Alla violenza risponde l'amore
Amare il fratello minore, a volte, è difficile per il fratello maggiore. Specie quando il primo, con il suo peccato, lo ferisce oltre quanto possa sopportare. Ma la misericordia del Padre può ancora una volta compiere il miracolo. La testimomanza di una donna colpita dalla violenza mafiosa in tutti i suoi affetti è ora riconciliata con Dio e con tutti i fratelli.
Sono Filippa, vedova di Salvatore, trucidato Vi 1 maggio
1981 a Palermo. Rendo questa testimonianza per glorificare Dio delle meraviglie di grazia
compiute in me: "Ha mutato il mio vestito di lutto in abito di gioia".
Ero felice con mio marito. Ci eravamo sposati giovanissimi, avevamo avuto quattro figli:
una famiglia unita, una bella casa, una posizione agiata. Di punto in bianco la tragedia e
il capovolgimento della mia vita. Ero seduta in casa con i miei figli quando, alle 11 del
mattino, mi portarono la notizia che mio marito giaceva
a terra in una pozza di sangue e mi ordinarono di non muovermi. Rimasi impietrita.
L'indomani me lo portarono cadavere in una cassa. 1 funerali furono solenni. C'era il fior
fiore dell'onorata società. Da quel giorno ebbe inizio il mio calvario, un calvario lungo
e tremendo, illuminato, però, verso la fine, dalla luce di Gesù Risorto. Dopo venti
giorni altre due uccisioni: mio cognato, fratello di mio marito
e mio zio.
Il 9 agosto, quasi a due mesi dalla morte di mio marito, una tragedia più grande:
rapiscono mio figlio maggiore di 16 anni. Attesi invano due, tre giorni. Poi con audacia
mi recai da chi ero sicura doveva sapere. Chiesi: "Dov'è mio figlio? Se lo hanno
ucciso, ditemi almeno dove l'avete posto, dove sono le sue ossa". Mi rispose:
"Dove sono le ossa di tuo marito". Scesi le scale barcollando. Temevo, adesso,
per gli altri miei figli. L'odio, la vendetta, il desiderio di una strage scesero dentro
di me. E volevo anche finirla con me stessa, perché vivere non aveva più senso. Intanto
la morte continuava a mietere vittime attorno a me. Uccidono un altro zio in America, e
dopo qualche mese un altro mio cognato, fratello di mio marito. In tutto sette morti,
ammazzati, in un anno e sei mesi. Una carneficina. A tutto questo si aggiunga il martirio
da parte della giustizia. Continue perquisizioni in casa mia e in casa dei miei parenti.
Eravamo terrorizzati: io e i miei piccoli, le mie cognate, mia sorella con i loro bambini.
Eravamo donne sole. Mentre tutto era tenebre attorno a me, la luce del buon Dio cominciò
a penetrare nella mia vita. Un'amíca di mia sorella mi parlò del Rinnovamento nello
Spirito e delle riunioni di preghiera che si facevano alla Noce, ogni giovedì, per i
sofferenti.
Questa amica mi condusse da p. Matteo il quale, appena mi vide in mezzo alla folla, si avvicinò a me, mi prese per mano, mi condusse in disparte, mi asciugò le lacrime e mi disse parole buone, di luce e di conforto che mi penetrarono nel cuore. Da allora la mia vita cominciò a cambiare. Un senso di pace era entrato nel mio cuore. Non sentivo più odio o sete di vendetta, ma bisogno di perdonare, anche quelli che mi avevano ucciso il marito e il figlio. Continuai intanto a frequentare la preghiera del gruppo di Rinnovamento alla Noce.
Un giorno il Signore mi disse: "Giona, Giona!". lo non avevo mai letto la Bibbia e non sapevo chi fosse Giona. Mi confidai con un'amica del gruppo. Dissi: "Da parecchi giorni sento risuonare questa Parola nel cuore e non comprendo che cosa il Signore voglia dírmi". Lei mi spiegò tutto. Allora compresi che il Signore, che mi aveva fatto risalire dagli inferi, voleva che predicassi la sua misericordia alla gente della mia borgata, che era lontana da Dio. In breve, la mia casa divenne centro di preghiera e di evangelizzazione. Andavo anche di casa in casa con un gruppo di amiche e presto molta gente tornò al Signore. Nella mia borgata di Passo di Rigano si è costituito un gruppo di Rinnovamento nello Spirito di cuì sono animatrice. C'è in borgata una rifioritura di vita cristiana. Grazie, Signore, di tutto quello che hai fatto.
Filippa