SOMMARIO
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Premessa
Nell'anno
giubilare che sta per concludersi, alla fine di un triennio faticoso e ricco di
molteplici segni con cui la grazia di Dio si è manifestata nel nostro cammino,
ci avviamo verso una tappa assai importante: il rinnovo delle cariche elettive
in seno ai diversi organi pastorali del RnS. Una tappa, questa, da non
enfatizzare eccessivamente, ma neanche da sottovalutare.
Le
implicazioni di carattere pastorale e lo sforzo richiesto a tutti, anche sotto
il profilo organizzativo, al fine di realizzare il rinnovo degli incarichi
elettivi in modo conseguenziale - dal CNS ai Pastorali di servizio locali -
offrono al RnS un'occasione storica per affrontare tale delicato passaggio con
le dovute attenzioni spirituali, necessarie per dare respiro ed efficacia alla
semplice osservanza di regole e statuti.
La
maturità ecclesiale e la credibilità da noi acquisita dal riconoscimento dello
statuto in poi,
anche
in ambienti esterni al nostro, impongono di avvicinarci a queste elezioni con le
migliori disposizioni di mente, di animo e di cuore, animati, soprattutto, dalla
forza persuasiva dell'amore e dal desiderio di un servizio disinteressato ai
fratelli.
La
Parola di Dio ci incoraggia a perseverare nel cammino spirituale intrapreso,
senza vacillare: abbiamo fatto della vita nuova secondo lo Spirito la
"scelta fondamentale" della nostra esistenza. Il Rinnovamento "va
vissuto" in un atteggiamento di profonda e continua conversione; è il
progetto di Dio nella nostra vita, così che, "se viviamo dello Spirito
camminiamo anche secondo lo Spirito" (Gal 5, 25), e non mancheremo di
"raccogliere, ciascuno, ciò che avremo seminato" (cf Gal 6, 7b).
Sembra
opportuno, allora, pur nella dovuta osservanza delle norme che ci siamo dati,
richiamare alcuni principi, di certo noti, che devono guidarci negli
atteggiamenti e nelle scelte, secondo quanto la tradizione del Rinnovamento ci
tramanda e il Magistero della Chiesa ci indica.
La
nostra riflessione sarà divisa in tre parti:
·
Come
ci disponiamo:
"Nessun
dono di grazia più vi manca" (cf 1 Cor 1, 6).
·
Come
ci prepariamo:
"Ciascuno
di voi consideri gli altri superiori a se stesso" (cf Fil 2, 3).
"Abbiate
una giusta considerazione di voi stessi" (cf Rm 12, 3).
·
Come
decidiamo:
"Lo
Spirito Santo e noi abbiamo deciso" (cf At 15, 28).
"Pieni
di spirito di saggezza" (cf At 6, 3).
È
auspicio del CNS che gli spunti di riflessione qui offerti possano essere
approfonditi da tutti gli organi pastorali, ai vari livelli di servizio, specie
in questa "ora" in cui lo Spirito potrebbe soggiacere alla
"legge".
Lo
Statuto e il Regolamento sono strumenti nati a servizio dell'edificazione
vicendevole e della comunione fraterna: a esse sempre devono essere ricondotti,
senza mai essere applicati in modo formale, legalistico, lesivo della carità.
Preghiamo,
allora, il Signore, perché ci conceda di "non fare nulla per spirito di
rivalità o per vanagloria" (cf Fil 2, 3), di procedere "senza
mormorazioni e senza critiche" (cf Fil 2, 14), "ricolmi di quei frutti
di giustizia che si ottengono per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di
Dio" (cf Fil 1, 11).
"Nessun
dono di grazia più vi manca" (cf 1 Cor 1, 6).
Siamo
una comunità fraterna che, nella chiamata alla santità, vive la tensione alla
carità in tutte le sue espressioni, a partire dalla vita quotidiana. Una
comunità che rende grazie per la fiducia che Dio continuamente le accorda, ma
che è anche consapevole della propria fragilità e dei propri limiti.
L'apostolo
Paolo ci invita a non trascurare la "misteriosa" composizione delle
nostre comunità: "Considerate, infatti, la vostra chiamata, fratelli:
non vi sono tra voi molti sapienti secondo la carne, non molti potenti, non
molti nobili. Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i
forti" (cf 1 Cor 1, 26-27).
L'essere
consapevoli di tale "vocazione" - di piccoli tra piccoli, di deboli
tra deboli - ci porta a vivere con più semplicità nei Gruppi e nelle Comunità,
come animatori capaci di esercitare pazienza, misericordia e di servire più che
essere serviti. Gruppi e Comunità eletti da Dio per essere "benedetti e
benedicenti", luoghi di stima e di fiducia per tutti i fratelli, in cui il
"vincolo perfetto" della carità "tutto copre, tutto crede,
tutto spera, tutto sopporta" (cf 1 Cor 13, 7).
Lasciamo
che lo Spirito coniughi la Sua santità con la nostra umanità, che manifesti la
Sua potenza nella nostra evidente debolezza. E non scoraggiamoci, quando
constatiamo di non godere dei frutti della presenza dello Spirito: è il momento
di impegnarsi ancora di più, con generosità di cuore, "di non
ricordare più le cose passate, di non pensare più alle cose antiche, perché
il Signore viene a fare una cosa nuova" (cf Is 43, 18-19).
Tale
apertura all'azione dello Spirito dovrà indurre tutti a sgombrare il campo da
ogni divisione, da ogni rancore personale e collettivo, da ogni sospetto - che
ingenera paura dell"'altro" - dai processi tra fratelli ingaggiati
come "crociate", dai dubbi che erodono la fiducia e la spontaneità.
Prepariamo,
piuttosto, un giardino in cui i "frutti della riconciliazione", con
Dio e con i fratelli, siano ben visibili e si concretizzino in segni di presenza
viva dello Spirito Santo. Egli stesso ci
chiama
a spandere nel campo di Dio, a piene mani, il seme di "amore, gioia,
pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé" (cf
Gal S, 22).
Non
permettiamo che risuoni nei nostri Gruppi e nelle nostre Comunità l'inquietante
monito di Paolo: "dal momento che c'è tra voi invidia e discordia, non
siete forse carnali e non vi comportate in maniera tutta umana?" (1 Cor 3,
3)
Siamo
chiamati a essere non uomini carnali, che celano dietro regole rigide e
soffocanti i propri personali interessi, ma uomini spirituali, che nello Spirito
sanno dare vita anche alla legge, "data per la durezza del nostro
cuore" (cf Mt 19, 8; Mc 10, 5).
È
per questo che "noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo
Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato... L'uomo naturale,
però, non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui e
non è capace di intenderle, perché se ne può giudicare solo per mezzo dello
Spirito" (cf 1 Cor 2,12-14).
Animiamo
i nostri fratelli esortandoli alla vita fraterna vissuta nello spirito del
perdono reciproco e della stima vicendevole; invitiamo tutti a vivere questo
tempo che ci separa dal rinnovo degli organi pastorali come un tempo in cui
diamo e mettiamo del nostro nella preghiera comunitaria e personale, perché il
Signore ci conceda "pastori secondo il Suo cuore", che guidino
i fratelli con "scienza e intelligenza" (cf Ger 3,15).
"Ciascuno
di voi consideri gli altri superiori e se stesso" (cf Fil 2, 3).
"Abbiate
una giusta considerazione di voi stessi" (cf Rm 12, 3).
Occorre
richiamare alla nostra memoria che i compiti, soprattutto quelli che comportano
la guida e la responsabilità sugli altri, presuppongono sempre una
"scelta" (chiamata), un'unzione da parte del Signore, che non può, né
deve essere sottovalutata. Va, anzi, sempre riconosciuta e posta nella giusta
considerazione comunitaria, affinché non vengano sottovalutati i carismi
specifici concessi dallo Spirito Santo a ciascun membro della comunità.
Solo
la trasparenza di un cuore sincero ci permette di riconoscere dove l'unzione del
Signore si sta posando.
Non
possiamo non benedire il Signore per quanto ha operato nella vita dei nostri
Gruppi e delle nostre Comunità, grati dei doni che lo Spirito ha elargito a
ogni fratello per l'edificazione vicendevole. Infatti, "a ciascuno è
data una particolare manifestazione dello Spirito per l'utilità comune" (cf
1 Cor 12, 7).
Il
Signore ci chiede di "guardare ai doni degli altri", di saper valutare
il bene da Lui riposto nel cuore dei fratelli, di considerare "il
corpo" di cui siamo parte - nella sua interezza, senza limitarci a visioni
troppo anguste, ad angolazioni eccessivamente personali, ma allargando lo
sguardo, come la forza e la luce dello Spirito impongono.
Pertanto,
nessuno che abbia disponibilità di tempo, sensibilità spirituale, maturità
umana e amore per i fratelli si tiri indietro. Ancora una volta raccogliamo
l'esortazione dell'Apostolo al giovane Timoteo: "Ti ricordo di ravvivare
il dono di Dio che è in te. Dio infatti non ci ha dato uno Spirito di
timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza" (cf 2 Tm 1, 6-7).
Non
ci siano, allora, preclusioni, preconcetti, né pregiudizi, nel senso più
autentico della parola cioè "giudizi espressi prima del tempo" - ma
in quella "giusta considerazione di se e degli altri" che Paolo
richiama ai Romani, ognuno offra a Dio e ai fratelli la propria disponibilità
al servizio.
Certamente
occorre, con carità e nella verità, saper guidare i fratelli a operare il
giusto discernimento, offrendo i criteri umani, spirituali ed ecclesiali a cui
ricondursi nell'operare le scelte, evitando, così, che il "proporre"
o il "proporsi" avvengano sotto spinte emotive o simpatie momentanee.
Ci
ammonisce la Scrittura: "Chi è saggio e accorto tra voi? Mostri con la
buona condotta le sue opere ispirate a saggia mitezza. Ma se avete nel vostro
cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non mentite contro la
verità" (Gc 3,13-14). Cerchiamo, allora, "di stimolarci a vicenda
nella carità e nelle opere buone" (cf Eb 10, 24).
Ogni
"elezione" presuppone anche una buona conoscenza delle
"funzioni" legate al mandato pastorale ricevuto. Va chiarito, infatti,
ai fratelli che intendono donare la propria disponibilità, che la chiamata a
servire è nella logica dell'amore in pura gratuità e non "del comando o
del potere".
Aiutiamoci,
reciprocamente, a preservare la funzione pastorale all'interno dei nostri Gruppi
e delle nostre Comunità da ogni desiderio di emergere, di assumere posizioni di
prestigio, di fare a meno degli altri. Sempre è in agguato la tentazione di
attendere al ministero di guida o di animazione in seno ai Gruppi e alle Comunità
secondo la mentalità del mondo e non secondo il "pensiero di Gesù". "Voi
sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro
grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol
essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra
voi sarà il servo di tutti" (Mc 10, 42-44).
"Fra
voi però non è così":
Gesù esprime questa certezza perché "cinge" del grembiule
dell'amore, della Sua stessa carità pastorale, ogni discepolo chiamato a
servire la Sua Chiesa. "Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho
fatto io, facciate anche voi" (Gv 13, 15).
Incoraggiamo,
allora, i nostri fratelli ad assumersi, secondo i doni ricevuti e riconosciuti,
delle responsabilità a beneficio di tutto il "corpo". Ciò li farà
crescere anche nella dimensione ecclesiale: tutti, infatti, dobbiamo avere viva
la consapevolezza di appartenere a una realtà ecclesiale che si muove e cammina
alla luce della Parola, del Magistero e delle attese dei Vescovi.
Il
RnS è un dono per la Chiesa e per il mondo! Questa "sensibilità" è
fondamentale; non può essere compresa, né tantomemo accettata, dopo la
chiamata alla responsabilità pastorale, ma deve già preesistere nei nostri
cuori. Chi dona la sua disponibilità a una funzione pastorale in seno al RnS
deve essere consapevole di rispondere a un progetto di Dio che spesso trascende
i nostri limiti di comprensione e le nostre aspirazioni personali.
È
questo un progetto che, se anche passa attraverso il RnS e la sua specifica
spiritualità, sempre rimanda alla "missione evangelizzatrice" della
Chiesa, chiamata nel mondo a far conoscere a ogni uomo il Vangelo della
salvezza. Pertanto, la funzione pastorale nel RnS è sempre rivolta al servizio
della comunione e della evangelizzazione, oltre che orientata alla crescita
della vita carismatica comunitaria.
I
"carismi di presidenza e di governo" che il Signore elargisce,
unitamente agli altri doni dello Spirito (cf 1 Cor 12; Rm 12; Ef 4),
devono, quindi, essere inquadrati in un contesto di più ampio respiro.
La
capacità "comunionale" di un pastorale di servizio non è mai fine a
se stessa. Gesù ci invita a dilatare i confini ristretti di un Gruppo o di una
Comunità: "Padre siano in noi una cosa sola perché il mondo
creda" (cf Gv 17, 21). Ne deriva che chi assume una corresponsabilità
pastorale in seno al RnS deve cogliere anche la dimensione fortemente
missionaria del proprio ministero.
Il
Rinnovamento è chiamato a collaborare con lo Spirito, perché coloro che a
partire dall'effusione dello Spirito Santo decidono di "lasciarsi
trasformare in Cristo", siano spinti dal medesimo Spirito fuori dal
Cenacolo, per testimoniare che Gesù è vivo e portare a Lui nuovi discepoli.
Oggi
più che mai il RnS ha bisogno di responsabili che abbiano l'audacia di
collaborare con lo Spirito ad una grande effusione d'amore su tutta l'umanità (cf
Udienza di Giovanni Paolo II ai responsabili del RnS, 4 aprile 1998).
"Lo
Spirito Santo e noi abbiamo deciso" (cf At 15, 28).
"Pieni
di spirito di saggezza" (cf At 6, 3).
Senza
dubbio il momento più delicato nella vita di un Gruppo o di una Comunità è
rappresentato dalle elezioni pastorali. Dovremmo evitare di giungere al
"fatidico giorno" senza avere prima pregato e condiviso a lungo.
Preghiera
e condivisione fraterna, supportati dall'immancabile ricorso alla Parola di Dio,
sono tre condizioni fondamentali perché un Gruppo o una Comunità si aprano,
nella vera "libertà dello Spirito", alla volontà di Dio che si
manifesta nel "discernimento comunitario". Nessuna metodologia o
pedagogia unicamente umane - anche se sostenute dal rispetto formale di regole,
statuti e normative - possono sostituirsi alla prassi del discernimento
comunitario nell'umile e attento ascolto della voce dello Spirito e della voce
dei fratelli.
È
su questo difficilissimo terreno che la nostra responsabilità si fa grande, non
tanto nell'individuare i fratelli "umanamente" più adatti e capaci,
secondo i nostri pensieri e le nostre decisioni affrettate, quanto piuttosto nel
"saper discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e
perfetto" (cf Rm 12, 2).
Il
primo è quello dell'entusiasmo e dell'orgoglio carismatico, che generano
supponenza e presunzione, che ci portano ad affermare: "Abbiamo i doni che
ci servono, sappiamo pregare, possediamo i doni di profezia, siamo in grado di
affrontare ogni cosa senza bisogno di relazionarci ad altri".
Non
sentiamoci una comunità di arrivati, di gente che dà per scontata
l'acquisizione, la presenza e la pratica dei doni carismatici. Non cadiamo nella
trappola dei Corinzi che si "gloriavano dei carismi", come fossero
loro esclusivo appannaggio; non diamo per scontato il possesso di ciò che ci
occorre, dimenticando che i doni sono di Dio e che se anche lo Spirito ce ne
affida la custodia, possiamo perderla in qualsiasi momento.
Per
questo la verifica triennale degli incarichi pastorali e l'eventuale riconferma
di fratelli che già hanno esercitato una funzione pastorale nel RnS, non è da
intendersi nella accezione "politica" di "momento
elettorale" di riconferma del "buon operato" da parte di
qualcuno, quanto, piuttosto, nel senso di un discernimento sui fratelli che
possono essere riconfermati - o chiamati per la prima volta - da Dio nell'uso
carismatico del dono di governo.
Dobbiamo
sempre vigilare per non cadere nel l'inganno di sapere già come comportarci, di
sapere cosa dire e cosa fare, per cui non vale la pena di impegnarsi più di
tanto. Tutto questo infiacchisce la nostra disponibilità e la gioia di servire
il Signore, con il risultato di non ritenere "mai" altri fratelli
pronti ad assumersi una responsabilità in seno al Gruppo o alla Comunità.
Ecco
che il ripiegare sempre sugli stessi animatori o responsabili, talvolta spenti e
demotivati, sottolinea una condotta contraria allo Spirito, poiché ne spegne il
dinamismo e le continue novità che Egli non manca di elargire a chi sa
invocarLo umilmente.
L'altro
rischio, ugualmente pericoloso, è quello dell'insipienza - che altro non è se
non una mancanza di Spirito di sapienza - che ingabbia e blocca sentimenti,
emozioni, volontà e cuore, che ci porta a non dare la giusta considerazione ad
alcuni fatti o avvenimenti comunitari, che toglie l'amore per le cose di Dio.
Tale
insipienza san Paolo la denominerà stoltezza: "O stolti Galati... siete
così privi d'intelligenza che, dopo avere incominciato con lo Spirito, ora
volete finire con la carne? Tante esperienze le avete fatte invano? Se almeno
fosse invano!" (cf Gal 3, 3-4).
La
sapienza, è prima di tutto, un dono di Dio e va richiesta con fede. Ogni Gruppo
e Comunità si prepari al rinnovo degli organi pastorali "bussando al cuore
di Dio" e chiedendo con insistenza la sapienza. "Se qualcuno di voi
manca di sapienza, la domandi a Dio, che dona a tutti generosamente e senza
rinfacciare, e gli sarà data. La domandi però con fede, senza esitare... e non
pensi di ricevere qualcosa dal Signore un uomo che ha l'animo oscillante e
instabile in tutte le sue azioni"
(cf
Gc 1, 5-7).
Facciamo
appello, allora, alla fonte della sapienza - origine di ogni discernimento - cioè
alla Persona dello Spirito Santo!
E
con lo Spirito che dobbiamo pregare, è nello Spirito che dobbiamo chiedere ciò
di cui abbiamo bisogno perché, umanamente, "non sappiamo che cosa sia
conveniente chiedere" (cf Rm 8, 26). Solo così potremo affermare, con
verità, che lo Spirito Santo, prima, e noi, poi, "abbiamo deciso, con il
vigore della Sua sapienza". È questo l'unico modo per essere sicuri che
quanto andremo a compiere mira a corrispondere alla volontà di Dio.
È
dallo Spirito Santo che dobbiamo implorare la luce necessaria per operare le
nostre scelte; tale luce non potrà essere acquisita in una mezza giornata di
ritiro tra distrazioni, tensioni, preoccupazioni, incombenti in cui i fratelli
"effusionati" sono chiamati a esprimere il loro "voto". I
frutti che raccoglieremo da tali "affrettate elezioni" saranno
certamente rispondenti ai presupposti che li hanno determinati.
Sforziamoci,
allora, di vivere il tempo che ci attende con cuore pronto, con entusiasmo
ritrovato, con rinnovata fiducia nel Signore, augurando a tutti noi che lo
Spirito di sapienza, che ha reso sapiente e intrepida Maria - passando anche per
la croce - ci illumini e ci
sostenga.
Veni,
Sancte Spiritus!
"Quando
ero ancora giovane, prima di intraprendere il viaggio, ricercai assiduamente la
sapienza nella preghiera. Davanti al santuario pregando la domandavo, e sino
alla fine dei miei giorni la ricercherò. Del suo fiorire, come uva vicina a
maturare, il mio cuore si rallegrò. Il mio piede si incamminò per la via
retta; dalla giovinezza ho seguito la sue orme. Chinai poco l'orecchio per
riceverla; vi trovai un insegnamento abbondante. Con essa feci progresso; renderò
gloria a chi mi ha concesso la sapienza. Sì, ho deciso di metterla in pratica;
sono stato zelante nel bene, non resterò confuso. La mia anima si è allenata
in essa; fui diligente nel praticare la legge. In essa acquistai senno fin da
principio; per questo non la abbandonerò. Avvicinatevi, voi che siete senza
istruzione, prendete dimora nella mia scuola.Fino a quando volete rimanerne
privi, mentre la vostra anima ne è tanto assetata? Essa è vicina e si può
trovare. Vedete con gli occhi che poco mi faticai, e vi trovai per me una grande
pace. Si diletti l'anima vostra della misericordia del Signore; non vogliate
vergognarvi di lodarlo. Compite la vostra opera prima del tempo ed egli a suo
tempo vi ricompenserà" (cf Sir 51, 13-30).