G. G. MASSARA

CARLO PITTARA
1835 o 1836 - Rivara (TO), 1891

autore "idillico, timidamente affettuoso".


Pastorella - Carlo Pittara - Olio su tela 80x105

Narratore pacato, di bel respiro: così Marziano Bernardi (1) definisce la personalità di Carlo Pittara, il creatore e propulsore del Cenacolo sorto a Rivara dopo il 1861, la ormai celebre SCUOLA DI RIVARA che vedrà raggruppati artisti desiderosi di trasporre nelle proprie tele l'immediatezza del vero.

L'interesse critico per le scuole piemontesi dell'Ottocento risale al primi anni del secondo dopoguerra: nel 1947 infatti la Galleria Fogliato propone 88 pezzi di alta qualità e quasi contemporaneamente la Gazzetta del Popolo porta l'attenzione su Antonio Fontanesi, Calderini, Pasini e Quadrone.


Si tratta di una sorta di ricontemplazione del secolo XIX che A. Dragone e J. Conti Dragone considerano nell'opera "I paesisti piemontesi dell'Ottocento" (2) e che Luigi Mallè - nel suo ultimo e sofferto saggio - valuterà con precisa analisi e con l'apporto di un repertorio fotografico di grande respiro (3).

Carlo Pittara si forma nell'ambito dell'Accademia Albertina di Torino seguendo gli insegnamenti di un pittore che aveva molto viaggiato all'estero - il Camino (4) - per quindi trasferirsi nel 1856 a GINEVRA presso lo studio di Charles Humbert, pittore specializzato in animali: qui conosce Castan e Durand.


Paesaggio Montano - Carlo Pittara - Olio su tela 172x148

Poi l'immancabile tappa a PARIGI (1860), città nella quale trascorrerà lunghi periodi invernali negli ultimi dieci anni di vita: studiare a Parigi significa considerare i riflessi dell'Esposizione Universale del 1855, venire a contatto con Corot e con gli esiti della Scuola di Barbizon per quindi - dopo il 1880- risolvere le proprie opere secondo timbri impressionistici; ne faccia fede la tela "Sulle rive della Senna", " ... quadretto delizioso, specie nella spiritosa servente alla soglia o nelle due dame al primo tavolo" (L. Mallè): una vivacità che tocca tutti i pittori italiani approdati a Parigi- in primis G. Boldini - Macchiaioli inclusi.


Sulle rive della Senna - Carlo Pittara - Olio su tela 39 x 56 - 1884

Seguono tre anni di soggiorno a ROMA a contatto con una campagna tanto diversa dalle brevi pianure piemontesi adagiate a ridosso dei monti, con un ambiente artistico lontano da quello torinese, con acquirenti per lo più stranieri e con rispondenze analoghe ai dipinti di un pittore che aveva contatti con il mondo di Rivara, pur non facendone parte: Vittorio Avondo.


Caccia Reale - Carlo Pittara - Olio su tela 100x68

Rivara e i suoi dintorni sono noti per certe "masche" che attraggono l'attenzione anche di Giacomo Casanova; scomparse oggi le porte di un'urbanistica antica, sceso il silenzio sulle feste organizzate al castello dall'inviato napoleonico Jourdan, partiti gli allievi dell'Accademia Militare (1832), questa terra che Giuseppe Mazzini definiva "popolata d'arditi uomini", vede a un certo momento comparire una brigata di pittori, un "restauratore" di mura antiche - il D'Andrade al quale dobbiamo l'ideazione stupefacente del torinese Borgo Medioevale - e un poeta come Giuseppe Giacosa che predilige le vicende del Medioevo ma anche "romanzesche cupezze, languori; scene dolorose che in tono sommesso rappresentano una società in periodo di transizione". (5)


Le imposte anticipate (Buoi al carro) - Carlo Pittara - 1865

A Rivara giungono il Bertea - al quale si deve la scoperta di Giacomo Jaquerio a Sant'Antonio di Ranverso - il genovese Issel, lo spagnolo Serafin de Avendano, lo spaesato toscano A. Soldi autore di una simpatica immagine del Valentino in inverno, il Rayper (6), il caricaturista Teja, Pastoris e altri pittori che tengono i contatti con la ligure Scuola Grigia, quel circolo che Anna Maria Brizio considera per "... l'avversione al neri e la predilezione delle mezze tinte chiare e delicate". (7).


Dintorni di Rivara
- Olio su tela, 232 x 350 - 1861

Se si fa eccezione per qualche Pierrots innamorato, per la mondanità delle corse nella campagna romana e qualche raro interno di palazzo, la produzione del Pittara alterna costantemente i temi degli animali con quelli della campagna, spesso immaginata sulle rive d'un fiume: animali popolano il "Mercato di Rivara", i cascinali sono pronti ad accogliere pecore e mucche al ritorno dai pascoli, i prati vedono il gregge serenamente composto accanto a immagini di pastorelle d'estrazione fontanesiana; e due saldi buoi ritornano dalla fienagione nel buon dipinto esposto nell'autunno 1989 presso la Galleria Fogliato, mentre la Galleria Aversa (8) propone contemporaneamente l'opera "Mucche al pascolo", una tela contraddistinta da un grande prato d'un verde incredibilmente intenso, luminoso nel cielo percorso da brevi nuvole e nel rigagnolo che accoglie - per restituirla al lettore dell'opera - la luce del giorno.


Mucche al Pascolo - Carlo Pittara - Olio su tela 203x300

Gian Giorgio Massara

Torino, novembre 89

 

1) Cfr. M. Bernardi, Ottocento Piemontese, Torino 1946.

2) L'opera è edita Milano nel 1947.

3) Cfr. L. Mallè, la pittura dell'Ottocento Piemontese, Torino, 1976.

4) Cfr. A. Mistrangelo, Giuseppe Camino, Torino 1981.

5) Cfr. F. Giannessi, Diz. Lett. Bompiani, 2; Milano 1957

Al celebre ballo del cotone di Casa Sámbuy (1876) il Pittara vestiva i panni di un giardiniere e il Giacosa si era presentato in marsina e gibus bianchi, sparato in cretonne con grandi galli rossi e gialli.

6) Il Signorini considera il Rayper "quasi fondatore" della Scuola di Rivara lasciando il Pittara in ombra; siccome il R. scompare nel 1873 non poté partecipare se non alle vicende iniziali del sodalizio.

7) Cfr. A.M. Brizio, Ottocento Novecento, Torino 1945.

8) Hanno esposto buoni dipinti del Pittara le Gallerie Berman e Bottisio. Importante la Mostra "da Bagetti a Reycend" organizzata da Angelo Dragone nel 1986; P. Giorgio Dragone in una scheda annota che Pittara "svolse un ruolo di notevole rilievo nella vicenda del paesaggismo piemontese…… "
Alla mostra del Centenario della Società Promotrice delle Belle Arti (1942) figurava quel delizioso capolavoro intitolato "Ritorno all'ovile" (1866) opera densa di poesia e di amore per la natura.

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