Ogni cristiano che vive integralmente la propria
fede è chiamato a rispondere nella
sua vita all'invito del Signore: "siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro,
sono santo" (Lv 19.2).
L'invito alla santità è rivolto dal Signore a tutti gli uomini, a tutto il popolo di Dio. M è rivolto particolarmente a chi ha risposto, con un "sì" libero, alla vita nuova di figli di Dio! Quella vita nuova che è stata riscoperta dalla esperienza vissuta nel Rinnovamento Carismatico. Ognuno di noi, quindi, nel proprio stato di vita, deve essere coerente con la scelta battesimale riconfermata con una presa di coscienza del sacramento di iniziazione cristiana.
La vocazione alla quale ciascuno di noi è stato invitato dal Signore a modellare la propria vita di figlio deve necessariamente esprimersí non solo nel proprio stato di vita (nel matrimonio, nel celibato, nella professione religiosa), ma anche nel lavoro. Ed è proprio in questo ambito che si pone la nostra Associazione di Terapisti Cattolici (ATC). L'ATC, infatti, riunisce persone che cercano di rispondere alla chiamata alla santità nello svolgimento della loro professione in campo sanitario.
Dobbiamo constatare che, come operatori sanitari dobbiamo ritenerci proprio dei "privilegiati", perché possiamo essere preziosi strumenti di Dio, dell'amore e della compassione di Gesù che vuole guarire l'uomo nella sua totalità.
Questo richiede una testimonianza personale, con la pratica professionale centrata in Cristo, medico che cura la persona nella sua interezza. Chi, meglio di noi, può vivere la parabola evangelica del "buon samaritano", realizzandola in gesti concreti nel nostro lavoro con la nostra opera, la nostra parola, il nostro ascolto, la nostra compassione?
Il santo medico prof. Giuseppe Moscati scriveva ad un suo collega: "Il medico sì trova in posizione di privilegio, perché è tanto spesso al cospetto di anime che... stanno lì ansiose di trovare conforto, assillate dal dolore. Beato quel medico che sa comprendere il mistero di questi cuori!".
Questa beatitudine va naturalmente estesa a tutti coloro che, come il buon samaritano, servono i malati con la comprensione amorosa dì questo mistero della sofferenza: certamente dei "privilegiati" nella risposta alla chiamata alla santità, che è propria di tutti i cristiani.
Noi che operiamo nel campo della salute dell'uomo abbiamo un compito specifico assegnatoci dal Signore. Non soltanto dobbiamo rinnovare la professione di fede e di una vita coerente al nostro "Si', quello che il Signore ci chiede, ma anche un profondo impegno al rinnovamento cristiano della nostra professione, del nostro lavoro. Sento sempre attuale e viva la profezia proclamata da Sally Lynch alla Conferenza Internazionale dell'Association of Christian Terapist del 1982, che, da allora, sempre ci guida.
Come non sentirsi scossi dalle parole che il Signore continua ancora oggi a ricordarci! Come non sentìrsi stimolati a svolgere il nostro lavoro in modo coerente al credo cristiano da noi professato! Come non sentire tutta la grande responsabilità che grava sul nostro operato e sullo scarso impegno dimostrato da ciascuno di noi per testimoniare con coraggio e determinazione il Vangelo del buon samaritano che il Signore ci ha affidato, proprio lì, nel luogo del nostro lavoro, di fronte alla derisione, all'oltraggio e agli impedimenti dei colleghi!
Questa può essere e deve essere la nostra risposta alla chiamata vocazionale Occorre solo avere il coraggio di viverla, in un mondo che vuole vivere senza Dio!
E' lo Spirito Santo che dà anche a noi la forza di essere testimoni di Cristo, di essere le sue orecchie per ascoltare, la sua bocca per confortare, le sue mani per curare! E sentiamole rivolte a noi le parole che il prof. Giuseppe Moscatti diceva ai suoi medici: "Ricordatevi sempre che davanti a voi avete non soltanto dei corpi da curare, ma soprattutto delle anime da salvare!".
Michele Leonardi
Tratta dalla rivista "Rinnovamento nello Spirito Santo "settembre 98"