"VI DARO' PASTORI
 SECONDO IL MIO CUORE"
Tarcisio Mezzetti

Il versetto di Geremia 3,15 letto nella sua completezza dice: "Vi darò pastori secondo il mio cuore, i quali vi guideranno con scienza ed intelligenza". Se guardiamo con attenzione a questo versetto, tre sono le cose che ci colpiscono:

1- pastori secondo il mio cuore;

2- scienza;

3- intelligenza;

Questo è ciò che Dio chiede a voi oggi qui riuniti: che cosa vi chiede? Chiede la vostra e la mia conversione per diventare pastori secondo il Suo cuore, capaci di guidare il Suo gregge con la scienza e l' intelligenza di Dio, non con la nostra.

Se noi entreremo profondamente dentro questo cuore pastorale di Gesù, allora noi potremo dire con Paolo: "Noi abbiamo il pensiero di Cristo, e la nostra scienza e la nostra intelligenza non saranno altro che la scienza e l' intelligenza di Dio". Ho diviso perciò quello che farò con voi in tre parti:

1- la chiamata;

2- la vita;

3- il conflitto;

Parleremo di queste cose in questo ordine.

La chiamata. Perchè la chiamata? Prima di cominciare, permettetemi di illustrare due concetti di base che mi stanno molto a cuore:

1- Perchè la chiamata?, La Chiesa, cari fratelli e sorelle, è un meraviglioso luogo in cui Dio ci ha chiamati ad entrare perchè Egli vuole prima di tutto che noi diventiamo il suo popolo, e che Lui  sia il nostro Dio: in pratica questa frase è la frase dell' alleanza "Io sono il tuo Dio e tu sei il mio popolo".

Questa scelta di Dio, questa chiamata, non è un fatto che succede nella mostra vita e non ha una connotazione spirituale: questo fatto è una grazia. Noi siamo stati ad essere chiamati ad essere la parte eletta, il resto fedele di Israele- come dice San Paolo "coloro di cui Dio dice "mi sono riservato settemila uomini che non hanno piegato il ginocchio davanti a Baal, così anche al presente vi è un residuo scelto per grazia".  Ora Israele non ha ottenuto quello che cercava, ma lo ha ottenuto da parte eletta - vedete che io uso parole di Paolo, non parole mie, perchè noi abbiamo cambiato il significato delle parole - tutti gli altri sono stati induriti come sta scritto: "Dio diede loro uno spirito di torpore, occhi per non vedere, orecchi per non intendere fino a quel giorno" ( Rm 11, 4-8 ).

2- Che cosa vuole Dio dai Pastorali? Il Rinnovamento nello Spirito è un popolo, è il popolo di Israele che Dio guida fuori dalla schiavitù del peccato attraverso il deserto della vita per diventare Chiesa, con la potenza della Pentecoste per aprire il Mar Rosso, con la luce della Sua parola come colonna di fuoco per guidarci nella notte e con la forza quotidiana dell' Eucarestia, Pane di vita, manna speciale d' amore, acqua salutare che sgorga da una roccia e che si chiama Cristo.

Il popolo di Dio rappresentato nel Rinnovamento, proprio a causa dell' Eucarestia, è quindi uno, uno solo, non è diviso, perchè proprio come dice San Paolo: "Poiché c' è un solo pane, noi pur essendo molti siamo un corpo solo: infatti tutti partecipiamo dell' unico pane". Quando io dico che il popolo del Rinnovamento è uno, non voglio dire che chi non fa parte del Rinnovamento non fa parte di questo popolo - non fatemi dire eresie - ma io voglio fare concentrare il vostro sguardo su quella che è la vostra visione, la vostra visuale (naturalmente tutti quelli che fanno la comunione con me, in qualsiasi parte del mondo formano un unico corpo con me ed anche con voi).

Quindi noi abbiamo tutti l' obbligo di stringerci sempre più in una unità di amore per rispondere ad un a splendida preghiera di Gesù: " Come tu Padre, sei in me, ed io in te, siano anch' essi -attenzione-  in noi una cosa sola perchè il mondo creda che Tu mi hai mandato". Questo popolo deve costituire quindi una unità di amore in Gesù, non una semplice unità di amore, ma una unità di amore in Dio.

Forse troppo spesso abbiamo perduto di vista proprio quelle due parole dette da Gesù "IN NOI", ed abbiamo cercato una unità tra noi senza di Lui, creando così l' amore indiretto di Dio, l' amore dell' uomo per l' uomo: questa sembra una differenza da poco, anzi per molti cristiani non vi è nessuna differenza. La differenza è enorme: infatti da quel tipo di amore dell' uomo per l' uomo nascono le fazioni, nascono i partiti, ma certamente non nasce mai l' unità di cui parlava Gesù.

L' uomo ama l 'uomo perchè nel migliore dei casi gli piace di amare e di essere riamato, altre volte ama l' uomo per puro interesse personale e ce lo dice anche il Siracide.

Ma l' amore per il prossimo nel secondo Comandamento di Gesù è prima di tutto un atto di sottomissione a Dio: "Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente: questo è il comandamento più  grande e più importante." (Mt  22, 37-38).

Gesù ti chiede quindi di amare Dio con tutto il tuo cuore: è chiaro che se questo Comandamento fosse messo in atto, non ci sarebbe più spazio per amare nient' altro, nemmeno per amare il prossimo senza passare attraverso l' amore di Dio.

Quindi anche l' amore per il prossimo deve passare per Dio: tutto questo è molto logico per Gesù perchè per Lui  Dio è fuori di ogni possibile dubbio, l' opzione fondamentale di tutta la sua vita è assoluta. Se questa opzione fondamentale è anche la vostra - come io non dubito che sia - allora fermatevi un momento a meditare queste quattro domande:

1- Ho concepito il Rinnovamento nello Spirito come un opera di Dio?

2- Ho capito di essere un prescelto, un uomo speciale chiamato da Dio per compiere un suo piano    eterno? Pensate che San Palo scrive nella Lettera agli Efesini al cap. 1: "Noi siamo stati scelti da    Dio prima della creazione del mondo". Prima che Dio dicesse "Sia la luce", Dio ha pensato a    Sebastiano ( Fascetta, ns. Responsabile Regionale, N.d.R. ) ed a ciascuno di voi e perfino a me.

Prima di dire "Sia la luce" sembra che tutta la creazione Dio l' ha fatta in tutti noi, e non volete dire grazie a Dio? Grazie, Signore Dio nostro.

3- Ho sempre cercato l' unione assoluta fra tutti i miei fratelli e le mie sorelle in Dio, oppure ho  cercato momenti di unione di tipo umano, oppure interessata, a discapito dell' unità in Dio?

4- Ho cercato di diventare pastore a tempo pieno e vero pastore del popolo che Dio mi ha affidato?    Attenzione fratelli, se non rispondiamo nel nostro cuore a queste domande, tutto quello che dico da adesso in poi non conta niente.

Chi è il membro del Pastorale? Intanto c' è da chiarire una cosa e cioè che il Pastore Supremo è Gesù ( 1° Pt 5,4) e noi condividiamo in Lui solo una piccola parte della Sua pastoralità: se noi condividiamo la Sua, allora il modello è Lui, non siamo noi. E non c' è nessuno che mi può fare da modello, né che mi può insegnare come si fa, se il pastore non è uno che continuamente si rifà al modello che è il Pastore Supremo Gesù.

Se facciamo così, allora abbiamo capito, che il membro del Pastorale è colui che anima, che dà l' anima per il proprio gruppo servendo nel ministero pastorale e questo servizio si compie, fratelli e sorelle, donando la vita per servire Dio, e non si può fare in nessun altro modo.

San Giovanni nella sua Prima Lettera scrive: "Cristo ha dato la vita per noi, quindi noi dobbiamo dare la vita per i fratelli": è talmente logico San Giovanni che non fa nemmeno una grinza.

Il membro del pastorale è sempre pronto a dare la sua vita per servire Dio, quindi è sempre pronto a perdere la sua vita per riguadagnarla: "Chi cercherà di conservare la sua vita la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per me la ritroverà" ( Mt 10, 39 ). Tra noi c' è chi parla spesso - perchè noi siamo molto retorici e ci piace riempirci la bocca di belle parole - del seme che muore per portare frutto, ma non c' è nessuno che non l' ha detto durante la preghiera o un incontro del pastorale così.

Ebbene, il primo momento per  cominciare a morire è decidere di perdere la propria vita per Gesù Cristo. A questo punto vi cito un piccolo episodio: diversi anni fa mi trovavo a Rimini alla Convoca-zione Nazionale del Rinnovamento e durante la pausa per il pranzo ero seduto a tavola con il S. E. il Cardinale che era stato incaricato  da Sua Santità Paolo VI di seguire il Rinnovamento. Alla morte di   Paolo VI, il Cardinale non aveva fatto in tempo a rimettere il proprio mandato nelle mani di Giovanni Paolo I, e dopo che è stato eletto Giovanni Paolo II, si è presentato a lui e gli ha dato il mandato. In quell' occasione gli ha detto tutte le cose belle che succedevano nel mondo per via del Rinnova          mento. Questo Papa no ha aperto bocca, è stato in silenzio per quaranta minuti mentre il Cardinale gli raccontava dei miracoli delle conversioni, delle cose belle che succedevano qua e là nel mondo.

Alla fine, Giovanni Paolo II guardando il Cardinale negli occhi, gli ha detto: " Eminenza, mi permetta di porle una domanda: se venisse una persecuzione globale dove essere cristiani comporterebbe la pena di morte, quanti di costoro sarebbero disposti a morire per Cristo? ". Era per voi che parlava.

Oggi, adesso, per tutti noi è arrivato il momento di morire per Cristo, non solo morire al peccato - e non vorrei vedere che non fosse successo - non solo morire al mondo, dove purtroppo è difficile morire perchè noi il mondo ce lo portiamo a letto, in Chiesa e dappertutto ma soprattutto a sè stessi e morire alla falsa libertà del proprio egoismo, perchè abbiamo ascoltato l' invito che Gesù fa' al giovane ricco: "Ancora una cosa ti manca: vendi tutto quello che hai, dallo ai poveri e così avrai un tesoro nei Cieli, poi vieni e seguimi". L' Evangelista ci dice che il giovane ricco diventò molto triste perchè aveva molti beni. Diventò triste perchè non aveva capito che cosa vuol dire perdere la propria vita,  non aveva capito chi era colui che lo chiamava.

Ma noi lo sappiamo, sappiamo che chi ci chiama o chi ci ha chiamato non è un Rabbì randagio di Israele, il figlio di un oscuro falegname della Galilea: chi ci chiama oggi è Gesù Cristo, il Figlio di   Dio, il Salvatore, il Risorto, il Vivente in mezzo a noi oggi, adesso!!

Chi ci chiama è la Gloria stessa di Dio, è l' amore infinito del Padre.

Gesù davanti a quel giovane ricco, notò la tristezza di quel ragazzo: Gesù noterebbe anche la nostra tristezza se non volessimo seguirlo a modo suo e per questo ci ripete: "Vi ho detto queste cose perchè abbiate la mia gioia, e la vostra gioia sia piena".

Fratelli e sorelle, non possiamo trascurare che ognuno di noi oggi qui riunito ha già ricevuto questa chiamata, la chiamata alla sequela totale di Gesù: "Vieni e seguimi". "Vieni e seguimi" ha detto il maestro non ha detto "Vai con loro": "Vieni e seguimi - ha detto - nel mio Rinnovamento, per farlo vivere, per farlo più grande, più attivo, più santo, più vero".

Io, cari fratelli e sorelle, avverto la mia chiamata come a diventare roccia intorno a Gesù che è la roccia, a diventare roccia con Gesù, a diventare roccia come Gesù: una roccia centrale, una pietra compatta che con Gesù può diventare testata d' angolo. Io sento che Gesù mi vuole trasformato affinché un giorno possa gridare con San Paolo: "Non sono più io che vivo ma  Cristo vive in me".

Se quest' oggi questo messaggio potesse diventare una realtà più vera nella nostra vita allora noi  saremo diventati il nucleo aggregante di qualsiasi gruppo del Rinnovamento nello Spirito.

Io vedo il nucleo dei membri di un Pastorale, come la struttura delle terra in termini di geografia astronomica: al centro delle terra, come voi sapete, c' ò un nucleo centrale composto di materiale ferroso di nichelferro chiamato "nife"; intorno ci sta una massa pastosa, come quella che esce dall' Etna, vostro gigante buono, composta di silicato di magnesio e questa si chiama "sima"; poi esternamente vi è una crosta più leggera di silicati di alluminio chiamata "sial"; sopra la crosta ci sono le acque mobili, cioè i mari; poi l' aria ed, infine, il vuoto. Senza quel nucleo magnetico interno, la crosta sarebbe più fragile, le acque evaporerebbero e l' aria si disperderebbe nello spazio: la terra sarebbe morta. Intorno al Pastorale si stringono i fratelli impegnati nel gruppo, poi i parzialmente impegnati, i meno impegnati, i mobili ed infine i rarefatti, perchè purtroppo ci sono anche quelli!!

Se il vostro concetto del Rinnovamento coincide con quello che ho appena detto, allora vuol dire che Gesù, creando questo Rinnovamento, ci ha chiamati dentro per essere polo di attrazione per altri,       intorno al quale riprenderà coraggio tutto il resto dell' armata del popolo di Dio: se è così, allora dobbiamo capire che Lui vuole che noi, gli animatori del Rinnovamento nello Spirito, diventiamo suoi prodi, i prodi di Gesù. In realtà chi anima il Rinnovamento nello Spirito è Dio, ma noi dobbiamo essere suoi soldati: "Dovete quindi considerarvi - dice Paolo - come  servi di Cristo, ed amministratori dei segreti di Dio". Ebbene, ad un amministratore si chiede di essere fedele.

2- La vita del responsabile.

Come è il membro del Pastorale? Il membro di un pastorale è una persona completamente disponibile alla volontà di Dio, è uno che ascolta la voce di Dio e la esegue. L' animatore deve eseguire gli "Eccomi" di Abramo o di Isaia se vogliamo, o i "Fiat" di Maria. L' animatore ascolta continuamente la voce di Dio e quindi è prima di tutto un uomo di preghiera. Deve essere un uomo che vive la propria fede, perchè vuole vivere di fede, lo desidera ardentemente: è disponibile anche a camminare sopra l' acqua e ad affogare anche se questo sarà rischio ma va sopra l' acqua perchè Gesù gli ha detto "Vieni ed accetta di fidarti di Dio, di fidarti completamente come Abramo e di come si è fidata Maria". Vi rendete conto che Dio dice ad un uomo di 75 anni sterile, con la moglie Sara in menopausa da molti anni: "Le vedi le stelle del cielo, guarda la sabbia del mare, prova a contarla se ci riesci: la tua discendenza sarà come questa". Quest' uomo, da pazzo come è, ci crede. Aspetta 24 anni e continua a crederci. Poi un giorno Dio viene da lui, sta anche a pranzo con lui - questa è una cosa stupenda - e dopo avere pranzato Dio gli dice: "Tua moglie ti partorirà un figlio". E quest' uomo ci crede. Poi questo figlio cresce, e un giorno Dio dice ad Abramo: Prendilo ed ammazzalo in sacrificio a me". Abramo cammina quattro giorni, sapendo che andava ad immolare al Signore il sogno della sua vita: pensate fratelli e sorelle a questo padre che risponde al figlio che gli domanda:     "Papà, noi abbiamo il coltello, abbiamo la legna - gliela aveva caricata il padre sulle spalle - abbiamo tutto, manca l' agnello, come faremo il sacrificio?". Ed Abramo: "Sul monte Dio provvederà." Dio ci chiede di essere così pazzi come Abramo: questo è il modello della fede.

L'  animatore deve avere gli occhi fissi su Gesù perchè Dio chiede a lui più di quanto possa dare, e siccome l' animatore vive di fede, l' animatore confida in Gesù e camminando sulle acqua si fa guidare soltanto da Lui e si aspetta che Lui operi con la grandezza e la potenza di Dio, perchè come dice San Paolo nella 1° Lettera ai Corinzi: " Il Regno di Dio non è fatto di parole ma di potenza".

Vi leggo questo passo tratto dalla Lettera agli Ebrei al cap. 3, ver. 1: "Perciò, fratelli santi, partecipi di una vocazione celeste, fissate bene lo sguardo in Gesù, Apostolo e Sommo Sacerdote della fede che noi professiamo". Così dovete vivere.

L' animatore è trasparente alla grazia, e solo così Gesù lo riconoscerà come discepolo: " Se qualcuno viene a me e non ama me più del padre e della madre, della moglie e dei figli, dei fratelli e delle sorelle..., anzi se non  mi ama più di sè stesso non può essere mio discepolo". E voi volete diventare discepoli di Gesù, si o no ? Bene fratelli, allora questo passo lo rileggiamo dalla versione C.E.I. , dal Vangelo di Luca al cap. 14, ver. 25 e segg. : "Siccome molta gente andava dietro a Lui - e non avevano capito niente - Gesù si voltò e disse: Chi non odia, suo padre, sua madre, sua mogli i suoi figli, i fratelli, le sorelle e persino la propria vita non può essere mio discepolo". Volete ancora essere suoi discepoli ? Con il vostro "Si" vi siete condannati a morte.

Inoltre Gesù continua: " Chi mi segue senza portare la sua croce, non può essere mio discepolo".

La croce, oltre a quella personale di ogni uomo sarà costituita dal vostro gruppo di preghiera, ed inoltre, più il gruppo cresce più aumentano le difficoltà, più cresce il gruppo più la croce diventerà pesante. Fortuna vostra che Gesù Cristo nel frattempo avrà fatto crescere anche gli animatori.

L' animatore prega per i suoi, proprio come faceva Gesù che passava tutta la notte sul monte a pregare mentre i suoi remavano sul lago, o più semplicemente come faceva Paolo: "Quel Dio al quale io rendo culto, annunziando il Vangelo del Figlio Suo, mi è testimone che io mi ricordo sempre di voi". Quindi non possiamo andare a casa la sera a pregare per noi, ma dobbiamo pregare per tutto il popolo che Dio ci ha affidato. L' animatore è amico dei suoi, vuole conoscerli, vuole chi altri si avvicinano, ed è disposto ad aprire la propria vita, non a tenere gli affari suoi per sè, e quando l' apre  generalmente prenderà fregature, ve lo dico subito! L' animatore è disposto ad aprire la sua vita per farsi conoscere e condividere con loro tutto quello che ha imparato da Dio, proprio come Gesù: "Non vi chiamo più servi, perchè il servo non sa quello che fa il padrone, ma vi ho chiamato amici perchè tutto ciò che ho udito dal Padre l' ho fatto conoscere a voi".

Infine l' animatore è padre, non è un pedagogo. San Paolo diceva ai Corinzi: "Potreste infatti avere diecimila pedagoghi in Cristo ma non certo molti padri, perchè sono io che vi ho generato in Cristo Gesù mediante il Vangelo". E quale sia la differenza tra il padre ed il pedagogo ce la spiega Gesù quando ci dice che ci sono due tipi di operai per pascolare il gregge: il mercenario ed il buon pastore:  "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. ( e se noi teniamo gli occhi fissi su Gesù naturalmente dobbiamo fare così ) Il mercenario invece che non è un pastore ed al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge. Ed il lupo le rapisce e le disperde. Egli è un mercenario e non gli importa delle pecore ( Gv 10, 11-13 ). Il mercenario sembra che ami le pecore, ma lo fa solo per l' utile, per lo stipendio che ne riceve. Il mercenario evita le situazioni difficili e scappa. Sono troppi i mercenari nei Pastorali che sborsano tutti i carismi e cercano di fare dei gruppi delle entità molto rispettabili che non diano problemi di nessun tipo, ma che hanno perduto tutto lo slancio carismatico che viene dallo Spirito Santo. Certo, le situazioni difficili sono difficili ma se uno scappa abbandona le proprie pecore, non ama le pecore: il mercenario

le pascola anche ma lo fa solo per interesse, mentre il padre invece è interessato al loro bene.

San Paolo che è padre incontra le difficoltà del padre: "Sono dunque diventato vostro nemico dicendovi la verità?". Avrebbe potuto tacere e dire che andava tutto bene, avrebbe avuto una vita più tranquilla: questo può farlo il pedagogo o il mercenario. Un padre non può agire così, anche a costo di apparire loro nemico. Stare nel pastorale non significa essere diplomatici, non so se ve lo posso dire con altre parole!!  Anche oggi ci sono molti pedagoghi e pochi padri: il pedagogo evita di creare situazioni difficili e che gli costano, un padre invece è disposto anche ad essere giudicato male dal figlio, ad essere respinto e ad essere ferito e lo farà pur di renderlo finalmente un uomo. Questo devono diventare i vostri gruppi, uomini spirituali e non più esseri carnali !!!

Insomma, ogni membro di qualsiasi Pastorale vive in Gesù e non fa affidamento sulle proprie forze ma vive di fede e perciò attinge ogni giorno alla sorgente della forza che è l' Eucarestia: Se voi non fate la Comunione ogni giorno, cari fratelli, non siete degni di stare nei Pastorali, in quanto questo vuol dire che voi avete un cervello e pensate che quello vale: il vostro cervello non vale un fico secco per queste cose. Andrà bene per fare l' ingegnere, il medico, l' avvocato, l' impiegato di Stato, il professore, l' insegnante ma non per essere un pastore secondo il Suo cuore.

Il membro del Pastorale cerca ogni giorno di abbeverarsi alla fonte della vita, perchè senza Gesù lui sente di morire. Il membro del Pastorale ama Gesù nei fratelli, ma nel momento in cui comincerà ad amare i fratelli per sè, allora crolla tutto. Il membro del Pastorale lascia vivere Gesù dentro di sè e si sforza di dare sempre più spazio a Gesù, non permettendo che niente possa infilarsi fra lui e Gesù, neanche i fratelli. La sua opzione fondamentale è soltanto Gesù: egli capisce che finché i fratelli sono Gesù, essi sono veicoli di Dio e quando diventano soltanto fratelli allora possono essere di intralcio all' azione di Gesù nella sua vita. Ancora, il membro del Pastorale si sforza di crescere per essere un cristiano maturo, altrimenti di fare salire chi sta giù, trasmette a lui le sue ansie, i suoi dubbi, i suoi cedimenti interiori e lo spinge più giù, anzi va giù anche lui. Quante volte abbiamo visto un fratello che per aiutare un altro fratello senza averne i mezzi o la forza dell' Eucarestia e la fiducia totale in Gesù, si è trovato poi in crisi insieme con la persona che voleva aiutare: Questo è tipico delle ragazze che si innamorano del tossicodipendente e dopo avere cercato di tirare fuori il loro ragazzo dalla droga, nel giro di un mese si ritrovano anche esse drogate: è normale questo.

I Padri del Deserto ci insegnano una tecnica speciale molto curiosa in merito. Essi dicono così:          "Se vedi un uomo cadere nel fiume, allungagli il bastone: se sei più forte di lui lo tirerai a riva. Se non sei più forte di lui, lasciagli il bastone". Il membro del Pastorale lavora attivamente nei ministeri, non alla carlona, ma ascoltando la voce di Dio che diventa modello di come si sta nei ministeri. Il membro del Pastorale è uno strumento particolare di Dio per trasmettere lo Spirito Santo a tutto il popolo, e deve stare quindi ben attento a non trasmettere sè stesso ma a trasmettere Dio ,e soltanto Dio altrimenti il suo gruppo perirà con lui. Il membro del Pastorale è profeta perchè le sue azioni verso i fratelli a lui affidati sono profetiche, egli è colui che dice agli altri: "Saliamo sul monte del Signore" come diceva Sebastiano stamattina in maniera profetica, perchè quella è una profezia, perchè Dio vuole che tutti saliamo al suo monte.

Il membro del Pastorale è coerente in Dio, e su questo punto mi soffermo un attimo: il suo modello può essere ricalcato sulla condotta del Profeta Samuele che fin da piccolo è in ascolto della Parola di Dio; Samuele aveva sei anni quando Dio lo chiamò: "Eccomi, Signore, il tuo servo ti ascolta: parla".

Questo ascolto non vacilla mai, da adulto farà sentire la sua voce chiarificatrice nei confronti della contraddittorietà del peccato. Samuele è un uomo di Dio. Una volta il Re intraprese una guerra contro gli Amaleciti per eseguire un ordine di vendetta da parte di Dio che gli aveva detto: "Uccidi tutti: uomini donne, bambini, bestiame". Ma poi per compiacere il popolo non la commise e cercò di riparare a questo suo peccato facendo un sacrificio. A questo punto arrivò Samuele ed irritato lo contrastò in nome di Dio: "Il Signore forse gradisce gli olocausti ed i sacrifici come obbedire alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è più del grasso degli arieti. Poiché  peccato di divinazione è la ribellione, e iniquità e terafim l' insubordinazione. Perchè hai rigettato la parola del Signore, Egli ti ha rigettato come re." ( 1° Sam 15, 22-24). Le parole di Samuele ci danno la formulazione di un principio morale che deve guidare la religiosità di ogni uomo, non solo quella di Saul. Samuele può parlare così perchè è forte della forza di Dio, perché ha risposto "Si" a Dio per tutta la sua vita. La chiamata di un uomo da parte di Dio è un atto di tale importanza che non modifica solo l' esistenza di colui che ha chiamato, ma da il via ad avvenimenti grandissimi per l' umanità: così è stato per Abramo, per Mosè, per i Profeti, per Maria, per gli Apostoli, e la loro chiamata è stata esaltata dalla loro fedeltà e dalla loro coerenza verso Dio. Questo è il senso della chiamata del membro del Patronale: attraverso lui, Dio vuol cambiare la vita dei fratelli, vuole far nascere il gruppo o la comunità e portarla avanti. La sua vita deve essere perciò guidata da una scelta definitiva. Se ci soffermiamo sulle chiamata speciale dei membri del Rinnovamento nello Spirito, allora il discorso può diventare entusiasmante ma attenzione, perchè vicino ad ogni grazia ci sta sempre una maledizione. E' entusiasmante questa chiamata, fratelli e sorelle, ma quale è il contributo da dare al Rinnovamento italiano, non solo siciliano? Quale è la responsabilità che io porto dentro di me? Se il Rinnovamento rappresenta davvero il popolo di Dio,

allora questo è un popolo speciale e l' animatore deve prendere coscienza di questa situazione. Chi ascolta la voce di Dio, non mi paragona più con i modelli del mondo. Quando, gli anziani di Israele andarono da Samuele e gli dissero: "Ecco, tu ormai sei vecchio, e i tuoi figli, non camminano sulle tue orme: ora stabilisci su di noi un re che ci faccia da giudice, come fanno gli altri popoli" (1° Sam. 8, 5)  essi avevano delle motivazioni valide in quanto: 1- Samuele ormai era vecchio e non poteva esercitare il suo ufficio come si deve; 2- i suoi figli erano degeneri e non meritavano di ereditare il posto del padre, vero anche questo; 3- gli altri popoli pagani avevano un re, ed anche questo è vero.

Samuele poteva convenire sui primi due motivi ma non sull' ultimo: Israele non è un popolo come tutti gli altri, Israele diventa troppo stesso il fondamento stesso della sua esistenza, la vocazione avuta per fini superiori. Le vicende storiche degli altri popoli non devono fare da modello per le sue azioni perchè in questo modo abbasserebbe sè stesso al livello degli altri popoli pagani e distorcerebbe il piano di Dio, il vero Dio di Israele: il vero re di Israele è Dio ed un re umano potrebbe essere solo colui che Dio si sarà scelto. Le vicende, lo stile, i ragionamenti del mondo non devono fare da modello per le azioni del Rinnovamento; la razionalità va bene per il mondo ma in molti casi potrebbe non andare bene per la vita dello Spirito.

Se è vero che Cristo è con noi, noi dobbiamo ragionare con la mente di Cristo. San Paolo dice: "Ora noi abbiamo il pensiero di Cristo" ( 1° Cor. 2, 16  ). In conclusione, per vivere bene la nostra vocazione pastorale e rispondere a Dio come si conviene bisogna mettere in uso soprattutto la fede, la preghiera ed i carismi perchè "voi appartenete a Cristo e Cristo appartiene a Dio" ( 1° Cor. 3, 23 ).

Allora siamo arrivati alla terza parte, il conflitto.

La Chiesa era all' inizio un meraviglioso luogo di pace, un meraviglioso giardino dell'Eden, ed ecco che da giardino come era si trasformò nel luogo del peccato e della sofferenza. Allo stesso modo essa si trasforma in luogo di incomprensioni e di conflitti, conflitti tra fratelli, conflitti tra membri del Pastorale. Tutte queste tensioni non nascono dall' Eucarestia, bensì da due fattori fondamentali: l' immaturità e l' orgoglio personale. Il frutto che essi producono è spaventoso: sospetti, rivalità, maldicenze e calunnie, cose tutte che nei casi più gravi producono divisioni dolorose che turbano la pace della comunità cristiana ed indeboliscono l' opera di Dio, talvolta la distruggono. Ma, attenzione, la Prima Lettera ai Corinzi al cap. 3, ver. 16-17 ci dice: "Se qualcuno distruggerà la vostra comunità, Dio distruggerà lui, perchè Santo è il tempio di Dio che siete voi"!!

Se questo servirà ad addolcire la pillola amara, vi posso dire che questo problema lo ebbero anche gli Apostoli, che come ci dice San Marco, "nella via, infatti, avevano discusso fra loro di cose più grandi": avevano cioè litigato su chi dovesse essere più importante. Dio ha stabilito che Chiesa funzione nella cooperazione tra i suoi membri. E' proprio questa collaborazione la causa di tutti questi conflitti. Nella Prima Lettera ai Corinzi, San Paolo ci parla della Collaborazione fra le membra per il buon funzionamento del corpo: " Ora il corpo non risulta di un  membro solo, ma di molte membra. Se il piede dicesse: "Poiché non sono la mano, non appartengo al corpo",  non per questo non farebbe più parte del corpo, e se l' orecchio dicesse : "Poiché io non sono occhio, non appartengo al corpo", non per questo non farebbe più parte del corpo. Se il corpo fosse tutto occhio, dover sarebbe l' udito? Se fosse tutto udito, dove l' odorato? Ora Dio ha disposto in modo distinto le membra del corpo come Egli ha voluti. Se poi tutto fosse un membro solo dove sarebbe il corpo. Invece molte sono le membra ma uno so è il corpo. Non può l' occhio dire alla mano: "Non ho bisogno di te" o la testa ai piedi: "Non ho bisogno di voi". Anzi quelle membra del corpo che sembrano più deboli sono infine più salde e quelle parti del corpo che riteniamo meno onorevoli, le circondiamo di maggior rispetto; e quelle indecorose sono trattate con maggior decenza, mentre quelle decenti non ne hanno bisogno. Ma Dio ha composto il corpo conferendo maggiore onore a ciò che gli mancava perché non vi fosse disunione nel corpo, ma anche le varie membra avessero cura le une delle altre". La diversità è quindi qualcosa secondo Dio, e si deve muovere nel rispetto delle funzioni e dei diversi carismi perché é in "tutte queste cose è unico e il medesimo Spirito che opera, distribuendo a ciascuno come vuole" ( 1° Cor. 12, 11 ). Gli Apostoli quindi non sbagliavano a discutere su chi fosse il più importante, sbagliavano perchè ci litigavano sopra, avendo così un momento di affermazione di sè. Gesù stesso aveva insegnato che "Il Padre è più grande di me": Egli era completamente sottomesso al Padre. Inoltre Gesù insegna come bisogna essere per diventare più grandi: "Allora, sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: "Se uno vuole essere il primo, sia l' ultimo di tutti ed il servo di tutti." Non siamo quindi uguali. La Bibbia insegna chiaramente che fra noi c' è uguaglianza: San Paolo scrive ai Galati: "Non c' è più né giudeo, né greco; non c' è più schiavo né libero; non c' è più uomo né donna poiché tutti voi siete uno in Cristo". Da questo sembra che fra gli uomini ci sia perfetta uguaglianza, ma poi San Paolo agli Efesini dice: "Il marito è capo della moglie come Cristo è capo della Chiesa". Davanti a questa altra affermazione è facile pensare che ci sia una contraddizione nel pensiero di San Paolo, che prima ci dice che non c' è più il maschio e la femmina ma poi parla di marito che è capo della moglie. Allora? Nel primo caso Paolo parla della "dignità" che ognuno di noi ha davanti a Cristo, una dignità uguale per tutti; nel secondo caso parla della "funzione", di quella misura di autorità  che Dio ci ha affidato e questo non è uguale per tutti. Se avessimo una maggiore attenzione nell' avere il giusto rispetto della dignità dell' altro, probabilmente eviiteremmo molti dei peccati contro la funzione e contro l' autorità. Anche nella vita matrimoniale è così: molte crisi nascono perchè non si ha il rispetto dalle dignità dell' altra persona arrivando poi anche a contestare la funzione, è chiaro. Nell' ambito della comunità cristiana ci dobbiamo ricordare due cose: abbiamo la stessa dignità ma abbiamo diverse funzioni e dobbiamo quindi saperci sottomettere alla funzione più alta: "Obbedite ai vostri capi e state loro sottomessi, perchè essi vegliano su di voi come chi ha da renderne conto;  obbedite perchè facciano questo con gioia e non gemendo: ciò non sarebbe di vantaggio per voi" ( Eb. 13, 17 ). Quindi abbiamo diverse funzioni ma stessa dignità e dobbiamo vivere nel rispetto reciproco, guardandoci da parole e da comportamenti che siano disonesti ed offensivi, perchè nessuno deve essere toccato nella sua dignità in quanto, Cristo è morto per lui, e davanti a Dio la sua dignità è immensa. Nella Bibbia si parla chiaramente che c' è chi è chiamato a prendere decisioni e chi invece ad obbedire: può darsi che a molti questo non piaccia, ma Dio ha scritto così. San Paolo ci dice: "Voglio che però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, della donna il capo è l' uomo, e il capo di Cristo è Dio". ( 1° Cor. 11, 3 ). Quindi ministeri diversi ma uniti. San Paolo ancora afferma: "E' Lui che ha stabilito, alcuni come apostoli, altri come profeti, altri  come evangelisti, altri come maestri per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero al fine di edificare il corpo di Cristo finché arriviamo tutti nell' unità della fede alla conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto , nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo" ( Ef, 4, 11-13 ). Dio ha stabilito cinque tipi di ministeri ma anche questi hanno gradi diversi: prima gli apostoli, poi i profeti , poi gli evangelisti, poi i miracoli, le guarigioni, il dono dell' assistenza, il dono delle lingue. Doni uguali nella dignità ma diversi, tutti dati per grazia ma diversi nella funzione che è stata scelta da Dio. A volte a causa della loro funzione essi sono degni perfino di un trattamento speciale: "Siano trattati con doppio onore - scrive a Timoteo San Paolo - sopra tutti quelli che si affaticano nella predicazione e nell' insegnamento".

Questo aspetto, cari fratelli, va insegnato, anche a costo di sentirsi dire che siamo ambiziosi perchè

soltanto così il popolo che Dio ci ha affidato può essere guidato con la scienza e l' intelligenza di Dio.

E' la scrittura che ci dà le idee, non noi con la nostra testa.

Questi principi che valgono per i ministeri, valgono anche per regolare i rapporti fra i membri del Pastorale, perchè è proprio qui che spessissimo insorgono i conflitti di autorità e di istruzione: la cosa più importante è quindi conoscere i giusti atteggiamenti da seguire, affinché non sia proprio questo ministero Pastorale che è il ministero di unità l' origine, anziché della pace, di tante calunnie, dolorosissime crisi e spaventose divisioni.

Infine La Croce del responsabile.

San Paolo scrive a Timoteo: "E' degno di fede quanto vi dico: se uno aspira all' episcopato ( mentre oggi si intende per Episcopato la carica di Vescovo, al tempo di Paolo Episcopo era il "Sorvegliante") egli desidera un nobile lavoro. Il responsabile vuole compiere un' opera buona per servire il proprio gruppo e la Chiesa; chi si candida per questo ruolo lo fa per caricarsi dei problemi di tutti, del dolore di tutti, ma anche - e questo mettetevelo bene nella mente e nel cuore - si carica della incomprensione di tutti. Perchè non vi capirà nessuno.

La funzione del Pastorale è un posto molto scomodo, perchè è molto facile da giudicare ma molto difficile e molto dolorosa da gestire. Ed ora l' intenzione che io sto per fare forse per qualcuno riaprirà ferite molto antiche e sarà assai dolorosa.

Il membro serio del Pastorale è:

- servo di tutti, colui che dovrà accettare di essere visto come il colpevole, e qualche volta lo è, di tutto quello che va male e molto, molto raramente sarà considerato l' artefice di ciò che va bene;

- porta il peso maggiore, subisce gli attacchi più violenti;

- sa che sta in luogo molto difficile, e quando starci diventa molto doloroso, egli sa che non può lasciare, perchè la chiamata ad essere pastori è una chiamata fino alla morte, fino al sacrificio della vita, perchè un buon pastore offre la vita per le pecore.

Il comportamento generale di un membro del pastorale sarebbe quello di colui che porta la croce più pesante, che si lascia affidare senza reagire dai suoi stessi fratelli e dalle sue stesse sorelle che per quanto sembri strano insieme con lui hanno scoperto la bontà di Dio.

Solo se saprà restare al suo posto conoscerà la dolcezza delle consolazioni di Dio ed il privilegio di sentirsi medicato dalla stessa mano di Dio, cosa che non avranno i suoi lapidatori, di sicuro.

Perciò cari fratelli e sorelle dei Pastorali, io vi faccio un invito: se cercate medaglie e nastrini al merito, CAMBIATE CARRIERA !!

Incontrerete soltanto tanto, tanto dolore. Io per esempio sono stato calunniato in modo infame: è stato detto che avevo lasciato la moglie e convivevo con un' altra donna, ed ero per questo stato espulso dal Rinnovamento, mentre oggi parlo a voi del Rinnovamento. Era stata sparsa la voce in tutto il mondo presso tutti i Comitati internazionali del Rinnovamento che ero stato ricoverato in manicomio perchè schizofrenico; accusato di avere fatto morire una donna con una preghiera, e persino di spacciare droga, di avere fondato una setta satanica, di appartenere alla Massoneria e tanto tanto altro che vi voglio risparmiare. Ho sofferto soprattutto per la mia incapacità di comprendere come possa essere possibile che qualcuno che fa la comunione con me, possa poi architettare simili calunnie e menzogne pronunciate con la stessa bocca con cui loda Dio. E' incomprensibile che chi si è reso responsabile di tale comportamento non si sia reso conto dello strazio fatto al corpo di Cristo, del disprezzo che ha avuto per Gesù stesso, morto per dare la salvezza a me ed a lui!!

Anche qui sono stato chiamato a convertirmi.  Ho avuto grande forza da questo brano di Sant' Agostino che adesso vi passo sperando che faccia benne anche a voi: "Fratello o sorella cattivo, fratello o sorella attaccabrighe, sei sempre mio fratello e mia sorella. Tu dici proprio come dico io: "Padre nostro che sei nei cieli". Ed allora perchè non stiamo insieme? Non è un amico o un vicino che ci ordina di essere in armonia ma colui a cui diciamo "Padre Nostro". Insieme abbiamo una sola voce che invoca nostro Padre. Perchè non abbiamo insieme anche una sola pace?".

Purtroppo però molti corrono per essere membri del Pastorale e sembrano disposti  anche a dare la vita per la gloria di Dio, ma poi scoprono che dietro la funzione c' è la Croce e se ne vanno; oppure tentano di guidare il gruppo come il funzionamento di un ufficio o di un' azienda, ma se fosse così, dovremmo chiamare Agnelli o Berlusconi a guidare il Rinnovamento!!

In qualche caso c' è chi tenta di dirigere il gruppo come se si fosse in una caserma, ed anche questo è sbagliato! 

Conclusione: ho cercato di illustrarvi come far parte di un Pastorale e come, per farvi parte sia necessario cambiare molto della nostra vita, e camminare molto per la via della crescita spirituale in quanto ogni membro del Pastorale deve cercare con tutte le sue forze di essere un esempio per tutti gli altri. A questo proposito San Pietro scriveva: "Esorto gli anziani che sono fra voi, quale anziano come loro, testimone delle sofferenze di Cristo, partecipe della gloria che deve manifestarsi: pascete il gregge di Dio che vi è affidato, sorvegliandolo non per forza ma volentieri secondo Dio, non per vile interesse ma di buon animo, non spadroneggiando sulle persone a voi affidate ma facendovi modelli del gregge" ( 1° Pt 5, 1-3 ). Anche qui, fratelli si incontreranno molte difficoltà, ed ogni passo che voi farete di vera crescita in Dio potrebbe venir contestato, anzi sarà contestato con mille buone ragioni da amici, parenti e persino fratelli e sorelle del gruppo di preghiera che pensano in modo diverso da voi. Queste difficoltà ci saranno e non saranno eliminate, ci sarà anche molta lotta e molto dolore: la risposta la dovrà issare il nostro cuore.

Sant' Agostino dice: "Le persone che cambiano il loro modo di vita e cominciano a pensare di progredire nella vita dello Spirito, iniziano anche a soffrire delle malelingue dei diffamatori. Chiunque non abbia ancora sofferto questa prova, non ha ancora progredito e chiunque non è pronto a soffrire non deve neanche sforzarsi di progredire".

Perciò, carissimi fratelli e sorelle, vi auguro di sapere continuare a soffrire per amore di Gesù, per poi entrare con lui nella gloria. Gli Atti ci raccontano che Paolo e Barnaba così incantavano le giovani comunità cristiane dell' Asia Minore: "Dopo aver predicato il Vangelo in quella città e fatto un numero considerevole di discepoli, ritornarono a Listro, Liconia ed Antiochia rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché dicevano: "E' necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel Regno di Dio". Così cari fratelli e sorelle, come Paolo, ho cercato di fare io con voi. "Perciò anche noi - direbbe l' autore della Lettera agli Ebrei - circondati da un gran numero di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede". Pensate attentamente a colui che ha sopportato sopra di sè una così grande ostilità dei peccatori perchè non vi stanchiate perdendovi d' animo. TANTISSIMI AUGURI  !

CONVOCAZIONE REGIONALE DEI PASTORALI CENTRO "GESÙ LIBERATORE" - MARGIFARACI - PALERMO - 22 Ottobre 1995

 

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