AMERAI
IL SIGNORE DIO TUO
2083
Gesù ha riassunto i doveri dell'uomo verso Dio in questa parola: "Amerai
il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima, con tutta la
tua mente" ( Mt 22,37 ) [Cf Lc 10,27 : "... con tutta la tua
forza"]. Essa fa immediatamente eco alla solenne esortazione:
"Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno
solo" ( Dt 6,4 ).
Dio
ha amato per primo. L'amore del Dio Unico è ricordato nella prima delle
"dieci parole". I comandamenti poi esplicitano la risposta d'amore
che l'uomo è chiamato a dare al suo Dio.
Articolo
1
IL
PRIMO COMANDAMENTO
Io
sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d'Egitto, dalla
condizione di schiavitù; non avrai altri dei di fronte a me. Non ti farai
idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo, né di ciò che è
quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto terra. Non ti
prostrerai davanti a loro e non li servirai ( Es 20,2-5 ) [Cf Dt 5,6-9 ].
Sta
scritto: "Adora il Signore Dio tuo e a lui solo rendi culto" ( Mt
4,10 ).
I.
"Adorerai il Signore, Dio tuo, e lo servirai"
2084
Dio si fa conoscere ricordando la sua azione onnipotente, benevola e
liberatrice nella storia di colui al quale si rivolge: "Io ti ho fatto
uscire dal paese d'Egitto, dalla condizione di schiavitù". La prima
parola contiene il primo comandamento della Legge: "Temerai il Signore
Dio tuo, lo servirai. . . Non seguirete altri dei" ( Dt 6,13-14 ). Il
primo appello e la giusta esigenza di Dio è che l'uomo lo accolga e lo adori.
2085
Il Dio unico e vero rivela innanzi tutto la sua gloria ad Israele [Cf Es
19,16-25; Es 24,15-18 ]. La rivelazione della vocazione e della verità
dell'uomo è legata alla Rivelazione di Dio. L'uomo ha la vocazione di
manifestare Dio agendo in conformità con il suo essere creato "ad
immagine e somiglianza di Dio":
Non
ci saranno mai altri dei, o Trifone, né mai ce ne sono stati fin dalle
origini. . ., all'infuori di colui che ha creato e ordinato l'universo. Noi
non pensiamo che il nostro Dio differisca dal vostro. E' lo stesso che ha
fatto uscire i vostri padri dall'Egitto "con mano potente e braccio
teso". Noi non riponiamo le nostre speranze in qualche altro dio - non ce
ne sono ma nello stesso Dio in cui voi sperate, il Dio di Abramo, di Isacco,
di Giacobbe [San Giustino, Dialogus cum Tryphone Judaeo, 11, 1].
2086
"Nell'esplicita affermazione divina: "Io sono il Signore tuo
Dio" è incluso il comandamento della fede, della speranza e della carità.
Se noi riconosciamo infatti che egli è Dio, e cioè eterno, immutabile,
sempre uguale a se stesso, affermiamo con ciò anche la sua infinita veracità;
ne segue quindi l'obbligo di accogliere le sue parole e di aderire ai suoi
comandi con pieno riconoscimento della sua autorità. Se egli inoltre è Dio,
noi ne riconosciamo l'onnipotenza, la bontà, i benefici; di qui l'illimitata
fiducia e la speranza. E se egli è l'infinita bontà e l'infinito amore, come
non offrirgli tutta la nostra dedizione e donargli tutto il nostro amore? Ecco
perché nella Bibbia Dio inizia e conclude invariabilmente i suoi comandi con
la formula: "Io sono il Signore"" [Catechismo Romano, 3, 2, 4].
La
fede
2087
La nostra vita morale trova la sua sorgente nella fede in Dio che ci rivela il
suo amore. San Paolo parla dell'"obbedienza alla fede" ( Rm 1,5 ) [Cf
Rm 16,26 ] come dell'obbligo primario. Egli indica nell'"ignoranza di
Dio" il principio e la spiegazione di tutte le deviazioni morali [Cf Rm
1,18-32 ]. Il nostro dovere nei confronti di Dio è di credere in lui e di
rendergli testimonianza.
2088
Il primo comandamento ci richiede di nutrire e custodire la nostra fede con
prudenza e vigilanza e di respingere tutto ciò che le è contrario. Ci sono
diversi modi di peccare contro la fede:
Il
dubbio volontario circa la fede trascura o rifiuta di ritenere per vero ciò
che Dio ha rivelato e che la Chiesa ci propone a credere. Il dubbio
involontario indica la esitazione a credere, la difficoltà nel superare le
obiezioni legate alla fede, oppure anche l'ansia causata dalla sua oscurità.
Se viene deliberatamente coltivato, il dubbio può condurre all'accecamento
dello spirito.
2089
L' incredulità è la noncuranza della verità rivelata o il rifiuto
volontario di dare ad essa il proprio assenso. L' eresia è "l'ostinata
negazione, dopo aver ricevuto il Battesimo, di una qualche verità che si deve
credere per fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato"; l' apostasia
è "il ripudio totale della fede cristiana"; lo scisma è "il
rifiuto della sottomissione al Sommo Pontefice o della comunione con i membri
della Chiesa a lui soggetta" [Codice di Diritto Canonico, 751].
La
speranza
2090
Quando Dio si rivela e chiama l'uomo, questi non può rispondere pienamente
all'amore divino con le sue proprie forze. Deve sperare che Dio gli donerà la
capacità di contraccambiare il suo amore e di agire conformemente ai
comandamenti della carità. La speranza è l'attesa fiduciosa della
benedizione divina e della beata visione di Dio; è anche il timore di
offendere l'amore di Dio e di provocare il castigo.
2091
Il primo comandamento riguarda pure i peccati contro la speranza, i quali sono
la disperazione e la presunzione:
Per
la disperazione, l'uomo cessa di sperare da Dio la propria salvezza personale,
gli aiuti per conseguirla o il perdono dei propri peccati. Si oppone alla bontà
di Dio, alla sua giustizia - il Signore, infatti, è fedele alle sue promesse
- e alla sua misericordia.
2092
Ci sono due tipi di presunzione. O l'uomo presume delle proprie capacità
(sperando di potersi salvare senza l'aiuto dall'Alto), oppure presume della
onnipotenza e della misericordia di Dio (sperando di ottenere il suo perdono
senza conversione e la gloria senza merito).
La
carità
2093
La fede nell'amore di Dio abbraccia l'appello e l'obbligo di rispondere alla
carità divina con un amore sincero. Il primo comandamento ci ordina di amare
Dio al di sopra di tutto, e tutte le creature per lui e a causa di lui [Cf Dt
6,4-5 ].
2094
Si può peccare in diversi modi contro l'amore di Dio: l' indifferenza è
incurante della carità divina o rifiuta di prenderla in considerazione; ne
misconosce l'iniziativa e ne nega la forza. L' ingratitudine tralascia o
rifiuta di riconoscere la carità divina e di ricambiare a Dio amore per
amore. La tiepidezza è una esitazione o una negligenza nel rispondere
all'amore divino; può implicare il rifiuto di abbandonarsi al dinamismo della
carità. L' accidia o pigrizia spirituale giunge a rifiutare la gioia che
viene da Dio e a provare repulsione per il bene divino. L' odio di Dio nasce
dall'orgoglio. Si oppone all'amore di Dio, del quale nega la bontà e che
ardisce maledire come colui che proibisce i peccati e infligge i castighi.
II.
"Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai"
2095
Le virtù teologali della fede, della speranza e della carità informano e
vivificano le virtù morali. Così la carità ci porta a rendere a Dio ciò
che in tutta giustizia gli dobbiamo in quanto creature. La virtù della
religione ci dispone a tale atteggiamento.
L'adorazione
2096
Della virtù della religione, l'adorazione è l'atto principale. Adorare Dio,
è riconoscerlo come Dio, come il Creatore e il Salvatore, il Signore e il
Padrone di tutto ciò che esiste, l'Amore infinito e misericordioso.
"Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai, lui solo adorerai" ( Lc 4,8
), dice Gesù, citando il Deuteronomio [Cf Dt 6,13 ].
2097
Adorare Dio è riconoscere, nel rispetto e nella sottomissione assoluta, il
"nulla della creatura", la quale non esiste che per Dio. Adorare Dio
è, come Maria nel Magnificat, lodarlo, esaltarlo e umiliare se stessi,
confessando con gratitudine che egli ha fatto grandi cose e che santo è il
suo nome [Cf Lc 1,46-49 ]. L'adorazione del Dio Unico libera l'uomo dal
ripiegamento su se stesso, dalla schiavitù del peccato e dall'idolatria del
mondo.
La
preghiera
2098
Gli atti di fede, di speranza e di carità prescritti dal primo comandamento
si compiono nella preghiera. L'elevazione dello spirito verso Dio è
un'espressione della nostra adorazione di Dio: preghiera di lode e di
rendimento di grazie, d'intercessione e di domanda. La preghiera è una
condizione indispensabile per poter obbedire ai comandamenti di Dio. Bisogna
"pregare sempre, senza stancarsi" ( Lc 18,1 ).
Il
sacrificio
2099
E' giusto offrire sacrifici a Dio in segno di adorazione e di riconoscenza, di
implorazione e di comunione: "Ogni azione compiuta per aderire a Dio
rimanendo con lui in comunione, e poter così essere nella gioia, è un vero
sacrificio" [Sant'Agostino, De civitate Dei, 10, 6].
2100
Per essere autentico, il sacrificio esteriore deve essere espressione del
sacrifico spirituale: "Uno spirito contrito è sacrificio..." ( Sal
51,19 ). I profeti dell'Antica Alleanza spesso hanno denunciato i sacrifici
compiuti senza partecipazione interiore [Cf Am 5,21-25 ] o disgiunti
dall'amore del prossimo [Cf Is 1,10-20 ]. Gesù richiama le parole del profeta
Osea: "Misericordia voglio, non sacrificio" ( Mt 9,13; Mt 12,7 ) [Cf
Os 6,6 ]. L'unico sacrificio perfetto è quello che Cristo ha offerto sulla
croce in totale oblazione all'amore del Padre e per la nostra salvezza [Cf Eb
9,13-14 ]. Unendoci al suo sacrificio, possiamo fare della nostra vita un
sacrificio a Dio.
Promesse
e voti
2101
In parecchie circostanze il cristiano è chiamato a fare delle promesse a Dio.
Il Battesimo e la Confermazione, il Matrimonio e l'Ordinazione sempre ne
comportano. Per devozione personale il cristiano può anche promettere a Dio
un'azione, una preghiera, un'elemosina, un pellegrinaggio, ecc. La fedeltà
alle promesse fatte a Dio è una espressione del rispetto dovuto alla divina
Maestà e dell'amore verso il Dio fedele.
2102
"Il voto, ossia la promessa deliberata e libera di un bene possibile e
migliore fatta a Dio, deve essere adempiuto per la virtù della
religione" [Codice di Diritto Canonico, 1191, 1]. Il voto è un atto di
devozione, con cui il cristiano offre se stesso a Dio o gli promette un'opera
buona. Mantenendo i suoi voti, egli rende pertanto a Dio ciò che a lui è
stato promesso e consacrato. Gli Atti degli Apostoli ci presentano san Paolo
preoccupato di mantenere i voti da lui fatti [Cf At 18,18; At 21,23-24 ].
2103
La Chiesa riconosce un valore esemplare ai voti di praticare i consigli
evangelici : [Cf Codice di Diritto Canonico, 654]
Si
rallegra la Madre Chiesa di trovare nel suo seno molti uomini e donne, che
seguono più da vicino l'annientamento del Salvatore e più chiaramente lo
mostrano, abbracciando la povertà nella libertà dei figli di Dio e
rinunciando alla propria volontà: essi, cioè, in ciò che riguarda la
perfezione, si sottomettono a un uomo per Dio, al di là della stretta misura
del precetto, al fine di conformarsi più pienamente a Cristo obbediente
[Conc. Ecum.
Vat. II, Lumen gentium, 42].
In
certi casi, la Chiesa può, per congrue ragioni, dispensare dai voti e dalle
promesse [Cf Codice di Diritto Canonico, 692; 1196-1197].
Il
dovere sociale della religione e il diritto alla libertà religiosa
2104
"Tutti gli uomini sono tenuti a cercare la verità, specialmente in ciò
che riguarda Dio e la sua Chiesa, e, una volta conosciuta, ad abbracciarla e
custodirla" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 1]. E'
un dovere che deriva dalla "stessa natura" degli uomini [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 1]. Non
si contrappone ad un "sincero rispetto" per le diverse religioni, le
quali "non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina
tutti gli uomini", [Conc. Ecum. Vat. II, Nostra aetate, 2] né
all'esigenza della carità, che spinge i cristiani "a trattare con amore,
prudenza e pazienza gli uomini che sono nell'errore o nell'ignoranza circa la
fede" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 14].
2105
Il dovere di rendere a Dio un culto autentico riguarda l'uomo individualmente
e socialmente. E' "la dottrina cattolica tradizionale sul dovere morale
dei singoli e delle società verso la vera religione e l'unica Chiesa di
Cristo" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 1]. Evangelizzando
senza posa gli uomini, la Chiesa si adopera affinché essi possano
"informare dello spirito cristiano la mentalità e i costumi, le leggi e
le strutture della comunità" [Conc. Ecum. Vat. II, Apostolicam
actuositatem, 13] in cui vivono. Il dovere sociale dei cristiani è di
rispettare e risvegliare in ogni uomo l'amore del vero e del bene. Richiede
loro di far conoscere il culto dell'"unica vera religione che sussiste
nella Chiesa cattolica ed apostolica" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 1]. I
cristiani sono chiamati ad essere la luce del mondo [Cf Conc. Ecum. Vat. II,
Apostolicam actuositatem, 13]. La Chiesa in tal modo manifesta la regalità di
Cristo su tutta la creazione e in particolare sulle società umane [Cf Leone
XIII, Lett. enc. Immortale Dei; Pio XI, Lett. enc. Quas primas].
2106
"Che in materia religiosa nessuno sia forzato ad agire contro la sua
coscienza, né impedito, entro debiti limiti, di agire in conformità alla sua
coscienza privatamente o pubblicamente, in forma individuale o associata"
[Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 2]. Tale
diritto si fonda sulla natura stessa della persona umana, la cui dignità la
fa liberamente aderire alla verità divina che trascende l'ordine temporale.
Per questo "perdura anche in coloro che non soddisfano all'obbligo di
cercare la verità e di aderire ad essa" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 2].
2107
"Se, considerate le circostanze peculiari dei popoli, nell'ordinamento
giuridico di una società viene attribuito ad una comunità religiosa uno
speciale riconoscimento civile, è necessario che nello stesso tempo a tutti i
cittadini e comunità religiose venga riconosciuto e rispettato il diritto
alla libertà in materia religiosa" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 2].
2108
Il diritto alla libertà religiosa non è né la licenza morale di aderire
all'errore, [Cf Leone XIII, Lett. enc. Libertas praestantissimum] né un
implicito diritto all'errore, [Cf Pio XII, discorso del 6 dicembre 1953] bensì
un diritto naturale della persona umana alla libertà civile, cioè
all'immunità da coercizione esteriore, entro giusti limiti, in materia
religiosa, da parte del potere politico. Questo diritto naturale "deve
essere riconosciuto nell'ordinamento giuridico della società così che
divenga diritto civile" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 2].
2109
Il diritto alla libertà religiosa non può essere di per sé né illimitato,
[Cf Pio VI, Breve Quod aliquantulum] né limitato semplicemente da un
"ordine pubblico" concepito secondo un criterio positivista o
naturalista [Cf Pio IX, Lett. enc. Quanta cura]. I "giusti limiti"
che sono inerenti a tale diritto devono essere determinati per ogni situazione
sociale con la prudenza politica, secondo le esigenze del bene comune, e
ratificati dall'autorità civile secondo "norme giuridiche conformi
all'ordine morale oggettivo" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 7].
III.
"Non avrai altri dèi di fronte a me"
2110
Il primo comandamento vieta di onorare altri dèi, all'infuori dell'Unico
Signore che si è rivelato al suo popolo. Proibisce la superstizione e
l'irreligione. La superstizione rappresenta, in qualche modo, un eccesso
perverso della religione; l'irreligione è un vizio opposto, per difetto, alla
virtù della religione.
La
superstizione
2111
La superstizione è la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche
che esso impone. Può anche presentarsi mascherata sotto il culto che rendiamo
al vero Dio, per esempio, quando si attribuisce un'importanza in qualche
misura magica a certe pratiche, peraltro legittime o necessarie. Attribuire
alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro
efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, è cadere
nella superstizione [Cf Mt 23,16-22 ].
L'idolatria
2112
Il primo comandamento condanna il politeismo. Esige dall'uomo di non credere
in altri dèi che Dio, di non venerare altre divinità che l'Unico. La
Scrittura costantemente richiama a questo rifiuto degli idoli che sono
"argento e oro, opera delle mani dell'uomo", i quali "hanno
bocca e non parlano, hanno occhi e non vedono...". Questi idoli vani
rendono l'uomo vano: "Sia come loro chi li fabbrica e chiunque in essi
confida" ( Sal 115,4-5; Sal 115,8 ) [Cf Is 44,9-20; Ger 10,1-16; 2112 Dn
14,1-30; Bar 6; Sap 13,1-15; Sap 13,19 ]. Dio, al contrario, è il "Dio
vivente" ( Gs 3,10; Sal 42,3; 2112 ecc.), che fa vivere e interviene
nella storia.
2113
L'idolatria non concerne soltanto i falsi culti del paganesimo. Rimane una
costante tentazione della fede. Consiste nel divinizzare ciò che non è Dio.
C'è idolatria quando l'uomo onora e riverisce una creatura al posto di Dio,
si tratti degli dèi o dei demoni (per esempio il satanismo), del potere, del
piacere, della razza, degli antenati, dello Stato, del denaro, ecc. "Non
potete servire a Dio e a mammona", dice Gesù ( Mt 6,24 ). Numerosi
martiri sono morti per non adorare "la Bestia", [Cf Ap 13-14 ]
rifiutando perfino di simularne il culto. L'idolatria respinge l'unica
Signoria di Dio; perciò è incompatibile con la comunione divina [Cf Gal
5,20; Ef 5,5 ].
2114
La vita umana si unifica nell'adorazione dell'Unico. Il comandamento di
adorare il solo Signore semplifica l'uomo e lo salva da una dispersione senza
limiti. L'idolatria è una perversione del senso religioso innato nell'uomo.
L'idolatra è colui che "riferisce la sua indistruttibile nozione di Dio
a chicchessia anziché a Dio" [Origene, Contra Celsum, 2, 40].
Divinazione
e magia
2115
Dio può rivelare l'avvenire ai suoi profeti o ad altri santi. Tuttavia il
giusto atteggiamento cristiano consiste nell'abbandonarsi con fiducia nelle
mani della Provvidenza per ciò che concerne il futuro e a rifuggire da ogni
curiosità malsana a questo riguardo. L'imprevidenza può costituire una
mancanza di responsabilità.
2116
Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai
demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che
"svelino" l'avvenire [Cf Dt 18,10; Ger 29,8 ]. La consultazione
degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e
delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium occultano una volontà
di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un
desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con
l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo.
2117
Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di
sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un
potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute -
sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono
ancor più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere
ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare
gli amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie
o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a
pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze
cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui.
L'irreligione
2118
Il primo comandamento di Dio condanna i principali peccati di irreligione:
l'azione di tentare Dio, con parole o atti, il sacrilegio e la simonia.
2119
L'azione di tentare Dio consiste nel mettere alla prova, con parole o atti, la
sua bontà e la sua onnipotenza. E' così che Satana voleva ottenere da Gesù
che si buttasse giù dal Tempio obbligando Dio, in tal modo, ad intervenire
[Cf Lc 4,9 ]. Gesù gli oppone la parola di Dio: "Non tenterai il Signore
Dio tuo" ( Dt 6,16 ). La sfida implicita in simile tentazione di Dio
ferisce il rispetto e la fiducia che dobbiamo al nostro Creatore e Signore. In
essa si cela sempre un dubbio riguardo al suo amore, alla sua provvidenza e
alla sua potenza [Cf 1Cor 10,9; 2119 Es 17,2-7; Sal 95,9 ].
2120
Il sacrilegio consiste nel profanare o nel trattare indegnamente i sacramenti
e le altre azioni liturgiche, come pure le persone, gli oggetti e i luoghi
consacrati a Dio. Il sacrilegio è un peccato grave soprattutto quando è
commesso contro l'Eucaristia, poiché, in questo sacramento, ci è reso
presente sostanzialmente il Corpo stesso di Cristo [Cf Codice di Diritto
Canonico, 1367; 1376].
2121
La simonia [Cf At 8,9-24 ] consiste nell'acquisto o nella vendita delle realtà
spirituali. A Simone il mago, che voleva acquistare il potere spirituale che
vedeva all'opera negli Apostoli, Pietro risponde: "Il tuo denaro vada con
te in perdizione, perché hai osato pensare di acquistare con denaro il dono
di Dio" ( At 8,20 ). Così si conformava alla parola di Gesù:
"Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" ( Mt 10,8 ) [Cf
Is 55,1 ]. E' impossibile appropriarsi i beni spirituali e comportarsi nei
loro confronti come un possessore o un padrone, dal momento che la loro
sorgente è in Dio. Non si può che riceverli gratuitamente da lui.
2122
"Il ministro, oltre alle offerte determinate dalla competente autorità,
per l'amministrazione dei sacramenti non domandi nulla, evitando sempre che i
più bisognosi siano privati dell'aiuto dei sacramenti a motivo della povertà"
[Codice di Diritto Canonico, 848]. L'autorità competente determina queste
"offerte" in virtù del principio che il popolo cristiano deve
concorrere al sostentamento dei ministri della Chiesa. "L'operaio ha
diritto al suo nutrimento" ( Mt 10,10 ) [Cf Lc 10,7; 1Cor 9,5-18; 1Tm
5,17-18 ].
L'ateismo
2123
"Molti nostri contemporanei non percepiscono affatto o esplicitamente
rigettano l'intimo e vitale legame con Dio, così che l'ateismo va annoverato
fra le cose più gravi del nostro tempo" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et
spes, 19].
2124
Il termine ateismo indica fenomeni molto diversi. Una forma frequente di esso
è il materialismo pratico, che racchiude i suoi bisogni e le sue ambizioni
entro i confini dello spazio e del tempo. L'umanesimo ateo ritiene falsamente
che l'uomo "sia fine a se stesso, unico artefice e demiurgo della propria
storia" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 19]. Un'altra forma
dell'ateismo contemporaneo si aspetta la liberazione dell'uomo da una
liberazione economica e sociale, alla quale "si pretende che la
religione, per sua natura, sia di ostacolo.. in quanto, elevando la speranza
dell'uomo verso una vita futura.., la distoglierebbe dall'edificazione della
città terrena" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 19].
2125
Per il fatto che respinge o rifiuta l'esistenza di Dio, l'ateismo è un
peccato contro la virtù della religione [Cf Rm 1,18 ]. L'imputabilità di
questa colpa può essere fortemente attenuata dalle intenzioni e dalle
circostanze. Alla genesi e alla diffusione dell'ateismo "possono
contribuire non poco i credenti, in quanto per aver trascurato di educare la
propria fede, o per una presentazione fallace della dottrina, o anche per i
difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto
che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della
religione" [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 19].
2126
Spesso l'ateismo si fonda su una falsa concezione dell'autonomia umana, spinta
fino al rifiuto di ogni dipendenza nei confronti di Dio [Cf ibid., 20]. In
realtà, "il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla
dignità dell'uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo
fondamento e la sua perfezione" [Cf ibid., 20]. La Chiesa sa "che il
suo messaggio è in armonia con le aspirazioni più segrete del cuore
umano" [Cf ibid., 20].
L'agnosticismo
2127
L'agnosticismo assume parecchie forme. In certi casi l'agnostico si rifiuta di
negare Dio; ammette invece l'esistenza di un essere trascendente che non
potrebbe rivelarsi e di cui nessuno sarebbe in grado di dire niente. In altri
casi l'agnostico non si pronuncia sull'esistenza di Dio, dichiarando che è
impossibile provarla, così come è impossibile ammetterla o negarla.
2128
L'agnosticismo può talvolta racchiudere una certa ricerca di Dio, ma può
anche costituire un indifferentismo, una fuga davanti al problema ultimo
dell'esistenza e un torpore della coscienza morale. Troppo spesso
l'agnosticimo equivale a un ateismo pratico.
IV.
"Non ti farai alcuna immagine scolpita..."
2129
L'ingiunzione divina comportava il divieto di qualsiasi rappresentazione di
Dio fatta dalla mano dell'uomo. Il Deuteronomio spiega: "Poiché non
vedeste alcuna figura, quando il Signore vi parlò sull'Oreb dal fuoco, state
bene in guardia per la vostra vita, perché non vi corrompiate e non vi
facciate l'immagine scolpita di qualche idolo. . . " ( Dt 4,15-16 ). E'
il Dio assolutamente Trascendente che si è rivelato a Israele. "Egli è
tutto", ma, al tempo stesso, è "al di sopra di tutte le sue
opere" ( Sir 43,27-28 ). Egli è "lo stesso autore della
bellezza" ( Sap 13,3 ).
2130
Tuttavia, fin dall'Antico Testamento, Dio ha ordinato o permesso di fare
immagini che simbolicamente conducessero alla salvezza operata dal Verbo
incarnato: così il serpente di rame, [Cf Nm 21,4-9; Sap 16,5-14; Gv 3,14-15 ]
l'arca dell'Alleanza e i cherubini [Cf Es 25,10-22; 2130 1Re 6,23-28; 1Re
7,23-26 ].
2131
Fondandosi sul mistero del Verbo incarnato, il settimo Concilio ecumenico, a
Nicea (nel 787), ha giustificato, contro gli iconoclasti, il culto delle
icone: quelle di Cristo, ma anche quelle della Madre di Dio, degli angeli e di
tutti i santi. Incarnandosi, il Figlio di Dio ha inaugurato una nuova
"economia" delle immagini.
2132
Il culto cristiano delle immagini non è contrario al primo comandamento che
proscrive gli idoli. In effetti, "l'onore reso ad un'immagine appartiene
a chi vi è rappresentato", [San Basilio di Cesarea, Liber de Spiritu
Sancto, 18, 45: PG 32, 149C] e "chi venera l'immagine, venera la realtà
di chi in essa è riprodotto" [Concilio di Nicea II: Denz. -Schönm.,
601; cf Concilio di Trento: ibid. , 1821-1825; Conc. Ecum.
Vat. II: Sacrosanctum concilium 126; Id., Lumen gentium, 67]. L'onore
tributato alle sacre immagini è una "venerazione rispettosa", non
un'adorazione che conviene solo a Dio.
Gli
atti di culto non sono rivolti alle immagini considerate in se stesse, ma in
quanto servono a raffigurare il Dio incarnato. Ora, il moto che si volge
all'immagine in quanto immagine, non si ferma su di essa, ma tende alla realtà
che essa rappresenta [San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, 81, 3, ad
3].
In
sintesi
2133
"Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con
tutte le forze" ( Dt 6,5 ).
2134
Il primo comandamento chiama l'uomo a credere in Dio, a sperare in lui, ad
amarlo al di sopra di tutto.
2135
"Adora il Signore Dio tuo" ( Mt 4,10 ). Adorare Dio, pregarlo,
rendergli il culto che a lui è dovuto, mantenere le promesse e i voti che a
lui si sono fatti, sono atti della virtù della religione, che esprimono
l'obbedienza al primo comandamento.
2136
Il dovere di rendere a Dio un culto autentico riguarda l'uomo
indiindividualmente e socialmente.
2137
L'uomo deve "poter professare liberamente la religione sia in forma
privata che pubblica" [Conc. Ecum.
Vat. II, Dignitatis humanae, 15].
2138
La superstizione è una deviazione del culto che rendiamo al vero Dio. Ha la
sua massima espressione nell'idolatria, come nelle varie forme di divinazione
e di magia.
2139
L'azione di tentare Dio con parole o atti, il sacrilegio, la simonia sono
peccati di irreligione proibiti dal primo comandamento.
2140
L'ateismo, in quanto respinge o rifiuta l'esistenza di Dio, è un peccato
contro il primo comandamento.
2141
Il culto delle sacre immagini è fondato sul mistero dell'Incarnazione del
Verbo di Dio. Esso non è in opposizione al primo comandamento.