Il Ministero dell'animazione pastorale

Natura e finalità del Ministero

Come spiega p. Mario Panciera nel cap. V del volume Servi dello Spirito, relativo all'Autorità nel RnS (p. 99), l'uso della parola "pastoralità" comporta degli equivoci che vanno continuamente chiariti.

Essi riguardano i motivi di questo uso ed il significato che intendiamo attribuire a tale parola. I termini pastoralità, gruppo pastorale, animazione pastorale indicano una prassi più che una qualifica.

La qualifica di pastori, infatti, spetta, nella Chiesa, a coloro che Gesù Cristo ha costituito come tali: gli Apostoli e i loro successori, cioè i vescovi e i presbiteri. Ad essa corrisponde un ufficio (o ministero) ben preciso: quello appunto di essere pastori della Chiesa, sul modello di Gesù, il "pastore e guardiano delle nostre anime" (1 Pt 2,25)."Gli Apostoli e i loro successori hanno ricevuto da Cristo l'ufficio di insegnare, santificare, reggere in suo nome e con la sua autorità" (cfr. CCC n. 873).

"Aiutati dai presbiteri, loro cooperatori, e dai diaconi, i vescovi hanno l'ufficio di insegnare autenticamente la fede, di celebrare il culto divino, soprattutto l'Eucaristia, e di guidare la loro Chiesa da veri pastori. t inerente al loro ufficio anche la sollecitudine per tutte le Chiese, con il Papa e sotto di lui" (CCC n. 939).

La vera pastoralità, dunque, nella Chiesa è sacramentale e gerarchica. Essa viene trasmessa attraverso il sacramento dell'ordine, che viene conferito in pienezza con la consacrazione episcopale: ... con l'imposizione delle mani e con le parole della consacrazione la grazia dello Spirito Santo viene conferita e viene impresso un sacro carattere, in maniera che i vescovi, in modo eminente e visibile, sostengono le parti dello stesso Cristo Maestro, Pastore e Pontefice, e agiscono in sua persona. Perciò i vescovi, per virtù dello Spirito Santo, che loro è stato dato,sono divenuti i veri e autentici maestri della fede, i pontefici e i pastori" (CCC n. 15 5 8).

Accanto al ministero ordinato, esistono però anche altri ministeri (istituiti o di fatto) che operano per l'edificazione del corpo ecclesiale o per il bene spirituale dei singoli in comunione con i Pastori. E' il caso delle comunità ecclesiali di base (cfr. Cfl, nn. 26 e 6 1) oppure delle Associazioni e Movimenti (cfr. il discorso rivolto (la Giovanni Paolo Il "Ai movimenti ecclesiali" durante il Il Congresso Internazionale svoltosi a Roma nel marzo 1987 - riportato da Panciera p. Mario nell'op. cit. a p. 99). "E opinione generale che anche in questo caso si può parlare di pastoralità, sia pure in senso analogo rispetto a quella dei Pastori ordinati" (ibid.).

Con questo termine allora intendiamo indicare "un modo di agire globale che, a sua volta, si scompone in una molteplicità di interventi" (idem, p. 100).

In che cosa consiste questo ministero?

L'esperienza di Dio fatta dal popolo è sempre accompagnata dalla presenza di un pastore: - Mosè; Gesù: il Buon Pastore (Gv 10, 1 ss). A questo ministero appartiene la funzione di presidenza, di governo e di guida dei gruppi. Essa differisce radicalmente dal ministero gerarchico della Chiesa e mai si sovrappone ad esso. Si basa sul diritto che hanno le aggregazioni ecclesiali, a norma del can. 309 del Codice di Diritto Canonico, di emanare norme e di darsi forme di governo più o meno articolate, corrispondenti al proprio fine.

E' un servizio di natura essenzialmente carismatica, che promana dal sacerdozio comune. L' autorità che l'accompagna è di natura carismatica, cioè l'autorità che un fratello esercita in forza dei doni e dei carismi che lo Spirito gli ha donato per il bene della comunità. Esso comporta la responsabilità di "animare, suscitare, stimolare, coordinare, guidare i gruppi e i fratelli nei gruppi, secondo la natura e i fini del RnS"

Compiti dell' Animatore Pastorale

Gli animatori sono chiamati, per analogia con Gesù Buon Pastore, pastori ed esercitano una funzione pastorale il cui compito essenziale consiste nel portare il gruppo a diventare: Corpo di Cristo animato e guidato dallo Spirito per un servizio all'uomo.

Essi devono cioè suscitare, risvegliare, promuovere atteggiamenti di apertura verso il Signore scoperto e incontrato nella potenza dello Spirito e quindi verso gli altri fratelli e ogni altro uomo.

Essi operano a tre livelli: di gruppo, regionale, nazionale. Inoltre collaborano fra loro secondo il principio di sussidiarietà. Questo significa che: tutto ciò che riguarda il gruppo è sotto la responsabilità del Gruppo Pastorale di Servizio (GPS) e non deve essere demandato, salvo casi eccezionali, ad organismi superiori;

tutto ciò che riguarda una regione è sotto la responsabilità del Consiglio e del Comitato Regionale di Servizio (CR e CRS) e non deve essere demandato, salvo casi eccezionali, né al CN o CNS né a livello del singolo gruppo; tutto ciò che riguarda il livello nazionale è sotto la responsabilità del Consiglio Nazionale (CN) e del Comitato Nazionale di Servizio (CNS). Ciascun organismo, inoltre, indica un fratello a cui viene affidata una funzione di coordinamento e di rappresentanza presso gli altri organismi del RnS e presso la Chiesa. A tale fratello viene dato il nome di coordinatore.

Difficoltà che si incontrano in questo servizio:

Le difficoltà sono molte e diverse e derivano generalmente: dalla condizione psicologica e spirituale delle persone; dall'ambiente socio-culturale da cui esse provengono; dalle situazioni che stanno vivendo.

Tali condizioni non possono essere ignorate, ma occorre prestarvi attenzione perché Dio stesso ha sottomesso l'uomo a queste leggi. Non tenerle in debito conto sarebbe pertanto un peccato di presunzione, sarebbe come pretendere di condurre a Dio senza rispettare e seguire le vie da lui stesso tracciate.

Qualità umane e spirituali delli'animatore:

indico le più importanti:

capacità di costruire rapporti personali con i fratelli: conoscerli e aiutarli a superare l'anonimato;

capacità di accogliere, senza giudizio né emarginazione;

capacità di dialogo;

capacità di comunicazione;

capacità di introdurre i fratelli al rapporto con Dio, ciascuno secondo il proprio ritmo;

capacità di costruire un clima di amore che permette l'incontro con Dio, presente e vivo in mezzo a chi si riunisce nel suo nome;

capacità di ascolto per comprendere i bisogni, le difficoltà del cammino. Questa conoscenza è indispensabile per condurre le persone all'adesione di fede che coinvolga il cuore e l'intelligenza.

Il carisma dell'animazione pastorale

San Paolo, nella prima lettera ai Corinzi, parla del dono del governo (cfr. 1 Cor 12,28). Questo dono è il carisma di coloro che hanno la funzione di governare in una comunità. I possessori di questo carisma si possono identificare nei vescovi e nei presbiteri, ma anche con delle persone a cui viene riconosciuto il dono di dirigere la comunità.

Nei nostri gruppi esso indica coloro che hanno il compito di guidare il gruppo: sacerdoti - religiosi - laici.

Il carisma di governo è in rapporto con altri carismi.

Linguaggio di sapienza: capacità di suggerire le vie concrete per attuare il Vangelo di Dio con un discorso pratico, fatto di istruzioni, di esortazioni e non tanto di spiegazioni dogmatiche dei misteri di Dio.

Linguaggio di scienza: capacità di esporre le verità fondamentali della fede in modo appropriato. Questo modo si distingue dal discorso più completo che viene fatto dal didàscalos (cfr. il ministero dell'insegnamento). Un esempio lo troviamo in Eb 6, 1.

Carisma della fede: si distingue dalla virtù teologale della fede, che appartiene ad ogni credente.

- Può trovarsi in alcuni e mancare in altri.

- Consiste in una profonda convinzione per la quale si crede fermamente, senza ombra di dubbio, che Dio è capace di operare qualunque cosa. Confronta Lc 17,54

- E' una particolare condizione di fede che edifica il credente e l'assemblea. t una fede che si fa certezza testimoniante.

Profezia: è il dono di chi esorta, edifica, conforta, sostiene la comunità portandovi la luce della volontà di Dio che guida, edifica, corregge consola, spiana gli ostacoli, incoraggia. Confronta 1 Cor 14,1

Discernimento degli spiriti: Si tratta di una capacità donata da Dio di distinguere la vera manifestazione dello Spirito dalla falsa. t un'illuminazione che permette di capire se un fenomeno che avviene nella comunità è mosso dallo Spirito di Dio o da altre forze o anche da forze demoniache.

Questo carisma è indispensabile per i responsabili della comunità, in quanto sono obbligati a distinguere fra i veri e i falsi credenti, fra veri e falsi profeti.

Conoscenze che l'animatore deve possedere

Accanto alle conoscenze dottrinali fondamentali e a quelle relative al RnS, sono necessarie quelle conoscenze di base che permettono di servire i fratelli: - rispettando la loro personalità e i loro bisogni; - considerando le situazioni concrete e il loro ambiente di vita.

Ciò che occorre soprattutto sapere riguarda il cammino di crescita umana e spirituale: esso non è progressivo e lineare: - vi sono periodi di crescita, di crisi, di assestamento; vi sono periodi in cui la persona tende a ripiegarsi su se stessa (periodi "soggettivi") e altri in cui la persona è disposta ad aprirsi (periodi "oggettivi").

In quanto "intermediario" o "ponte" fra Dio e i fratelli, l'animatore deve tenere conto di questa realtà per le conseguenze che essa comporta nell'animazione.

Errori da evitare: di dottrina e di prassi

Gli errori dottrinali sono: sulla natura del RnS; sulla natura della Chiesa; sull'interpretazione della Parola.

Gli errori di prassi sono: nell'esercizio dell'autorità; di tipo pastorale: agitarsi, per esempio, per falsi problemi, ignorando quelli veri; permettere e favorire certi difetti invece che combatterli (pettegolezzi, distorsioni, divisioni, maldicenze...).

Come superare gli errori

La strada è "semplice": occorre sviluppare una corretta coscienza ecclesiale e pastorale. Per incominciare, è bene abituarsi a porsi alcune domande, per capire come comportarsi:

Quello che faccio fa crescere il gruppo come Chiesa? Che idea di Dio presentiamo nel gruppo? Quello che facciamo o faccio avvicina le persone a Dio o le allontana? Qual è il Volto di Dio che manifestiamo nel gruppo? E il Volto che si manifesta nel Vangelo? Perché la gente si allontana dalla Chiesa/dal gruppo? Come avviene la perdita della fede? Che cosa porta le persone a preferire le sette o altre religioni?

Oltre a questo, occorre sviluppare la disponibilità e l'abitudine ad interrogarsi nel Signore sull'esperienza che si fa nel gruppo, per distinguere ciò che è male da ciò che è bene, per combattere il primo e far crescere il secondo.