NON FATEVI UN’ IDEA TROPPO ALTA DI VOI STESSI

(tratto dall’ 11 capitolo del libro LA VITA NELLA SIGNORIA DI CRISTO di R. Cantalamessa ed. ancora Milano)

 

- L’umiltà -verità

Don R. Cantalamessa introduce il capitolo con un’immagine che accompagnerà tutta la stesura dello stesso; è l’immagine del pescatore di perle. Che va in profondità alla ricerca di quella perla speciale che è l’umiltà, dono prezioso e costoso allo stesso tempo, poiché sono convinto che per acquistare questo dono da Dio è necessario estirpare l’orgoglio innato nel cuore dell’uomo, operazione che porta molta sofferenza, ma alla fine sarà come uscire da una sala operatoria dopo aver subito un intervento a cuore aperto, sofferenti ma sani!

La ricerca dell’umiltà comporta un viaggio in profondità, d'introspezione fatta con sincerità e con l’aiuto di Dio. "si tratta infatti di superare la sfera illusoria del sembrare o del credersi per accedere al nostro vero essere, poiché- come diceva S. Francesco d’Assisi: l’uomo, quanto vale dinanzi a Dio tanto vale e nulla più".

S. Paolo nella lettera ai romani dice: Lettera ai Romani - cap. 12

[3]Per la grazia che mi è stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta valutazione, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato.

[16]Abbiate i medesimi sentimenti gli uni verso gli altri; non aspirate a cose troppo alte, piegatevi invece a quelle umili. Non fatevi un'idea troppo alta di voi stessi.

Anche nell'antico testamento ci sono dei richiami all'umiltà: Siracide - cap. 3

[17]Figlio, nella tua attività sii modesto, sarai amato dall'uomo gradito a Dio.

[18]Quanto più sei grande, tanto più umìliati; così troverai grazia davanti al Signore;

[19]perché grande è la potenza del Signore

[20]e dagli umili egli è glorificato.

[21]Non cercare le cose troppo difficili per te, non indagare le cose per te troppo grandi.

[22]Bada a quello che ti è stato comandato, poiché tu non devi occuparti delle cose misteriose.

E nel vangelo secondo Luca - cap. 14

[11]Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato>>.

Ma perché Dio innalza gli umili ed abbassa i superbi?

La risposta ce la dà Paolo introducendo il concetto di verità. "Dio ama l'umile perché è nella verità; è un uomo vero. Egli punisce la superbia, perché la superbia, prima ancora che arroganza, è menzogna." Pag. 235 op. cit.

In poche parole il concetto vuole esprimere che in realtà l'uomo è veramente piccolo e bisogno dell'amore di Dio, perciò se l'uomo scopre la sua piccolezza la miseria non ha scoperto altro che la verità su se stesso, ecco perché Dio può entrare nel cuore dell'umile perché in lui c'è la verità. Per chi attribuisce a se stesso delle doti, qualità o meriti che egli non ha, allora si trova nella menzogna e Dio non può abitare nella menzogna. Nella Lettera ai Galati - cap. 6 leggiamo

[3]Se infatti uno pensa di essere qualcosa mentre non è nulla, inganna se stesso.

Questo versetto spiega ampiamente cosa significhi l'umiltà-verità. L'uomo che arriva alla verità su stesso diventa un uomo umile, non c'è più inganno in lui. L'uomo umile sa che tutto ciò che ha gli viene da Dio, ogni cosa: i doni i carismi, la conversione degli atei, la guarigione degli ammalati, la sapienza, la maturazione spirituale etc, infatti Paolo dice Prima lettera ai Corinzi - cap. 4

[7]Chi dunque ti ha dato questo privilegio? Che cosa mai possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l'hai ricevuto, perché te ne vanti come non l'avessi ricevuto?

Come dice don Raniero l'unica cosa che non abbiamo ricevuto è il peccato. La perla preziosa è proprio la consapevolezza che noi senza Dio siamo ben poca cosa, e non possiamo fare nulla. Gesù ha detto: Vangelo secondo Giovanni - cap. 15

[5]Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla.

Ma a questo punto ci potremmo chiedere cosa significhi il salmo otto che dice che l'uomo è poco meno degli angeli, o che nessun dono di grazia più ci manca, oppure come dice la genesi che tutto è posto sotto il potere dell'uomo? Tutto ciò è vero! Ma riflettiamo, abbiamo tutto questo perché c’è lo siamo conquistato, meritato, acquistato o perché c’è stato donato gratuitamente? Tutto quello che abbiamo è frutto dell'amore scaturito dal cuore di Dio. "E' il vanto dell'uomo che è escluso dall'umiltà, non il riconoscimento, né la riconoscenza" pag. 238 op. cit.

Tom Forrest nel suo libro IL SIGNORE MI HA GUARITO, Ed Dehoniane Napoli

Dice: "Essere umile non significa negare le proprie qualità, ma attribuirle al Signore. I titoli, sia civili che religiosi, non significano superiorità ma sono il mezzo per compiere la nostra missione" pag. 90 op. cit..

L'umile no si paragona al fratello come il fariseo ma a Cristo, Egli è la pietra di paragone. Essere umili significa vivere nella verità, cioè non mostrarsi agli altri con una maschera, poiché chi lo fa sta fingendo sta mostrando agli altri una parte di se non vera, una parte di se che non esiste, l'umiltà cammina a braccetto con la sorella verità, se fingi sei falso, se fingi sei nella menzogna e perciò non sei nella verità. Perciò come dice Raniero Cantalamessa: al fondo della nostra discesa, non scopriamo, dunque, in noi l'umiltà, ma la superbia. Pag. 238 op. cit..

Ma è lo scoprire e riconoscere questa superbia che ci aiuta a fare il primo passo verso l'umiltà, dopo questa scoperta possiamo dire a noi stessi: sono superbo, in me c'è dell'orgoglio o bisogno dell'aiuto di Dio! Da questo momento possiamo gridare a Dio: "Abbi pietà di me! Abbi pietà della mia miseria sono un uomo fatto di terra, ho bisogno di te, senza di te non posso fare nulla!" Allora lo Spirito Santo verrà in nostro soccorso e ci suggerirà le parole: tutto io posso in Colui che mi dà forza! Si in Lui io posso, soltanto in Lui io posso! Il mio zero diventa dieci se davanti a me ci sarà l'uno di Dio! Più sono zero più Dio farà cose grandi, se sono un doppio zero allora con Dio sarò un cento! Alleluya!

Bisogna imitare Il Maestro, Carlo de Foucauld disse: "Gesù ha scelto l'ultimo posto e nessuno ha potuto toglierglielo"

In un'intervista a madre Teresa da Calcutta gli chiesero: madre Teresa come si sente quando la ricevono con tanti riconoscimenti e ammirazione?

R. mi entra da un orecchio e mi esce dall'altro. Faccio in modo che niente resti nel mio cuore.

Un esempio di umiltà è Maria, e R. Cantalamessa puntualizza una cosa importantissima riguardo ad una frase che Maria proclama nel magnificat Vangelo secondo Luca - cap. 1

[48]perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.

Lui si chiede come può Maria esaltare la sua umiltà senza distruggerla allo stesso tempo?

E come può Maria attribuire la scelta di Dio su se stessa senza mettere a repentaglio la gratuita di tale scelta?

|La risposta è nel termine greco usato da Maria confermato dal rimando al cantico di Anna la madre di Samuele "tapeinosis" che significa miseria sterilità, condizione umile, non sentimento di umiltà. | pag. 241 op. cit..

perciò Maria non si riferisce alla sua umiltà ma alla sua condizione umile, povera, anche lei come tanti altri prescelti è un povero di Jahve, chi è umile non sa di esserlo, ma lo sa Dio." La parola umiltà possiede due significati fondamentali: uno oggettivo che indica bassezza, piccolezza o miseria di fatto, l’altro soggettivo che indica il sentimento della propria piccolezza. " Pag. 241 op. cit..

Perciò Maria non stava esaltando la sua umiltà ma la sua condizione umile "Maria dicevo s’inabissò nel suo nulla davanti a Dio e rimase per tutta la vita, nonostante le tempeste che si abbatterono su di lei. Lo si può vedere dal suo modo di stare accanto al Figlio: sempre in disparte, in silenzio, senza pretese, Senza neppure la pretesa di stare in prima fila ad ascoltarlo quando egli parlava alle folle, ma rimanendo, anzi [fuori], fino a doversi raccomandare ad altri per potergli parlare (Mt 12,46 e ss) " pag 243 op. cit..

Chi crede di essere umile non lo è! Francesco d’Assisi non si proclamo umile ma vile, e S. Bernardo conferma dicendo: "Il vero umile vuole sempre essere ritenuto vile, non essere proclamato umile".

Per quanto riguarda noi, se la grazia di Dio ci dà la possibilità di scoprire il nostro nulla non illudiamoci di essere umili, né di aver concluso il nostro cammino, basta pensare al fatto che se noi abbiamo il coraggio di accusarci della nostra miseria, non siamo tanto disponibili che sia un fratello a ricordarcelo; infatti, possiamo chiederci come reagiamo quando è un fratello a farci una critica o una correzione o farci notare un nostro difetto? Ognuno può rispondere a se stesso a questa domanda. Don Raniero dice "Pretendere di uccidere il proprio orgoglio colpendolo da soli, senza che nessuno intervenga dal di fuori, è come usare il proprio braccio per punire se stesso: non ci si farà mai veramente male." Pag. 243 op. cit..

A volte capita che in una discussione abbiamo detto delle cose cattive ma poi ci pentiamo, e vorremmo non averle mai dette quelle cose. Ma di cosa ci pentiamo della nostra cattiveria o dell’essere apparsi cattivi agli occhi degli altri? Spesso vogliamo conservare un’immagine di noi stessi abbastanza santa agli occhi degli altri ma che non corrisponde a verità, usiamo la maschera. "il peccato più pericoloso è quello che si consuma tutto dentro senza lasciare traccia alcuna all’esterno" pag. 244 op. cit..

Un altro grosso rischio per la nostra umiltà è quella di illuderci di riuscire a raggiungere dei traguardi spirituali con i nostri mezzi, ed è per questo che Dio a volte permette che il nemico ci tenti e metta in risalto la nostra miseria: un monaco del deserto racconta che per dodici anni fu tentato notte e giorno dal nemico, e vistosi in balia della passione, penso che Dio lo avesse abbandonato, perciò decise di morire anziché vivere nella vergogna della passione carnale. Allora usci dall’eremo in cui viveva e vagò nel deserto fin quando non trovo la tana di una iena: si spogliò e si mise nudo nella tana aspettando di essere divorato. Dopo vari tentativi senti una voce che gli diceva: [ "vattene, Pacone, lotta; ho fatto in modo che tu fossi dominato dal Nemico, perché non ti insuperbisca pensando di essere forte, ma al contrario riconosciuta la tua debolezza, non confidando troppo nel tuo regime di vita, ricorressi all ’aiuto di Dio"] (P alladio, La Storia Lausiaca, 23 Milano, Mondadori, 1974 pag. 133).

E’ difficile non cercare la propria gloria, tutti cerchiamo un po’ di gloria tutta per noi, ma Gesù ci ha dato l’esempio e lo ha perfino espresso chiaramente nel Vangelo secondo Giovanni - cap. 8

[50]Io non cerco la mia gloria; vi è chi la cerca e giudica.

Vedete come cercare la gloria non solo è un peccato ma porta ad un altro peccato consequenziale: il giudizio. Chi cerca la propria gloria giudica;

Ma perché giudica?

Credo che il motivo sia dovuto alla competizione che la persona ingaggia con gli altri, giudicare significa cercare i difetti dell’altro e perciò squalificarli metterli al di sotto del proprio piedistallo! In questo caso la propria gloria rimane al sicuro; egli è perfino in conflitto con Dio a cui vuole rubare la gloria.

Chi invece cerca la gloria di Dio è tranquillo, non sente in pericolo la sua reputazione o la sua immagine dinanzi agli altri, egli aspetta la ricompensa dal Padrone degli operai, non cerca di ottenerla dagli uomini attua quello che dice il

 

Salmi - cap. 130

Signore, non si inorgoglisce il mio cuore e non si leva con superbia il mio sguardo; non vado in cerca di cose grandi, superiori alle mie forze.

[2]Io sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è l'anima mia.

[3]Speri Israele nel Signore, ora e sempre.

Gesù non solo non cercava la propria gloria ma accetto l’ignominia Lettera agli Ebrei - cap. 12

Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio.

dell’uomo?

Purtroppo c’è anche una forma di orgoglio apostolico come dice Tom Forrest : Nel campo del lavoro apostolico, l'orgoglio simanifesta in individualismo e attivismo.

L'orgoglio affiora quando c'è concorrenza tra

i leaders, rivalità tra i gruppi e paragoni con altri

Movimenti apostolici. L'orgoglio appare quando di-

mostriamo che i nostri piani pastorali non solo sono

i migliori ma anche gli unici di cui tener conto;

quando ci vantiamo del numero dei membri della

nostra comunità, di tutte le attività che realizziamo,

del riconoscimento e del gradimento del Vescovo

per noi.

Orgoglio raffinato è cercare i doni, non per

servire gli altri, ma come medaglie decorative, o

approfittare dell'autorità ricevuta per imporsi e

dominare. IL SIGNORE MI HA GUARITO, di Tom Forrest pag 87, Ed Dehoniane Napoli

 

Ma qual è il rimedio dinanzi ad un peccato cosi subdolo e potente sulla natura dell’uomo?

Dio viene in soccorso dei suoi servi perché possano combattere l’orgoglio, allora Dio permette che possiamo avere una malattia, un difetto una debolezza insomma ci mette un "spina nella carne per non farci montare in superbia, più si riceve da Dio più facile è montare in superbia, infatti Paolo dice: Seconda lettera ai Corinzi - cap. 12

[7]Perché non montassi in superbia per la grandezza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un inviato di satana incaricato di schiaffeggiarmi, perché io non vada in superbia.

[8]A causa di questo per ben tre volte ho pregato il Signore che l'allontanasse da me.

[9]Ed egli mi ha detto: <<Ti basta la mia grazia; la mia potenza infatti si manifesta pienamente nella debolezza>>. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo.

A volte è un fratello che sembra essere una cartina al tornasole per noi, un fratello che mette a nudo le nostre debolezze. Se c’è qualcosa che possiamo fare noi oltre alla preghiera è essere verità, aderire a Cristo ed essergli sottomessi, vivere nella signoria di Cristo, cioè accettare Gesù come Signore e padrone della nostra vita, credo che questo sia un buon segreto per arrampicarsi verso la vetta dell’umiltà.

03-06-02

Francesco

 

 

 

Preghiera per chiedere l’umiltà

Padre, oggi vogliamo riconoscerei orgogliosi e incapaci di essere umili. Padre, tu sai cosa vogliamo: che l'immagine del uo Figlio si rifletta in noi. E tuttavia siamo malati

di questo cancro che ci consuma,

il nostro orgoglio.

Prima di tutto, voglio confessarmi orgoglioso:

sono una persona terribilmente orgogliosa,

sono un ladro che ruba la tua gloria,

per essere sempre il primo e il centro di tutto.

Oggi confesso

che cerco non solo di avere di più,

ma di avere più degli altri,

che cerco non solo di sapere di più,

ma di sapere più degli altri.

Che cerco non solo di essere più capace,

ma di essere più capace degli altri.

Perdona, Padre Santo, il mio orgoglio

che mi porta ad essere in continua rivalità con tutti.

Non voglio continuare a difendere me stesso:

sei tu il mio difensore.

Non voglio continuare a promuovere me stesso:

sei tu il mio promotore.

Non voglio superare gli altri:

ma voglio che tu abbia il sopravvento su di me.

Non voglio crescere io, Signore:

ma voglio che tu cresca in me.

Padre, ti rendo grazie per i miei limiti

perché riconosco così di avere bisogno di te

e dei miei fratelli.

Per questo mi azzardo a dirti:

non mi togliere questi limiti;

ti ringrazio per questi difetti,

ti ringrazio anche per i miei peccati,

perché attraverso di essi riconosco che io, da solo,

[non posso niente

e che ho bisogno di te.

Continua, Signore, a compiere la tua opera in me.

Se per ottenere un ministero forte,

pieno del potere dello Spirito,

è necessario che il mio " io " sparisca,

fallo, Padre.

Spesso non ti sei manifestato nella mia vita

in tutta la tua grandezza e in tutto il tuo potere

perché manco di umiltà

per poter ricevere questo ministero tanto grande.

Fammi umile con la tua umiltà, Padre.

Non voglio vivere, io,

ma voglio che Cristo viva in me. (IL SIGNORE MI HA GUARITO, A. TOM FORREST, ED. DEHONIANE PAGG. 100-101)