La rocca di Canne

una ricerca dell'Ing. Giuseppe De Marco

GLI INDIZI DELLE FONTI LETTERARIE E STORICHE

Il luogo della battaglia di Canne

 

Nella pagina dedicata allo schieramento degli eserciti si è concluso che la battaglia di Canne si è svolta sulla riva destra del fiume Fortore, in uno dei suoi quattro tratti [c, e, g, i] orientati da Sud a Nord.

Per individuare l’unico tratto della riva del fiume su cui è avvenuta la battaglia basta analizzare i profili trasversali dei quattro tratti individuati e verificare la loro corrispondenza con le indicazioni delle fonti sia in merito agli spazi richiesti per lo schieramento (una larghezza della riva almeno pari a 500 m. circa), sia con riguardo alla morfologia del luogo che deve risultare pianeggiante e circondato da valli e da monti.

Infatti:

LIVIO - Libro XXV, CAP. XII: La prima profezia vaticinava il disastro di Canne pressappoco con queste parole: "O discendente dai Troiani, fuggi il fiume Canna, perché gente straniera non ti costringa a venire a battaglia nella pianura di Diomede. Tuttavia tu non mi crederai, finché non avrai riempito di sangue la pianura, finché il fiume non porterà dalla terra feconda al vasto mare molte migliaia di tuoi morti; la tua carne deve diventare cibo per i pesci, per gli uccelli, per le fiere che popolano le terre". E quelli che avevano militato in quei luoghi riconoscevano i campi di Diomede di Argo e il fiume Canna, così come riconoscevano il disastro stesso.

APPIANO - Libro VII,XX: Annibale considerando primieramente come sul mezzo giorno spirava per ordinario in quei luoghi un euro procelloso, prese un tal verso ove alle spalle gli fosse quel vento. Di poi su per un monte arborato e vallicoso mise in agguato soldati leggieri e a cavallo, con ordine che venuti gli eserciti alle mani, e sorto il vento, uscissero alle spalle dei nemici.

APPIANO - Libro VII,XXII: Intanto altre schiere africane, simulando fuggirsene ai monti, davan grandissimi gli urli.

PLUTARCO – VITE PARALLELE, Fabio Massimo, 16. In quella battaglia Annibale si servì di due accorgimenti strategici. Il Primo fu di scegliere il luogo dello scontro facendo in modo che i suoi soldati avessero alle spalle il vento, che si era scatenato simile a un turbine infocato e, sollevando dalla pianura piatta e sabbiosa un acre polverone al di sopra dello schieramento cartaginese, lo spingeva contro i Romani e li colpiva in pieno viso costringendoli a voltarsi e a scompaginare le loro file.

PLUTARCO – VITE PARALLELE, Fabio Massimo, 15. ma Annibale, dopo aver comandato ai suoi di prendere le armi, a cavallo con pochi uomini a suo seguito, salì su un piccolo poggio per osservare i nemici che già stavano prendendo i loro posti nelle file. … Questo motto di spirito inaspettato li fece ridere tutti ed essi, scendendo dal poggio, lo riferirono a quelli che a mano a mano incontravano, così che molti ne risero di cuore e nemmeno quelli della scorta di Annibale poterono trattenere la loro ilarità.

SILIO ITALICO - LIBRO VIII,349: Così mossi da diversi pensieri muovono i condottieri e già il Fenicio occupa le terre indicategli dalla Dea e si prepara a battaglia nei piani dell'Etolia.

SILIO ITALICO - LIBRO IX,300: Gli immortali si posero chi sulla cima dei vicini monti chi sulle alte nubi attendendo la battaglia. Il cielo rimase solitario.

SILIO ITALICO - LIBRO IX,466: La Dea divelta dal vicino monte un'enorme pietra l'avventa spietatamente contro il Dio onde al fracasso che rimbomba lontano tremano le spiagge di Sasone.

SILIO ITALICO - LIBRO X,524: [Annibale] Cosi disse e comandò che allo splendore dell'aurora del giorno seguente si desse sepoltura ai compagni morti e si inalzasse alto un mucchio di armi e si incendiasse in onore di Marte. Frettolosi, sebbene stanchi, i Fenici obbediscono. Si disperdono intorno ad abbattere i boschi e sui colli frondosi si odono risuonare i colpi delle asce e cadono recisi dalle braccia vigorose roveri e pioppi alti dalle bianche fronde ed elci piantati nelle antiche età, si abbattono insieme querce e cipressi che ombreggiano mesti le tombe. E tutti gareggiando (pietoso ufficio ed inutile ai morti) innalzano quindi i funebri roghi fin quando Apollo tuffati i cavalli anelanti nelle tartessie acque disparve dal cielo e dietro il suo carro salì la notte con le profonde ombre. Non appena i primi fulgori fetontei riscintillarono ed ogni cosa riebbe il suo colore, arsero le fiamme ed i corpi stillanti putredine bruciarono in terra nemica.

Risulta evidente dalle descrizioni delle fonti che il luogo della battaglia di Canne denominato pianura di Diomede, campi di Diomede di Argo o piani dell’Etolia è una pianura piatta e sabbiosa circondata da monti vicini, da un monte arborato e vallicoso, da un piccolo poggio e da colli frondosi. Intorno a tale luogo esistevano dei boschi con alberi di roveri, pioppi, elci, querce e cipressi che furono utilizzati per realizzare i roghi funebri dei circa 7000 cartaginesi caduti in battaglia. Tale indicazione è di fondamentale importanza per la conferma archeologica perché ciò significa che nella zona della battaglia non si troveranno gli scheletri dei cartaginesi ma soltanto i resti delle loro ceneri prodotte mediante il rito dell’incinerazione. Si troveranno pertanto soltanto i cosiddetti “ustrini” ossia i luoghi in cui venivano cremati i cadaveri. In genere tali resti vengono sistemati in urne cinerarie di terracotta e sepolti in gruppo. Per i cadaveri romani nulla dicono le fonti. Soltanto il cadavere del console Lucio Paolo Emilio fu cremato e sepolto da Annibale. Probabilmente anche i Romani giunti sul luogo parecchi giorni dopo la battaglia cremarono i loro cadaveri per l’avanzato stato di decomposizione.

A questo punto possiamo analizzare i profili della riva destra del Fortore illustrati nella seguente figura:

Profili della riva destra del fiume Fortore

Si può osservare immediatamente che i tratti “e”, “g” ed “i” non possiedono una riva pianeggiante sufficientemente larga per consentire lo schieramento degli eserciti (soltanto 200 m. per i tratti “e” ed “i” e niente per il tratto “g” che finisce a punta nel fiume Fortore), mentre l’unico tratto possibile, con una riva pianeggiante larga circa 600 m., è il tratto “c” del fiume Fortore che va dal Ponte 13 Archi alla confluenza con il Torrente Cigno, nella località attualmente denominata Ischia Rotonda nel Subappennino Dauno Settentrionale, in provincia di Foggia.

La zona è praticamente identica alla ricostruzione del luogo pubblicata sulla rivista “Storia e dossier”, anno II, maggio 1987, n. 7, pag. 10 (la vista è da Sud-Ovest):

In conclusione: il luogo della battaglia di Canne coincide con l’odierna località denominata Ischia Rotonda: un’area pianeggiante di forma rettangolare (600x1000 m) posta sulla riva destra del fiume Fortore, con l’asse maggiore orientato da Sud a Nord.

Sulle mappe dell’I.G.M. (Istituto Geografico Militare) al 25000 è stata ricostruita l’ubicazione degli accampamenti e del luogo della battaglia nel modo seguente:

1 – Accampamento maggiore romano sulla riva sinistra (Piano Iscarami)

2 – Accampamento minore romano sulla riva destra (Pezza della Corte e Pezza del Mulino)

3 – Accampamento cartaginese sulla riva sinistra (Rendine)

4 – La piana della battaglia di Canne (Ischia Rotonda)

5 – Guado sul fiume Fortore

Attualmente la zona dell’Ischia Rotonda è completamente coperta dalle acque del lago di Occhito, ma ecco come si presentava qualche anno fa vista da Carlantino:

Se da un lato il lago di Occhito rende inaccessibile la zona, dall’altro l’azione erosiva delle sue acque esercitata sulle rive ha portato alla luce i cosiddetti ustrini con parecchie urne cinerarie oggi conservate al deposito archeologico di Carlantino. I resti contenuti nelle urne (ossa, ceneri e carboni) saranno sottoposti a breve a prove di laboratorio sia per accertare la data di origine sia per determinare la specie vegetale dei carboni presenti. Se questi dati coincideranno con quelli indicati dalle fonti storiche (III sec. a.C. e specie vegetali indicate da Silio Italico) avremo una delle verifiche archeologiche più evidenti dell’avvenimento storico più famoso.

Resta ancora da individuare la rocca di Canne descritta da Polibio, per fortuna ancora integra, ma questa costituirà l’oggetto finale della ricerca che sarà trattato nella pagina successiva “La rocca di Canne”.