Oltre la razionalità

Dalla contestazione aperta di tutto ciò che proveniva dalla Chiesa cattolica all'incontro con Gesù attraverso il movimento carismatico del RnS, fino a un rinnovato amore per il corpo mistico di Cristo.

La sofferenza che ha permeato tutta la mia adolescenza a causa di situazioni dolorose indipendenti dalla mia volontà mi ha modellato per alcuni anni, preservandomi, da un lato, da un eccessivo egocentrismo tipico di quell'età, e favorendo, dall'altro, una certa maturità umana. Assieme agli aspetti positivi, la sofferenza aveva però lasciato nel mio cuore profonde ferite, che a volte si traducevano in odio nel confronti di chi ne era la causa. Una certa insicurezza affettiva era un'altra conseguenza negativa. Sotto il profilo spirituale vivevo in aperta contestazione con tutto ciò che mi era stato trasmesso fino a quel momento, in particolare l'educazione cattolica in famiglia e a scuola. Nella mia situazione, decisamente insoddisfacente e umanamente penosa, non trovavo in chi mi trasmetteva la fede cattolica una testimonianza di vita che mi affascinasse e giungevo, pertanto, alla conclusione che il Vangelo fosse un'utopia. Mentre prendevo le distanze dalla Chiesa, mi avvicinavo sempre con più convinzione all'ideologia comunista. Il passo verso la negazione di Dio fu abbastanza breve. Questa convinzione durò alcuni anni, rafforzandosi costantemente. A livello ideologico la costruzione che si era andata formando in me sembrava ormai ben radicata e capace di resistere a eventuali attacchi esterni. Ricordo le interminabili schermaglie ideologiche, che finivano sempre per rafforzarmi nelle mie convinzioni.

Poi intervenne una grande svolta, inaspettata ma stupenda. Quando ormai il cammino intrapreso mi stava portando lontano da Dio, questi mi tese una trappola, una trappola d'amore che non implicava inganno, ma solo astuzia.

Nel giro di pochissimo tempo vidi mia madre cambiare continuamente: oppressa da situazioni di immane sofferenza, si era trasformata sprigionando gioia, tranquillità e fiducia. Questo suo atteggiamento mi incuriosì molto, perché percepivo che qualcosa di veramente importante si era verificato nella sua vita, anche se aveva comunque sempre avuto nella fede cristiana e nella pratica dei sacramenti il suo referente principale. Da ciò che mi raccontava percepivo in lei un entusiasmo crescente nei confronti di Dio, della sua Parola, della preghiera comunitaria, della, santa Messa che era ormai diventata quotidiana. E come se avesse scoperto un volto nuovo di Dio, come se avesse incontrato personalmente Gesù, come se vivesse quella carica che i primi apostoli avevano ricevuto il giorno di Pentecoste per opera dello Spirito Santo. Intuivo che era passata da una fede "legalista" (dover essere) a un'adesione piuttosto libera e gioiosa. Il clima familiare, prima opprimente, si fece sempre più sereno e, dopo un anno di tentennamenti, mi lasciai vincere dalla curiosità. Fu così che nel 1978, a Biella, ebbi un primo contatto con un gruppo del RnS: dopo anni che non partecipavo più alla santa Messa, entrai in quella chiesetta al momento del Padre nostro. Rimasi molto colpito dal fervore dell'assemblea, dal fatto che tutti si tenessero per mano e sembravano appartenere a una stessa famiglia: si respirava una forte comunione tra i presenti. Gli incontri settimanali di preghiera e i ritiri ai quali cominciai a partecipare con sempre maggiore fedeltà mi fecero scoprire una realtà entusiasmante e sempre più bella: la preghiera di lode e la preghiera spontanea mi aprirono il cuore alla presenza di Dio, soprattutto nella persona di Gesù, a cui mi rivolgevo con sempre maggiore familiarità, sicuro dell'amicizia e dell'attenzione privilegiata che ha per chiunque si rivolge a lui.

Incontravo sacerdoti felici del loro ministero che mi invitavano con gioia a frequentare i sacramenti, trasmettendomi un'immagine misericordiosa di Dio Padre che ama i propri figli per quello che sono. Incontravo fratelli e sorelle che vivevano le stesse scoperte ed era bello condividere ciò che di più prezioso ci era donato di vivere: l'incontro con Gesù. Le sante Messe vissute con loro diventavano veramente il culmine di questa comunione in Dio: si viene introdotti in una dimensione di eternità, in cui il tempo che scorre è l'ultima delle preoccupazioni, in cui la vita diventa liturgia e dalla liturgia sgorga la vita che si prolunga nella quotidianità; in cui tutti partecipano con un ardore che trascina e dà la misura dell'importanza del grande miracolo eucaristico. E tutto è gratuito, tutto è opera dello Spirito Santo: i doni spirituali che con abbondanza vengono elargiti al gruppo per l'edificazione dei presenti nella fede non sono paragonabili ai meriti dei singoli. Tutto è grazia e questo ci rende come bambini, consapevoli che l'unico a meritarci tanto è Gesù inchiodato sulla croce. Non è certamente stato facile per uno spirito razionale, quindi scettico per natura, accogliere le numerose manifestazioni carismatiche che caratterizzavano gli incontri del RnS. Se le profezie si imponevano da sole, perché sottoposte a verifica, più difficile era accettare la glossolalia (detta anche canto in lingue) e quindi accettare di prestare la voce a questo dono che fa a pugni con la nostra razionalità.

Questo dono mi ha offerto l'opportunità di comprendere cosa potessero significare le espressioni bibliche: "Chi non diverrà come uno di questi piccoli non entrerà nel regno di Dio" (cfr. Lc 18,17), o ancora: "Con la bocca dei bimbi e dei lattanti affermi la tua potenza ... " (Sal 8,3); una volta accettatolo, ne ho subito sperimentato i benefici spirituali, che sono grandi.

Tutta la mia vita ormai era impregnata di questa esperienza: passavo di scoperta in scoperta, fidandomi ogni giorno di più di un Dio che prima percepivo come lontano e giudice e ora invece sentivo vicino e infinitamente misericordioso. Egli mi parlava attraverso la sua Parola (un altro dono prezioso riscoperto grazie al movimento), che è viva e agisce in chi l'accoglie e vi si sottomette. In essa trovavo puntualmente le risposte che accompagnavano la mia lenta conversione: risposte, a volte, anche molto personali, che mi svelavano un volto particolarmente premuroso di Dio Padre. Questo crescente amore per Dio che lo Spirito Santo, invocato incessantemente, poteva ormai instillare nel mio cuore, si traduceva di volta in volta nel desiderio di conformare la mia vita e le mie scelte agli insegnamenti della Chiesa per piacere a Dio piuttosto che agli uomini.t un cammino lungo che ha comportato, soprattutto all'inizio, non pochi conflitti, superati per lo più con il desiderio di approfondire le ragioni di certe posizioni esigenti della Chiesa, che ci indica quella porta stretta per la quale, secondo Gesù, si accede al regno dei cieli. Ma è ancora lo Spirito Santo che suscita in noi il desiderio di eternità, rendendoci capaci di scegliere la via indicata dal Cristo. Infatti uno dei frutti più belli che ho potuto sperimentare è la grazia di perdonare: l'odio che albergava nel mio cuore si è potuto trasformare in affetto e stima. Lo Spirito Santo ci rende capaci di perdonare completamente, senza strascichi di alcun genere; è un perdono che guarisce le ferite e sana le relazioni interpersonali devastate. ]~ un dono gratuito, ma non automatico: va desiderato e chiesto con insistenza. Il perdono è il dono più straordinario che lo Spirito mi ha concesso di sperimentare!

Come il calice che trabocca della bevanda inebriante (liturgia dello shabbat), così il cuore che si lascia invadere dallo Spirito d'amore trabocca di gioia e di pace (quella vera, non quella artificiale che ha bisogno di mille espedienti per esistere, salvo poi spegnersi al primo colpo di vento, lasciando il posto allo smarrimento e all'angoscia) che non può non comunicarsi agli altri. Da qui il desiderio di condividere la propria scoperta, che ha rivoluzionato tutta la vita, con chi vive accanto e con chi incontriamo quotidianamente sul nostro cammino esistenziale. Questa è un'altra logica conseguenza dell'esperienza carismatica: il desiderio di far conoscere Gesù a tutti coloro che non '0 hanno ancora incontrato, affinché la loro gioia sia piena. Se nel terzo mondo, infatti, la gente muore di fame perché non ha di che nutrirsi materialmente, da noi la gente muore nell'anima, perché non ha più il necessario nutrimento spirituale. Purtroppo dopo vent'anni di presenza del RnS sul territorio, è ancora molto grande la parte di Chiesa che guarda i movimenti con sospetto, dimenticando il saggio discernimento di Gamalièle: "Se questa attività è di origine umana, verrà distrutta; ma se essa viene da Dio... non vi accada di trovarvi a combattere contro Dio" (cfr. At 5,38-39).

L'incontro di Pentecoste con il Papa dovrebbe far riflettere sul ruolo che Dio ha affidato ai movimenti e alle nuove comunità religiose all'interno della Chiesa e della società umana, ormai scristianizzata. Se riusciremo (e i pastori in primis) a valorizzare queste nuove realtà integrandole nell'attività pastorale, allora non avremo più problemi di vocazioni e vi saranno sempre più operai per una messe che in questi ultimi squarci di millennio è particolarmente abbondante.

Roberto

Testimonianza pubblicata sulla rivista " Rinnovamento nello Spirito Santo" del mese di luglio 1999                                                 

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