontani...

    Ciniro Oh, figlia, unica, amata. Oh, che dici tu? Su, vieni fra le braccia paterne. Oh, cielo! Mi respingi ora, come una forsennata? Detesti dunque il padre? E ardi di una passione così vile ... che temi...

    Mirra Ah, non è vile!... La mia passione... è perversa; mai io...

    Ciniro Che dici? Perversa... se non la condanna prima il tuo genitore, non lo sarà: rivelala.

    Mirra Vedresti il padre raccapricciare d’orrore se Ciniro... la sapesse...

    Ciniro Che sento!

    Mirra Che dico?... Ahimé!... non so quel che dico... non provo amore.... non crederlo... no... lascia, te ne scongiuro per l’ultima volta, lasciami arretrare.

    Ciniro Ingrata: ormai nel disperarmi con le tue maniere, e nel farti gioco del mio dolore, ormai hai perduto per sempre l’amore del padre.

    Mirra Oh, minaccia dura, orribile!... Ora, nel mio sospiro estremo, che già si avvicina, si aggiungerà l’odio crudele del genitore, alle tante altre mie furie? Io morire lontano da te? Oh felice mia madre!... almeno a lei sarà concesso... di morire al tuo fianco...

    Ciniro Che vuoi dirmi?... Oh! Che orribile lampo, da queste parole!... Tu forse? ... scellerata!...

    Mirra Oh, cielo! Che ho detto mai? ... Me misera!... Dove sono? Dove mi nascondo?... Dove morire? Ma la tua spada mi basterà... (rapidissima si avventa alla spada del padre e si trafigge)

    Ciniro Figlia... Oh, che hai fatto?... la spada...

    Mirra Ecco, ora... te... la rendo... almeno ho avuta la mano destra rapida come la lingua.

    Ciniro Io resto immobile... per lo spavento... pieno di orrore, di ira... e di pietà...

    Mirra Oh, Ciniro!... Mi vedi... vicina a morire... Io ho saputo vendicarti...e punire me... Tu stesso mi hai strappato dal cuore... a viva forza... l’orrido segreto... ma poiché egli esce dalle mie labbra... solo con la mia vita...muoio meno colpevole...

    Ciniro Oh, giorno! Oh delitto!... Oh dolore! A chi il mio pianto?...

    Mirra Su, non piangere più...io non lo merito... Ah, sfuggi la mia vista infame... e Nascondi ancora ... a Cecri...

    Ciniro Padre infelice!... E il suolo non si spalanca ad ingoiarmi?... Non ho il coraggio di avvicinarmi alla figlia perversa morente; eppure non posso abbandonarla svenata...

     

     

     

     

    Scena terza

    (Cecri, Euriclea, Ciniro, Mirra)

     

    Cecri Ho sentito un pianto mortale...

    Ciniro Oh, cielo! (Corre incontro a Cecri per impedirle di inoltrarsi e le toglie la vista della figlia morente) non andare oltre..

    Cecri Vicino alla figlia...

    Mirra Oh... voce!

    Euriclea Ahi, vista! Mirra giace a terra nel suo sangue?...

    Cecri Mia figlia?...

    Ciniro Torna indietro...

    Cecri Dissanguata!...Come? Da chi?... Voglio vederla...

    Ciniro Vai indietro... inorridisci... Vieni... si è trafitta , da sola, con la mia spada...

    Cecri E lasci così tua figlia?... Ah! La voglio io...

    Ciniro Non ci è più figlia. Ardeva di un amore infame ... per Ciniro...

    Cecri Che sento? Oh, delitto!...

    Ciniro Su, vieni!: te ne prego, andiamo altrove a morire di dolore e di vergogna.

    Cecri Oh, la mia figlia, un’empia, una perversa!

    Ciniro Oh, vieni...

    Cecri Ahi, sventurata!... Non (potrò) abbracciarla mai più?... ( viene trascinata fuori da Ciniro)

    Scena quarta

    (Mirra, Euriclea)

     

    Mirra Quando... io... te lo chiesi... allora... dovevi darmi la spada... Euriclea...io allora morivo innocente... ora ... muoio perversa...

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