L'AMORE DI GESU'
Padre Alberto Pacini
Leggiamo,
meditandolo e pensando a quello che Gesù ha fatto per noi il testo in Fil 2,
6-11:
Cristo
Gesù, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua
uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e
divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l'ha
esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché
nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra;
e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.
Ecco
che cosa il Signore ci ha dato come segno e come sigillo del suo amore: la morte
sulla croce del suo Figlio. E come in Adamo noi abbiamo peccato per un atto di
superbia, per un atto di indipendenza, per un atto nel quale abbiamo creduto di
essere capaci di fare a meno di Dio, ecco che il Signore in Gesù ci insegna la
vera ubbidienza. L’uomo ha bisogno di riscoprire proprio questa virtù
dell’ubbidienza, dell’umiltà e della sottomissione. Ed è quella che Gesù
ha voluto incarnare su di sé in questo gesto di dare la sua vita per la nostra
liberazione. Gesù ha preso tutta la nostra umanità. Tutta. Tutta la nostra
umanità fatta di ribellione, fatta di superbia, fatta di sofferenza, di dolore,
fatta di ingiustizie subite e fatte subire, e ha portato tutto sulla croce.
Gesù
non considerò la sua uguaglianza con Dio, l’essere Dio, un tesoro da
custodire gelosamente. Pensiamo invece quanto noi vogliamo custodire gelosamente
la nostra personalità, il nostro buon nome, la nostra fama. Gesù ha preso
tutto questo e lo ha inchiodato sulla croce: il suo buon nome, la sua fama, la
sua dignità. Ha spogliato se stesso. Lui, Dio infinito, si è umiliato morendo
sulla croce. E’ questo il segno dell’amore di Dio, questa è la firma
dell’amore di Dio. Dio avrebbe potuto fare tranquillamente tutto senza
coinvolgerci, ma Dio non farà nulla nella tua vita se tu non gli apri il cuore.
Colui che ti ha creato senza di te non farà nulla per salvarti senza di te.
Allora il Signore ha chiesto la risposta dell’uomo per la nostra salvezza, e
gli ha dato un volto umano, lo ha dato al suo Figlio.
Certamente
l’uomo da sé non avrebbe mai potuto accettare questo annientamento, ed ecco
che allora Dio ha preso l’iniziativa. Dal momento che la nostra fragilità
umana ci impediva di ritornare a Dio, è Lui che è entrato nella nostra umanità
di peccato, di fragilità, di nulla e si è annientato. E ha preso la nostra
umanità su di sé. In questo modo non soltanto Gesù ha fatto tutto per noi,
quello che noi non avremmo mai potuto fare, ma ci ha anche dato un esempio,
perché anche noi possiamo seguire quella strada. Perché soltanto quella è la
strada della vittoria. Questa immagine scandalosa della morte e
dell’annientamento è in realtà la vittoria di Dio. Gesù ci insegna proprio
questo, questo amore, e ci manifesta l’amore del Padre.
Lc
22, 39-46:
Uscito
se ne andò, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo
seguirono. Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate, per non entrare in
tentazione». Poi si allontanò da loro quasi un tiro di sasso e,
inginocchiatosi, pregava: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice!
Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Gli apparve allora un
angelo dal cielo a confortarlo. In preda all'angoscia, pregava più
intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a
terra. Poi, rialzatosi dalla preghiera, andò dai discepoli e li trovò che
dormivano per la tristezza. E disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate,
per non entrare in tentazione».
Non
è stato certamente facile per Gesù. Noi spesso diciamo: “ma Gesù era Figlio
di Dio, e allora ha potuto fare queste cose, ha potuto morire sulla croce per
noi”. Ci dimentichiamo che era uomo, oltre che Dio. Il momento doloroso della
croce, il momento che preparava quell’evento della croce lo ha vissuto in
pieno, come noi viviamo pienamente tutta la nostra sofferenza. Lo ha vissuto in
pieno. Padre, se vuoi, allontana da me
questo calice; però non la mia volontà, ma la tua volontà sia fatta. Gesù
non era un superuomo, il quale alla Rambo sfida gagliardamente il pericolo e si
disinteressa del pericolo in maniera quasi pazza, ma è un uomo profondamente
consapevole del dramma di quell’istante. E’ un uomo profondamente uomo,
veramente uomo, come noi, in tutto
eccetto nel peccato. Ecco perché la sua risposta. Gesù era consapevole, aveva
visto tante volte che cosa significasse morire sulla croce. Sapeva quale tipo di
sofferenza sarebbe stato morire sulla croce. Ne ha visti tanti agonizzare sulla
croce. Talvolta venivano addirittura divorati dalle belve mentre pendevano dalle
croci. E sapeva anche che ci sarebbe stato qualche carico ulteriore per lui,
perché le potenze del demonio si sarebbero scagliate con una ferocia
incredibile su di lui, come di fatto è stato. E siccome Gesù conosceva le
scritture, sapeva benissimo dal canto del servo sofferente che non avrebbe avuto
più neanche l’aspetto di un uomo, per quanto sarebbe stato sfigurato dai
colpi, dalla flagellazione e dalla sofferenza. E anche la sua dignità sarebbe
stata completamente calpestata, tutta. Quindi Gesù sapeva benissimo a cosa
sarebbe andato incontro. E pur sapendo questo non ha voluto scappare, non ha
voluto sfuggire a niente. Ha voluto assaporare tutto. E quando gli hanno offerto
da bere l’aloe (l’aloe era una leggera droga che lasciava un certo
intontimento) ha rifiutato perché non voleva essere drogato: non voleva non
assaporare tutta la sofferenza della croce. Quindi ha voluto essere consapevole
fino all’ultimo istante della sua vita. E quella croce che portava, la portava
soltanto per amore.
Gesù
è la firma di Dio, è il segno, il marchio a fuoco che Dio ha impresso sulla
nostra umanità. Dio non soltanto non si è vergognato, non ha avuto ribrezzo
della nostra umanità, ma l’ha presa e l’ha ripresa in pieno. Noi siamo
figli adottivi, perché il Padre, dopo averci creati a sua immagine e
somiglianza, ha riadottato in Gesù noi che ci eravamo allontanati da Lui. E
c’è molto più amore in un figlio che viene adottato che non nel figlio del
proprio sangue. Ci vuole molto più amore per adottare un figlio, perché non è
un figlio che viene dal tuo sangue. Colui che viene dal tuo sangue, colui che
viene da te lo ami naturalmente, perché viene da te. Ma colui che tu vai ad
adottare e a prendere da un’altra parte richiede molto più amore, perché nel
momento in cui magari ti farà disperare non potrai dire: sei sangue del mio
sangue. S. Paolo ci parla di figli adottivi proprio per farci capire questo: il
Signore ci è andato a cercare dove ci eravamo smarriti e ci ha adottati,
riadottati, ripresi nella sua casa. Ha messo tutto l’amore possibile per
riprenderci dopo che l’abbiamo rifiutato, rigettato. Gesù è questa strada
della riadozione della nostra umanità. Gesù è quest’incontro fra Dio e noi,
che ci siamo allontanati da Dio.
Gv
19, 1-3.17.25-30
Allora
Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una
corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di
porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: «Salve, re dei Giudei!».
E gli davano schiaffi... Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce,
si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Gòlgota... Stavano presso
la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria
di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che
egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al
discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella
sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta,
disse per adempiere la Scrittura: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno d'aceto;
posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela
accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: «Tutto è
compiuto!». E, chinato il capo, spirò.
Sono
le fasi significative di questa morte sulla croce di Gesù. Gesù muore. Non
soltanto in lui non c’è nessuna reazione di ribellione, ma c’è soltanto
desiderio di compiere questo disegno d’amore del Padre. Finalmente tutto è
compiuto. E chinato il capo rese lo Spirito. In quel momento, quando finalmente
tutto è stato compiuto, può dare il dono del suo Spirito. Nel morire Giovanni
vede il segno del suo donare lo Spirito: rese lo Spirito. Il Signore in quel suo
gesto di amore finale, quello di morire sulla croce, ci dà il suo amore, ce lo
dà, lo comunica, anche fisicamente. Giovanni davanti alla croce vede Gesù che
esala l’ultimo respiro, e Gesù ricompie quel gesto quando riappare risorto ai
suoi apostoli la sera del sabato, alita su di loro e dice: ricevete
lo Spirito Santo. Giovanni vede quel gesto e capisce che questo amore di Gesù
si compie in pienezza quando Lui ci dona il suo Spirito. E lo fa nel momento in
cui muore sulla croce. Muore per compiere in tutto la volontà del Padre. Allora
il Signore Gesù fa tutti quei passi che nessuno di noi avrebbe mai potuto fare,
per darci la salvezza e per darci la forza di compiere la volontà del Padre. Il
Signore Gesù ci ha quindi offerto la salvezza.
Ef
2, 4-10:
Ma
Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da
morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia
infatti siete stati salvati. Con lui ci ha anche risuscitati e ci ha fatti
sedere nei cieli, in Cristo Gesù, per mostrare nei secoli futuri la
straordinaria ricchezza della sua grazia mediante la sua bontà verso di noi in
Cristo Gesù. Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; e ciò non
viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa
vantarsene. Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone
che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo.
Dio
da ricco di misericordia qual era, per il grande amore con il quale ci ha amati,
da morti che eravamo per il peccato ci ha fatto rivivere in Cristo. E’ un
gesto soltanto dell’amore di Dio, un gesto totalmente gratuito quello di farci
rivivere in Cristo, perché noi eravamo morti a causa del peccato. Era morta in
noi quella dignità di figli di Dio, era morta la capacità di chiamare Dio:
“Padre”. L’amore di Dio non poteva tollerare questo e quindi il Signore in
Gesù ci ha ridato la vita, da ricco di misericordia qual era.
Attenzione,
è importante una cosa: che siamo salvi per grazia. Siamo stati salvati soltanto
per dono gratuito di Dio. Non ci sono opere buone che noi possiamo fare per
meritare la salvezza. Ce lo dice S. Paolo molto chiaramente, quando dice: per
questa grazia siete salvi, mediante la fede e ciò non viene da voi, ma è dono
di Dio, né dalle opere, perché nessuno possa vantarsene. Io sono bravo, allora
Dio mi ama; io faccio le opere buone, perciò Dio mi ama. Sbagliato! Totalmente
sbagliato! Io faccio le opere buone solo perché Dio prima mi ha amato. E’ Dio
che ha disposto le mie opere buone perché io le facessi. Dice S. Paolo
nell’ultimo versetto: siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le
opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo. E’ esattamente
l’opposto di quello che si insegnava un po’ di tempo fa: tu fai il buono così
Dio ti ama. Sbagliato! Non è vero! Nessuno può fare il buono per farsi amare
da Dio. Nessuno ci può riuscire. Nessuno può fare un singolo passo verso la
salvezza. E’ un dono gratuito di Dio.
Se
tu compi delle opere buone, siine grato a Dio, non montare in superbia, perché
le puoi fare solo perché Dio ha avuto misericordia di te. Tu ti salverai solo
perché Dio ti ama, solo perché Dio gratuitamente ti elargisce il suo amore. Tu
puoi procedere in avanti nel cammino della virtù, nel cammino della salvezza,
solo perché Dio ti sta chiamando. Noi siamo qui questa sera, non perché ci
siamo impegnati, perché siamo stati bravi a venire qui, ma soltanto perché Dio
ci ha invitato, soltanto perché Dio ha disposto tutto perché noi arrivassimo
qua, soltanto perché Dio ci sta concedendo la grazia di essere qua. Rovesciamo
le prospettive, perché nessuno di noi monti in superbia. Siamo salvati per dono
e per grazia di Dio. Continuiamo ad esistere e non siamo dannati solo perché
Dio ha misericordia di noi e si accorge che nel nostro limite, nella nostra
fragilità non possiamo fare assolutamente nulla di buono per ottenere la
salvezza.
Se
pensiamo diversamente è per ignoranza, è per inganno satanico: Satana è un
grande bugiardo, è il menzognero che ci inganna, ci chiude gli occhi. Ha
ingannato Adamo e inganna continuamente anche noi. Se nonostante questo inganno
straordinariamente forte e prepotente noi continuiamo a compiere opere buone è
solo perché Dio ci ama, solo perché il suo amore è molto più forte
dell’inganno satanico, solo perché il suo amore è più forte della nostra
superbia, solo perché il suo amore è più forte della nostra ribellione. E nel
momento in cui cadiamo è soltanto perché Dio ci fa vedere che cosa noi siamo
in grado di fare con le nostre forze. Nel momento in cui diciamo: io ce la
voglio fare per conto mio, è esattamente quello il momento in cui caschiamo per
terra. Nel momento in cui ci rivolgiamo a Gesù, ecco che il Signore ci tira
fuori dal fango, ecco che il Signore ci libera dalla schiavitù. Allora
impariamo a rivolgerci a Gesù istante per istante della nostra vita, perché
non c’è altra speranza. Non possiamo farcela da soli.
1
Gv 1, 8-10:
Se
diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in
noi. Se riconosciamo i nostri peccati, egli che è fedele e giusto ci perdonerà
i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Se diciamo che non abbiamo peccato,
facciamo di lui un bugiardo e la sua parola non è in noi.
E’
un altro passo importante: se diciamo che siamo senza peccato inganniamo noi
stessi: guarda come sono bravo, guarda come riesco a fare il bravo, come riesco
a fare a meno di Dio. Già sei fuori strada, sei nell’inganno: inganniamo noi
stessi e la verità non è in noi. Nel momento in cui riconosciamo i nostri
peccati, in quel momento il Signore ci può salvare, in quel momento il Signore
può agire in noi. E’ questo il senso di quell’altra parola in cui il
Signore dice: mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per
via con lui. Il tuo avversario chi è? Satana. Mettiti d’accordo con lui.
Satana è colui che accusa gli eletti di Dio davanti a Dio giorno e notte, e li
accusa a ragione. Satana nell’accusarci ha ragione, perché è lui che causa,
che istiga i nostri peccati. Nel momento in cui diciamo: no, non è vero quello
che dici, allora facciamo di Gesù un ingannatore, perché è Satana che ha
causato i nostri peccati, è Satana che ci ha ingannati. Nel momento in cui
riconosciamo che lui ci ha fatto cadere, quindi riconosciamo il nostro peccato,
allora Gesù può fare qualche cosa per noi. Se riconosciamo i nostri peccati,
Egli che è fedele e giusto ci perdonerà i peccati.
Abbiamo
un avvocato presso il Padre: Cristo Gesù, il quale intercede per noi. Quindi
nel momento in cui noi riconosciamo il nostro peccato e chiediamo la
misericordia, ecco che Gesù può agire e intercede per noi presso il Padre, può
difenderci. Se tu non racconti la verità al tuo avvocato, in tribunale non potrà
fare gran cosa; se dici le bugie al tuo avvocato, ti sei messo nei guai da solo.
Allora riconosci il tuo peccato, sii sincero con il Signore Gesù. Riconosci il
tuo peccato e Gesù potrà difenderti, Gesù potrà combattere efficacemente
l’accusatore, Satana. Gesù è colui che ci ottiene la salvezza, colui che ci
difende, colui che intercede per noi, colui che con il dono del suo Spirito ci dà
modo di seguirlo. Vedete che è tutta iniziativa di Dio. Da parte nostra c’è
soltanto di dire: si, di essere
sinceri, aperti.
Ap
3,20:
Ecco,
sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io
verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.
Allora
da parte nostra c’è soltanto questo da fare: aprire la porta al Signore. Il
Signore non ci chiede di fare dei passi verso di lui, perché sa che non lo
possiamo fare; ci chiede solo di aprire la porta del nostro cuore. Il Papa ci
disse: spalancate le porte a Cristo. Dobbiamo fare solo questo, non dobbiamo
fare altro: aprire la porta del nostro cuore all’amore di Dio.
Mt
19, 25-26:
A
queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque
salvare?». E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è
impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
Nessuno
di noi si può salvare da solo. Nessuno. L’uomo non può fare nulla in ordine
a ottenere la salvezza, non può fare nulla. Non possiamo fare nulla per
ottenere per noi stessi la salvezza. E’ dono gratuito di Dio. Gratuito.
Il Signore ha le mani piene di doni verso di noi, regali gratuiti. Non dobbiamo
guadagnarceli, non dobbiamo pagare niente per averli, sono là gratuiti.
Semplicemente dobbiamo attingere a questo doni che Dio ci dà assolutamente
gratuitamente. Nessuno può guadagnarsi la salvezza, nessuno si può salvare.
E’ Dio che dà la salvezza, perché ti
ama.
Ecco
perché il Signore aspetta pazientemente, chissà quanti anni, che il malvagio
continui a compiere opere malvagie. Ma perché non lo fulmina? Ma non hai capito
che lo ama? E non hai capito che ama anche te, con tutta la tua malvagità. Non
crederai mica di essere meglio dell’altro, soltanto perché non vedi i tuoi
peccati? Ricordatevi la famosa favola che diceva che noi siamo stati creati da
Dio avendo due sacchetti, uno davanti con i difetti degli altri e uno di dietro
con i nostri difetti. Ecco perché vediamo tutti i difetti degli altri e li
possiamo anche criticare, mentre non vediamo i nostri difetti dentro al
sacchetto che abbiamo sulla schiena. Allora non ti accorgi dei tuoi difetti, ma
ce n’è, e quanti! E forse non ti basta un sacchetto, ci vuole un carretto per
portarli appresso. Ma non te ne accorgi. Allora non guardare all’altro.
In
Kenya si dice che quando punti il dito verso uno, ce ne hai tre che puntano
verso di te. Che cosa vuole dire questo? Vuole dire che il Signore ama il
peccatore e gli dà tempo. E più sei peccatore più ti darà tempo. Ma non lo
sprecare questo tempo, non sfidare la misericordia di Dio. Ecco perché sembra
che il giusto abbia una vita più breve. A volte è così: se leggiamo il libro
della Sapienza (cap. 3), il Signore ci dice proprio questo, che appena il giusto
è arrivato alla perfezione, lo coglie perché non si contamini stando in mezzo
agli empi. Ecco perché le persone “buone” campano di meno, la loro vita è
più breve. Più si è santi e più la vita è breve. Perché il Signore ti ha
dato quella perfezione, quella maturità che ti permette di entrare nella vita
eterna. Il peccatore ha una vita lunga e se potesse campare 150.000 anni, il
Signore glieli farebbe campare tutti, pur di ottenergli la salvezza, perché Dio
ci ama. Dio ci ama e vuole salvare tutti. Se cominciasse a fulminare quelli che
non lo seguono, che commettono peccati, la terra sarebbe spopolata, deserta, a
cominciare dai presenti, me per primo. Quindi è soltanto la sua misericordia,
il suo amore che ci dà modo di essere salvati. Ed è Gesù che intercede.
Ricordiamoci
la parabola del padrone del campo e del fico sterile: il padrone del campo dice
al suo fattore: ma taglia quest’albero, perché deve sfruttare il terreno? E
il fattore gli risponde: abbi pazienza ancora un anno. Questo è Gesù che
intercede per noi presso il Padre e dice: abbi pazienza ancora un anno affinché
zappi intorno, lo concimi e finalmente porterà frutto. Forse il prossimo
anno... e forse questo prossimo anno non arriva, neanche tra dieci anni, neanche
tra cinquant’anni. Ma Gesù continua a lavorare il terreno della nostra vita
perché possiamo trovare almeno un frutticino piccolo così, per avere la vita
eterna. Perché il Signore ci vuole salvare a tutti i costi. La nostra vita è
preziosa agli occhi di Dio. Il Signore ci ama uno per uno.
Col
2, 12-14:
Con
lui siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui anche siete stati insieme
risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti.
Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti per i vostri peccati e
per l'incirconcisione della vostra carne, perdonandoci tutti i peccati,
annullando il documento scritto del nostro debito, le cui condizioni ci erano
sfavorevoli. Egli lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce;
Noi
eravamo condannati e c’era il documento della nostra condanna, ma Gesù ha
preso questo documento della nostra condanna e lo ha inchiodato sulla croce.
Ecco che cosa ha fatto il Signore in Gesù. Quindi in Gesù noi abbiamo il volto
misericordioso di Dio, il volto dell’amore di Dio. Avremmo potuto sentirci
dire: io ti amo, ma nel momento in cui il Signore ci mostra la misura del suo
amore nella morte di Gesù questa parola è visibile, ed è ancora più
credibile: la vediamo. Vediamo in Gesù quanto Dio ci ama. Allora vogliamo
ringraziare il Signore quest’oggi proprio per questo amore gratuito che Gesù
ci ha dato, che Gesù ci ha offerto. Vogliamo ringraziare il Padre perché in
Gesù noi siamo salvati.