IL DONO DEL PASSATO


di don Emanuele SAMARITANO
                                         

 

La celebrazione del cinquantesimo del mio sacerdozio è stato un momento veramente forte gioioso commovente nella vita dell’oratorio e nella mia vita personale. Ed io ora propongo al lettore il mio discorso del 30 ottobre. Che gira attorno alla immaginetta-ricordo. Che si chiude con l’annuncio delle mie dimissioni da parroco e quindi dalla direzione dell’oratorio, per motivi di salute. E con l’annuncio, da parte dell’Arcivescovo, del successore. Il quale fa il suo ingresso dopo appena otto giorni, il 5 novembre.

    Tutto questo io l’ho vissuto con gioia, come un segno chiaro dell’attenzione e della predilezione del Signore verso il nostro oratorio ed anche verso di me.

    E si è aperto davanti a me come un grande scenario o una grande voragine. Un rincorrersi di ricordi, di fatti, di percorsi, di incontri, di persone. Che si arricchisce ogni giorno sempre di più. In maniera chiara, anche se frastagliata. Poiché in Dio tutto è presente, mentre in noi c’è la successione del tempo.

 

 

 

LA MIA OMELIA DEL 30 0TTOBRE

        Arrivato a cinquant’anni dalla mia ordinazione sacerdotale, ho chiesto l Signore l’estratto conto di tutto il servizio prestato, anche per gli undici anni del seminario e gli anni della fanciullezza. Ed ecco il saldo che riporto nell’immaginetta-ricordo. E’ la mia immagine spirituale, il percorso della mia storia personale. E’ l’estratto conto, dove possono leggersi distinte le singole voci? Ma non è possibile, perché le voci sono tante, tantissime, e non seguono alcun ordine.

         Solo una sbirciata. Quanti avvenimenti! Quante cadute e ricadute!   Tentazioni, soprusi, mortificazioni, umiliazioni!

-Come mai, o Signore, tutta questa agitazione a fronte di un saldo così lusinghiero? Proprio mentre io già lavoravo per il tuo regno?

-Già me lo aveva chiesto anche Teresa d’Avila. E’ perché io tratto così i miei amici. Ti faccio vedere intanto alcune voci attive.

    “Non a noi, Signore, non a noi: solo al tuo nome la gloria”. Così cantavamo al seminario.  Io lo cantavo con il cuore, e dal canto di quel salmo maturava in me l’idea che la gloria di tutto deve andare solo al Nome di Dio. E proprio in quegli anni maturava anche l’idea di passare dai gesuiti che hanno come motto proprio: Tutto per la maggior gloria di Dio”.

    E la Volontà di Dio. Il vescovo mons. Fasola, che mi ha consacrato sacerdote, ripeteva: “Lasciatevi trasportare nell’alveo della volontà di Dio”. E per rendere sensibile la sua esortazione congiungeva le mani per fare vedere l’alveo del fiume.

    Nella battaglia per il regno di Dio. “Il Tuo Regno, il Tuo Regno”. Con la cultura, come ci diceva il prof. Enrico Medi: “Io mi sono laureato in fisica per dimostrare con la fisica che Dio c’è”. E come fanno i gesuiti che studiano tanta filosofia per la maggior gloria di Dio”.

    “Cuor di Gesù, venga il tuo regno per mezzo di Maria, tua santissima Madre”. Così ci faceva cantare mons. Fasola. E da qui il passaggio dalla battaglia per il regno alla contemplazione di Maria Madre di Dio. Con l’esortazione del card. Ballestrero. “Tu puoi  essere disattento anche quando reciti l’Ave Maria”. Ma quando arrivi al “Santa Maria Madre di Dio”, è tanto il fascino di questa verità che non puoi assolutamente distrarti; e quindi devi fermarti a gustare questo grande mistero”. Ed in effetti, la contemplazione di questa verità misteriosa ti porta subito come a metà strada tra la terra e il cielo, tra il mondo è il paradiso.

 

    E san Giovanni Battista? Qui siamo alla contemplazione del mistero della Chiesa, e precisamente del mistero della Chiesa locale, di questa Chiesa di Casteltermini, che ha un posto ben definito nel regno di Dio. Giovanni grida: “Chi possiede la Sposa è lo Sposo”. E c’è anche l’Amico dello Sposo. Gesù è lo Sposo, la Sposa è la Chiesa e l’Amico dello Sposo è Giovanni. Nella nostra Chiesa locale, lo Sposo è Gesù, Casteltermini è la Sposa, e l’Amico dello Sposo potrei essere io.

 

 

 

    In effetti, così è stato. Io, come Giovanni Battista, ho atteso la venuta dello Sposo, ho distinto subito i suoi passi e la sua voce ed ho gioito per la sua presenza.

                                         

    Dopo la venuta di Gesù, Giovanni può andare. Ora “è necessario che egli cresca e che io diminuisca”.

-Ora, però, io voglio vedere i doni che tu, Signore, hai portato alla questa tua Sposa che è la nostra Chiesa locale. Perché qui l’ Amico dello Sposo sono io.

-Apri il primo pacco. Che cosa vedi?

-L’oratorio è. Come è grande! E Come è bello! In tutta la sua maestosità. E’ proprio come mi suggeriva padre Urso, il mio direttore spirituale. “Devi costruire l’oratorio in maniera tale che quelli per la strada possano vedere quelli che sono dentro, e questi possano vedere quelli che passano per la strada”.

-Ora devi riconoscere che tutto questo il mio dono alla Chiesa di Casteltermini. Sono stato io a passarti l’idea di un oratorio ed i mezzi per realizzarlo. Gli amici dell’oratorio te li ho mandati io. Gradualmente, misteriosamente. Ed ho difeso l’area dai politici speculatori i quali l’avevano già espropriata. Tu ti agitavi, e non ti accorgevi che c’ero io a vegliare. E ti facevo segnare il “goal” del pareggio sempre in zona Cesarini, al 90° minuto, e la vittoria ai tempi supplementari. Per farti capire che a combattere per la Sposa c’ero io. E sto predisponendo tutto per la nuova chiesa a Maria Ausiliatrice. Ora apri il secondo pacco.

-Vedo distintamente i giovani ed i ragazzi. Come sono cambiati!

-L’oratorio già li cambia con la sua stessa struttura e posizione.

Si passa il cancello, e pare di trovarsi in una cittadella sospesa tra la terra e il cielo. A me, che sono Dio, nessuna cosa è impossibile. Apri il terzo pacco, che cosa vedi?

-I collaboratori sono, gli operatori. Sono tanti. Così diversi! Così impegnati! Così gioiosi e fedeli! Sono venuti all’oratorio perché li ho chiamati io. Ed ora allarghiamo il discorso. Come è che hai conseguito la maturità classica da privatista autodidatta e la laurea in filosofia e l’insegnamento di Italiano e Latino? Anche con i miei sotterfugi o i raggiri, magari spingendoti in un vicolo cieco da cui non potevi più tornare indietro e per cui eri continuamente costretto a fare di necessità virtù. Dietro a quelle tue inquietitudini c’ero io. E Vita Oratoriana che si pubblica da oltre quarant’anni? E le tue omelie continuative? Tutti pensano che siano il frutto della tua cultura. Ma questa cultura te l’ho riversata io, quale attenzione verso la mia Sposa. Da solo un timido desiderio, che non osavi esprimere, della cultura per il Regno, ed io l’ho preso al volo. Ed ora resta per la mia Sposa una via obbligata da percorrere. 1) Il Battesimo, come ti ho efficacemente suggerito con l’arrivo  imprevisto misterioso di Enrico Medi al “Regina Apostolorum” di Albano Laziale e con le indicazioni puntuali stimolanti di Paolo VI. 2) La Parola, come ti suggerisce il card. Martini, gesuita. 3) L’Eucaristia. Ora qui devi passare a padre Vullo, il tuo primo parroco a Montallegro.

 

    In effetti, dai dieci agli undici anni e mezzo, seguivo molto da vicino padre Vullo. Il quale diventò per un modello completo di parroco. Siamo al 1943-44. L’attenzione agli sfollati ed ai poveri, puzzolenti. La diffusione e la difesa della dottrina cristiana. La cura per gli ammalati e per i moribondi talvolta sino all’ultimo respiro. Ligio ai doveri della vita spirituale e della vita pastorale. E tutto deciso e convinto attorno all’Eucaristia. Tanto che il primo giorno delle Quarantore del 1944, a mezzogiorno, mi trovai solo davanti al santissimo Sacramento e potei gustare lo stupore eucaristico per appena trenta secondi, e lo stupore per la dottrina. Poi tutto è tornato come prima, ma quello stupore mi ha accompagnato nascostamente per tutta la vita.                                            

    E lascio alla Chiesa locale tre sussidi perché vi si possa coltivare la vera devozione: il libro dei Salmi, le Lettere di san Paolo e l’Imitazione di Cristo.

    Ora debbo passare questo annuncio. Le mie condizioni di salute  mi hanno tolto l’autosufficienza. Per questo ho già presentato all’Arcivescovo le mie dimissioni. E torno a pregarlo di procedere presto alla nomina del successore.

    E voglio concludere con san Giovanni Battista. Oggi, stasera, la mia gioia è completa, e sono contento. Ora è necessario che Egli cresca e che io diminuisca. La Natività di Giovanni Battista cade il 24  giugno, al solstizio di estate, quando le giornate incominciano a diminuire; e la Nascita di Gesù il 25 dicembre, al solstizio di inverno, quando le giornate incominciano a crescere. Dunque, è necessario che egli cresca e che io diminuisca. Sono contento. Sono contento.

        

LA RISPOSTA DELL’ARCIVESCOVO

    -Aggiungete la sorpresa da parte mia. Domani avrete il nuovo parroco. Il suo nome lo saprete domani.

    Ed a me in segreto:

-Dato che sei l’Amico dello Sposo, te lo dico subito. Il nuovo parroco sarà don Francesco Guarino.

 

L’ACCOGLIENZA A DON FRANCESCO

    Sabato 5 novembre. Concelebrazione eucaristica e consegna della parrocchia.  

    -Sono contento che sei venuto in mezzo a noi. E sono molto commosso perché vieni ad abitare nella canonica proprio sopra l’oratorio. Nuova è la casa e nuovi sono i mobili. E’ una sistemazione piccola ma confortevole, quasi tra il cielo e la terra, che favorisce il silenzio, lo studio, la preghiera, la contemplazione.

 

ED IO?

          Malgrado gli acciacchi, non sono un disertore, ma resto nel giro dell’oratorio. Continua la mia presenza e la mia attenzione. E continua l’attesa per la nuova chiesa; e continua Vita Oratoriana. Il prossimo appuntamento sarà a marzo. Avremo certamente delle novità, per la chiesa e per altro. Lasciamo fare alla Provvidenza.

 

A TUTTI I NOSTRI LETTORI GLI AUGURI PER IL SANTO NATALE E PER IL NUOVO ANNO

 

 *Tratto dal Periodico quarimestrale dell'Oratorio "Don Bosco" Vita oratoriana casteltermini(Ag)dicembre 2005