Il RnS deve diffondere sempre più luoghi Di contemplazione e di lode

Continuiamo la nostra riflessione sulla lettera del Santo Padre e precisamente sul tema: il RnS deve diffondere sempre più luoghi di contemplazione e di lode. Per comprendere meglio cosa sia la contemplazione dobbiamo prima capire cosa essa non è. La contemplazione non è una preghiera vocale non consiste nel pensare al Signore e parlargli con le nostre semplici parole, ma è un atteggiamento del cuore,una disposizione dell’anima e guardare attentamente con meraviglia con stupore Dio.

 Il catechismo della chiesa cattolica afferma che la contemplazione è la più semplice espressione del mistero della preghiera: è uno sguardo di fede fissato su Gesù. “ Io lo guardo e Lui mi guarda” diceva il contadino al Santo Curato d’Ars mentre stava in preghiera davanti al Tabernacolo. È l’accoglienza dello sguardo di Gesù su di noi, e dentro di noi. Il suo sguardo purifica il cuore.

La luce dello sguardo di Gesù illumina gli occhi del nostro cuore. ci insegna a vedere tutto nella luce della sua verità. La contemplazione porta il suo sguardo anche su i misteri della vita di Cristo. In questo modo conduce alla conoscenza interiore, che ci spinge ad amarlo e seguirlo sempre più.

Questa contemplazione è presente e attiva in noi quando sull’esempio di Maria ci mettiamo in atteggiamento d’ascolto e di docilità anteriore, e lasciamo che sia il Signore a condurci. Il Signore è il centro, e ogni altra cosa viene messa da parte. Riconosciamo e sentiamo il suo amore per noi e cerchiamo di ricambiarlo con tutte le nostre forze. Più che approfondire sugli aneddoti della sua vita cosa che si ottiene attraverso lo studio, la riflessione e la meditazione. Durante la contemplazione cerchiamo di entrare in un rapporto di intimità e questo è un dono che solo Dio può fare. La contemplazione consiste dunque nel dono di potersi incontrare con Gesù, quale persona e nel poter restare accanto a Lui in un silenzio d’amore.

E questo il modo in cui possiamo essere a contatto con Gesù durante questa vita terrena attraverso l’amore che è stato effuso nei nostri cuori e questo amore è definito S.S. Quindi contemplare significa amare Gesù ,accettare d’impegnarsi con Lui .Il nostro amore se paragonato all’amore che Gesù nutre per noi risulta imperfetto .Ognuno di noi è consapevole di ciò . Tuttavia se desideriamo intraprendere una vita di preghiera contemplativa , dobbiamo impegnarci con Gesù , dobbiamo amarlo concretamente e l’amore si dimostra più con i fatti che a parole , coni fatti vuol dire trovare ogni giorno del tempo da dedicare a Lui . Se amiamo sinceramente il Signore e desideriamo crescere nella nostra comunione con Lui, allora dobbiamo agire di conseguenza, ogni giorno dobbiamo essergli fedele nel dedicargli parte del nostro tempo: la fedeltà è una espressione dell’amore e questo è importante.

 

Ciò che assume un’importanza maggiore nella contemplazione è il cuore , non tanto la mente . Più cresce la nostra unione con il Signore più cresce la nostra capacità di amare  e di ricevere amore e cosi andiamo crescendo in santità . Poiché ognuno di noi è chiamato ad essere Santo , allora noi tutti siamo chiamati alla contemplazione . Anche se molti di noi no credono di essere quel tipo di persona alla quale si associa la contemplazione e cioè individui calmi e riflessivi , tutti possiamo ricevere la grazia della contemplazione . Il Signore concederà calma e pace interiore e chiunque gli chiederà il dono della contemplazione. Non esiste alcuna  tecnica particolare che abbia influenza sulla contemplazione: la contemplazione è Gesù . Da parte nostra non dobbiamo fare altro che desiderare d’incontrare Gesù, essere uniti a Lui e guardarlo con amore. Inoltre dobbiamo spogliarci d’ogni preoccupazione che possa disturbarci, essere il più possibile liberi. E avere la certezza che Dio è davanti a noi e che ama, anche se non riusciamo a percepirlo. Una via che conduce alla contemplazione è il pregare o cantare in lingue. Mentre preghiamo in lingue non comprendiamo ciò che stiamo dicendo, osserviamo semplicemente il Signore, con amore.

Pregare in lingue vuol dire effettuare una contemplazione parlata. È un modo per evitare le distrazioni, per osservare Gesù con amore senza che altri pensieri e idee possano distrarci. È possibile contemplare Gesù vedendo in Lui la persona che ci sana. Offriamogli le nostre sofferenze, i nostri sentimenti iniqui, le nostre preoccupazioni, i risentimenti, i timori. Rimettiamo tutto questo al Signore senza parlare; lasciamo che sia Lui a sostenerci ad abbracciarci, a rincuorarci, a consolarci abbiamo solo bisogno di aprirci a Lui con sincerità, rimanendo insieme nella preghiera contemplativa cercando di accogliere il suo amore in noi e di ricambiarlo.

Basta guardare che il Signore ci guarda con tutto il suo amore, tutta la sua benevolenza. L’amore che Gesù prova per noi è troppo forte; è più di quando ne abbiamo bisogno; è più di quando ci serva per guarire, per diventare Santi, per camminare sulla via della preghiera per essere dei buoni cristiani e suoi discepoli. Tutto ciò che dobbiamo fare è andare a Lui guardarlo con gli occhi del cuore, e lasciarlo agire.

Abbiamo detto all’inizio che contemplare significa guardare con meraviglia e stupore Dio, e le sue opere in mezzo a noi la contemplazione, più forte sarà la lode che ne scaturirà quando siamo riuniti in un incontro di preghiera. La lode sincera infatti nasce da chi come bambini è ancora capace stupore e di meraviglia.  Dobbiamo chiedere al Signore che ci renda semplici e spontanei come bambini, capaci di gioire per il dono della salvezza; come dice il salmista: (Dalla bocca dei bimbi e dei lattanti Dio riceve la lode), mentre i maestri e sapienti non riconoscono il disegno di Dio, la gente semplice, i piccoli lo accolgono.

I suoi discepoli infatti sono tornati pieni di gioia per quello che anno veduto, quello che Dio ha compiuto davanti ai loro occhi , ed a loro il Signore dice: “Beati i vostri occhi  perché vedono ciò che voi vedete” Beati gli occhi dei piccoli perché vedono la presenza di Dio che opera meraviglie, e della loro bocca Dio riceve la lode che gradisce. Quando nella nostra comunità accade che la preghiera di lode non si eleva spontaneamente e la nostra bocca si apre con fatica per glorificare e benedire il Signore, è perché abbiamo l’abitudine a Dio, alla sua presenza, alla sua Parola.

Povertà e infanzia spirituale sono i veri amici della lode, mentre l’abitudine e l’invecchiamento del cuore lo soffocano. La lode non è un frutto di un’emozione passeggera o dell’euforia di un momento, ma è il frutto della preghiera personale e giornaliera. Quando più sperimentiamo la preghiera di lode nella nostra vita quotidiana tanto più potremmo dare e ricevere spiritualmente, nella preghiera comunitaria. Solo così, andremmo all’incontro di preghiera, non solo per ricevere ma per condividere e testimoniare quello che il Signore ha fatto per noi durante la settimana.

 

 Il Catechismo della Chiesa Cattolica, afferma che la lode è la forma di preghiera che più immediatamente riconosce che Dio è Dio. Lo canta per se stesso, gli rende gloria per quello che Egli è, a prescindere da ciò che fa. La lode non accresce, e non toglie nulla alla potenza di Dio, ma intenerisce il suo cuore. Giova a noi non a Dio, serve a noi affinché il nostro cuore si apre al Signore e possa essere inondato della sua gloria.  Lodare Dio è riconoscere la sua Maestà, tutti i suoi benefici, le meraviglie operate nella storia della salvezza in modo speciale quelle che si stanno verificando nell’assemblea riunita in preghiera. È un inno alla sua misericordia, un inno alla sua attuale presenza in mezzo a noi, è come ci suggerisce l’Apocalisse un’esaltazione della presenza potente dell’Agnello sulla terra come in cielo (Ap 21,23).

 

Sant’Ignazio dice che l’uomo è stato creato per lodare rispettare e servire Dio nostro Signore. Questo dovrebbe essere il nostro atteggiamento davanti a Dio. Sia l’Antico che il Nuovo Testamento, c’esortano a lodare Dio. In Efesini 5,10 leggiamo: “Siate ricolmi dello Spirito intrattenendovi a vicenda con inni, salmi, cantici spirituali, cantando e inneggiando a Dio con tutto il vostro cuore”. Perché il gruppo sia veramente carismatico, è necessario che tutta la comunità, partecipi alla preghiera di lode. Tutti noi all’inizio del vostro cammino sperimentiamo quando sia difficile pregare profondamente.Per timidezza e per paura di essere giudicati per la forma della preghiera.Non dobbiamo dimenticare che lo Spirito Santo viene in nostro aiuto è lui l’ispiratore della preghiera di lode.

 

Noi dobbiamo dare la nostra disponibilità essere docili alla sua azione, dire il nostro eccomi “Eccomi” come desiderio di consegnarci totalmente allo S.S. Ciò è possibile quando il nostro cuore è vuoto del proprio io e sente il bisogno di essere riempito dallo S.S. Svuotarci di noi significa consegnare tutto ciò che abbiamo con noi, allegria, preoccupazioni, peccato, dolore, necessità tutto. E indispensabile educarci ad ascoltare lo Spirito Santo per ricevere le ispirazioni interiori.                

Si scopre così che la forma non importante, ma è bello esprimere ciò che lo Spirito Santo muove dal di dentro. E’ importante intendere la preghiera come un dialogo filiale, come confidenza verso Dio che è nostro Padre e con Gesù che è nostro fratello, proprio il dialogo che c’è tra marito e moglie,genitori e figli. Questo ci farà superare un po’ alla volta le nostre paure. Attraverso la lode, il Signore ci farà superare ogni tristezza per colmarci di grazia e di frutti dello S.in una misura che noi nemmeno immaginiamo. Dobbiamo solo il coraggio di accettare che Dio sa meglio di noi di che cosa abbiamo di bisogno. Ma a volte abbiamo difficoltà a credere (incosciamente) che Dio può fare grandi cose: così limitiamo la sua potenza.

Attraverso la lode colui che è freddo si entusiasma, riscopre la fede. L’ orgoglioso si umilia, l’egoista si apre ai fratelli chi ha rancori o sente ostilità verso qualcuno a poco a poco comincia a perdonare. Tutto ciò è possibile perché nella lode ispirata che opera, chi agisce è lo S. S. Lo dare Dio è ritrovare tutta la nostra gioia in Lui” come dice il salmista “ cerca la gioia nel Signore, esaudirà i desideri del tuo cuore “( Sal. 37, 4 ). Esaminando questo versetto notiamo che prima non viene l’ elenco dei nostri desideri perché il Signore li esaudisca, ma siamo chiamati a riporre prima di tutto in Dio la nostra gioia perché da Lui deriva la nostra pienezza e soddisfazione. La preghiera di lode ci fa membra di un corpo, ci fa sentire in comunione gli uni con gli altri, formando cosi il corpo mistico di Gesù. L’io scompare e subentra il noi.

Ci riuniamo perché noi uniti dei medesimi sentimenti possiamo lodare cantare e adorare il Signore. Tutto ciò comporta un cammino,una crescita, un lavoro graduale a cui sono indispensabili la preghiera personale e comunitaria per formare con lo S. S, una cosa sola. Perché la lode non è solo il frutto delle labbra ma è un atteggiamento di vita che siamo chiamati a sperimentare giorno dopo giorno ciò significa che dobbiamo adeguare la nostra vita le scelte, i pensieri, alla sua volontà. Allora leviamo le nostre voci, cantiamo al Signore un canto di grazia, intoniamo sulla cetra inni al nostro Dio, alleniamoci sin da ora per quello che sarà il nostro compito per l’eternità: cantare le sue lodi con gli Angeli e i santi.
Sarà la nostra vita se vissuta nella lode a gridare al mondo intero che Gesù è vivo,è vivo nel mondo e vivo in noi e ci ama.

Amen!  Alleluia!