CRITERI DI DISCERNIMENTO E MODALITA' DI SERVIZIO
Sebastiano Fascetta

"Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti" (Mc 10,43)

In occasione della "tre giorni" di Marzo, nella quale abbiamo presentato la piattaforma regionale, qualche Diocesano o Responsabile di Gruppo o qualche persona di nuova nomina nei pastorali, è rimasto un po’ confuso e non ha afferrato bene come si collega questa visione a quanto abbiamo fatto fino adesso.

Sappiamo fra l’altro che generalmente un coordinatore, poiché le esigenze sono tante, non ha il tempo di fermarsi e di spiegare ai fratelli del pastorale diocesano o del pastorale di gruppo, facendo una breve storia spirituale di quello che si è fatto. Ne consegue che le persone di nuova nomina nel pastorale si trovano in un vortice dove, volenti o nolenti, cercano di faticare per entrare in una visione che magari non conoscono.

Certo, non dovrebbe essere così perché una persona appartenente ad un pastorale, se ha fatto vita di gruppo, dovrebbe conoscere la storia del Gruppo! Un membro della diocesi, se ha fatto un cammino, dovrebbe avere memoria del cammino nella Diocesi !

Ma non sempre è così, per cui quest’anno - come vedete - non stiamo facendo nessuna formazione ministeriale, ma stiamo riprendendo, con uno sforzo da parte di tutti e su discernimento che abbiamo fatto anche in Consiglio Regionale, a ribadire alcune linee in maniera tale che in questo tempo di attesa fino a Settembre, quando ricominceremo, queste cose possano essere assimilate; cosicché il prossimo anno partiremo con la ministerialità e con tutto il cammino carismatico che il Rinnovamento richiede.

Allora, il mio intervento ha lo scopo anche di aiutarvi il più possibile a capire questi passaggi: quello che abbiamo fatto e quello che stiamo facendo; non sono due registri diversi (e qui qualcuno ancora è in confusione).

Io parlerò in maniera molto breve sia ai pastori (Consigli pastorali) sia a chi ha una funzione ministeriale (Vari servizi nei gruppi).

La prima cosa da capire bene è: qual‘è l’obiettivo della ministerialità ?

Sappiamo tutti che in Sicilia la ministerialità nasce perché ha un obiettivo molto semplice ed è l’obiettivo di ieri come di oggi e sarà l’obiettivo di domani: quello di favorire un risveglio carismatico.

La ministerialità è l’esercizio dei carismi il quale non fa altro che risvegliare sempre quella che è la nostra identità carismatica.

Agli inizi del RnS (come in tutti gli inizi) le cose erano semplici e snelle cioè si facevano due cose:

Si facevano le settimane di incontri, di esperienza carismatica e di formazione; all’inizio si facevano a livello regionale, si ritornava in diocesi e nei gruppi e questa fiamma e questa esperienza acquisita si diffondevano all’interno dei nostri gruppi, tanto che, a motivo di questa formazione, la ministerialità cominciava ad essere assunta nei gruppi e poi assunta a livello diocesano.

Questa è una storia che vale per tutti ! Una volta che si faceva esperienza a livello regionale, tutti i pastorali si preoccupavano di stabilire dei ministeri; anche la diocesi si preoccupava di stabilire dei ministeri, tanto da avere i responsabili dei ministeri; quindi a livello regionale, diocesano e di gruppo.

L’aspetto positivo qual è ? Che certamente in passato, ma ancora oggi, questa intuizione profetica ha veramente suscitato un risveglio ! Veramente il cammino ministeriale ha favorito un risveglio dell’azione carismatica !

Se questo è l’aspetto positivo dobbiamo fare i conti anche con gli aspetti negativi; infatti, come dice anche la Scrittura (Siracide "Figlio, quando ti prepari a servire preparati anche alla tentazione ") noi abbiamo avuto delle tentazioni che non abbiamo forse ancora ben superato, ma dobbiamo essere sempre ben attenti e vigilanti per fare un buon discernimento. Di queste tentazioni ne ricordo solo alcune:

E questo che cosa determinava? Che i ministeri all’interno di un Gruppo, a tutti i livelli, dove mancava questo fondamento di discernimento, di umiltà e di purificazione da altri desideri, come ricordava anche Pippo ( "se uno serve la fonte del motore è "la carità" e non ce ne sono altre") determinavano la disgregazione della Comunità perché diventavano sempre più realtà autonome cioè autosufficienti. Si entrava in un bivio: integrare bene la pastoralità e la ministerialità oppure determinare due isole, cioè un conto è la pastoralità e un altro conto è la ministerialità.
Agli inizi questo problema si è risolto in quanto le due cose coincidevano, cioè un membro di pastorale era anche responsabile di un ministero, però poi ci siamo resi conto che questo non era sufficiente perché la pastoralità richiedeva un ambito ed un carisma specifico, la ministerialità è un altro servizio con dei carismi specifici.

Ora noi ci troviamo in questa situazione e cioè è necessario (come vedete è un cammino e camminando si cerca di capire la volontà di Dio per il bene comune) che le due realtà (pastoralità e ministerialità) devono essere bene integrate.

Abbiamo visto, quindi, che c‘è stata una fase in cui la ministerialità si sganciava dalla pastoralità, diventava il centro catalizzatore di tutta la vita del Rinnovamento "I MINISTERI!" , addirittura si arrivava alla preghiera di Effusione con la preoccupazione non tanto di santità o di conversione quanto di andare ad occupare un posto in un ministero.

Questo aspetto negativo nel tempo ha determinato un altro aspetto negativo: La ricerca di troppe regole; non solo a livello regionale, ma anche a livello nazionale c’è un motto : poche regole e più discernimento!

Cosa è accaduto? Questa mentalità faceva scattare in noi un meccanismo: " Siccome io mi specializzo nel ministero, ho bisogno che il mio ruolo sia definito, devo sapere cosa fare e cosa non fare perché se lo so io, lo sanno anche gli altri in maniera tale che nessuno pesti i piedi agli altri e ciascuno fa i propri affari e li fa bene!"

Chiusa questa dimensione vorrei che sia chiara una cosa:

La pastoralità ha un obiettivo: RISVEGLIARE LA CARISMATICITA’, ma cammin facendo qualche cosa non è andata bene. E le cause, secondo me, sono semplicemente due, anche se ne possiamo aggiungere altre:

a)- dall’incapacità degli organi pastorali di far discernimento; diciamoci pure la verità, ci sono pastorali che, relativamente a un certo ministero e un certo carisma non sanno cosa dire e non hanno criteri;

b)- dal desiderio di opportunismo: "più che litigare o mettere il dito nell’acqua calda, lasciamo fare! E’ inutile entrare in contraddizione tra di noi!"

La visione regionale, al momento attuale, si colloca in questo contesto!. La visione regionale, dove adesso parleremo dei delegati, non è una decisione presa da noi, per il piacere di mettere nomi nuovi, ma la parola "delegato" (la vedremo nella funzione), la parola "incaricato" e la parola "referente" nascono da un discernimento che si è fatto per dare risposta alle suddette realtà e situazioni; è il tentativo di recuperare e riqualificare il ruolo del pastorale: Il Pastorale ha il compito di guidare la Comunità in tutti gli aspetti della vita carismatica; "Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti" (Mc 10,44) quindi, anche la ministerialità nel Gruppo è soggetta al discernimento, alla comunione e all’interazione con l’organo pastorale.

Questo è il primo aspetto che vorremmo sottolineare.

Un secondo aspetto è quello di recuperare il discernimento. Quando diciamo che la delega non è triennale ma è annuale c’è una ragione; certamente non è per giocare con le persone che un anno li inseriamo e l’altro anno li togliamo, nessuno si permetterebbe di assumere questo criterio, ma questo è proprio un modo per fare svegliare i Pastorali e far loro capire che devono far discernimento; per cui ogni anno saranno costretti a fermarsi e dire: "Che cosa hanno fatto e come questi fratelli hanno lavorato? Come abbiamo lavorato insieme? Rivediamo quest’altra situazione e cerchiamo di capirla bene…".

Quindi lo scopo della visione non ci sembra quello di creare confusione, ma piuttosto quello di fornire motivazioni chiarificatrici.

Ora cercherò di dire in maniera molto semplice qualcosa sui criteri.

Intanto abbiamo chiarito che nel Gruppo c’è la seguente distinzione: Il Pastorale e la Comunità, all’interno della quale è contenuto tutto. Mi riferisco ad un Gruppo iniziale per fare dei passi pian piano e perché ciascuno di voi si collochi al posto giusto.

Un Gruppo iniziale che cosa deve fare? Deve forzatamente scegliere i delegati di servizi perché è stato detto a livello regionale?

Ecco, perché stiamo prendendo tempo! Perché abbiamo capito che qualche Gruppo, qualche Pastorale, proprio perché è stato detto a livello regionale, adesso deve fare la corsa a dare le deleghe, senza aver capito nulla.

Allora che cosa dobbiamo fare? Il Pastorale, come diceva Saro, in una fase iniziale ha il compito di dire: Ci sono dei formatori o no? E se non ci sono, allora la Comunità non viene formata? Iniziamo noi, membri di Pastorali! Preghiamo, cerchiamo degli strumenti (ne sono stati indicati alcuni ma ce ne sono tanti altri), stabiliamo delle tematiche, diamoci una turnazione e cominciamo a formare; siamo tutti cresciuti così nel Rinnovamento, nessuno aveva un dottorato di catechesi, abbiamo iniziato semplicemente così: la fede nel Signore, l’amore nella Parola di Dio, la fiducia in una Comunità che ti chiama e ti manda, nient’altro! L’Effusione dello Spirito Santo!

Poi se lo Spirito Santo è nel cuore, è Lui che ci fa cercare il libro, è Lui che ci fa approfondire quel versetto dello Scrittura, perché altrimenti noi siamo una cartolina dove appiccichiamo francobolli e niente di più, non c’è niente di nostro, manca una partecipazione.

In un Gruppo nuovo il Pastorale dice: "Devo scegliere i delegati?"

Ammettiamo la condizione in cui non abbiamo la possibilità di scegliere dei delegati, che fa il Pastorale?

Il Pastorale dice: "Cerchiamo di lavorare insieme per assicurare che il Gruppo cresca nella dimensione carismatica".

Attenzione! Il Pastorale non è un organismo puramente organizzativo, non corriamo il rischio di relegare la pastoralità all’organizzazione. Qualcuno pensa che la pastoralità non sia altro che: "Stabilisco i delegati, individuo le persone, do mandato" e finisce lì ?.

I membri di Pastorale, invece, sono delle persone che devono vivere la dimensione carismatica del Rinnovamento. Questo deve essere chiaro: c’è veramente da preoccuparsi se i Pastorali non vivono questa dimensione carismatica perché, se non ci sono carismi ancora da riconoscere nella Comunità (ammesso che ci troviamo in questa situazione limite) sarà il Pastorale a prendersi cura pian piano di questa dimensione in maniera tale che la Comunità cresca anche da un punto di vista carismatico.

C’è da fare a questo punto un altro passaggio: Nel momento in cui il Pastorale ha nominato i delegati non significa che il Pastorale non deve vivere la dimensione carismatica!

Qualcuno si è posto questo problema: "Se c’è un carisma nel Pastorale, poiché abbiamo stabilito delle regole, ne consegue che il carisma di pastorale non viene esercitato ed esercita l’altro carisma oppure, siccome dobbiamo scegliere il carisma fuori del pastorale, quel fratello esercita il carisma e l’altro che fa parte del pastorale che fa? Lo mortifichiamo dicendogli di non esercitare nessun carisma? "

Nessuno di noi si sogna di dire una cosa del genere!

Quale principio vige nel criterio di Pastorale e Delegati, che è un criterio per rafforzare la dimensione comunitaria? Evitiamo che la stessa persona abbia più funzioni. Allora, perché abbiamo detto: il Delegato fuori del Pastorale ? Non perché il Pastorale non eserciti un carisma, ma per un principio ormai chiaro: Evitiamo di avere persone che fanno più cose; e qualche volta anche troppe cose! Diamo invece il respiro di una vita carismatica, per cui qual’ è il compito del pastorale?: Se ha un carisma dell’animazione (e questo lo deve avere!) non soltanto il Pastorale esercita il carisma, ma lo promuove negli altri ed ecco, le deleghe.

Mi spiego meglio: nell’animazione della preghiera voi avete stabilito la delega, ma ciò non significa che il Pastorale e se ci sono Anziani che hanno dei carismi dell’animazione non concorrono ad esercitare il carisma. Quale deve essere però la differenza ? Un membro del Pastorale, per esempio, che ha il carisma della preghiera, ha fatto discernimento insieme al Gruppo del Pastorale, e ha visto che c’è un altro animatore della preghiera… Alleluia! Perché almeno si è in due; più che sentirci mortificati … rallegriamoci!

Il membro del Pastorale che deve fare? Durante la preghiera eserciterà il carisma, ma il suo carisma è a supporto del Delegato, è un carisma che incoraggerà il Delegato, che non si oppone al Delegato, che non si sostituisce al Delegato, ma che lo affianca, che lo ama e, nel momento in cui vede che il Delegato su qualche fase comincia a zoppicare, esercita il suo carisma di amore-carità che lo sostiene e lo fa crescere.

NESSUNO E’ LIMITATO NELL’ESERCIZIO DEL CARISMA! ALTRIMENTI ANDIAMO CONTRO QUELLA CHE E’ LA NOSTRA IDENTITA’ CARISMATICA.

Concludo relativamente ai criteri:

  1. dobbiamo delegare l’animatore della preghiera: abbiamo un animatore della preghiera?

  2. dobbiamo delegare il fratello della Musica e del Canto: abbiamo la persona che ha questo carisma?

Vedere se ci sono persone che esercitano quei carismi; prima di stabilire la regola bisogna individuare i carismi, ma non è sufficiente! Bisogna vedere poi (ecco perché ci vuole tempo!) se queste persone, nonostante abbiano il carisma, sono delle persone instabili: non hanno un equilibrio circa l’appartenenza al Rinnovamento, vengono quando possono e quando vogliono quindi bisogna verificare che siano:

Riassumendo: bisogna vedere se hanno carismi e li vediamo se questi carismi sono in esercizio: se appartengono alla vita comunitaria, se sono persone stabilmente radicate nella Comunità, cioè se hanno fatto una scelta, se sono persone che hanno un’identità, se sono persone che hanno doti morali secondo i criteri evangelici.

Da precisare, inoltre, che quando parliamo di Delegati parliamo di Effusionati e, non lo diamo per scontato ma tutti noi che abbiamo ricevuto la preghiera di Effusione siamo sottomessi ad una verifica per capire se abbiamo i suddetti criteri. ( Vedi foglietto allegato).

In maniera più semplice desidero ancora meglio chiarire entrando nell’esempio pratico:

Il Pastorale si chiede: Vediamo che carisma c’è nel Gruppo…il fratello Filippo ha il carisma dell’animazione; non è che all’indomani gli diamo la delega! Facciamo le cose bene! Se non abbiamo una storia che ci consente di essere così immediati. Certo che, come è già stato detto, se il nostro Gruppo ha fatto tutto un tempo di preparazione e abbiamo capito cosa significa, è chiaro che all’indomani diamo la delega. Invece, se siamo in una fase iniziale, noi guardiamo il modello iniziale cioè il Pastorale comincia a coinvolgere pian piano la persona, quindi (per continuare l’esempio di Filippo) diciamo "Filippo, oggi insieme a noi vieni ad animare la preghiera, mettiti accanto, non ti preoccupare io ti sto a fianco, ti abbandoni allo Spirito, pian piano cominciamo a pregare insieme, cerca di capire cosa ti suggerisce il Signore, iniziamo e …".

Facciamo un tempo di prova, di verifica, di accompagnamento della persona e poi, quando vediamo, nell’esercizio, che questo carisma esce …..

Attenzione! Se si pone a fianco della persona "un Pastore" (ed è Pastore quando ama, per cui anche i difetti, anche gli errori, nell’amore, acquistano una visione diversa) lui sa come far crescere, correggere, amare e incoraggiare quella persona; tanto che, se c’è un carisma di "pastorato", chi ha un’espressione ancora titubante e timorosa, se accanto si ritrova un vero Pastore, quella persona diventerà pian piano sempre più fiduciosa; se invece non c’è un vero Pastore, quella persona dopo due giorni o se ne va o avrà timore ad esercitare un carisma; e queste cose teniamole pure in considerazione !!!

Una volta che il Pastorale ha accompagnato, cioè ha fatto lo svezzamento (questa è pedagogia umana!) comincia a dare sempre più spazio, autonomia, responsabilizza quella persona in maniera tale che comincia con proprio senso di responsabilità ad assumersi il carico di servizio nel Gruppo. Quando vediamo, in questa seconda fase, che la persona comincia a dare dei frutti è chiaro che allora diamo una delega! Non state a dire o pensare : "Allora, non daremo più deleghe!" Mi sembra che a volte noi diamo tutto per scontato, le cose che diciamo, non li facciamo comprendere nella loro gradualità, per cui ci sembra che stiamo dicendo chissà che cosa…

Ribadiamo ancora una volta quasi fino a stancarvi (poi vi assicuro per i prossimi tre anni non lo diremo più perché poi bisogna camminare) che:

Un’ultima cosa che vi devo dire sulle Deleghe del Servizio e che troverete in questo depliant è che abbiamo stabilito a livello diocesano, dopo un lungo discorso, questi punti:

a)- Il Pastorale conferisce in prima istanza la delega a persone fuori del Pastorale;
b)- In assenza di tale possibilità, e solo nel caso in cui non si evidenzia nessuna espressione carismatica nella Comunità, il Pastorale provvederà a fare un discernimento al proprio interno.

Quindi il Delegato va scelto fuori del Pastorale, secondo il processo che vi ho detto; se non c’è un carisma emergente…l’ho già spiegato! E se non c’è neanche un' espressione carismatica, cioè non ci sono neanche segnali di incoraggiamento (E qui siamo quasi nell’impossibile!) solo allora il Delegato può essere scelto nel Pastorale.

Per cui non mi si venga più a dire: "Ma non può essere del Pastorale ? "Sì può essere anche del Pastorale! Dopo questo lavoro, però perché altrimenti ricadiamo nella formula facile di prima e…allora non cambia nulla! E’ possibile, ma solo con questa attenzione."

Per quanto riguarda la funzione: ho già detto il discernimento, ho detto le modalità, ora vediamo nel Gruppo il Delegato che funzioni ha :

PRIMO LIVELLO: La sua prima funzione e quella di esercitare il carisma .

SECONDO LIVELLO: Il Delegato partecipa alla formazione ministeriale regionale che inizieremo a fare il prossimo anno;

TERZO LIVELLO: Il Delegato del servizio concorre alla formazione comunitaria, previo discernimento del Pastorale, secondo un progetto di formazione che il Pastorale ha individuato.

 

 Alleluja

Da una relazione di Sebastiano Fascetta - Coordinatore regionale Sicilia a Mangifarace - Centro Gesù Liberatore 10 giugno 2001

                     

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