Situato in piazza Cesare Battisti, il Centro per l’Arte Moderna e
Contemporanea ospita sia opere derivanti dalle raccolte civiche storiche,
sia le collezioni d’arte donate al Comune della Spezia da Giorgio Cozzani
e Ferruccio Battolini.
Le Civiche Collezioni appaiono formate da circa settecento dipinti,
dei quali i nuclei fondamentali sono costituiti dai documenti pittorici
ottocenteschi principalmente a firma di Fossati, Valle e Pontremoli, qui non
esposti, raffinati vedutisti della seconda metà del secolo attenti al divenire
storico della città e del territorio, e dalle opere derivanti dal Premio del
Golfo, istituzione voluta da Marinetti nel 1933 e ripresa quindi con fortuna
negli anni compresi fra il 1949 e il 1965, e ancora, nuovamente, dal 2000.
Al Premio parteciparono i principali protagonisti della vicenda artistica italiana,
ad iniziare dall’acceso dibattito fra astrattisti e figurativi che tanto peso
assunse nell’immediato dopoguerra.
La collezione Cozzani raccoglie invece circa novecento opere, sia dipinti che
disegni che grafica, con particolare attenzione all’espressionismo e alle
avanguardie storiche, fino a giungere alle nuove tendenze.
Fondamentale pertanto il dialogo che necessariamente si instaura fra i due nuclei
collezionistici, integranti reciprocamente il percorso visivo a partire dalla
seconda metà dell’Ottocento per giungere alla poesia visiva ed all’arte concettuale
in genere.
In aggiunta alle già prestigiose raccolte, il critico d’arte Ferruccio
Battolini ha donato la propria collezione d’autori contemporanei formata da
circa cinquecento opere. E’ questo un altro ricco capitolo che si aggiunge ai
nuclei civici e Cozzani, accompagnato da un’importante sezione archivistica e
libraria, vero spaccato della critica d’arte del Novecento.
Ma, oltre ai nuclei permanenti che sono esposti a rotazione, il Museo è sede di
importanti mostre e di incontri, “porto insonne” che diviene un grande laboratorio
per la contemporaneità, aperto alle esposizioni temporanee, alla didattica, al
restauro in loco, ai convegni e approfondimenti.
CAMeC
Piazza Cesare Battisti, 1
Tel 0187 734 593
Attigua al Museo “Lia”, la Palazzina delle Arti è stata progettata da
Franco Oliva intorno agli anni Venti, originariamente come Ufficio di Igiene.
Di gusto neomedievale, si notino le aperture ad arco acuto ed i catini ceramici
inseriti al di sopra delle finestre; si ricollega idealmente, anche se non storicamente,
al contiguo Convento di San Francesco da Paola.
Al seguito dell’apertura del Museo “Lia” si è provveduto al recupero anche di questo
edificio, destinato a sede della Biblioteca speciale d’arte e archeologia con annessi
laboratori didattici, dell’esposizione permanente della collezione dei sigilli, a
spazi destinati a mostre temporanee e a convegni.
La “collezione dei sigilli” deriva dalla donazione compiuta dai coniugi Capellini
al Comune della Spezia e si qualifica, con ogni probabilità, la più vasta raccolta che
esista al mondo.
I sigilli testimoniano la necessità di confermare la proprietà di un determinato documento
e di attestarne in genere la qualità giuridica e sono pertanto oggetti che da sempre hanno
accompagnato la vicenda umana. Per questo motivo il Museo spezzino raccoglie ed ordina
sigilli di epoca e provenienza diversissime, da quelli dell’antico Egitto a matrici
prodotte in Cina, Tibet e Nepal, da quelli prodotti in Occidente nel corso del Medioevo
fino alle linee sinuose e sensuali dei sigilli liberty.
Museo del Sigillo/Palazzina delle Arti
Via Prione, 236
Tel : 0187778544
L’edificio è composto da tre piani: al pt. ha sede la biblioteca speciale
di storia dell’arte e archeologia.
Le sale destinate alle esposizioni temporanee della Palazzina delle Arti si
articolano sui due piani superiori.
Al primo livello, adiacente al Museo del Sigillo, si trovano due
stanze espositive di medie dimensioni ed una molto ampia utilizzata anche per
presentazioni e conferenze.
Il secondo livello è dotato di un altro spazio polifunzionale con galleria
vetrata.
In questi spazi vengono generalmente
allestite mostre d'arte moderna e contemporanea (fotografia, scultura e pittura)
con particolare riguardo alla storia regionale e del territorio
provinciale.
Sulla copertura dell'edificio è stato inserito un volume piramidale in vetro e
acciaio, un "occhio" verso l'alto che riprende, in forma moderna, il motivo
tradizionale dell'abbaino.
All'altezza del tetto si estende l'ariosa terrazza recuperata e riprogettata per
uno spazio espositivo all'aperto molto suggestivo perché permette la visione
dall'alto di tutta la struttura museale e della città.
Museo del Sigillo/Palazzina delle Arti
Via Prione, 236
Tel : 0187778544
Lungo la via Prione, la facciata ottocentesca di gusto tardoneoclassico
nasconde lo sconsacrato oratorio di San Bernardino, noto dai documenti a partire
dallo scorcio del XV secolo. Posto presso la Porta omonima di accesso alla città
murata per chi proveniva da Genova, l’oratorio ingloba un tratto delle mura
bassomedievali che dal castello scendevano a chiudere la città in direzione
dell’attuale piazza Beverini. Dopo essere stato per lungo tempo sede della
Pubblica Assistenza, l’edificio è stato recuperato a fini espositivi nell’ambito
del programma di apertura al pubblico dei Musei Diocesani della Spezia,
Sarzana e Brugnato. La necessità di una triplice sede è scaturita dalla
complessa vicenda della diocesi nata a Luni, trasferita nel 1204 a Sarzana,
privata di una porzione territoriale con la creazione nel 1133 della diocesi di
Brugnato da parte della neonata arcidiocesi di Genova, e del trasferimento della
sede episcopale alla Spezia avvenuta nel 1929.
Le collezioni permanenti di manufatti artistici della vita della diocesi si
accompagna necessariamente
all’esposizione temporanea e tematica di manufatti liturgici e chiesastici in
genere, al fine di restituire un quadro completo della vicenda religiosa del
territorio senza depauperare in maniera stabile il patrimonio di pertinenza
delle parrocchie e degli enti.
Nei due piani destinati al percorso espositivo si
segnalano in special modo la grande tela raffigurante “La triplice incoronazione
di San Nicola da Tolentino”, già destinata alla perduta chiesa degli Agostiniani
nel campo omonimo, eseguita nel 1539 dallo spezzino Antonio da Carpena, le
sculture gotiche rappresentanti la Vergine con il Bambino provenienti dalla
pieve di Santo Stefano di Marinasco e da Sant’Andrea di Fabiano, le
quattrocentesche ardesie scolpite e incise, i numerosi oggetti liturgici.
Museo Diocesano
Via Prione, 156
tel: 0187258570
Nello stesso edificio in cui è attivo il Museo Diocesano si trova anche il
Museo Etnografico, intitolato a Giovanni Podenzana, l’appassionato
raccoglitore che sullo scorcio del XIX secolo recuperò elementi della tradizione
popolare e della vita associata del contado che stava svanendo sull’onda
dell’industrializzazione.
I materiali conservati ed esposti, databili dal XVIII
secolo alla prima metà del Novecento, si articolano in sei sezioni: la devozione
e i culti popolari, la superstizione e le pratiche terapeutiche, i gioielli e le
oreficerie, gli arredi domestici, il lavoro e gli oggetti di corredo e infine il
capitolo dedicato alla filatura e alla tessitura e all’abbigliamento.
Ne emerge un mondo di alta civiltà, capace di trasformare oggetti minuti e di nessun
fascino intrinseco apparente in piccoli capolavori artistici, una quotidianità
nobilitata da un artigianato sapiente.
Notevole la sezione dei tessuti e dei costumi delle singole comunità della Lunigiana
storica con i gioielli d’oro in
filigrana da indossare nei giorni della festa e da mettere in mostra con il
debito e necessario orgoglio, così come i singolari cappellini femminili, di
minutissime dimensioni, che tanto avevano meravigliato i viaggiatori stranieri
del secolo passato in visita nel Golfo.
Ma ancora gli strumenti domestici e gli
utensili connessi con le attività agricole o della pastorizia, gli arredi e le
suppellettili della casa, i segni della devozione e della religiosità popolari
sono elementi tutti che costituiscono un repertorio di raro fascino e di sottile
seduzione.
Museo Etnografico
Via Prione, 156
Tel 0187 258570
Il Museo Civico Formentini è stato istituito nel 1873, vale a dire in quel
periodo, conseguente l’Unità d’Italia, in cui molte città andavano confermando
la propria immagine storica e culturale affidandola alla sacralità del museo,
luogo della memoria per antonomasia.
Alla Spezia questo risulta essere un periodo di particolare mutamento, in quanto la città
storica viene ad essere ingrandita e modificata in seguito ai lavori compiuti
per l’edificazione del grande Arsenale Militare. Proprio tali interventi
contribuiscono a mettere in luce un mondo sommerso che fornisce
testimonianze tanto naturalistiche quanto archeologiche, materiale che conferma
la lunga frequentazione del golfo spezzino e del suo retroterra: il Museo
conserva materiale proveniente dalla Lunigiana storica, ampia regione di precisa
identità culturale sia pur non riconosciuta negli odierni confini giuridici ed
amministrativi.
Il trasferimento delle Civiche Collezioni Archeologiche è
operazione recentissima, nata dall’esigenza di dare degna sede all’ampia sezione
già ordinata al piano inferiore dell’attuale Museo “Podenzana”. I reperti così
ordinati nel restaurato Castello costituiscono un indispensabile percorso per
conoscere la frequentazione e l’uso del territorio lunigianese a partire dalla
preistoria per giungere all’Età medievale, percorso integrato e dialogante con
il contenitore storico in cui il Museo risulta allestito, vale a dire il
Castello, appunto.
In apertura sono raccolte testimonianze comprovanti la
frequentazione umana della costa e dell’entroterra già dall’Età del Rame, ossia
dal IV millenio a. C., quando il rito della inumazione collettiva in grotticelle
naturali è provato dai semplici corredi funebri. Allo stesso periodo risale la
prima produzione delle straordinarie statue stele, sculture antropomorfe poste
un tempo a tutelare il territorio, femminili, maschili ed asessuate, ornate di
armi e gioielli e caratterizzate sorprendentemente nei loro ruoli sociali. Fra
tutte la testa frammentaria rinvenuta a Verrucola, dallo sguardo acuto e
penetrante, diviene quasi cifra araldica e distintiva di questa società
lontana.
Dopo una sosta produttiva, le statue stele vengono nuovamente
prodotte a partire dalla media Età del Ferro: a contatto con la civiltà etrusca
e a ridosso della romanizzazione del territorio le antiche pietre sono raschiate
e riscritte, palinsesti ora di offesa e non solo più di difesa, impugnanti le
armi che un tempo erano solo sintomo di decoro e potere sociale.
La vita materiale agricola e pastorale è testimoniata dal materiale proveniente dai
castellari, insediamenti abitativi di altura fondati nella media Età del Bronzo
ma recuperati in funzione stanziale ogni qualvolta si presentasse
necessità di arroccamento difensivo, e dalle tombe a cassetta, sei lastre in
principio litiche e quindi, a contatto con la cultura romana, fittili,
contenenti le ceneri del defunto ed il corredo di pertinenza.
Nella porzione superiore del forte è ordinata gran parte della collezione
Fabbricotti, vale a dire la vasta raccolta di materiale romano lunense già
appartenente alla famiglia Fabbricotti e pervenuta al Comune della Spezia nel
1939.
Luni, la splendente sorella del sole, la città bianchissima che nel V sec. d. C. veniva
ancora paragonata alla neve incontaminata che oramai si sfaceva nel verde della
campagna, ha fornito una messe entusiasmante di reperti che illustrano con
precisione tanto la vita pubblica e ufficiale quanto gli aspetti più quotidiani
della comunità che l’abitava. La sezione architettonica, la sala dedicata ai
culti con particolare attenzione a quelli funerari, gli instrumenta domestica,
la statuaria e la ritrattistica, i mosaici e la collezione epigrafica, fino agli
straordinari frammenti marmorei di età bizantina e carolingia derivanti dalla
perduta cattedrale lunense garantiscono un percorso di grande suggestione nella
cultura e nell’arte romane fino al diluirsi delle stesse negli apporti derivanti
da altre culture al seguito della caduta dell’Impero.
Dalle terrazze del Castello, infine, lo sguardo giunge a comprendere tutto il Golfo,
le sue colline ed il lucore perenne delle Alpi Apuane.
Museo del Castello "Ubaldo Formentini"
Via XXVII Marzo
Tel 0187 751 142
L’Arsenale Militare Marittimo della Spezia è, in qualche modo, una città
nella città.
Tenacemente voluto dal Ministro Cavour e progettato da Domenico Chiodo, l’Arsenale
viene impiantato nella parte occidentale della città, in corrispondenza dell’attacco
della sponda del golfo.
L’idea di un grande arsenale era già stata di Napoleone, che aveva compreso le
potenzialità militari del Golfo della Spezia, in realtà sottoutilizzato a tale scopo
dalla Repubblica di Genova.
Dei grandiosi progetti napoleonici fu però concluso ben poco, e solo alla metà
dell’Ottocento venne ripresa l’idea dell’arsenale.
Nel 1857 la Marina Militare fu trasferita da Genova alla Spezia ed i lavori
dell’attuale arsenale iniziarono a ridosso dell’avvenuta Unità d’Italia, nel 1861,
fino al 28 agosto 1869, quando, facendo entrare l’acqua nei grandi bacini, si inaugurò
ufficialmente l’enorme stabilimento.
In realtà i lavori proseguirono fino alla fine del secolo, e anche oltre, completando
poi le opere di difesa della città e della piazzaforte militare con le ampie mura di
cinta e le numerose fortificazioni sulle alture dell’intero golfo.
Ogni Museo è una storia e il Museo Tecnico Navale della Spezia ne
racconta una in particolare che guarda all’uomo e alla sua capacità di
confrontarsi con il mare elemento da sempre amato e temuto.
Il suo ingresso ne fa subito assaporare lo
spirito: a terra un mosaico che ricorda antichi navigatori; a destra una
collezione di anfore romane sormontate da una serie di rappresentazioni di carte
geografiche che fanno immaginare piccoli “gusci di noce” nelle distese degli
oceani; a sinistra il modello della Fregata della Marina sabauda San Michele, e
poi una vetrina, con particolari d’uniformi d’epoca, ci fa immergere nel mondo
della storia; mentre lo stemma ligneo dell’Incrociatore Liguria, preso a logo
del Museo, ci porta ove nasce la tradizione della nostra Marina.
La visita al Museo ci conduce attraverso: una preziosa raccolta di polene tra cui quella
proveniente dalla fregata napoletana “La Minerva”, a bordo della quale, per
ordine di Nelson, fu impiccato l’ammiraglio Francesco Caracciolo,
modelli di navi e velieri di ogni epoca tra cui la splendida fregata “San
Michele” e la poderosa corazzata “Roma”, mezzi navali leggendari tra cui
il “maiale” ( siluro a lenta corsa ), il barchino d’assalto tipo
S.M.A. ed il barchino esplosivo tipo M.T.M., preziose reliquie come le parti
maggiori del relitto del sommergibile Scirè e la radio usata nella mitica tenda
rossa dei superstiti della spedizione polare del dirigibile Italia comandata dal
generale Nobile.
Vagando per le sue sale il visitatore può osservare la stazione
ricevente-trasmittente usata nel 1897, a La Spezia, da Guglielmo Marconi
nei suoi primi esperimenti di telecomunicazioni, centinaia di rare armi bianche,
le teche dei nodi e delle attrezzature, parti di navi, uniformi, una vasta
collezione di medaglie raffiguranti quasi tutte le unità della nostra marina
dall’unità ad oggi ecc.
Ci troviamo quindi di fronte ad un luogo unico, orgoglio della nostra Marina Militare,
in cui si mantiene vivo il culto e la tradizione della marineria.
Storia e caratteristiche del museo
Giunto nella sede attuale nel 1958, dopo essere stato alloggiato dal 1923 all’interno
dell’Arsenale in prossimità dell’Officina Congegnatori, il Museo Navale della Marina
Militare ha una storia
centenaria, iniziata con i cimeli della Marina sabauda raccolti ed ordinati nel
corso del Settecento a Villafranca. Trasferito alla Spezia da Genova nel 1870,
costituisce a tutt’oggi una tappa irrinunciabile per la storia della Marina e
per lo studio dell’evoluzione tecnica legata al mare e alla navigazione. Il
Museo espone difatti un’interessantissima e ricchissima scelta di materiale,
ordinato, pur nella vastità ed eterogeneità, secondo criteri tanto tipologici
che cronologici, ad iniziare dai modellini di imbarcazioni dell’antichità. Una
sezione museale appare dedicata agli importanti mezzi d’assalto, fra i quali
spicca il gruppo relativo al MAS già utilizzato da Luigi Rizzo nell’impresa di
Premuda, mentre con significativi frammenti dello scafo del sommergibile Scirè
adibito al trasporto di “maiali” (tecnicamente “Siluri a Lenta Corsa”),
recuperati nelle acque di Haifa dove il mezzo è affondato nel tentativo di
forzamento di quella base, è composto un monumento in memoria delle gesta
compiute. Una delle sezioni di maggior fascino e di particolare pregio è
certamente quella costituita dalle polene, e fra queste risultano notevoli
quelle che derivano dalla corvetta San Giovanni, dal Regio Trasporto Cambria del
1846 e la polena già posta sulla Regia Fregata Italia, ex Farnese della Reale
Marina Napoletana. Fra tutte, anche per una forma di seducente fascinazione che
da sempre l’accompagna, è notissima la polena detta Atalanta, recuperata dalla
cannoniera La Veloce nelle acque dell’oceano Atlantico. Tra le armi si segnala
una mitragliatrice prelevata dai marinai italiani nel 1901 ai Boxers cinesi, nel
corso della spedizione che si concluse con la liberazione delle legazioni
europee assediate a Pechino, e tra i numerosissimi cimeli spiccano quelli
provenienti dalla Stella Polare e ancora i resti dell’apparecchio radio di
fortuna del marconista Biagi nel corso dell’impresa di Umberto Nobile. Altri
cimeli ricordano vivamente gli esperimenti realizzati da Guglielmo Marconi che
proprio nel golfo spezzino, nel 1897, stabilì il contatto radio con il
Rimorchiatore n. 8 e con la nave San Martino. Molti sono ancora i reperti ed i
cimeli che il Museo raccoglie, importanti testimonianze della storia della
Marina, ed i lavori di ampliamento e di riallestimento in corso restituiranno un
quadro ancora più completo del patrimonio qui conservato.
Museo Tecnico Navale
Viale Amendola, 1
Custodi:
0187784693
Segreteria: 0187784836
Biblioteca: 0187784832
Sito Web:
http://www.marina.difesa.it/laspezia/museo.asp
Istituita nel 1986 l’Associazione Museo Nazionale dei Trasporti nasce con lo
scopo di salvaguardare i mezzi filoviari, allora sempre più rapidamente
sostituiti da veicoli elettronici o a combustione.
Alla sezione pertanto del trasporto su gomma, che a questa data risulta
straordinariamente ben rappresentata non solo da filobus, ma anche da autobus,
si sono aggiunti in seguito anche i mezzi ferroviari, sia locomotive che materiale
rimorchiato.
I mezzi su strada sono provvisoriamente ospitati nel capannone storico
dell’A.T.C., struttura progettata sullo scorcio del XIX secolo, mentre il nucleo
dei veicoli ferroviari sono esposti in uno spazio idoneo prossimo alla stazione
ferroviaria della Spezia.
Con le Ferrovie dello Stato è inoltre attiva una convenzione che garantisce
l’utilizzo di treni storici in periodi determinati e per specifiche manifestazioni,
sia in Lunigiana che in Garfagnana.
Il Museo è anche dotato di una biblioteca specializzata, di documenti ed oggetti legati
alla storia del trasporto, di un’amplissima fototeca, materiale tutto in attesa
di un adeguato ordinamento espositivo.
Museo Nazionale dei Trasporti
Via Fossitermi
Tel: 0187718912
Sito
Web: Museo Nazionale dei Trasporti