LA FONTE DEL MINISTERO - FRATERNITA'
Pippo Viola
Occorrebbe uno spazio di tempo maggiore per poter parlare della fraternità, ma diremo poche cose semplici, senza la pretesa di fare alta teologia, così… tra fratelli, anche perché ritengo che tra noi dobbiamo imparare ad esortarci in maniera molto pratica e semplice affinché troviamo un cammino non ipotetico, non ideale ma un cammino vero, reale, un cammino che si esplicita poi nella vita.
Guardando questa assemblea stamattina ho gioito tanto perché l’amore tra di noi traspare anche se, non essendo della stessa diocesi e dello stesso gruppo, non ci conosciamo ed è una cosa bellissima e stupenda che noi dobbiamo esaltare perché l’amore nasce unicamente da Dio, quindi questo significa che Dio è presente in noi. Alleluia!
Se cerchiamo la parola "fraternità" in qualsiasi vocabolario della lingua italiana scopriremo che si parla di affetto fraterno, di accordo tra persone; si attribuisce implicitamente alla fraternità una pace profonda ed una buona disponibilità di prestare la propria opera.
Da queste poche cose si capisce che la fraternità è un bisogno universale di tutti gli uomini; non è cosa che tocca solo alcuni perché sono più sensibili, tutti abbiamo bisogno di sentirci fratelli. La fraternità è quindi una esigenza intima di tutti noi, nessuno escluso.
Non so se avete notato che quando gli altri ci accolgono ci sentiamo fratelli; quando veniamo considerati fratelli il nostro cuore si allarga, ci sentiamo veramente vivi, sentiamo il senso della nostra vita, avvertiamo il legame che c’è tra di noi e questo ci dà tanta pace e tanta gioia; allo stesso modo quando veniamo esclusi, cioè non trattati da fratelli, maturiamo sentimenti di risentimento e rimaniamo proprio turbati, non restiamo indifferenti.
Questo ci fa capire che ogni uomo, di ogni razza, di ogni lingua, di ogni nazione ha bisogno di questo affetto fraterno.
La fraternità assume diverse forme e naturalmente è commisurata alla sensibilità di ognuno di noi; c’è chi è più sensibile e c’è chi è meno sensibile allora in questo senso si matura un grado, a livello di fraternità, diverso (stiamo parlando ovviamente di fraternità a livello umano).
La fraternità di cui si parla
nei nostri Gruppi, invece, è una cosa ben diversa, è qualcosa di più
profondo, qualcosa così forte che a volte ne abbiamo persino paura. La
fraternità di cui ci parla il Signore è la capacità, che lo Spirito Santo
suscita dentro di noi, di eliminare il senso di estraneità tra tutti quanti
noi. Infatti, se uno è fratello, non è estraneo, se uno è fratello è parte
di me.
E come posso sentirmi fratello? Con l’azione dello Spirito, che ci fa
riconoscere fratelli perché figli dello stesso Padre e perché tutti quanti
abbiamo un’unica origine, un’unica radice, un’unica matrice. Noi siamo
figli di Dio e ne siamo fieri e orgogliosi!
Vogliamo vivere da figli di Dio e scoprire che cosa nostro Padre vuole che
facciamo e come dobbiamo vivere il rapporto di figliolanza con Dio e dunque
questo rapporto tra fratelli.
La Parola di Dio ci interpella
in un modo inequivocabile; noi sappiamo tutti quanti (ce l’ha ribadito P.
Enzo) che la Trinità abita in noi; noi abbiamo ricevuto lo Spirito Santo nel
Battesimo e là dove è lo Spirito, è Gesù e il Padre e non possiamo
inchinarci davanti al Tabernacolo e poi nello stesso tempo non tenere in grande
considerazione i nostri fratelli che sono e siamo tabernacoli viventi.
Non dobbiamo mai dimenticare che in ognuno di noi Dio è presente; Gesù vive in
ognuno di noi ed è questo appello fondamentale che vorrei che ognuno
accogliesse per vivere nella propria vita e maturare un maggiore rispetto, una
maggiore attenzione, una maggiore considerazione verso tutti i fratelli, non
soltanto verso i primi, non soltanto verso coloro che ci sono simpatici, non
soltanto verso coloro che si comportano in maniera graziosa e che stimolano la
nostra accoglienza.
Gesù ci indica due segni distintivi per essere suoi discepoli: "Da come vi amerete vi riconosceranno" e "Padre, fa che siano una cosa sola come io con te.." Quindi la vera fraternità si discerne in maniera così semplice attraverso l’amore che viene profuso e attraverso l’unità che noi manifestiamo. La vera fraternità è appunto il frutto visibile di quello che noi chiamiamo comunione cioè questo amore e questa unione, che ognuno di noi deve vivere intensamente danno come frutto visibile la fraternità.
Chi è il Maestro, chi può insegnarci queste cose? Soltanto lo Spirito Santo. Non abbiamo altra strada. Così ci ha detto il Signore: Egli vi insegnerà quello che io vi ho già detto.
Ecco perché P. Enzo
raccomandava così tanto la preghiera. Se noi dobbiamo fare una riunione tra
fratelli, allora prima preghiamo! Altrimenti non saremo veramente fratelli, ma
rimarranno tra di noi barriere di estraneità e finiremo col non fare unità ed
essere concordi nel Signore e finiremo col vivere qualche momento di divisione.
Dobbiamo essere molto attenti, fratelli miei, non dimenticando mai che c’è
qualcuno che questa fraternità vorrebbe distruggerla, c’è qualcuno a cui dà
fastidio che noi ci amiamo e che è sempre all’attacco e ci incita allo
scoraggiamento ed ecco perché a volte ci disperiamo e litighiamo; teniamolo
sempre presente questo nemico, non temendolo perché non può nulla contro di
noi perché noi siamo di Gesù e là dove è Gesù lui non può nulla.
Dobbiamo avere il coraggio di scegliere Gesù, il coraggio di scegliere nella nostra vita di rinnovamento la sua Parola. Cominciamo da oggi a riflettere su ciò che significa chiamarci fratelli perché di solito lo diciamo troppo a buon mercato, dobbiamo veramente comprendere che questa è una chiamata del Signore ad essere fratelli in tutto e per tutto.
Ecco, allora che, se noi accogliamo la voce dello Spirito, faremo le stesse cose che ha fatto Gesù anzi il Signore ci dice che ne faremo di più grandi perché "Io sono andato presso il Padre e si sono aperti i cieli per voi", quindi ciò che il Signore ci ha detto noi dobbiamo meditarlo nel nostro cuore perché se Egli, che senza colpa e senza macchia si è fatto figlio anche nella carne per diventare fratello nostro e patì per noi, morì e risuscitò per ognuno di noi, sentì un così grande amore che lo portò a dare persino la vita, oggi noi dobbiamo fare un po’ di pausa nel nostro cammino. Il Signore vuole che non corriamo sempre ma che riflettiamo e rivediamo il nostro modo di essere in Cristo; Lui si è fatto come noi perché noi lo potessimo conoscere meglio e affinché sentissimo veramente questa fraternità e ci sentissimo eredi come lui del suo Regno.
Se il ministero di Cristo scaturisce dal suo amore fraterno per tutti gli uomini, allora ci può essere un ministero che nasca da una sorgente diversa?
Che cosa sono i ministeri se non servizio amoroso verso i fratelli? Di quali ministeri parliamo se non di un servizio affettuoso, amoroso, premuroso, devoto verso tutti i fratelli? Non esiste un altro tipo di ministero, non possiamo avere un’altra spinta interiore, un altro motore che ci spinge verso l’azione se non l’amore di Cristo che non è fondato sulle sublimazioni (A volte accogliamo un fratello con entusiasmo ma, passato quel momento, siamo capaci di dir male).
Prima, quindi, di mettere in comune: averi, abilità, tutto quello che siamo capaci di dare e di fare, il Signore ci chiede un rischio più grande: quello di sapere mettere in comune noi stessi; questa è la parte più difficile! Mi viene facile mettere le mani in tasca e tirare fuori qualche cosa, mi viene facile dare un poco del mio tempo, mi viene facile dare qualsiasi cosa, ma la cosa più difficile che mi viene da fare è mettere me stesso in comune e donare me stesso.
Dobbiamo vincere la diffidenza che noi nutriamo soprattutto verso la Parola di Dio; diciamolo francamente e nessuno si scandalizzi perché quello che ci comanda il Signore noi non lo mettiamo in pratica. E chi vi parla, queste cose li vive nella propria carne e non vorrei che mi consideraste un maestro; vi dico con tutta sincerità che anche io mi sforzo di crescere, come tutti e non mi vanto di 20 anni di cammino perché so che non ho fatto che un piccolo passettino; nessuno si vanti di essere un veterano del Rinnovamento; è una cosa penosa sentir dire "Io ho vent’anni di cammino nel Rinnovamento! C’è da chiedersi "Ma dove sei andato?"
Concludendo, se abbiamo
realizzato un po’ di quanto abbiamo detto sentiremo il desiderio di donarci,
di impegnarci veramente e di accogliere il fratello così com’è, con i suoi
limiti, con i difetti; di accoglierci in maniera semplice senza giudicare, senza
giudicare la fede soprattutto perché lì è il primo giudizio che ognuno di noi
fa .
Il Signore ha dato dei tempi a tutti e chi siamo noi per cambiare i tempi del
Signore? Accogliamo tutti i fratelli nel nostro cuore aiutandoci reciprocamente
a sopportare le intemperie della vita e le avversità. Si diceva una volta:
" Aiutiamoci a portare i pesi gli uni degli altri, sostenendoci in tutti i
bisogni" Questo aiuto è fondamentale ed è il segno che lo Spirito agisce.
In questo modo possiamo
condividere il nostro cammino e per cammino s’intende che quello che ho
vissuto io passa anche al mio fratello e quello che ha vissuto il fratello passa
anche a me e insieme cresciamo.
Se opereremo così vedremo che la Comunità crescerà così tanto che sentiremo
il bisogno di uscire dal nostro piccolo, dal nostro chiuso, dalla nostra
pochezza e di annunziare a tutti che Gesù è il Signore; e la nostra parola avrà
certamente un seguito perché parleremo per la sovrabbondanza del cuore, non
perché abbiamo sentito parlare; le nostre parole affascineranno il nostro
prossimo perché la nostra vita è quella che prima di tutto li ha illuminato e
li affascina.
Questo era il parlare di Gesù "con autorità", è necessario che facciamo morire l’uomo vecchio, forse oggi lo stiamo comprendendo meglio, cioè il nostro egoismo, il nostro comodismo, il nostro quietismo, il nostro individualismo; ricordiamoci che se il chicco di grano non muore rimane solo; il chicco di grano è un seme che diventa inutile se è lasciato in un luogo sterile, deve essere immerso nella terra, nel fango e qui germoglierà e darà frutto.
Anche noi abbiamo bisogno di rinnegare noi stessi e scegliere l’uomo interiore.
Alleluia!
Da una relazione di Pippo Viola - Componente Comitato Regionale Sicilai a Mangifarace - Centro Gesù Liberatore 10 giugno 2001