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I tre ineffabili |
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Questo nostro viaggio nella
lettera ai Romani, lo scritto più celebre di
Paolo, intrapreso già da alcune settimane, sosta
ora in una pagina di grande bellezza, il capitolo
8. Esso affascina soprattutto per la sua visione
cosmica della salvezza.
Il gesuita scienziato e filosofo Pierre Teilhard
de Chardin (1888-1955) nel suo Inno all'universo
cantava sulla scia dell'Apostolo: «Immergiti
nella materia, figlio della terra, bagnati nelle
sue falde ardenti perché essa è la sorgente e
la giovinezza della tua vita e anche in lei
risuona il gemito dello Spirito».
Ebbene, è proprio attraverso l'immagine del
gemito che esce dalle labbra di una donna
partoriente che Paolo compone una specie di
parabola della redenzione: essa non coinvolge
solo l'umanità ma tutto il creato. Tre sono i
gemiti che s'intrecciano. C'è innanzitutto
quello della natura intera che «a capo eretto
attende da lontano la rivelazione dei figli di
Dio» (8,19): «tutta la creazione geme e soffre
fin da ora le doglie del parto» (8,22).
C'è, poi, il gemito dell'uomo che anela alla
salvezza piena: « La creazione non è sola ma
anche noi che possediamo le primizie dello
Spirito gemiamo interiormente attendendo da
lontano l'adozione a figli di Dio» (8,23). C'è,
infine, lo stesso gemito dello Spirito divino che
vuole condurre a pienezza la redenzione:
«Lo Spirito stesso viene in aiuto alla nostra
debolezza... intercedendo per noi con gemiti
ineffabili» (8,26). Questi tre gemiti sono il
segno di una tensione viva che è in tutto
l'essere, proteso verso la salvezza piena,
desideroso di essere rigenerato così da essere
"nuova creatura".
È quel destino ultimo glorioso che il
cristianesimo chiama "risurrezione" ,
di cui la Pasqua di Cristo è anticipazione e
«caparra" o "primizia», per usare
espressioni paoline. L'apostolo Paolo descriveva
così ai Corinzi questa meta che ci attende:
«Ciò che semini non prende vita se prima non
muore. Quello che semini non è il corpo che
nascerà ma un semplice chicco... Così anche la
risurrezione dei morti: si semina corruttibile e
risorge incorruttibile, si semina ignobile e
risorge glorioso, si semina debole e risorge
potente, si semina un corpo animale e risorge un
corpo animato dallo Spirito» (1 Corinzi15,
36-37.42-44).
Ebbene, questa grandiosa vicenda di salvezza e di
rinascita che coinvolge noi e il creato fa parte
di un progetto divino che Paolo descrive proprio
nel capitolo 8 con una cascata di verbi posti in
successione.
Essi riguardano il nostro destino glorioso che è
già prefigurato nel disegno eterno della mente
di Dio. Leggiamo, perciò, con attenzione questi
verbi che scandiscono le tappe della nostra
chiamata alla fede e alla gloria: « Quelli che
Dio ha pre-conosciuto li ha anche pre-destinati a
essere conformi all'immagine del Figlio suo,
perché egli sia primogenito tra molti fratelli;
quelli che ha pre-destinati li ha anche chiamati;
quelli che ha chiamati li ha anche giustificati;
quelli che ha giustificati li ha anche
glorificati» (8,29-30).
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Tratto da Famiglia Cristiana |
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