LA DIVINA COMMEDIA

La Divina Commedia, o Commedìa originalmente, è un poema di Dante Alighieri (diminutivo di Durante Alighieri), opera capolavoro del poeta fiorentino, considerata la più importante testimonianza letteraria della civiltà medievale e una delle più grandi opere della letteratura universale. Il poema, pur continuando i modi caratteristici della letteratura e dello stile medievali (ispirazione religiosa, fine morale, linguaggio e stile basati sulla percezione visiva e immediata delle cose), tende a una rappresentazione ampia e drammatica della realtà, ben lontana dalla spiritualità tipica del Medioevo, tesa a cristallizzare la visione del reale. Il poema è diviso in tre cantiche (cantiche perché in epoca medievale nella corrente del "Dolce stil novo", di cui proprio Dante ne è il massimo scrittore, i sonetti era uso che venissero cantati come intrattenimento nelle corti medievali), che sono: dove il poeta immagina di compiervi un viaggio ultraterreno.

INFERNO

La struttura dottrinale dell'Inferno richiama il costante utilizzo simbolico del numero 3: i dannati sono infatti ripartiti in tre categorie, ciascuna localizzata in una sezione decrescente della cavità sotterranea. L'ordinamento delle pene, come dice Virgilio nell'Inferno - Canto undicesimo, dipende dall'Etica Nicomachea di Aristotele, e prefigura una gerarchia del male basata sull'uso della ragione. I peccatori più "vicini" a Dio a alla luce, posti cioè nei primi più vasti gironi, sono gli incontinenti, quelli cioè che hanno fatto il minor uso della ragione nel peccare. Seguono i violenti, che a loro volta sono stati accecati dalla passione, sebbene a un livello di intelligenza maggiore dei primi. Gli ultimi sono i fraudolenti e i traditori, che hanno invece sapientemente voluto e realizzato il male. Tutti i peccatori dell'inferno hanno una caratteristica comune, percepiscono la lontananza da Dio come la pena maggiore, Virgilio spesso farà trasparire dalle sue parole e atteggiamenti un senso di nostalgia, un sentimento eterno mai destinato a cessare.

PURGATORIO

La struttura morale del Purgatorio segue la classificazione tomistica dei vizi dell'amore mal diretto, e non fa più riferimento a singole colpe. Esso è suddiviso in sette cornici, nelle quali si espiano i sette peccati capitali: superbia, invidia, ira, accidia, avarizia e prodigalità, gola, lussuria. A questa struttura fanno da cornice, in apertura, l'Antipurgatorio, e in chiusura il Paradiso terrestre. Costruito specularmente all'Inferno, inteso quindi non più come voragine ma come montagna, anche l'ordine dei peccati risulta capovolto: il cammino di Dante è infatti dal peccato più grave a quello più lieve (ancora una volta la lussuria, ovvero l'amore mal diretto). Ogni cornice ha un custode angelico, e precisamente gli angeli dell'umiltà, della misericordia, della pace, della sollecitudine, della giustiza,dell'astinenza e della castità. Giunto alle soglie del Paradiso terrestre, Virgilio deve abbandonare il Poeta; alla guida di Dante si pone il poeta latino Stazio, che lo condurrà nel giardino celeste, dove lo accoglierà Matelda, a sua volta anticipazione dell'apparizione di Beatrice. Le anime del Purgatorio, per espiare i propri peccati, devono salire il monte come facevano ai tempi di Dante i pellegrini che partivano per Roma o per Santiago de Compostela, quindi per facilitare l'incontro con determinati personaggi, il poeta li colloca nella cornice propria del loro peccato. Questo per facilitare l'opera e la comprensione. È importante capire, però, che il Purgatorio ha la funzione specifica di espiazione, riflessione e pentimento, ed è solo attraverso il cammino, quindi il pellegrinaggio verso Dio, che l'anima può aspirarare alla redenzione. In piu' grazie alla preghiere dei vivi, esse possono ridurre il tempo di espiazione (suffragio)

PARADISO

Mentre l'Inferno ed il Purgatorio sono luoghi contingenti, ovvero che trovano posto in terra, il Paradiso è un mondo immateriale, etereo. Esso è diviso in nove cieli; i primi sette prendono il nome dai pianeti del sistema tolemaico(nell'ordine Luna-Mercurio-Venere-Sole-Marte-Giove-Saturno), gli ultimi due sono costituiti dalla sfera delle stelle fisse e dal Primo mobile. Il tutto è contenuto nell'Empireo. Il rapporto tra Dante e i Beati è molto diverso rispetto a quello che il Poeta ha intrattenuto coi dannati e i penitenti: tutte le anime del Paradiso, infatti, risiedono nell'Empireo, e precisamente nel catino della Candida Rosa (o Rosa Mistica) dal quale essi contemplano direttamente Dio; tuttavia, per rendere più comprensibile al Viaggiatore l'esperienza dal Paradiso, le figure gli appaiono di cielo in cielo, in una precisa corrispondenza astrologica tra la qualità di ogni pianeta e il tipo di esperienza spirituale compiuta dal personaggio descritto. E così, nel cielo di Venere appaiono gli spiriti amanti, e in quello di Saturno gli spiriti contemplativi, ecc. All'ingresso nel Paradiso, Virgilio, che secondi l'interpretazione figurale rappresenta la Ragione, scompare, ed al suo posto compare Beatrice, raffigurante la Teologia. Ciò simboleggia l'impossibilità per l'uomo di giungere a Dio per il solo mezzo della ragione: è necessario uno scarto intuitivo, rappresentato in questo caso dalla teologia, appunto. Prima di entrare nell'Empireo, Dante cambia di nuovo la guida: Beatrice lo lascia per cedere il posto a San Bernardo. Nello scandire i tempi del viaggio attraverso il Paradiso, Dante ha presente lo schema dell'Itinerario della mente in Dio di San Bonaventura, che prevedeva platonicamente tre gradi di apprendimento: l'Extra nos, ovvero l'esperienza dei sette cieli, corrispondente alla conoscenza sensibile della teoria platonica; l'Intra nos, o l'esperienza delle stelle fisse, corrispondente alla visione immaginativa; il Supra nos, o l'esperienza dell'Empireo, corrispondente alla conoscenza intellettuale. In questa scansione sono tuttavia presenti anche elementi di carattere scolastico-aristotelico (vita mondana, attiva e contemplativa), e agostiniano (la vita attiva secondo la scientia, e la vita contemplativa secondo la Sapientia).