La Chiesa condanna lo spiritismo

 

La pratica dello spiritismo non può essere giustificata nè con il desiderio di conseguire un fine buono, di tipo religioso o scientifico, nè con la convinzione, da parte di chi lo pratica, di compiere tali azioni ispirandosi alla fede cattolica. In relazione ad alcuni interventi comparsi sulla stampa recentemente riguardo lo spiritismo e la posizione della Chiesa Cattolica nei confronti di qualsivoglia pratica di tipo evocativo delle anime dei defunti, si ritiene opportuno fare alcune precisazioni per evitare la confusione o il disorientamento nei fedeli riguardo ad una questione così delicata e complessa, rispetto alla quale, però, la posizione della Chiesa Cattolica è stata sempre chiara e non ha mai subito modifiche di sorta. In questo ambito, peraltro, non sarebbe stata possibile alcuna modifica nell'insegnamento bimillenario della dottrina cattolica poiché la condanna di tali pratiche spiritistiche si fonda sulla Sacra Scrittura e sulla Tradizione la cui integrità è stata custodita fedelmente dalla Chiesa fino ai nostri giorni.

La Sacra Scrittura, fin dall'Antico Testamento, si esprime con fermezza e severità contro coloro che praticano la magia o altre forme di divinazione, considerate gesti di ribellione contro Dio e forme di vera e propria "prostituzione". In particolare nel Deuteronomio la pratica di interrogare i morti viene menzionata insieme ad altre forme di divinazione e, riferendosi a chiunque compia queste azioni, il testo sacro dice:

" ...chiunque fa queste cose è in abominio al Signore...". (Dt 18, 12).

Il Nuovo Testamento si pone sulla stessa linea quando, in particolare negli Atti degli Apostoli, ribadisce la condanna di ogni mentalità idolatrica e di qualsiasi comportamento superstizioso e magico. Nel testo sacro a questa condanna si contrappone la richiesta pressante ai cristiani di accrescere la fede nell'unico Signore Gesù Cristo e di ricevere il battesimo (cfr. At 13, 6-12; 16,16-24;19, 18-20). Attraverso il successivo insegnamento sempre coerente dei Santi Padri e dei Dottori della Chiesa si è in seguito pervenuti al Responso negativo del S. Uffizio del 24 Aprile 1917 sulle comunicazioni spiritistiche, confermato e ribadito dal Catechismo della Chiesa Cattolica : "Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che "svelino" l'avvenire (...) il ricorso ai medium occultano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore ed il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo" (n. 2116).

Subito dopo il Catechismo ribadisce: "... Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli...." ( n. 2117). Poiché ai nostri giorni si registra un aumento di pratiche spiritistiche anche tra i fedeli cattolici, con sollecitudine pastorale e spirito di servizio, la Conferenza Episcopale Toscana ha recentemente pubblicato la Nota Pastorale "A proposito di magia e demonologia". Al N. 9 della Nota, quando i Vescovi si riferiscono alle sedute spiritiche come pratiche divinatorie si legge : "... i singoli partecipanti e i medium (...) si prodigano nell'invocazione delle anime dei defunti (...) in realtà essi introducono una forma di alienazione dal presente ed operano una mistificazione della fede nell'aldilà, generalmente con trucchi, agendo di fatto come strumenti di forze del male che li usano spesso per fini distruttivi, orientati a confondere l'uomo ed allontanarlo da Dio".

La comunicazione con i defunti non è impossibile, e questa possibilità viene chiaramente manifestata nel caso di apparizioni della Beata Vergine Maria o dei Santi, ma, in questi casi, l'iniziativa della manifestazione soprannaturale non è mai stata dell'uomo ma sempre di Dio. Egli, infatti, nella sua immensa misericordia e nell'economia della sua Provvidenza, ha voluto, in casi particolari , che ciò accadesse per il bene delle anime e della Sua Chiesa. Nel caso, invece, in cui siano gli uomini a evocare le anime dei trapassati, non è mai consentito dare il proprio assenso né partecipare a tali pratiche.

Riguardo, poi, alle intenzioni di coloro che interpellano le anime dei defunti e ai mezzi da essi usati per la trasmissione dei messaggi (medium, scrittura automatica, registratori, computer, radio, televisione ecc ...), non è possibile eccezione alcuna. Non ci sono, infatti, mezzi leciti ed altri illeciti per conseguire un fine che è in sè contrario alla fede, così come non è possibile distinguere una comunicazione spiritica buona da un'altra cattiva prendendo come criterio di distinzione l'intenzione di chi cerca il contatto con l'aldilà. Ciò vuol dire che la pratica dello spiritismo non può essere giustificata nè con il desiderio di conseguire un fine buono, di tipo religioso o scientifico, nè con la convinzione, da parte di chi lo pratica, di compiere tali azioni ispirandosi alla fede cattolica: non è possibile compiere un atto contrario all'insegnamento della Chiesa ispirandosi nel contempo alla fede cattolica.

E' necessario ribadire come la comunione tra i figli di Dio ancora pellegrini sulla terra, quelli che sono passati nell'altra vita e si stanno purificando e quelli che godono la visione di Dio sia da intendersi unicamente nel senso di una comunicazione di beni spirituali, di preghiere e sacrifici, poichè tutti insieme formano una sola Chiesa con a capo Cristo.

La Chiesa, pur comprendendo la grande sofferenza di chi ha perduto i propri cari, raccomanda ai suoi figli di esercitare anche in tale frangente le tre virtù teologali: la fede nella vittoria di Cristo sulla morte, la speranza di ricongiungersi spiritualmente alla persona cara nel giorno stabilito dal Signore, l'amore verso Dio e verso i fratelli, amore che, sostenuto e nutrito dalla grazia sacramentale, porterà frutti spirituali in sovrabbondanza per se stessi, per la salvezza della persona cara e per l'intero Corpo Mistico di Cristo.