Il frutto dello Spirito Santo “La Pace”

 

A voi tutti qui presenti rivolgo  l'antico saluto biblico e liturgico: Shalom! Pax vobiscum! La pace sia con voi!

 

Da sempre gli uomini gridano alla pace con speranza, con nostalgia. da sempre, gli uomini sono avversi alla violenza, alla guerra e continuano a credere che, alla fine, sarà la pace ad avere l'ultima parola.

 

Questo grido innalzato dagli uomini assetati di pace è ascoltato da Dio, poiché Dio è il Dio degli uomini, è un Dio che risponde alla nostra invocazione.

 

Pace è uno dei Suoi nomi (cfr 1 Cor 14, 33).  Shalom, la pace, è un'antica promessa, una promessa che ritroviamo sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento.

 

Pace non significa semplicemente silenzio delle armi. La pace è l'ordinamento voluto da Dio per tutte le cose, è un mondo in cui gli uomini vivono insieme senza violenza, nella libertà, e nella felicità. La pace è la pace nel cosmo, è la pace tra le nazioni, è la pace all'interno di un popolo, è la pace nell'intimo del cuore.

 

La Bibbia si conclude con la visione di un mondo dove Dio tergerà ogni lacrima dagli occhi, dove non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno (cfr Ap 21, 4).

 

Il Nuovo Testamento ci annuncia che questa speranza di pace si è realizzata in Gesù Cristo. "Egli infatti è la nostra pace" (Ef 2, 14).

 

Sulla croce Cristo ha fondato la pace e ha inchiodato l'odio, la violenza, l'inimicizia. Nel proprio corpo ha subito la violenza, ma non ha risposto con violenza ma ha pregato per i suoi stessi persecutori. Egli ha incaricato i suoi discepoli di essere come lui operatori di pace (cfr Mt 5, 9).

 

Noi non possiamo ricomporre l'unità con le nostre sole forze. Per questo, Gesù ci ha lasciato la sua pace; la Pace è  Egli stesso, e ha infuso nel nostro cuore il suo Spirito. Non lo spirito di questo mondo, ma lo spirito di pace, di giustizia, di riconciliazione, di mansuetudine e di carità, lo spirito che trasforma il nostro egoismo e noi stessi e ci rende uomini nuovi, uomini nel cui cuore regna gioiosa la pace di Cristo (cfr Col 3, 15).

 

Noi cristiani dobbiamo essere ambasciatori, testimoni, pionieri della pace in questo mondo.

 

 

Tutte le volte che noi cattolici, nel momento della Celebrazione Eucaristica prima della comunione, diciamo: "vi do la mia pace", aggiungiamo con sincerità: "Non guardare ai nostri peccati".

 

 Ciò significa anche: Non guardare al peccato della divisione, allo scandalo della separazione. E tutti i cristiani hanno motivo di chiedere: "Donaci unità e pace".

 

Questa preghiera, centrale nella Celebrazione Eucaristica, È per la preghiera per l'unità dei cristiani. Giorno dopo giorno, soprattutto domenica dopo domenica, essa è pronunciata da un gran numero di cristiani in tutto il mondo.

 

Per questo, non è possibile che sia recitata invano, non è possibile che non venga ascoltata. Nel pronunciarla, ci uniamo all'invocazione rivolta da Cristo stesso al Padre, la vigilia della sua morte: "Che tutti siano una cosa sola" (Gv 17, 21). Gesù pronuncia questa preghiera davanti a noi, con noi e per noi.

 

 Uniti allora nella preghiera con Cristo, possiamo accogliere le parole consolatrici del Vangelo: "Non sia turbato il vostro cuore". Parole importanti soprattutto nei momenti in cui saremmo tentati di cedere allo scoraggiamento di fronte alle difficoltà incontrate dall'impegno ecumenico.

 

Ma non scordiamoci di essere cristiani!

 

 "Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza" (2 Tim 1, 7). I cristiani sono uomini della speranza.

 

Questa speranza non ha niente a che vedere con un ingenuo ottimismo; essa è dono di Dio, preservato nella pazienza (cfr Rom 5, 4), un dono che ci permette di sperare contro ogni speranza (Rom 4, 18) e di sapere che Dio è più grande.

 

Questo è il compito di tutti noi cristiani: invocare sempre su questo tempo La grazia e la pace di Dio, nostro Padre, e di Cristo nostro Signore.

 

La parola greca che sta per «grazia», charis, viene dal termine «gioia» e significa, allo stesso tempo, essere lieti, gioia, ma anche bellezza, compiacimento, simpatia.

 Ma questo nasce da un cuore che non tiene nascosto qualcosa di negativo dove in un qualche angolo sperduto no si annida qualche risentimento, inimicizia, ecc. in un cuore trasformato, rinnovato, plasmato dallo Spirito Santo;

 lì cresce la gioia, lì scaturisce la bellezza, lì la bontà viene a rischiarare il mondo, e nasce la pace.

 

Dietro l'espressione «pace» la Chiesa antica ha inteso il mistero dell'eucaristia.

 

La prima parola che il Risorto aveva rivolto ai suoi discepoli confusi, era stata: «La pace sia con voi» (Gv 20,19).

 

 In ogni adunanza eucaristica si ripeteva per loro l'evento della sera di Pasqua. Il Risorto entrava tra i discepoli e diceva loro: «La pace sia con voi». In questa loro celebrazione della Pasqua, in cui la Chiesa conduceva la sua vita, essi sperimentavano che è vera la parola dell'Apostolo: Cristo è la nostra pace (Ef 2,14).

 

Qui essi incontravano il nuovo ambito di pace che la fede aveva aperto: la riconciliazione di schiavi e liberi, di greci e barbari, di giudei e pagani (cfr Gal 3,28).

 

Qui essi, che nella società di allora erano profondamente divisi, erano una sola cosa, anzi, un Unico, l'uomo nuovo Gesù Cristo, che li legava tutti l'uno con l'altro (cfr. Gal 3,17.28).

 

Per questo la celebrazione eucaristica veniva spesso detta semplicemente «pace»: essa era infatti la presenza di Cristo e, quindi, lo spazio di una pace nuova, lo spazio di un'amicizia che superava tutti i confini, dove ciascuno era a casa propria. i primi cristiani hanno realizzato qualcosa di significativo anche sul piano politico: hanno creato spazi di pace e, allo stesso tempo, hanno costruito dei percorsi di pace in un mondo senza pace.

 

Invochiamo allora lo Spirito di pace; preghiamolo di renderci suoi strumenti. Che la pace del Signore, capace di superare ogni tensione, riempia i vostri cuori.

Il Signore sia misericordioso e ci conceda la sua pace. Amen.

 A cura di Gaetano Lo Iacono

 

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