Morte
Sorella della vita, figlia del caso e della sorte, a pianar le cose, fosti
creata, morte!
Eppur non sei potente, sei la più meschina, se di tanto bello che il gran Fattor
ci diede,
le spoglie che carogne il tempo rende, forman per te maligna, ambite prede.
È con stridor di denti in tra l’ossute membra del tuo sembiante, che a ghermir
la vita il tuo istinto tende.
Nati noi non siamo per tua perfidia; né il buio insidioso del tuo nero regno, ci
può appagar la vita.
Il giorno verrà, che preparati i lini, stolta verrai nemica lo mio sponsale.
Che il ben di Dio m’aiuti! Di me rimanga, nel talamo che attende, solo la carne
consunta e triste!
Possa lo spirito vagar nell’alto, in alto, tra le selver di beati che tu
negletta, non hai saputo avere,
perché la loro fu vita colma del saggio, virtuosa e retta.