LA SUBCULTURA
 CHE UCCIDE I GIOVANI
Carlo Climati

Che cosa è cambiato nel rapporto tra i giovani e la violenza? Perché i giornali riportano così spesso notizie di fatti di sangue con protagonisti dei ragazzi? Nel mio ultimo libro, “I giovani e l’esoterismo”, pubblicato con le Edizioni Paoline, ho cercato di spiegare il fenomeno della violenza giovanile partendo dall’influenza di certi spettacoli sugli adolescenti.

Oggi, purtroppo, il sangue e la brutalità sembrano trionfare in molti film, cartoni animati e videogiochi. Il fatto sorprendente è che certe immagini sanguinarie sembrano essere apprezzate dai giovani. Invece di provare disgusto, molti ragazzi si appassionano alla rappresentazione di torture ed omicidi. La vista del sangue non li turba. Anzi, li attrae.

Esistono perfino dei siti Internet che confezionano film di morte “su ordinazione”. I giovani possono inviare la loro storia via e-mail e richiedere la messa in scena di un particolare tipo di omicidio, più o meno violento e sanguinario. Riceveranno la videocassetta a casa, per pochi dollari.

Ovviamente, i protagonisti di questi film non muoiono per davvero. Ma le immagini sono ugualmente inquietanti, soprattutto se si pensa che sono dei ragazzi a richiederle.

Tutto questo è il segnale di un pericoloso rovesciamento culturale. E’ una metafora dei nostri tempi. Viviamo, sempre di più, in un mondo “al contrario”, dove la morte e la violenza, invece di impaurire, diventano elementi d’attrazione per i ragazzi.

Uno dei simboli del satanismo è la croce rovesciata, che simboleggia l’idea di un mondo anticristiano, in cui i valori si capovolgono. Un certo tipo di cinema, negli ultimi anni,  si è mosso nella stessa direzione. Ha rovesciato il comune senso del buon gusto, proponendo il culto della violenza e del sangue.

Tra l’altro, l’esagerata presenza di scene sanguinarie nel cinema di oggi dimostra anche una grande povertà di idee. Nonostante ciò, molti ragazzi sono attratti dal filone “horror” americano, che mischia l’esoterismo con scene raccapriccianti. Oltre ai normali film proiettati sul grande schermo, esiste un gran numero di videocassette che i giovani possono comprare o affittare.

Tra i film sanguinari degli ultimi anni, il più famoso è certamente “Nightmare” (Incubo), del regista Wes Craven, con protagonista il mostruoso assassino Freddy Krueger (interpretato da Robert Englund). Racconta la storia di un maniaco che si manifesta attraverso gli incubi dei ragazzi, dilaniando i loro corpi con la sua mano ad artiglio. “Nightmare” ha avuto un successo talmente grande che, dopo il primo film, ne sono stati prodotti altri sei, più una serie televisiva.

L’aspetto più inquietante di queste pellicole è che il male non viene mai sconfitto definitivamente. Alla fine di ogni storia, riaffiora sempre. Il mostro Freddy Krueger viene puntualmente ucciso in ogni film. Ma poi, risorge ed è pronto ad uccidere di nuovo. 

Il messaggio lanciato ai giovani dalla serie Nightmare è profondamente pessimista. Spinge a credere che il male non si possa sconfiggere una volta per tutte.

E’ un concetto radicalmente anticristiano. L’idea della continua “resurrezione” dell’assassino Freddy Krueger (e quindi, del male) sembra voler prendere il posto dell’unica e vera resurrezione, che è quella annunciata da Gesù. Sembra voler rappresentare la vittoria del pessimismo sull’ottimismo del Vangelo.

Purtroppo, l’argomento del male che ritorna è presente in molti altri film sanguinari. Lo stesso regista di Nightmare, Wes Craven, ha realizzato la serie “Scream” (Urlo), in cui si ripropone il tema dell’assassino misterioso che uccide senza pietà. In questo caso, il killer attacca principalmente le studentesse, dopo averle molestate per telefono.

La serie cinematografica Scream, che si compone di tre episodi, è caratterizzata dalla partecipazione di attrici molto carine, popolarissime i ragazzi. Fra queste: Neve Campbell, Drew Barrymore, Courteney Cox e Sarah Michelle Gellar (la protagonista del telefilm “Buffy”).

Le vittime preferite di questi mostruosi assassini sono spesso dei giovani. In “Venerdì tredici”, diretto da Sean Cunningham, l’assassino colpisce soprattutto gli adolescenti. Uccide in modo brutale e si nasconde dietro una maschera da hockey. Anche in questo caso, il successo del primo film è stato talmente grande da ispirarne altri otto, tutti ugualmente violenti e sanguinari.

Il pubblico sembra quasi affezionarsi in maniera morbosa a questi spietati assassini cinematografici, che risorgono puntualmente e tornano a colpire. I giovani non si accontentano di vederli in un solo film. Desiderano che uccidano ancora, in modo originale e diverso. E i produttori, interessati a far soldi, li accontentano sfornando centinaia di pellicole con contenuti macabri e violenti. Ancora una volta, è il “dio denaro” a decidere.

Articolo pubblicato sul quotidiano “Il Giornale d’Italia” (12 maggio 2001)

 

 

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