|
|
|
|
|
|
|
|
La Voce
Silenziosa di Dio |
|
|
|
|
|
|
|
Nella steppa desolata, tra
le pietre arroventate dal sole, avanza un uomo.
Barcolla, ormai prosciugato nelle sue energie
vitali dal caldo implacabile. Ecco, da lontano
una specie di miraggio, un albero solitario di
ginepro.
Quel viandante saccascia sotto la sua ombra
e sabbandona alla dolce morte
del deserto, privo comè di forze e con la
gola consumata dallaridità.
Forse i nostri lettori sanno già dare un nome a
questa figura e collocarla nella cornice delle
aspre solitudini del monte Horeb-Sinai: si
tratta, infatti, dei profeta Elia e di una tappa
decisiva della sua esistenza travagliata, tappa
narrata nel capitolo 19 del Primo Libro dei Re.
È a quel testo che rimandiamo anche per scoprire
il sorprendente esito di questa vicenda che si
consuma tra le pietraie di quella regione
bruciata dal sole. Noi, però, vorremmo ora
giungere alla meta terminale di quel
pellegrinaggio che Elia compie alle sorgenti di
Israele, alla culla da cui era nato il popolo di
Dio, cioè al Sinai.
Lassù il profeta ritroverà non solo la sua
vocazione, che, a causa della ternbile
persecuzione della regina Gezabele, era entrata
in crisi, ma anche il suo Dio.
E non quel Dio che Elia saspettava, cioè
il Signore della vittoria, della potenza, del
trionfo sui suoi nemici.
Egli, infatti, immaginava che il Signore fosse
«nel vento impetuoso e gagliardo, capace di
spaccare i monti e di infrangere le rocce.
Ma il Signore non era nel vento.
Dopo il vento ci fu un terremoto. Ma il Signore
non era nel terremoto.
Dopo il terremoto ci fu un fuoco. Ma il Signore
non era nel fuoco».
È a questo punto che si schiude il mistero di
Dio in modo inatteso. «Dopo il fuoco ci fu qol
demamah daqqah. Appena ludì, Elia si
coprì il volto col mantello», consapevole di
essere davanti al Dio invisibile il cui sguardo
noi non siamo in grado di sostenere (1 Re
19,11-13).
Ora che cosa significano quelle tre parole
ebraiche?
Qol vuol dire "voce, suono";
demamah silenzio ;
daqqah sottile.
Ebbene, Dio è una voce silenziosa.
Questa è la stupefacente rivelazione di Dio.
Lantica versione greca detta dei Settanta,
seguita da molte Bibbie moderne, ha sminuito la
forza grandiosa dell'originale ebraico
traducendo: «ci fu un mormorio di vento
leggero». Dio è, invece, una voce che ha il suo
vertice non nel clamore, bensì nel silenzio, nel
mistero, nella trascendenza. Eppure egli non è
muto perché quel silenzio è bianco:
come il bianco racchiude in sé tutti i colori,
così il silenzio divino è la sintesi di tutte
le parole.
Il profeta, che è per eccellenza luomo
della parola, impara che l'apice della
rivelazione divina è nellintimità
mistica. In appendice ricordiamo che la scena di
Elia al Sinai, accasciato sotto il ginepro e
sostenuto dallangelo di Dio è stata resa
spesso dallarte: ricordiamo, ad esempio,
Guido Reni nella cattedrale di Ravenna (1619-21)
e Giovanni Battista Tiepolo nel palazzo
arcivescovile di Udine (1725). |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Tratto da Famiglia Cristiana |
|
|
|