Cari amici, amici di Gesù
ed amici tra di noi, a tutti il suo saluto: "Shalom". A tutto il
mondo "Shalom".
Nel giorno in cui Roberto
mi invitò in mezzo a voi, e voi sapete che non è facile dire di no a Don
Dino, io invitai un' altra persona: la Madonna. E le disse, così come le ho
ripetuto stamattina: "Vieni,
perchè qui sarà come alle nozze di Caana. E se tu dici una parola, la nostra
acqua può diventare vino: e se tu dirai un' altra parola, il nostro vino può
diventare Eucarestia". Ecco cosa è la conversione, cari amici:
è che la nostra acqua, la nostra povertà può e deve diventare vino. Tu non
sei più acqua, sei vino: vino di gioia, vino di forza, vino di shalom. Ma non
basta ancora.
Per te che sei un
animatore, un' animatrice, un responsabile di fratelli: tu devi diventare
Eucarestia.
Ecco
le tappe della conversione: acqua, vino, Eucarestia.
E' semplice, ma dobbiamo
vedere poco per volta questi passaggi. Anzi tutto è possibile, dopo tanti
anni che noi camminiamo, con tanti nuovi volti che appaiono, questo
cambiamento radicale e progressivo, è possibile questa trasformazione, così
come ci ha detto il nostro amico S.E. il Vescovo Costanzo nella sua ultima
citazione della Seconda Lettera ai Corinzi cap. 3, ver. 18: "Noi
tutti veniamo trasformati in quella medesima immagine, quella di Cristo, di
gloria in gloria secondo l'azione dello Spirito del Signore". Di
gloria in gloria, ma io tradurrei "di
tappa in tappa", di giorno in giorno verso la pienezza. Cari
fratelli, una volta c'era un giovane eremita che non era tanto contento di sè
e della sua vita: costui faceva molte cose ma un bel giorno era andato un po'
in crisi, così che decise di andare a visitare un anziano Abbà del deserto.
E quando arrivò gli disse: "Padre,
io faccio tutte le mie preghiere, tutti i miei digiuni, le mortificazioni,
penitenze e quaresime. Faccio anche elemosine, perchè io lavoro e poi dono il
frutto del mio lavoro, ma mi manca qualcosa. Dimmi tu:, che cosa mi manca
?". E l' anziano Abbà che era diventato trasfigurazione,
trasparenza di Gesù, lo guardò negli occhi con tenerezza, la stessa
tenerezza con cui noi guardiamo ai nostri giovani che sono pieni di desiderio,
di camminare dietro a Lui, e gli disse: "Figlio
mio, devi diventare fuoco !". Dice la storia che le braccia
alzate e le mani aperte dell' anziano Abbà erano come dieci fiaccole accese.
Carissimi, anche noi
dobbiamo diventare fuoco: ieri ci è stato detto: "Siete
luce nel Signore". Oggi il Signore ci dice: "Dovete
diventare fuoco".
"Signore
compi questa parola, questo è un grido di risveglio: chiediamo grazia di
diventare fuoco".
E
se voi diventerete fuoco - diceva Santa Caterina da Siena - metterete
fuoco in tutta l'Italia". E' giunto il tempo di avverare questa
profezia: mettere fuoco nelle nostre città, fuoco di vita, fuoco di gioia,
fuoco che distrugga il peccato. Ecco, è possibile dopo tanti anni, in cui
abbiamo visto tanti fratelli allontanarsi da noi, in cui abbiamo visto
emergere le nostre debolezze, i nostri idoli, avuto in qualche istante un po'
di scoraggiamento, è possibile diventare fuoco ed essere progressivamente
trasformati ad immagine e somiglianza del nostro Signore?. Prendo le mosse per
dare una risposta da un proverbio dell' Afganistan che dice: "La
notte, quando scende la pioggia sul deserto, i semi portati dal vento subito
germogliano, ed al mattino, ecco il prodigio: il deserto è fiorito. Ma la
gente dice, con una vena di pessimismo, che è più facile fare fiorire il
deserto che fare cambiare il cuore di un uomo" Il pessimista
risponde così: "Ma no, tanto non
cambia niente: cambia qualcosa a Rimini, ma poi tutto diventa monotono, liscio
liscio". L'ottimista invece risponde:
"Si, tutto è possibile, ce la facciamo". E il credente? Cosa
dice il credente? Il credente dice ciò su cui siamo stati invitati a meditare
e a pregare: "Un
tale processo di trasformazione è reso possibile dall' incontro tra l'azione
dello Spirito Santo e la fatica dell'uomo". Non solo lo Spirito e
non solo la fatica, ma questa
sinergia tra lo Spirito Santo e noi ha come frutto questa nostra conversione,
questa nostra trasformazione. Ed ancora noi ci facciamo delle domande: come è
possibile attraversare questo guado della conversione per arrivare alla
trasformazione in "sequela Christi" ? Un passo dopo l' altro, una
tappa dopo l'altra: acqua, vino, Eucarestia. E quali sono questi passi, queste
tappe, questi passaggi?
Ho interpellato il "Catechismo
della Chiesa Cattolica" che parla molto spesso della conversione ed
al punto 1427 dice che c'è una prima e fondamentale conversione: quella del
Battesimo. Al passo successivo parla di una seconda conversione: l' impegno
continuo per tutta la Chiesa come risposta all'appello di Cristo. La seconda
conversione è quella di tutti i giorni: quel cammino, quel vivere con Lui,
senza forse sapere dove andiamo, ma con Lui. Questa chiamata alla seconda
conversione è espressa molto bene da Cardinale Martini nella sua ultima
Lettera Pastorale "Ripartiamo da Dio" in cui si legge: "Conversione
continua significa non dare mai nulla per scontato nel nostro cammino di fede,
non cullarci nella presunzione di già sapere ciò che è invece avvolto nel
mistero: significa santa inquietudine e ricerca". E noi siamo tra
questi, sì nella gioia, ma sempre pronti ad interrogarci come il giovane
eremita: "Che cosa posso
fare? Che cosa devo fare?". Ho interrogato anche i maestri
della spiritualità: ce ne sono tanti, dai classici, e cioè i Santi, ai
teologi, ed ho scoperto delle cose bellissime che voglio condividere con voi.
Sant' Agostino dice: "Saliamo
la salita del cuore, cantando i cantici delle ascensioni (i Salmi). Dal tuo
fuoco, dal tuo buon fuoco siamo infiammati, mossi. Saliamo verso la pace di
Gerusalemme". E anche San Tommaso d' Acquino parla di questi
passaggi e li chiama "gradi della
carità". Ci dice: "All'
inizio noi dobbiamo difendere, proteggere la carità perché è insidiata dal
male. In un secondo momento dobbiamo rafforzare la carità. In un terzo tempo
dobbiamo tempo dobbiamo diventare carità". Angela da Foligno ha
quella bellissima espressione: "Non
essere più altro che amore". Sant'Ignazio da Loyola, altro
grande maestro nel suo cammino degli esercizi spirituali, ci parla dei tre
gradi di umiltà che sono i tre gradi di amore e ci dice così: "Di
fronte alla grandezza di Dio noi siamo disposti a morire pur di non fare un
peccato mortale. Al secondo grado di umiltà, cioè di sottomissione a Dio,
siamo disposti a morire, ma non facciamo neanche un peccato veniale, e
restiamo liberi di fronte a tutte le creature. Al terzo grado di umiltà e di
amore più perfetto, noi vogliamo essere come Te: di fronte a delle scelte
preferiamo essere poveri con Cristo povero, umili con Cristo umile.....".
La sequela va fino alla imitazione.
I grandi del '500 e del
'600, e tra questi nomino Santa Teresa d' Avila, San Giovanni della Croce, San
Francesco di Sales, sono tutti d' accordo nel dire che ci sono delle vie nel
cammino della perfezione e della conversione, ci sono dei passaggi: alcuni
parlano addirittura di tre strade, tre corsie, come le nostre grandi
autostrade d' Italia. C' è la corsia della purificazione che come si dice San
Francesco di Sales - consoliamoci - dura per tutta la vita. Anche il Concilio
Vaticano II lo dice così bene nella "Lumen Gentium" al n. 8:
"Noi,
Chiesa sempre reformanda".
Questa purificazione ha dei momenti più forti: i Santi parlano del
quadruplice crogiolo dei sensi, purificazione dei sensi, dell' intelletto,
della memoria, della volontà. Purificazione che puoi fare tu, ma quando
arriva il fuoco di Dio, si salvi chi può: arriva una purificazione inedita,
specifica per ciascuno di noi, attraverso questa corsia in cui ogni tanto
ritorniamo, anche se Dio, che è al volante, passa nella seconda corsia
chiamata "illuminazione". Cosa è questa illuminazione? E' diventare
luce, ma passando attraverso la notte, per abituare i nostri occhi a vedere la
luce di Dio. Dobbiamo passare attraverso una purificazione di buio, di non
capire quasi più niente, come alcuni di noi hanno già sperimentato o stanno
sperimentando. Dobbiamo passare attraverso la purificazione della fede, della
speranza e della carità. All'inizio, ecco, siamo molto consolati da Dio:
abbiamo queste carezze del Signore, ma ad un bel momento il Signore ci dice: "Tu
segui me per quello che ti do o per quello che io sono?".
Questa è la purificazione che si apre alla illuminazione,
ecco questo passaggio tra una corsia e l'altra. Poi c' è la terza corsia
, quella dell'unione con Dio che mi piace definire con le parole di San Paolo
nella Lettera ai Galati al cap. 5, ver. 6: "Fede
operante per mezzo della carità". Allora questa terza corsia, in
cui noi facciamo capolino e poi torniamo indietro, in cui il Signore ci fa
pregustare alcuni momenti della sua luce e del suo amore è la tappa in cui c'è
la battaglia e la vittoria sull' egoismo: egoismo definito in maniera gentile
da Milton "amor proprio che
è l' ultima miseria delle anime grandi". Quest'ultima
miseria ce la portiamo sempre con noi. Queste tappe sono state studiate,
presentate e vissute nella storia della spiritualità, direi, ad un livello
piuttosto personalistico, individuale: queste tappe sono state presentate da
un punto di vista quasi di ognuno di noi. Ad un certo momento c'è la domanda
che ci possiamo fare un po' tutti insieme: che cosa dice Dio nel suo stesso
libro di teologia, la "Sacra Bibbia", il libro che ha scritto Lui?.
Dice di una storia, storia a livello di popolo, come ben sappiamo, storia di
un cammino in quella sinergia: Dio agisce ed il popolo collabora, corrisponde
più o meno lentamente, come facciamo noi. Queste tappe sono le tappe del
grande esodo, la grande conversione di un popolo, il grande passaggio da tribù
schiava a vero popolo di Dio, che Dio ha creato per la sua gloria e per
testimoniare al mondo che c' è un Dio solo. Allora possiamo vedere insieme le
sette tappe del popolo di Dio:
1-
la tappa di partenza, l' Egitto, e che è stata anche la nostra tappa. Qui Dio
passa. Quando ero molto giovane, studente, sentii un giorno questa parola di
Agostino: "Timeo
Dominum transeuntem". Temo il Signore che passa e che non torna
indietro: veramente Lui torna sempre, però quella parola di Agostino ha
spaccato il mio cuore. Ho cominciato a camminare dietro di Lui poco per volta
e cammino ancora. Questa è la tappa della Pasqua: Dio, stratega di
liberazione, strappa il popolo dall' Egitto per mezzo dei suoi profeti Mosè
ed Aronne. Il popolo risponde mettendosi in cammino, lentamente, un po'
appesantito da tutti i regali d' Egitto. Così siamo noi, nei nostri gruppi
dove talvolta facciamo fatica a camminare con agilità, a passo di danza,
passo che troviamo nella seconda tappa.
2-
la tappa del mare dei giunchi. E Dio è animatore della danza sulle rive del
mare. Ed il popolo risponde "Si". Possiamo ricordare San Nicola dei
Flui, Santo svizzero, che dice: "La
preghiera è combattimento e
danza": questa è una delle più belle definizioni della preghiera.
3-
La lunga marcia nel deserto. Non solo i cinesi hanno fatto la lunga marcia, ma
il popolo di Dio, noi. Questa lunga marcia vede Dio "esperto
in itinerari di pellegrinaggio". Ogni tanto Dio apre un ristorante in
questo deserto, dando da mangiare e da bere a questo popolo, che accoglie i
doni di Dio e poco per volta si
impoverisce, si distacca dall' Egitto, si distacca dai suoi stessi itinerari,
perchè l' itinerario di Dio è
diverso.
4-
la tappa delle mormorazioni e degli idoli. Voi sapete bene che Dio non è
tenero con questi peccati, e ci fa capire quando cadiamo in queste idolatrie.
Il popolo si purifica, il popolo piange, il popolo prega.
5-
la tappa del roveto ardente, della grande rivelazione sul monte di Dio. I
Santi la definirebbero "tappa della grande illuminazione", questa
grande luce che si scatena da questo monte. Dio in questa luce crea l'
Alleanza: questa è la tappa più grande. Dio parla al popolo che risponde.
6-
la tappa del fiume Giordano, di
Gerico, dove Dio scatena la lode, dove Dio provoca la fede per passare oltre,
per andare fino alla terra promessa, per non avere paura dei nemici intorno,
in quanto Lui già li ha messi a tacere.
7-
la Terra promessa. Dio mantiene le promesse.
Questo itinerario è
vissuto nell'incontro tra l'azione dello Spirito Santo e la fatica del popolo,
la fatica di ognuno. I rabbini ci dicono di alcuni ebrei che sulle soglie del
Mar Rosso avevano paura a mettere
piede nell' acqua: questi sono rimasti in Egitto. A chi metteva il piede
nell'acqua, l'acqua si apriva davanti. I rabbini ci dicono anche che ci furono
degli Egiziani che aspiravano alla libertà, e mettendo i piedi nel Mar Rosso
sperimentarono la liberazione, la conversione, la trasformazione. Il
popolo ha risposto a questo appello di Dio un
po' zoppicando, ma sempre in cammino: voglio a questo punto ricordare
p. Tommaso Beck che diceva, ricordando la lotta di Giacobbe al torrente Iabbo:
"La Chiesa, come Giacobbe, è zoppicante ma benedetta".
E io dico a voi, a noi, che anche alla Chiesa nostra: anche il Rinnovamento è
zoppicante ma benedetto.
Noi dobbiamo riconoscerci
zoppicanti nella fede, nella speranza, nella carità; ma nonostante questo il
Signore ci manda addosso la sua grande mano che ci benedice, ci copre e ci
dice parole di tenerezza e di vita.
Questo itinerario che io ho
tracciato e che voi conoscete benissimo, ha una legge, un paradigma: questo
modulo, questo modo di agire di Dio si ripete nella storia. Si è ripetuto per
Israele, ma poi sono ricominciate le schiavitù, la deportazione in Babilonia,
tutte le persecuzioni che il popolo di Dio ha avuto nei secoli fino ad oggi; e
nuovi esodi, e nuovi orizzonti, e
ritorni a Gerusalemme. Questa schiavitù nuova
è anche la nostra, è una schiavitù più sottile di quella
dell'Egitto, è l' adeguamento alla mentalità non di Dio. E' la ricerca di
alleanze pericolose, è il sincretismo, il "new
age" di tutti i tempi, è la tentazione di accontentarsi: direi di
addomesticare il mistero - e noi, lo dico piano, un po' ce l'abbiamo questa
tentazione quando abbiamo le ricette per tutto, le risposte a tutti i perchè,
le risposte a tutti i dubbi, le risposte a tutte le obiezioni. No, anche noi
siamo in ricerca e non dobbiamo addomesticare il mistero: sarebbe un idolo
ancora più grande. Dicono gli orientali: "Quando
trovi il Buddha, spezzalo". Cioè, caro fratello, quando sei
sicuro di avere trovato Dio, attenzione hai trovato un tuo Dio, non il vero
Dio.
Ma Dio non si stanca:
queste tappe che ha fatto con il popolo suo le fa con la Chiesa e le fa con
noi. Qui una domanda: quali sono le tappe della nostra conversione, della
nostra trasformazione ?
Ho visto come sette momenti
che, combinazione, cominciano tutti con la "S". Perciò ve li
annuncio some le "SETTE
S" del nostro cammino, le sette tappe della nostra conversione:
1-
lo Stacco
dal peccato, un po'
come staccare una spina, una presa della corrente: qualcuno parla anche di
strappo dal peccato, da quello grave, da quello che sappiamo che Dio non vuole
e che qualche volta ci tenta, standosene accovacciato alla porta del nostro
cuore. Talvolta fa capolino e vuole abitare nel nostro cuore o nel cuore dei
fratelli. Stiamo attenti, questa è solo la prima tappa, la tappa della
schiavitù in Egitto. Quindi bisogna staccare questa presa. Di solito questa
tappa corrisponde con l'inizio del seminario per l'Effusione.
2-
Sguardo
reciproco con Gesù. E' la tappa in cui si riscopre il Vangelo,
la Bibbia, la Parola nella sua profondità, nella sua ricchezza: parola che
poi fiorisce nella lode, nei Salmi. Cominciamo a gustare la Parola di Dio dopo
avere staccato la presa del peccato.
3-
Servizio
imperfetto: è la tappa dell'attivismo, di un entusiasmo,
secondo alcuni un po' fanatico. Ci siamo passati tutti.
4-
lo Sguardo
più intenso di Gesù. E' quella chiamata più intensa alla
sequela, direi all'adorazione. Quanti di noi hanno avuto questo regalo del
Signore, di innamorarsi dell'Eucarestia fino al punto di passare delle ore, di
perdere del tempo davanti a Lui. Questa è la tappa personale, quando non ti
basta più la preghiera del gruppo. E' grande, è bellissima, è come l'eucarestia
domenicale per il popolo di Dio. Ma non basta, ed allora viene riscoperta la
necessità della preghiera personale, della contemplazione. A questo punto
vorrei citare il "Catechismo
della Chiesa Cattolica" che parla in due punti dello sguardo: al
n° 1432, parlando della
conversione, dice: "Il
cuore umano si converte, si trasforma guardando a colui che è stato
trafitto". Ancora, in quella favolosa sezione sulla preghiera,
dice: "Lo
sguardo di Gesù purifica, libera il cuore. La luce dello sguardo di Gesù
illumina gli occhi del nostro cuore, ci insegna a vedere tutto nella luce
della sua verità e della sua compassione verso tutti
gli uomini".
5-
Spogliamento
nel silenzio attraverso il silenzio.
Questa è una tappa che fa tremare le vene ed i polsi. In questa tappa vengono
aperti gli occhi sui nostri idoli. Questi idoli c'erano anche prima, solo che
avevamo lasciato i più grossi. Quelli più raffinati si vedono solo dopo
essere stati davanti all'icona di Cristo Crocifisso e della sua Eucarestia.
Allora prendo le parole del Cardinale Martini pronunciate in una sua
conferenza ai Vescovi del Piemonte: "L’idolo
del primato dell' efficienza, ed il primato dei mezzi".
Il primato dell'efficienza è un
idolo, il primato dei mezzi è un idolo: per mezzi si intendono i mezzi umani,
della tecnica, i mezzi naturali, tutti questi mezzi fantastici che abbiamo a
disposizione: ci vogliono, ma è un idolo il primato di questi mezzi.
Poi c' è l'idolo del "sentirsi
forti", del sentirsi i migliori: il definirsi
il miglior gruppo della parrocchia, della Diocesi, questo è un idolo. C'è
ancora un altro idolo, ed è quello dell'ansietà apostolica: cosa fare ? cosa
fare ? In questa tappa il Signore ci apre gli occhi su tutti questi idoli
mescolati con lo zelo apostolico e Lui stesso ce li devitalizza. Questo porta
alla liberazione dai risultati. Noi mettiamo l'acqua: Lui farà il Vino e l’Eucarestia.
Dio ci libera addirittura dal misurare la febbre del nostro spirito, dalla
preoccupazione della propria spiritualità, dei frutti dello Spirito in noi,
facendoceli vivere e basta, donandoceli. Per alcuni questa tappa dello
spogliamento è anche la tappa della Croce, della prova, della solitudine,
della malattia e dei gravi problemi di famiglia. Tu eri un animatore, il padre
o la madre del gruppo, adesso non sei più niente: succede, e come ! Ma allora
tu dici "Grazie": accetti perchè c’è passato Lui, ed a questo
punto vorrei citare i Padri della Chiesa orientale che definiscono questo
passaggio il "transitare
attraverso il nulla". E' questa la grande morte, non quella
fisica: la morte dentro. Questa è la tappa dello spogliamento che ci fa un
pochino più simili a Lui.
Vorrei recitare una poesia
che ho recitato a Pentecoste in Sondrio:
E'
BELLO L' ALBERO IN FIORE,
E' BELLO L' ALBERO IN FRUTTO:
MA L' ALBERO SPOGLIO
IL
SOLE LO ILLUMINA TUTTO.
6-
Somiglianza
con Cristo. Sapete come Dante chiama la nostra mamma?: "Colei
che a Cristo più si somiglia".
Veramente la mamma è grande perchè somiglia a Gesù !!: non solo perchè
mamma sua, ma perchè ha vissuto con Lui, lo guardava, ne veniva trasformata.
Somiglianza con Cristo: Questa tappa la vediamo nei grandi e nei piccoli
santi. Io posso dire a voi, dopo quasi 22 anni di Rinnovamento, di avere visto
tanti di voi cambiare tantissimo, somigliando un po' più al Signore. E questo
è avvenuto non perchè alcuni di voi hanno fatto pugilato di santità ma
perchè si sono abbandonati allo Spirito Santo, perchè hanno creduto. Il
giusto vive per la fede e cammina sulla Parola di Dio, non tanto sugli
entusiasmi. C'è un Salmo che inizia così: "Ho
creduto, per questo ho parlato".
Vorrei citare San Francesco d'Assisi, questo piccolo grande uomo che ancora
riempie di splendore la Chiesa e anche quelli fuori della Chiesa: è un
aneddoto più che altro. Alcuni anni fa ci fu una delegazione della Cambogia
che partì alla volta di Parigi, presso il governo francese per chiedere
aiuti. Ebbene, fu un incontro storico. Allora questi grandi della Francia
fecero loro delle promesse di aiuti ai diplomatici della Cambogia, paese molto
povero. Promisero loro aiuti, esperti, strumenti, medici e tutto ciò che
serve. Ad un bel momento si alzò il Ministro della Cultura cambogiano, il
quale con grande solennità e tranquillità disse:
"A noi basta che ci mandiate un San Francesco!!".
Questa citazione è
dedicata a tutti i Padri Francescani qui presenti, a cominciare da Padre
Matteo. A forza di stare con Gesù nella adorazione, nella preghiera, nella
sottomissione, nell'obbedienza alla sua Parola, alla Chiesa, ai responsabili
noi diventiamo un po' più come Lui. Allora l'effetto quale sarà? Vediamolo
al settimo punto.
7-
Servizio
nuovo: trasformazione di noi in dono, in colui che riceve tutto
da Dio: infatti a questo punto noi riceviamo i carismi, i non carismi,
riceviamo noi stessi, la vita, le malattie. Riceviamo e diventiamo dono. E
vediamo gli altri come un dono, non come un nemico o come qualcuno da
sfruttare. Diventiamo dono, alla maniera di essere lo zerbino delle
parrocchie. Questa, carissimi, è l'ultima tappa, e non è facile arrivarci,
in quanto lo zerbino è colui a cui si da un calcio, colui che si sporca. Ma
lo zerbino è importante. Questa tappa è quella in cui l'io diventa noi, in
cui tu riscopri la Chiesa, in cui tu abbracci la Chiesa. Ad un certo punto il
Signore fa crollare quei muri di Berlino che ci siamo costruiti e ci ricorda
che la Chiesa, il suo popolo è più grande: e noi lo dobbiamo abbracciare
tutto, accogliere e mettere i carismi da Lui donati al servizio dei fratelli.
Servizio nella Chiesa, non soltanto all'interno del gruppo, nonostante ci
siano molte cose da fare: ed allora attraverso il discernimento capire cosa
chiede il Signore oggi al Rinnovamento Italiano attraverso di noi. Vorrei
pormi un'ultima domanda: come si fa a percorrere queste tappe, come avere un
discernimento per decidere e capire in quale tappa siamo? E', questa, una
domanda difficile dalla risposta difficilissima. Ci vuole discernimento,
accompagnamento spirituale, guida spirituale: ce ne sono pochi, nei nostri
gruppi, fratelli o amici che accettino di accompagnarci. In molti gruppi c'è
questa realtà di fare Emmaus: i due che si incontrano e che si aiutano. E',
questa, una parola rivolta specialmente a coloro che fanno un cammino in
coppia, marito e moglie, e che oggi sono qui: siate accompagnamento spirituale
reciproco umile, e di tanto in tanto interpellate una guida religiosa,
sacerdotale. Ma già voi avete questo carisma, perchè nei nostri gruppi c'è
il carisma dell'accompagnamento spirituale: allora scopriamolo con umiltà e
coraggio, fratelli, aiutiamoci a vicenda.
Ognuno di noi ha bisogno
ogni tanto di un fratello che ti prende per mano, ti prende sulle spalle per
attraversare il fuoco: perchè sennò ti perdi, ti bruci, e cadi.
Un giorno, durante i miei
esercizi spirituali, ho fatto una scoperta sulla linea di questo cambiamento
di vita. Riflettevo sulla figura di Marta, una donna molto simpatica a cui
assomigliamo un po' tutti noi, anche gli uomini. Questa donna, quando accoglie
Gesù in casa sua, lo accoglie un po' come serva: essere servi è una cosa
buona. Mosè era servo di Dio, anche la Madonna è "l'ancella
del Signore", persino Gesù è chiamato anche servo. Però Gesù dice
anche: "Non
vi chiamo più servi, siete diventati miei amici". E, fratelli,
capite che nel Vangelo di Giovanni Marta non è più serva: nel capitolo 11,
al momento della resurrezione di Lazzaro: "Marta
è diventata amica". Questo per significare che questa conversione si
fa stando con Gesù, contemplando Gesù. Si diventa ciò che si contempla, si
diventa chi si contempla: perdiamo quindi del tempo per questa contemplazione
che ci fa camminare sul cammino della conversione e ci fa passare attraverso
tutte le tappe perchè Lui ci attira, allo stesso modo con cui ha attirato
tanti fratelli prima di noi. Adesso l' ultima domanda è: ce la sentiamo noi,
ogni giorno, di fermarci in base al tempo che abbiamo, per ascoltare la
domanda che Dio disse ad Adamo:
"Adamo, dove sei?". Noi corriamo troppo, tutti, ma dove dobbiamo
correre? Ma ai piedi di Gesù, per favore, per ascoltare questo grido di
risveglio: "Adamo, Eva, dove
sei?" Agostino nella sua umiltà diceva: "Signore,
sono nel paese della non somiglianza". Questo è il commento che lui
faceva al passo del figliol prodigo: "Dove
è andato a finire lui, chiamato ad essere simile a suo padre?".
Siate imitatori di Dio. Allora preghiamo il Signore in questo modo: "Signore,
fai la grazia che noi ogni sera ti chiediamo, ti ascoltiamo: tu ci chiami per
nome e ci chiedi dove siamo andati oggi, dove siamo". Allora, la
sera, possiamo ripassare la nostra vita nel concreto, e pensare a dove sono
stati i nostri occhi, che cosa hanno contemplato: noi abbiamo quel canto
bellissimo che suona così: "fa'
che noi vediamo la bontà di Dio". Cantare è una cosa, ma mettersi
ai piedi di Gesù e fare revisione
di vita è un altra cosa. Santa Teresa Cuder, un mattino, durante la sua
preghiera di ringraziamento, ebbe questa luce: aprì gli occhi e vide la
parola "bontà" scritta si tutte le creature. Capì che questi erano
tutti riflessi della bontà infinita, immensa, eterna ed incommensurabile di
Dio. Noi dobbiamo vedere la bontà di Dio ovunque. Tu, fratello o sorella,
cosa vedi scritto?: vedi il bene? Vedi in profondità e non solo in
superficie, per fare un discernimento vero e non per sentito dire? Vedi con
occhi di buon pastore? Nella Prima lettera di Pietro al cap. 5, ver. 1 e ss.
l' Apostolo si rivolge agli anziani e dice: "Pascete
il gregge che Dio vi ha affidato,
sorvegliandolo non per forza ma per volere di Dio". Sorvegliare
significa vegliare sopra: tu, fratello, hai questi occhi che vegliano con
amore, e non per controllo? Sono i tuoi occhi aperti su vasti orizzonti o si
fermano all' angolo? Voglio raccontarvi questa piccola storia: quando in
Russia scoppiò la Rivoluzione bolscevica, nell' ottobre del
'17, sapete cosa faceva la Chiesa Ortodossa Russa, di cui tra l'altro
abbiamo molta venerazione? Questa non è detto per cattiveria ma è un fatto
storico: quel giorno la Chiesa Ortodossa era riunita in Sinodo a Mosca per
discutere il colore della coppa da mettere durante le celebrazioni liturgiche.
Ebbene mentre si discuteva questa cosa così piccola, fuori si scatenava
l'universo, fuori crollava un mondo. Fratelli, amici ed amiche, io vi dico:
non rischiamo questo sbaglio e nei nostri gruppi apriamoci ai vasti orizzonti;
quando c' è l'intercessione non preghiamo solo per i nostri "bubù",
ma per i bubù del mondo, per quelli che piangono veramente. Vorrei che ognuno
di noi si mettesse già in questa disposizione, ogni sera davanti al Signore,
in ginocchio, per sentire il suo grido di risveglio: e capire dove sono andate
le nostre orecchie oggi, cosa hanno ascoltato? Da Isaia 50: "Fa
che io ascolti, come gli iniziati, la Parola, il grido dei poveri, il pianto e
il cuore di tutti i fratelli": specialmente degli ultimi, e di quelli
che da qualche tempo non vediamo più nel gruppo. Questo è un passo di
conversione da parte nostra. Se una pecorella si allontana, non puoi restare
indifferente: perchè quella pecorella sta gridando in un dirupo, in un
crepaccio; allora tendi l' orecchio, ed il Signore farà sentire al tuo cuore
il suo grido. "Adamo dove sei ?
Dove è andata la tua lingua, la tua bocca oggi?" Diceva Ester nella
sua grande preghiera al cap. 4, ver. 17:
"Signore, metti nella mia bocca una parola ben misurata". Noi
non le misuriamo tanto le nostre parole. Chiediamo al Signore questa grazia di
conversione: che esca dalle nostre labbra solo la parola della lode, della
sapienza, del perdono, della pace, della verità, e del silenzio: questa è
una tappa speciale. Gli africani ci dicono che "la
parola costruisce il villaggio, ma il silenzio costruisce il mondo".
E Maria dal suo silenzio ha potuto fare scaturire il "Magnificat";
e Maria di Magdala dal suo silenzio ha potuto gridare: "Ho
visto il Signore". "E
dove sono andate le tue mani?" Anche questo ci chiede il Signore: le
abbiamo usate per fare festa, per acclamare, per accogliere tutti, perdonare
tutti? Oppure no? Alla Chiesa del Buon Rimedio di Napoli, nel rione 167, una
domenica, al segno della pace, al fondo della Chiesa vi era un signore molto
distinto che, rivoltosi ad un barbone che era accanto a lui, disse: "Pace
a te, fratello". Finita la Messa, fuori dalla Chiesa, il barbone si
rivolse a questo signore distinto e gli disse: "Allora,
fratello, posso venire a pranzo da te?". E la risposta fu: "Ma
io non ti conosco". E il barbone: "Ma
come, se mi hai chiamato fratello?!?". Queste sono, a volte, le
nostre parole e le nostre mani, non corrispondenti a verità. Anche questa è
un' occasione di conversione, per essere veri. Da ultimo il cuore. "Dove
è stato oggi il tuo cuore?" : ce lo chiede il Signore. La
conversione è qui, la conseguenza è tutta adesso. Il nostro cuore è grande
come quello del Signore? Hanno danzato i nostri piedi, davanti al Signore?
Dove sono andati i nostri piedi? Non basta danzare durante la Convocazione
Nazionale, come oggi: bisogna danzare giorno per giorno, servire,
evangelizzare.
Servire con umiltà: questo è il segreto che vi lascio, per fare
tutte le tappe della conversione, per servire sino alla somiglianza
progressiva con Gesù. Di questo il mondo ha bisogno oggi: ha bisogno che noi
siamo fuoco, che siamo come Gesù. Vorrei concludere con una preghiera presa
dagli scritti di Newman: In alcuni gruppi la si canta. Vi prego di chiudere
gli occhi ed interiorizzare questa preghiera dal titolo
"IRRADIARE CRISTO": ed è la grazia che chiediamo insieme, perchè
queste parole non rimangano vuote ma diventino, da acqua, vino, e da vino
Eucarestia, per tutti noi:
"Gesù,
aiutaci a spargere il tuo profumo ovunque noi andiamo;
inondaci
del tuo spirito e della tua vita;
prendi
possesso del nostro essere così pienamente,
che
tutta la nostra vita sia soltanto un' irradiazione della tua;
risplendi
in noi e attraverso di noi;
che
chiunque ci avvicini senta in noi la tua presenza;
chi
viene a noi cerchi Te e veda soltanto Te;
resta
con noi, così cominceremo a risplendere come risplendi Tu,
così
da essere luce per gli altri;
la
luce, Gesù, verrà tutta da Te, e nulla di essa
sarà nostra
proprietà;
sarai
Tu ad illuminare attraverso di noi;
fa
che noi Ti lodiamo nel modo che piace a Te,
effondendo
la Tua luce su quanti ci stanno attorno;
che
noi predichiamo di te, senza predicare,
ma
con il nostro esempio, con la forza che trascina,
con
il suadente influsso del nostro operare,
con
l'evidente pienezza dell'amore di cui il nostro cuore trabocca.
Amen".
ALLELUIA.