L'UNITA'
NEI GRUPPI DEL RnS
Sebastiano Fascetta
"Come
tu, Padre, se in me ed io in Te,
Fratelli
e sorelle,
io
voglio dirvi fin dall' inizio che dobbiamo custodire la gioia. Oggi il Signore
ci parla di unità e ci fa capire che vuole da noi che questa unità porti un
frutto iniziale, frutto che sia la pace e la gioia. Laddove c'è la gioia nei
gruppi, c'è anche la forza e la
capacità di risolvere ogni problema: vero o no? Laddove c'è tristezza e
angoscia, tutto diventa più pesante e viene ingigantito, tutto diventa più
forte e ci allontana dall'amore di Gesù. Laddove c'è gioia, che come dice San
Paolo ai Galati: "la gioia è un
frutto dello Spirito" (e noi siamo Rinnovamento nello Spirito), allora,
se è vero che ci sono i carismi, il Signore ci chiede dei frutti. Se siamo
albero - dice Gesù nelle sue parabole - allora dobbiamo portare non un frutto
qualunque, ma un frutto buono. E noi sappiamo che questi frutti buoni sono
indicati da San Paolo nella Lettera ai Galati: pace, gioia, amore, bontà,
benevolenza. Dobbiamo realizzare nei nostri gruppi, raccogliendo e discernendo,
questi frutti: frutti di gioia e di pace. Non possiamo far parte del
Rinnovamento, non possiamo partecipare all'incontro di preghiera tristi e uscire
tristi. Questo, il più delle volte non dipende dagli altri che ci fanno
qualcosa, ma dipende da un nostro atteggiamento: se c'è l'atteggiamento della
gioia, della semplicità, dell' apertura, dell'amore, allora sicuramente lo
Spirito interviene: e guardate che quando io parlo di gioia, non parlo di una
gioia "egoista". C'è una gioia egoista che pensa per sè e cerca la
gioia personale, quella che ci fa andare al' incontro di preghiera per cercare
la gioia attraverso una consolazione, una guarigione; c'è una gioia egoista che
ci fa andare all'incontro di preghiera per trovare un bene solo per noi, una
gioia per noi. questa è una gioia egoista. Il Signore ci dice di condividere
tutto: la nostra gioia deve essere nello stare insieme come fratelli: "come
è bello e gioioso - dice il salmista
- stare insieme come fratelli".
Cari
fratelli e sorelle, dobbiamo gioire gli uni per gli altri. Noi alle volte siamo
bravi a far festa a Gesù, ma siamo meni bravi per un dono che ci sta vicino
ogni giorno, ed è il fratello o la sorella che è accanto a noi. La Lettera di
Giovanni ci dice che Dio mai nessuno l'ha visto, è vero che noi non abbiamo
visto Gesù: diffidate da coloro che hanno visioni, visioni che alle volte ci
sono anche all' interno dei nostri gruppi. Il nostro Signore non è il Signore
della visione, ma è il Signore che parla nel cuore, che ci chiama a
conversione. Come ci diceva l'autore, Dio nessuno l'ha visto e nessuno lo vede,
ma da come ci amiamo gli uni gli altri sappiamo che lo spirito dimora in noi: in
un certo senso allora vediamo Gesù nel fratello. Se ci amiamo gli uni gli
altri, quel mosaico che si è fatto come segno mistagogico significa questo: il
pezzo di mosaico, che ognuno di noi porta, è per fare emergere Gesù. Ma chi di
voi vede Gesù nella comunità, chi di voi vede il Pane Eucaristico per fede e
non per visione ottica? Ebbene, noi per fede dobbiamo vedere Gesù da come ci
amiamo: "Da questo sapranno che
siete miei discepoli, da come vi amerete. Sapranno che io sono il Figlio di Dio
che sono venuto a liberare ed a guarire". Questa è la cosa essenziale.
Fratelli e sorelle, noi alle volte ci trattiamo non con delicatezza, ma
riusciamo a calpestare la faccia dei nostri fratelli, la dignità dei nostri
fratelli. il fratello è luogo santo: ricordate Esodo al cap. 3:
"Mosè, togliti i calzari dai piedi, perchè il luogo che tu stai
calpestando è terra santa". Il fratello è terra santa, e come dice
San Paolo: "Costui è uno per cui
Gesù è morto". Allora, fratello, chi sei tu che giudichi? Chi sei?
Neppure Dio ha fatto questo, perchè Dio fa sorgere il sole sia per i giusti che
per gli ingiusti, sia per i buoni che per i cattivi: allora chi sei tu per
giudicare, per criticare, per non amare, per essere pieno, come diceva padre
Matteo, di pregiudizi? Ogni qualvolta noi stiamo con i fratelli, prima ancora
dell'amore, ci sta il giudizio: abbiamo messo un segno, abbiamo dato una taglia,
questo fratello non va più ricercato, non vale più nulla perchè mi ha fatto
questa o quella cosa, lo ha fatto a me, e siccome lo ha fatto a me io non lo amo
ed allora lo critico: lo ascolto ma lo prendo con le pinze. No, cari fratelli e
sorelle, dobbiamo abbattere per mezzo dello Spirito questo pregiudizio perchè,
come ci ricorda San Paolo, Gesù per mezzo della Croce ha abbattuto il muro di
frammezzo, l' inimicizia: voi dovete sapere che nel tempio di Gerusalemme c' era
un muro alto che non permetteva ai pagani di entrare nel luogo santo, luogo dove
entrava solamente il popolo eletto di Israele. I pagani restavano fuori. Gesù
ha abbattuto quel muro di frammezzo: noi che siamo tempio dello Spirito Santo,
abbiamo nel nostro tempio, nel nostro cuore, muri di frammezzo. Anche per noi ci
sono i pagani, cioè i nostri fratelli che stanno al di là di questo muro. E'
venuto il tempo, per mezzo dello Spirito Santo e del sangue di Gesù e
dell'amore di Gesù, di abbattere ogni barriera, perchè siamo tutti fratelli in
Cristo. Se il Signore oggi ci dà questa parola che ci invita all' unità,
significa che ogni gruppo ed ogni persona deve fare qualcosa per l' unità:
significa anche che il Signore vuole realizzare l'unità in mezzo a noi e
richiede il nostro impegno. Allora, fratelli e sorelle, mai più il giudizio.
Dobbiamo metterci in testa che il giudizio non viene da Dio. Sapete chi ha il
ruolo di giudicare e di accusare? Il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo? L'
accusatore per eccellenza. Noi non vogliamo fare entrare nel nostro cuore il
giudizio: San Paolo ci ricorda che lo Spirito Santo viene rattristato quando in
noi ci sono critiche, mormorazioni, ira, sdegno, asprezza contro i fratelli.
Togliamo allora dal cuore questi sentimenti e sicuramente lo spirito Santo
realizzerà comunione ed unità in mezzo a noi. Dice San Paolo nella Lettera ai
Romani al cap. 12: "Rinnovate la
vostra mente, non conformatevi alla mentalità di questo mondo dove tutto è una
critica ed un giudizio, una mormorazione, ma conformate la vostra mente tanto da
discernere tutto ciò che è buono e gradito a Dio". Cari fratelli e
sorelle, se veramente lo Spirito Santo agisce in noi, noi non dobbiamo maledire,
cioè dire male dei fratelli: dobbiamo invece benedire, dire bene dei fratelli.
Noi
abbiamo imparato una cosa nel Rinnovamento nello Spirito: abbiamo imparato la
lode. Se abbiamo imparato la lode, allora abbiamo imparato a dire parole buone a
Dio, vero o no? E dopo avere lodato il Signore perchè nessuno di noi si
preoccupa di chiedersi se questa lode fatta a Dio è gradita al Signore, se è
stata fatta bene oppure no? Perché non ci domandiamo mai come è che il Signore
ci risponde o non ci risponde? Se noi, da una parte parliamo male del fratello,
e dall'altra lodiamo Dio, Gesù ci direbbe, così come fece nella parabola, di
fermare la nostra lode, lasciare la nostra offerta e di andarci a riconciliare
con il fratello, non gradirebbe la nostra lode. Questo lo dice a me in prima
persona: Gesù gradisce che noi amiamo il fratello, altrimenti la nostra lode è
un sacrificio a Lui non gradito. Gesù non vuole sacrifici, vuole misericordia,
vuole amore.
Cari
fratelli e sorelle, chi non ama il fratello non ama Cristo: se tu dici di amare
Dio che non vedi e non ami il fratello che vedi, sei un bugiardo, sei falso, tu
non sei nella verità: tu devi amare, e questo amore richiede impegno, fatica,
mortificazione. San Paolo ci ricorda ancora: "Rallegratevi
con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto".
San Paolo non afferma che chi vuol gioire gioisca e chi vuol piangere pianga,
chi vuol lodare lodi, chi vuol gridare gridi, chi vuol restare resti e chi se ne
vuole andare se ne vada. San Paolo dice di fare comunione, al punto tale che se
io sono nella gioia ed i miei fratelli sono nella tristezza,
io mortifico e mi dimentico della mia gioia per prendere la sofferenza
del fratello: metto di lato le mie ragioni, il mio sentimento, il mio stato
d'animo per prendermi cura del fratello. Questa è la vera comunione dei cuori,
non a parole ma a fatti. Se noi siamo qui riuniti, è perchè il Signore vuole
dare una Parola al Suo popolo, al suo rinnovamento, a noi tutti insieme qui
chiamati a realizzare questa Parola di Dio.
Allora,
fratelli e sorelle, dobbiamo realizzare l'unità: se nei nostri Pastorali ci
sono critiche, se nel nostro gruppo ci sono fazioni, divisioni, risentimenti è
tempo di finirla perchè altrimenti anche i carismi vengono mortificati e la
lode finisce, perchè è falsità e non viene da Dio: a questo punto lo Spirito
non edifica. Gesù chiamò a sè i Dodici perchè restassero con lui e vivessero
in comunione. La Chiesa ha come vocazione principale quella di vivere in
comunione. Gesù è venuto per unirci al Padre, da cui
noi ci siamo divisi a causa del peccato. Gesù è morto per unirmi al
Padre e per unirmi ai fratelli. Mi pare che nella preghiera del "Padre
Nostro" noi diciamo appunto "Padre nostro", e non "Padre
mio", perché è di tutti. Neppure nella nostra preghiera personale, quando
siamo chiusi nella nostra stanza e siamo soli non diciamo "Padre mio che
sei nei cieli" ma piuttosto ripetiamo
sempre "Padre Nostro". Questa esperienza della paternità di Dio la
possiamo fare solo se siamo in comunione, figli amati da Dio. Allora un
consiglio, un'indicazione che ci viene da San Paolo e che è molto importante
per vivere la comunione, l' unità: ritengo che ci sia un requisito essenziale
per vivere l' unità, e questo è l’ umiltà, perdonatemi questa parola. Umiltà
non significa sedersi all' ultimo posto, questo ormai lo sappiamo; umiltà non
significa stare con le braccia conserte; umiltà non significa partecipare da
spettatori alla preghiera o alla vita del gruppo. Umiltà significa assumersi
una responsabilità e, secondo il dono che il Signore ci ha dato, edificare l'
assemblea. La Lettera ai Romani, e vi invito a leggerla, ci dice una cosa
importante: "Per la grazia che mi è
stata concessa, io dico a ciascuno di voi: non valutatevi più di quanto è
conveniente valutarsi, ma valutatevi in maniera da avere di voi una giusta
valutazione, ciascuno in misura che la fede di Dio gli ha dato: poiché come in
un solo corpo abbiamo molte membra, e molte membra non hanno tutte la medesima
funzione, così anche noi, pur essendo molti, siamo un sol corpo in Cristo e
ciascuno per la sua parte siamo membra, gli uni degli altri". A noi che
parliamo di carismi, che parliamo di comunione, San Paolo dice una cosa
importante: per capire il mistero del corpo, il mistero dell' unità bisogna non
avere un alta considerazione di sè stessi, bisogna mortificare l'orgoglio e
la superbia, atteggiamenti che ci pongono rispetto all' altro su un
gradino superiore e ci fanno dire "Io ho ragione, tu hai torto". Se
noi non abbiamo un atteggiamento di umiltà tanto da reputare, come ci dice San
Paolo, gli altri più degni di noi, noi non comprenderemo come mai uno, nel
gruppo, debba avere un carisma ed io no, quello debba essere responsabile ed io
invece devo essere l'ultimo che si occupa del servizio: insomma non riusciremo a
capire la differenza ed il fatto per cui stiamo insieme.
Se
noi in umiltà pensiamo: "Dio mi sceglie per fare questo, e a questo servo,
mentre a lui lo chiama per fare un'altra
cosa ed a questo serve, ma insieme siamo una sola cosa", allora in virtù
dell'unione della comunità avremo tutto, come ci dice Sant'Agostino: "Anche
se io non possedessi nessun carisma, in virtù della comunione e dell'unità,
possiedo i carismi di tutti". Quindi anche io, in virtù dell'unione,
sarò Pastore, animatore del canto e della preghiera, in quanto quei carismi
sono dati anche per me, per la mia crescita, e non per la vanagloria del
fratello. Diffidiamo da coloro che esercitano i carismi per mettersi in mostra,
diffidiamo da coloro che si autocandidano e dicono: "Io ho il carisma, io
guarisco, io evangelizzo". Diffidiamo da coloro che si sentono battitori
liberi e si presentano come singoli invitandoci a riunioni ed assemblee.
Diffidiamo da questi fratelli, avendo quel criterio di umiltà e di comunione,
di appartenenza al gruppo. E' anche vero, fratelli e sorelle, che per vivere in
unità non bisogna fare i pellegrini, andando a destra e a sinistra, fra Santi
ed incontri di guarigione, correndo qua e là per poi alla fine disertare i
nostri incontri di preghiera e peggio ancora la vita della Chiesa. Fratelli e
sorelle, tutto questo è divisione e laddove non c'è appartenenza, unità e
comunione, non c'è cammino di crescita. Quando davanti a qualsiasi evento, i
fratelli ci invitano a non andare ad incontri vari, e noi invece in nome della
libertà preferiamo farlo lo stesso, allora dimostriamo di essere degli
immaturi: dimostriamo di non avere il senso della comunione, dell' appartenenza
e di amore reciproco. Non avremo capito che se il Signore ci chiama a fare
quella esperienza insieme, con tutti i limiti ed i difetti, dobbiamo vedere
insieme ciò che occhio non vede, sentire ciò che orecchio non sente: come dice
San Paolo nella Lettera ai Corinzi: "Ma
è lo Spirito che ci fa vedere le cose nuove che sono nei fratelli". Ci
dice Sant'Agostino: "Disperato
quell'uomo che poggia i suoi occhi sui peccati degli altri": E’
disperato, cioè non ha speranza di salvezza. Noi, cari fratelli e sorelle, se
poggiamo i nostri occhi sui fratelli, siamo chiamati a vedere quella immagine
celeste che è in noi. Gesù è morto per noi quando eravamo peccatori, si o no?
Questo significa anche che noi siamo chiamati ad amare i fratelli anche se loro
non fanno nulla per fare comunione: infatti dice la Sacra Scrittura:
"Per quanto dipende da te, tu fai il bene". C'è anche un'altra
motivazione: Gesù è morto per noi perchè vedeva la gloria di Dio in noi,
nonostante il nostro peccato: Gesù vedeva in noi peccatori l' immagine del
Padre che ci era stata data fin dalla creazione. Fratelli e sorelle, in noi c'è
l'immagine del Figlio di Dio e, perdonatemi questa espressione, possiamo essere
i più disgraziati della terra ma davanti a Dio c'è l'immagine santa in noi e
Gesù è sempre disposto a versare fino all'ultima goccia di sangue per
recuperare un peccatore sulla Terra. Tanto è vero che Pietro ci dice: "Questo
tempo consideratelo come un tempo dono di Dio perchè ogni uomo si salvi".
Allora, fratelli e sorelle, non anteponiamo i giudizi, amiamoci gli uni
gli altri, camminiamo insieme: è bene fare un passo insieme, che dieci da soli.
E' meglio fare una programmazione di gruppo insieme che portare avanti da soli
le proprie idee e seminare spaccature all' interno del gruppo. E' bene fare nel
Pastorale cose semplici, ma non creare zizzania. Purtroppo i carismi, i
ministeri possono diventare occasione di divisione perchè ci possiamo
inorgoglire, ma se siamo nell'umiltà allora essi serviranno santificare la
comunità e non certamente per darci un merito nostro.
E
stato detta, questa mattina, che la carità è un elemento necessario per vivere
in comunione. San Paolo ci dice che "la carità non cerca il suo
interesse": la causa di tante divisioni è perchè cerchiamo il nostro
interesse che ci fa dire: "Io comando e sono il responsabile",
"Io ti dico questo e quello".
Cari
fratelli e sorelle, la nostra autorità è un'autorità di servizio. Gesù, il
nostro Maestro ci ha dato l'esempio lavando i piedi agli Apostoli, non
facendoseli lavare.
Allora,
fratelli e sorelle, amiamoci nello Spirito Santo: è un mistero e non dipende
dalle nostre capacità, è un frutto dello Spirito. Se riusciamo a stare
insieme, nonostante tutto, è un miracolo dello Spirito Santo e non so come mai
questo miracolo non lo grida mai nessuno, non lo testimonia mai nessuno: nessuno
mai testimonia l'unità dicendo: "Non potevo vedere quel fratello,
finalmente lo amo"; "Stavo male nel gruppo, finalmente ho capito e mi
sono ricreduto, sono migliorato, è cambiato qualcosa in me". Tutto questo
è possibile solo nello Spirito Santo. Se nei nostri gruppi viviamo questo,
sicuramente ci sarà l'unità. Un' altra cosa importante è l'accoglienza,
servizio che deve essere rivalutato e che è di tutto il Pastorale, non solo del
Servizio dell'Accoglienza. Soprattutto i responsabili devono accogliere a
braccia aperte, perchè l'accoglienza è un cammino spirituale di
accompagnamento: dobbiamo accompagnare, avvicinarci, ascoltare, parlare, aiutare
il fratello che viene nel gruppo, in quanto il fratello non può essere un
numero che mi sta lì: nel fratello dobbiamo vedere il volto di Gesù. Allora la
nostra lode sarà autentica. Vi ricordo che negli Atti
gli Apostoli, prima di ricevere lo Spirito, erano concordi ed unanimi:
erano riuniti tutti insieme.
Cari
fratelli e sorelle, non c'è preghiera di lode se non siamo in unità, non c'è
perdono se noi non perdoniamo, non ci sono carismi se noi non ci amiamo: questo
dobbiamo mettercelo nel cuore e nella mente, perchè altrimenti il nostro
cammino fallisce, e non costruiamo il tempio che il Signore ha progettato da
tempo. Allora sicuramente la pace e la guarigione verranno. Un gruppo in unità
è un gruppo terapeutico, la comunione è una comunione terapeutica, perchè ci
guarisce, ci consola e mette pace ai nostri cuori.
Voglio
concludere con una Parola, che dobbiamo veramente mettere nei nostri cuori,
dalla II° Lettera ai Corinzi: è il saluto di San Paolo ed anche io, aiutato
dalla Parola voglio salutare voi con l'augurio che il nostro programma sia
l'unità, la comunione a qualunque costo: voglio fare una parentesi per dirvi
che è sbagliato allontanarsi dal gruppo quando qualche cosa non va. Questo non
è sicuramente quello che vuole il Signore, il quale mentre era su questa terra
davanti alle critiche non mi pare se ne fosse tornato in Cielo, non fece questa
scelta, anzi ha continuato il suo cammino fino alla morte, la morte di croce. Ci
sono persone, qui in mezzo a noi, che hanno subito critiche e tribolazioni,
hanno nutrito nel loro cuore il desiderio di allontanarsi dal gruppo del
Rinnovamento.
A
costoro io dico con certezza, anche per esperienza personale: non è questa la
chiamata del Signore. Il Signore ci richiede forse un momento di purificazione e
di silenzio, anche in quella situazione difficile, ma di silenzio. Questa causa
è nelle mani di Dio, questa battaglia non è la mia ma è la battaglia di Dio,
il quale risolverà tutto: io attenderò con pazienza, dono dello Spirito, virtù
provata al crogiolo dell'amore di Dio. Allora se c'è qualcuno che in mezzo a
noi che ha avuto di questo sentimento, io dico: fratello o sorella, non è
questa la scelta giusta. Rimani, persisti, persevera fino alla fine e
sicuramente vedrai i frutti.
Allora
concludo con San Paolo: "Per il
resto, fratelli, state lieti. Tendete alla perfezione, fatevi coraggio a
vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace, ed il Dio dell' amore e
della pace sarà con voi. La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e
la comunione dello Spirito Santo sia con tutti voi".
ALLELUIA.