RICEVETE LO SPIRITO SANTO  

Don Mario Cascone

Lo Spirito Santo è il dono pasquale per eccellenza, il dono che Gesù Risorto continuamente fa alla sua Chiesa. Sentiamo ancora oggi, in questo Cenacolo nel quale siamo riuniti, la sua parola salvifica, che ci dice: “Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20,22). Sentiamo il suo Soffio di vita, che alita su di noi e ci rigenera in un’esistenza rinnovata dall’azione della sua Grazia. Noi, che eravamo morti a causa del peccato, in Cristo morto e risorto abbiamo riacquistato la vita. Noi che avevamo perduto il soffio di vita, alitato dal Creatore all’inizio del mondo (Gen 2,7), lo abbiamo ricevuto nuovamente dal nostro Redentore. E questo Soffio di vita si chiama Spirito Santo! E’ Lui il Signore che dà la vita!

Egli viene a noi non solo dopo la morte e risurrezione di Gesù, ma a causa di essa. Il sacrificio d’amore del Signore è la condizione indispensabile perché noi abbiamo di nuovo la vita. Sulla croce Gesù ci dona tutto se stesso e, nel momento supremo della sua donazione, ci dona lo Spirito Santo. L’evangelista Giovanni dice: “chinato il capo, spirò” (Gv 19,30). Ora, questo verbo “spirò” si può tradurre anche con “rese lo Spirito”, “donò lo Spirito”: Gesù in quel momento ci donò lo Spirito Santo, lo Spirito che procede dal Padre e dal Figlio e si “riversa” nei nostri cuori per mezzo dell’umanità purissima di Cristo. Questo equivale a dire che l’ultimo respiro di Cristo  Crocifisso coincide con il primo respiro della Chiesa: la sua morte ci ridona l’alito di vita, che avevamo perduto con il peccato. Ecco perché la sera stessa della Pasqua, Gesù Risorto entra nel cenacolo dove sono riuniti i discepoli e, dopo aver alitato su di loro, dice: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 22-23).

Lo Spirito Santo perciò è l’Amore, che scaturisce dall’atto supremo di amore di Dio per noi, quale si realizza sulla Croce: un amore che ci salva, riscattandoci dall’orgoglio e dall’egoismo, nel quale sempre tentiamo di rinchiuderci con il peccato. Lo Spirito Santo è il Dono, che proviene a noi  dalla donazione che il Signore Gesù fa di tutto se stesso sulla Croce. Nello Spirito Santo il Padre e il Figlio vengono a noi come Amore, come Dono. Perciò lo Spirito Santo è, come dice il Papa nell’enciclica Dominum et vivificantem, la Persona-Amore, la Persona-Dono. Nello Spirito Dio si manifesta a noi nella sua essenza, che è l’Amore! Nello Spirito il Padre e il Figlio si donano a noi, ci fanno partecipare alla loro stessa vita trinitaria, ci fanno pregustare la beatitudine, che godremo pienamente nell’eternità. Nello Spirito siamo ammessi dinanzi alla gloria di Dio, contempliamo lo splendore del suo volto, godiamo i frutti della redenzione!

Evidentemente, cari fratelli, queste sono esperienze per tanti versi indicibili. Non è facile raccontare agli altri la nostra esperienza di Dio, la contemplazione del suo volto, l’irruzione della potenza del suo Amore nella nostra vita. Eppure è così! Anche se non riusciamo a dirlo pienamente, anche se le nostre parole risultano inadeguate a narrare le meraviglie compiute dallo Spirito di Dio nella nostra vita, noi attestiamo che Egli è vivo ed operante in mezzo a noi! Nello Spirito Santo, infatti, noi sentiamo la vicinanza di Dio, avvertiamo che Dio pone la sua onnipotenza al nostro servizio, scende al nostro livello, si fa immanenza d’amore, fino a vivere in noi!

Quando pensiamo a Dio, noi in genere lo pensiamo già in termini trinitari. Pensiamo anzitutto a Colui che ci trascende, che è Onnipotente, Onnisciente e ci sovrasta con la sua potenza. Pensiamo però anche, contemporaneamente, a Colui che sta accanto a noi, lotta e spera con noi, vive al nostro fianco. E pensiamo infine a Colui che, addirittura, sta dentro di noi: parla al nostro cuore, ci rimprovera, ci esorta, ci incoraggia ad andare avanti. In altri termini stiamo pensando al Dio uno e trino: Colui che ci sovrasta è il Padre onnipotente; Colui che sta accanto a noi, fino a farsi uno di noi, è il Figlio Unigenito; Colui che vive dentro di noi è lo Spirito Santo! Davvero il mistero della Santissima Trinità noi lo sentiamo come qualcosa di esistenzialmente nostro, nonostante la sua trascendenza. E possiamo intuire qualcosa di questo mistero, grazie al dono dello Spirito, che come Maestro interiore, ci istruisce e ci guida “alla verità tutta intera” (Gv 16,13). Senza l’azione dello Spirito questa conoscenza esperienziale e salvifica di Dio non sarebbe possibile. Proviamo perciò a sintetizzare in alcuni concetti essenziali l’opera dello Spirito Santo nella nostra vita:

   

  1. E’ nella potenza dello Spirito Santo che Dio perdona il nostro peccato e ci rigenera a nuova vita mediante il Battesimo. A Nicodemo Gesù dice: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3,5). Questa nascita “da acqua e da Spirito” è certamente avvenuta nel Battesimo, ma continua ad avvenire tutte le volte che noi, tramite il Sacramento della Riconciliazione, riceviamo dal Signore la remissione dei nostri peccati. Per questo i Padri della Chiesa paragonavano il sacramento della Penitenza alla seconda tavola di salvezza concessa da Dio al naufrago-peccatore. E S. Agostino diceva che non mancano mai alla Chiesa l’acqua e le lacrime: l’acqua del Battesimo e le lacrime della Penitenza.

  1. Di conseguenza è lo Spirito Santo che ci fa capire e gustare la nostra condizione di figli di Dio. Lo dice chiaramente San Paolo: “Lo Spirito stesso attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio” (Rom 8,16). “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4,6). “Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: <<Abbà, Padre!>>” (Rom 8,15). Essere figli di Dio è la nostra condizione ontologica, quella che conferisce dignità all’esistenza di ciascuno di noi e di ciascun uomo. Non sempre purtroppo ci comportiamo da figli di Dio, ossia non sempre viviamo secondo la nostra condizione ontologica.

  1. Grazie allo Spirito Santo noi siamo introdotti alla conoscenza di Dio, una conoscenza che non può essere solo teorica, perché le persone non si possono mai conoscere solo in teoria: bisogna farne esperienza per conoscerle a fondo. E siccome il nostro Dio è Persona, anzi è un solo Dio in tre Persone, noi possiamo conoscerlo solo facendone esperienza. Ora, è proprio lo Spirito Santo che ci introduce in questa conoscenza esperienziale di Dio. Ce lo ha fatto capire Gesù, quando ha detto: “Il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v'insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14,26). Lo Spirito Santo, dunque, non ci insegna qualcosa di diverso da quello che già ci ha insegnato Gesù. Egli continua a ricordarci tutte le cose che Gesù ci ha detto, ma ce le ricorda in modo interiore, approfondito, illuminante, attuale. La Parola di Dio è sempre la stessa, non possiamo cambiarne nemmeno una virgola; eppure essa è sempre nuova ed attuale, grazie all’azione dello Spirito, che è Maestro interiore di verità, di quella Verità che, in ultima analisi, è Gesù stesso! Lo Spirito di Dio ci introduce alla Verità che è Gesù! E lo fa attraverso alcuni suoi doni particolari: il dono della scienza, che ci fa salire dalle creature al Creatore, dalle cose di questo mondo a Colui che ha fatto tutte le cose; il dono dell’intelletto, che ci fa intuire per via soprannaturale le verità della nostra fede, per cui anche, e soprattutto, i piccoli e i semplici possono intuire i grandi misteri della nostra fede: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25); il dono della sapienza, mediante cui noi possiamo “gustare” (dal latino sàpere!) la bontà di Dio e il suo amore. I doni dello Spirito ci aiutano anche a capire, nella luce della fede, quella parte di verità difficile da comprendere e da vivere nella nostra esistenza: la verità del dolore e della Croce. Sicuramente a questo Gesù alludeva quando diceva: “Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera” (Gv 16,12-13). Per aiutarci a vivere questa parte di verità, il Divino Spirito ci sostiene col dono della fortezza. Per farci comprendere qual è il progetto del Signore su di noi, qual è la sua volontà e quali sono le strade che dobbiamo intraprendere, lo Spirito Santo ci guida col dono del consiglio. Egli ci suggerisce la parola giusta al momento giusto, e lo fa in mille modi: tramite la Parola di Dio ascoltata in Chiesa, tramite il sacerdote nostro direttore spirituale, mediante i fatti della vita quotidiana, durante la preghiera.

  1. A proposito di preghiera, è lo Spirito che prega in noi e con noi, anzi è più esatto dire che noi preghiamo “nello Spirito”. E se non preghiamo “in Spirito e verità” (Gv 4,23), la nostra preghiera rischia di essere vuota formula ritualistica. Lo Spirito ci soccorre col dono della pietà, mediante il quale rende la nostra vita un atto filiale, una manifestazione d’amore nei confronti di Dio, una lode autentica al suo Nome glorioso. Ci sostiene anche col dono del santo timor di Dio, che non è la paura di Dio, ma la riverenza nei confronti del suo Nome e, soprattutto, il timore di poterlo dispiacere, di tradire la sua fiducia e il suo amore. Noi perciò preghiamo “nello Spirito”, in quanto, come dice S. Paolo: “lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Rom 8,26).

  1. Infine è lo Spirito Santo che ci fa essere Chiesa, ossia fa di tutti noi le membra dell’unico Corpo di Cristo, facendoci vivere nella comunione, nonostante tutte le nostre differenze. E’ questo il grande miracolo della Pentecoste: la fusione di tutte le differenze di lingue e di razze (Atti 2,1-11). La fusione non è “confusione”, ma convivenza ordinata e armoniosa delle diverse lingue, dei diversi caratteri di ognuno, dei differenti doni che lo Spirito ha donato a ciascuno di noi. Il miracolo di Pentecoste non è consistito nel fatto che tutti parlassero la stessa lingua, ma nel fatto che ognuno, pur continuando a parlare la propria lingua, capiva quella degli altri. E’ l’esatto contrario di quanto era accaduto nella torre di Babele, dove si era verificata invece la confusione delle lingue (Gen 11, 1ss.). Lo Spirito Santo ci fa capire che la diversità è ricchezza: è sicuramente una inestimabile ricchezza il fatto che non siamo tutti uguali! Lo siamo senza dubbio nella dignità, che è per tutti la stessa e consiste nell’esser figli di Dio, ma non lo siamo nei doni che lo Spirito ha fatto ad ognuno di noi. E noi sappiamo dall’Apostolo Paolo che “a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune” (1 Cor 12,7). I carismi vengono dati ai singoli per il bene di tutti, non certo per diventare motivo di orgoglio personale. Tutto quello che siamo e tutto ciò che abbiamo è dono di Dio e deve essere messo al servizio dei fratelli. Questa consapevolezza e quest’impegno fanno crescere la Chiesa e la fanno risplendere in mezzo agli uomini come segno e strumento della salvezza.

Per tutti questi motivi vogliamo ringraziare il Padre e il Figlio che ci hanno fatto dono dello Spirito Santo. E vogliamo continuare ad invocare questo Dono, che è il done dei doni. Veramente non vogliamo chiedere altro, se non questo: donaci, o Padre, il tuo Spirito. Gesù ci ha rassicurato, quando ci ha detto: “Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!” (Lc 11,13). E’ lo Spirito Santo che ci dispone ad abbandonarci in Gesù, a “consegnarci” alla sua signorìa, giacchè  solo nello Spirito possiamo dire che Gesù è il Signore. E’ lo Spirito che ci fa gridare Abbà a Dio, nostro Padre, e ce lo fa gridare in Cristo, con Cristo e per Cristo.

 

Senza lo Spirito:

·     La nostra preghiera è vuoto ritualismo

·     La nostra azione pastorale è sterile esibizionismo e non produce frutti duraturi

·     La nostra parola ostenta solo il nostro orgoglio intellettuale e rivela la pochezza del nostro cuore

·     Le nostre comunità sono il trionfo dell’egoismo e dell’individualismo

        Con lo Spirito Santo, invece:

·        La nostra preghiera è autentica azione di grazie all’Onnipotente

·        La nostra azione pastorale consegue risultati grandiosi

·        La nostra parola non è più la nostra, ma è quella di Dio in noi

·        Le nostre comunità rivelano il volto stesso di Dio e vivono l’autentico amore fraterno!

 

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