LA FORMA DEL MINISTERO
Saro Modica

L’obiettivo che dobbiamo raggiungere è che ogni Gruppo oltre ad avere l’incontro di preghiera settimanale abbia un altro incontro settimanale DI FORMAZIONE.

Lo sviluppo del tema seguirà come due piste:

Tra la prima e la seconda pista si collocheranno consigli pratici su criteri di discernimento sulla formazione comunitaria .

COSA VUOL DIRE FORMAZIONE ?.

Cominciamo con un brano della Parola di Dio: "Signore, tu sei nostro Padre; noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma; tutti noi siamo opera delle tue mani".

Preghiamo: "Ti vogliamo chiedere, o Padre, di liberare i nostri cuori e la nostra mente da ogni polemica, da ogni confusione e di riempire il nostro cuore con la presenza del tuo amore e della tua tenerezza. Te lo chiediamo, o Padre, nel nome di Gesù e per l’intercessione della Beata Vergine Madre del Signore nostro e Madre nostra. Amen."

Tra le varie accezioni per il significato del vocabolo "formazione" mi ha colpito la seguente definizione: conferire o acquisire una determinata forma.

Se consideriamo il brano di Isaia che abbiamo appena letto e vogliamo dare un significato spirituale alla parola "formazione" dobbiamo chiederci "Chi è che conferisce la forma al credente e qual è questa forma".

L’Apostolo Paolo, in perfetta sintonia con il profeta Isaia, scrive ai Corinzi: "E noi tutti a viso scoperto riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore veniamo trasformati in quella medesima immagine di gloria in gloria secondo l’azione dello Spirito del Signore". E’ Dio, quindi, che conferisce la forma al credente per mezzo dello Spirito Santo e questa forma consiste nel riflettere l’immagine di Gesù, il figlio di Dio.

Vuoi sapere tu qual è la forma del Cristo ?

Allarga le braccia! E’ proprio così! E’ la croce la forma del Cristo, è il morire a se stessi, è il sacrificio per amore! Questa è la forma che il Padre con lo Spirito vuol donare a ciascuno di noi. "E’ lo Spirito che dà la vita", dice San Paolo, ma la dà attraverso la strada della morte. "Se seguite la voce dell’egoismo voi morirete!", scriveva Paolo ai Romani, "se invece mediante lo Spirito la soffocherete, voi vivrete".

Il problema, quindi, per il credente, dopo la prima conversione, diventa seguire la voce dello Spirito oppure ritornare a seguire la voce dell’egoismo.

La formazione comunitariaChe cosa è?

E’ la fase dell’approfondimento della fede; e come fare ad accettare la guida dello Spirito Santo nella propria vita ? E’ come allenarsi al combattimento spirituale; è come rendere testimonianza al Vangelo.

La fede, cito testualmente un passaggio di Salvatore Martinez in un Meeting ministeriale, se è legata alla sola emotività, alla sola esperienza, muore perché è inadeguata a quelle che sono le domande fondamentali dell’uomo. "Ho fatto un’esperienza travolgente! Conosco Gesù!" Bene, ma poi mi comincio a chiedere: "Come entra Gesù nella mia vita? Come entra Gesù nel mio matrimonio? Come entra Gesù nelle mie relazioni sociali?" Io non posso pensare che il solo seminario di vita nuova nello Spirito sia sufficiente a darmi tutte queste risposte; io non posso pretendere che il processo di trasformazione iniziato durante il seminario di vita nuova, durante una catechesi o un’esperienza spirituale possa avere l’effetto di farmi raggiungere questa statura di Cristo, è solo l’inizio!

Ogni cristiano ha un suo proprio cammino spirituale, ma alcune linee generali sono comuni a tutti. Il Concilio Vaticano II nella Costituzione "Lumen Gentium" al n.42 così recita:

"…Dio è amore e chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio in lui; Dio ha effuso il suo amore nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci fu donato, perciò il dono primo e più necessario è la carità (l’amore) con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa ed il prossimo per amore di Lui. Ma perché la carità, cioè l’amore, come buon seme cresca e fruttifichi, ogni fedele deve ascoltare volentieri la Parola di Dio e, con l’aiuto della sua grazia, compiere con le opere la sua volontà, partecipare frequentemente ai sacramenti soprattutto all’Eucaristia, alle azioni liturgiche, applicarsi costantemente alla preghiera, abnegazione di se stesso, all’attivo servizio ai fratelli, all’esercizio di tutte le virtù".

Secondo il Concilio, quindi, la via che conduce alla perfezione della carità cioè alla perfezione della santità comprende:

Capite bene che la Parola di Dio diventa così la via che conduce alla perfezione, diventa il testo basilare, fondamentale della nostra formazione comunitaria; la Parola scuote il nostro torpore, risponde alle nostre domande, ai nostri orizzonti, ci offre i criteri per interpretare e valutare i fatti e le situazioni; il credente docile all’ascolto viene assimilato nel pensare e nell’agire a Cristo; può dire con l’apostolo Paolo "Per me vivere è Cristo !".

In una breve sintesi, cercando di tirare le somme di quanto fin’ora detto, la formazione ha lo scopo di fornire i criteri spirituali affinché ciascuno prenda coscienza della propria vocazione cristiana e la viva alla luce di Cristo nell’ambito quotidiano, sociale ed ecclesiale in cui opera.

Ma, attenzione fratelli, la vita cristiana non è solo questione di crescita personale nella santità e nell’amore, ma è anche ministero, servizio, diaconia, annuncio e per assolvere a questi compiti abbiamo bisogno "della potenza dall’alto", abbiamo bisogno dei carismi! Abbiamo bisogno dei carismi nei nostri gruppi! I carismi sono una grazia speciale dello Spirito Santo per la testimonianza della Chiesa!

Se consideriamo questo secondo aspetto della vita cristiana, che è l’aspetto carismatico, se consideriamo inoltre la nostra chiamata dentro il Rinnovamento nello Spirito dobbiamo ammettere pure che abbiamo necessità di crescere nella dimensione carismatica e nel senso di appartenenza e di identità nel R.n.S. per cui, infine, la formazione, oltre ad avere lo scopo di fornire i criteri spirituali, affinché ciascuno prenda coscienza della propria vocazione cristiana, viva alla luce di Cristo, nell’ambito quotidiano, ecclesiale e sociale in cui opera, ha lo scopo di approfondire e consolidare l’esperienza carismatica per una maggiore crescita del senso di appartenenza e di identità nel Rinnovamento nello Spirito.

QUALI SONO I CRITERI DI DISCERNIMENTO PER LA FORMAZIONE

Prerogativa specifica, cioè compito essenziale del Gruppo Pastorale, è la programmazione di tutte le attività spirituali della Comunità; per questo è auspicabile che il Gruppo Pastorale si incontri una volta la settimana al fine:

"Chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti" (Mc 10,44) L’attività del Gruppo Pastorale non consiste però soltanto nello stabilire una serie di incontri e di attività, ma attraverso il discernimento di definire un’analisi dal basso sulla base dei reali bisogni del Gruppo e un’analisi dall’alto per comprendere in quale direzione muove la volontà di Dio nel Gruppo cioè qual’è la volontà di Dio per la mia vita, per il Gruppo Pastorale e per la nostra Comunità.

L’individuazione dei bisogni della Comunità si acquisisce, quindi, attraverso una verifica, cioè bisogna valutare se il Gruppo sta vivendo un momento di crescita per cui si può prevedere, per esempio, un progetto spirituale che faccia fare un passaggio avanti per una effettiva risposta dei fratelli a questa proposta del Pastorale.

A volte, invece, il Gruppo attraversa un momento di crisi, di ripiegamento che impedisce un incontro positivo. In questo secondo caso se questa verifica fa venire fuori che il mio Gruppo è in crisi ed è ripiegato cosa fare?

Più che una intensa programmazione sarà più produttivo prevedere intensi momenti di spiritualità attraverso  celebrazioni liturgiche, mistagogiche, ritiri e con l’aiuto di qualche fratello anziano esperto nel combattimento spirituale.

La verifica deve riguardare anche lo stato di salute carismatica del Gruppo, tenendo presente che i carismi, caro fratello del Pastorale, se non si esercitano, muoiono! Non facciamo come i pompieri che dove si accende il fuoco buttiamo acqua!

Bisogna in ogni caso chiedersi:

Perché il Pastorale possa fare un buon discernimento non deve considerare dall’esterno il Gruppo. Occorre avere la capacità di ascoltare i fratelli; occorre anche essere assidui (Sebastiano ha ripetuto molte volte: "Senza presenza non c’è presidenza") perché senza testimonianza oculare degli elementi che poi costituiranno il discernimento tu non puoi fare un discernimento sereno e spirituale; è necessario che tu sia presente; quindi il Pastorale deve essere assiduo in ogni attività del Gruppo.

Infine, (ultimo punto) bisogna tenere conto delle caratteristiche del Gruppo cioè se è un gruppo giovane oppure se è un gruppo formato da tanto tempo perché per ogni realtà c’è una risposta diversa. Sebastiano dice sempre una frase che io condivido: "Non possiamo dare tutte le risposte per ogni circostanza!" e il mio Parroco dice: "La legge serve a codificare uno standard di vita spirituale basso, BASSO! " Quando abbiamo bisogno di tante regole significa che lo standard di vita spirituale nostro e del Gruppo è basso! Allora dove sta l’arte, il carisma del discernimento?

Bisogna quindi valutare, se il gruppo è giovane, ha bisogno di una certa risposta, ma se un gruppo è formato da tanto tempo ha bisogno di un’altra risposta. In quest’ultimo caso, cioè se si tratta di un Gruppo che ha fatto un certo cammino, ha già da tempo fatto un incontro di preghiera e di crescita settimanale e i fratelli sono cresciuti in questo ambito, la programmazione si dovrebbe dividere in tre livelli :
        a)- Evangelizzazione o pre-seminario per i neofiti;
        b)- Il seminario di Effusione per quelli che hanno uno o due anni di cammino;
        c)- Catechesi sistematica per gli Effusionati.
Comunque noi oggi, attenzione, non stiamo abbassando lo standard spirituale nei nostri Gruppi, ma stiamo rispondendo alle esigenze di quei Pastorali che magari non hanno esperienza perché fanno parte di un Gruppo giovane e non sanno cosa fare; allora noi oggi vogliamo scegliere per modello un Gruppo giovane che non ha mai fatto formazione per poter dare dei consigli pratici e iniziare la formazione settimanale comunitaria.

Ecco , allora, alcuni consigli pratici.

COME FARE FORMAZIONE NEL MIO GRUPPO?

Il Consiglio Pastorale, dopo aver fatto discernimento sulla base dei reali bisogni del Gruppo, dopo avere compreso quale è la volontà di Dio sul Gruppo:

Il Consiglio Pastorale costituisce così l’equipe dei formatori.

Possono far parte di questa equipe:

  1. I delegati dei servizi del Gruppo;
  2. I membri del Consiglio Pastorale;
  3. Gli anziani.
Qualora il Pastorale non è nelle condizioni di potere scegliere dei formatori si prenderà carico direttamente della formazione comunitaria, stabilendo una turnazione tra i membri del Pastorale in modo che ognuno si prepari alla trattazione di un tema scelto.

COME CONDURRE LA FORMAZIONE COMUNITARIA?

Per gli incontri formativi comunitari si suggerisce la seguente modalità:

a ) - Una breve preghiera introduttiva con qualche canto di gioia, un canto che ti invita alla preghiera e alla lode e l’invocazione allo Spirito Santo quindi un momento di preghiera e di invocazione allo Spirito.

b ) - L’annuncio kerigmatico dai 20 ai 30 minuti.

c ) - Una condivisione fraterna .

d ) - Una preghiera finale sulla condivisione o se volete una attualizzazione della Parola ascoltata.

Io vi posso garantire che questa catechesi così tecnica esce dal mio cuore, che ieri l’ho fatta tre volte chiedendo al Signore: "Signore, io non voglio ripetere delle formule, dammi una Parola". Il Signore mi ha dato quella dolcissima Parola "Signore tu sei nostro Padre noi siamo argilla, tu colui che ci dà forma e noi siamo opera delle tue mani" Ecco perché, quello che vi sto dicendo ve lo dico con il cuore, perché l’ho sperimentato! Ecco perché c’è un amore ed ecco perché spero che il mio amore vi contagi. Quindi l’insegnamento kerigmatico deve partire da un’esperienza personale, da una preghiera, da uno studio, da quello che io sto vivendo, non posso dire quello che non sono e non posso proporre quello che non sperimento.

Per annuncio kerigmatico si intende un annuncio che scaturisce dall’esperienza personale, dalla profondità della preghiera, dall’ascolto della Parola di Dio e dallo studio, finalizzato al risveglio della fede degli ascoltatori per un annuncio graduale in santità, secondo le parole e l’esperienza descritta negli Atti degli Apostoli quando dopo l’annuncio pieno di Spirito Santo di Pietro tremila giudei gli chiesero "Cosa dobbiamo fare?" .

A questa domanda deve mirare l’insegnamento, questa domanda deve suscitare l’insegnamento kerigmatico, cioè mettere chi ascolta in questa prospettiva, mettere in crisi chi ti ascolta perché anche i nostri fratelli come i Giudei dopo la Pentecoste possano chiedere :"Che cosa dobbiamo fare?" "Credi, convertiti e dopo riceverai il dono dello Spirito".

Per l’individuazione delle tematiche inerenti al discepolato vi diamo alcuni consigli sul materiale da consultare.

E’ necessario, per esempio, che un Gruppo possa acquistare (è il minimo che un qualsiasi Gruppo possa possedere):

Concludendo, la Comunità dovrà partecipare alla formazione in maniera attiva e con attenzione per questo si consiglia di stimolare la Comunità a prendere appunti nel corso della formazione in modo da avere la possibilità di meditare sugli appunti dei contenuti formativi e un approfondimento personale del messaggio ricevuto.

Adesso vogliamo insieme ringraziare il Signore con il brano che mi ha messo nel cuore:

Grazie, Signore, tu sei nostro Padre,

noi siamo argilla e tu colui che ci dà forma, grazie Signore.

Tutti noi siamo opera delle tue mani.

Amen. Alleluia

 

Da una relazione di Saro Modica - Componente Comitato Regionale Sicilai a Mangifarace - Centro Gesù Liberatore 10 giugno 2001

                     

                                                     TORNA A CATECHESI