|
|
|
|
|
|
|
|
I Magi a Betlemme |
|
|
|
|
|
|
|
Era il 614 e la basilica
della Natività di Betlemme, eretta nel 330 dalla
madre dell'imperatore Costantino,
Elena, e ristrutturata un paio di secoli dopo
dall'imperatore bizantino Giustiniano, era
assediata dal re persiano Cosroe che già aveva
raso al suolo tutti gli edifici cristiani della
Terra Santa. Il sovrano stava per ricorrere al
fuoco e alle balestre quando s'accorse che sul
frontone della basilica erano raffigurati
personaggi vestiti proprio come lui: erano i Magi
che i bizantino avevano tratteggiato in abiti da
cerimonia persiani.
Quella chiesa, che racchiude nella cripta la
grotta della Natività di Cristo, fu così
salvata ed è ancora oggi possibile visitarla
penetrandovi attraverso un'unica porticina detta
simbolicamente "dell'umanità". Il
fondale che abbiamo ora ricostruito ha ovviamente
al centro quel racconto che abbiamo ascoltato
durante la Messa dell'Epifania: è il passo di
Matteo 2,1-12, un testo sobrio, anche se non
privo di colpi di scena, affascinante anche se
tutt'altro che fiabesco o infantile, tutto
intarsiato di allusioni e citazioni bibliche.
Su questa pagina, che è la celebrazione di
Cristo re e signore della storia, verso cui
convergono i popoli guidati dalla rivelazione
cosmica simboleggiata dalla stella (che, tra
l'altro, è anche un segno messianico), si è
scatenata la fantasia dei vangeli apocrifi e
della tradizione cristiana successiva. Così, a
causa dei tre doni offerti (oro, incenso e
mirra), i Magi sono diventati tre e, per
aggiunta, re, appartenenti alle tre razze
(bianca, nera, gialla). Si sono inventati nomi
diversi per chiamarli, con la prevalenza di
Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, divenuti anche
il titolo di un bel romanzo dello scrittore
francese Michel Tournier (1980).
Così nel 1927 il grande poeta Thomas S. Eliot
cantava il loro viaggio: «Fu per noi un freddo
avvento 1 per un viaggio lungo come questo. / Le
strade fangose... / i cammelli pustolosi, i piedi
sanguinanti 1 ... Vi furono momenti in cui
rimpiangemmo i i palazzi d'estate sui pendii, i
terrazzi, 1 le seriche fanciulle che portavano i
sorbetti ... ». In realtà, al di là
dell'ipotetica definizione delle origini di
questi personaggi così popolari (Matteo dice
solo che «giunsero da Oriente», cioè dal
deserto arabico o siro ove transitavano le
carovane commerciali), ciò che interessa
l'evangelista è delineare il cammino universale
dell'umanità verso Cristo.
Nella piccola processione dei Magi «verso il
Bambino e verso sua Madre» per «prostrarsi e
adorarlo» (2,1 1) egli vede in filigrana la
processione planetaria che Gesù annunzierà:
«Molti verranno da Oriente e da Occidente e
siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe
nel regno dei cieli» (8,1 1).
È questa la grande "epifania" della
salvezza.
Il vescovo martire Ignazio di Antiochia scriveva
nel 107:
«Una stella brillò in cielo oltre ogni stella e
tutte le altre stelle, col sole e la luna,
formarono un coro attorno alla stella di Cristo
che tutte sovrastava in splendore ... ». |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Tratto da Famiglia Cristiana |
|
|
|