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Geremia non
resiste a Dio |
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La primavera porta con sé
lo sbocciare dei fiori sugli alberi: è uno
spettacolo che sempre stupisce e affascina.
Nel 626 a.C. un giovane abitante di Anatot, a sei
chilometri a nord-est di Gerusalemme, era davanti
alla chioma fiorita di un mandorlo nellorto
di SUO padre. Il suo nome era Geremia e per lui,
proprio sotto quellalbero,stava per
cominciare unavventura che gli avrebbe
rivoluzionato la vita. Timido, impacciato
«Non giudicate Dio dalla balbuzie dei suoi
servitori», ammoniva lo scrittore francese
François Mauriac quel giovane era stato
investito dalla missione di profeta.
Come egli narra nel capitolo1° del suo libro
profetico, il Signore era ricorso proprio a quel
mandorlo per affidargli lincarico,
trasformandolo in una specie di stemma di
protezione:
«Cosa vedi Geremia?... Un ramo di mandorlo!...
Bene, così io veglierò su dite per compiere la
mia parola!» (1,1 1-12).
La frase è comprensibile se si tiene presente
che in ebraico le due parole «mandorlo,
shaged, e colui che veglia, shoged,
hanno suoni affini e permettono un giuoco di
parole.
Geremia inizia, così, una vicenda drammatica che
lo costringerà, lui timido e romantico, a
scagliare parole terribili contro i re e i
politici, ad annunziare il crollo di Gerusalemme
che si verificherà nel 586 a.C. sotto le armate
babilonesi, a vivere celibe, solitario e
randagio, a subire arresti, umiliazioni e
persecuzioni dai suoi compatrioti e a sparire
esule in Egitto.
Egli ci ha lasciato pagine autobiografiche
bellissime e frementi, chiamate dagli studiosi
come il celebre libro di S. Agostino,
Confessioni. Noi ora proporremo la più
lacerante, quella presente in 20,7-18.
Allorigine cè un arresto del profeta
che nelloscurità del carcere rievoca l'ora
fatale della sua vita, la vocazione ad Anatot
sotto il mandorlo. La metafora che Geremia usa ha
spesso tratto in inganno i lettori:
«Tu mi hai sedotto, Signore, e io mi sono
lasciato sedurre. Mi hai fatto violenza e hai
prevalso» (20,7).
Non è in gioco la seduzione amorosa, come molti
pensano, ma la circonvenzione dincapace.
Nel giorno dei mandorlo Dio lo ha
sedotto, attraendolo con un fascino irrazionale,
come si circuisce un inesperto con false promesse
perché acconsenta alle manovre di chi è più
astuto.
È violenza morale, odiosa e condannabile e,
perciò, con una sincerità che rasenta la
bestemmia, il profeta accusa il Signore di
vigliaccheria e di truffa.
Ecco, allora, la decisione di lasciare la propria
vocazione e missione.
Ma ecco contemporaneamente riapparire Dio con la
sua implacabile presa interiore:
«Ho pensato: non baderò più a Dio, non
parlerò più nel suo nome! Ma sentivo nel cuore
un fuoco ardente che mi pervadeva le ossa. Mi
sforzavo di bloccarlo, ma invano!».
La parola divina ritorna a penetrare
leletto disperato.
E simile a un incendio che infiamma il cuore, a
lava ardente che penetra le ossa. E luomo
deve confessare la sua impotenza a resistere |
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Tratto da Famiglia Cristiana |
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